Le proposte emerse dal convegno sull’acqua
di Flavio Coato , 11 marzo 2014
Il primo febbraio nella sala conferenze ATER si è tenuto un convegno su
“Lo stato delle acque in provincia di Verona”, organizzato dal Carpino,
Legambiente e Terra Viva. I relatori rappresentavano gli Istituti
scientifici maggiormente qualificati e tutte le Istituzioni pubbliche
deputate ai controlli. Da questo primo incontro sono emerse alcune
proposte su cui lavorare nei prossimi mesi.
Tre considerazioni
La prima considerazione riguarda la vastità dell’argomento: è stato
scelto di fare il quadro su “chi fa cosa e come”, cercando innanzitutto
di capire i meccanismi che regolano l’approvvigionamento idrico, le
modalità e la qualità dei controlli dell’acqua per uso potabile.
Registriamo come fatto positivo l’adesione e la partecipazione di tutte
le Istituzioni interessate all’approvvigionamento, al monitoraggio della
qualità, alla sorveglianza sui rischi per la popolazione.
Di
grande interesse gli approfondimenti proposti dai professori
universitari sugli aspetti idrogeologici che regolano l’andamento delle
acque nel sottosuolo, sui concetti di biodiversità e sulle problematiche
imposte dal trattamento delle acque reflue.
Il quadro della situazione
I medici ISDE hanno posto l’accento sui rischi gravi per la salute
rappresentati dagli inquinanti rilevati in alcune aree della provincia;
Alcuni rappresentanti dell’Associazionismo hanno sottolineato il
rischio derivante dall’eccessivo uso di sostanza chimiche in
agricoltura e dalla diffusione delle monocolture che tendono ad azzerare
la ricchezza della biodiversità;
L’onorevole Andrea Zanoni,
membro della Commissione Ambiente, ha fornito un quadro sulle
interrogazioni alla Commissione Europea relative alle situazioni di
inquinamento in provincia di Verona;
Il Direttore del
Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 22 ha sostenuto che il livello
qualitativo dell’acqua pubblica è buono e che il Servizio sanitario è
impegnato a vigilare perché sia garantita acqua pulita ai cittadini;
Altri interventi di persone presenti in sala hanno evidenziato
alcune situazioni critiche specifiche diffuse su tutto il territorio
della provincia veronese.
Le proposte
Riprendere nel
prossimo futuro alcuni singoli aspetti ed approfondirli in maniera
specifica, ad iniziare dall’impatto delle circa 7.000 tonnellate di
prodotti chimici usati ogni anno come pesticidi in provincia di Verona ,
allargando il confronto alle associazioni e consorzi degli agricoltori.
Verificare con gli Enti di controllo la completezza della gamma di
sostanze monitorate rispetto ai principali prodotti utilizzati in
agricoltura e ai nuovi prodotti introdotti.
In considerazione
della ricorrente presenza di diserbanti nelle falde si propone alle
Pubbliche Amministrazioni di eliminare l’uso degli erbicidi nelle aree
pubbliche, in particolare l’uso di quelli a più lunga persistenza.
Predisporre un censimento a tappeto in tutta la provincia degli
utilizzatori di solventi clorurati (tri e tetracloroetilene) e di
eventuali altri inquinanti più frequentemente presenti nelle acque;
Avviare un percorso per la costruzioni in un tempo definito di una
banca dati unica sullo stato delle acque, che integri quelle delle
singole amministrazioni e includa i parametri indicativi dello stato
della biodiversità dell’ecosistema.
Censire ed inserire nella
banca dati la mappa dei pozzi privati riportandone la qualità secondo i
dati esistenti, favorendone un monitoraggio completo e costante.
Affermare, attraverso provvedimenti comunali, provinciali, regionali il
principio che l’acqua è un bene pubblico da preservare e che eventuali
danni alla sua integrità vanno risarciti da chi li ha provocati.
Le relazioni svolte durante il convegno sono consultabili sul sito del Diparimento di Prevenzione della ULSS 20
2 comments to Le proposte emerse dal convegno sull’acqua
johnny
11 marzo 2014 at 09:37
Ottime le conclusioni.
Non sarebbe male richiedere anche il dosaggio del glifosate nei
campioni, visto che è il diserbante di gran lunga più usato e che,
stranamente, non è ricercato.
Una cosa che non è stata valutata,
solo per mancanza di tempo, è l’impatto che gli impianti di irrigazione
che pescano acqua potabile di falda profonda hanno sul bilancio idrico
presente e futuro.
Questi impianti sono sempre più diffusi e pescano sempre più profondamente.
Mi chiedo se possono arrecare danno sia perchè favoriscono il
percolamento di sostanze attraverso i fori che fanno nelle faglie, sia
perchè esauriscono le riserve di acqua pura. Questo aspetto, e quindi
una eventuale regolamentazione dei pozzi non è stato approfondito. Per
esempio c’è da chiedersi se sia corretta la usanza secondo la quale chi
fa un pozzo e pesca acqua non debba pagare nulla, cioè che l’acqua che
trova sia a sua disposizione. Quando (se)a causa di continui pescaggi
l’acqua finirà o sarà impura o scarsa, e sarà necessario comprarla in
altri luoghi, chi la pagherà, chi la deve usare o chi ha consumato
quella che c’era ?
mario spezia
11 marzo 2014 at 12:54
I realtà non si tratta solo del Gliphosate, i residui di parecchi
altri principi attivi fra i più venduti non vengono cercati.
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