lunedì 19 dicembre 2016

Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili

sabato 17 dicembre 2016

Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili

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Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili
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Il comitato direttivo ISDE Veneto ha esaminato la documentazione presentata durante la conferenza stampa del 22.7.2016 in cui sono stati esposti i risultati degli studi condotti dal Sistema Epidemiologico Regionale (SER) e dal Registro Tumori del Veneto (RTV)   per valutare lo stato di salute della popolazione esposta  alla contaminazione da  PFAS.  Nel  comunicato stampa N° 1006 del 22/07/2016 della Regione Veneto si legge che: “ Sul piano oncologico ed epidemiologico, l’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) emerso nel 2013 in una vasta area del Veneto, ma in atto presumibilmente da almeno 20 anni, non ha portato al momento a rilevare un peggioramento del trend di salute dei cittadini nei territori maggiormente esposti.” Del tutto analoga la valutazione dei risultati dello studio presentato dal Registro Tumori il 28 ottobre, riguardante la popolazione dei 21 comuni definiti come esposti a PFAS :“In conclusione, tutte le diverse tipologie di analisi effettuate non documentano una maggiore incidenza di tumori maligni nelle popolazioni considerate, rispetto ai valori medi regionali”( Comunicato nr. 1479-2016).
 Non condividiamo le conclusioni del SER e del RTV per i seguenti motivi: (chi è interessato può scaricare il pdf

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domenica 18 dicembre 2016

Acqua color catrame, prelievi nel fiume Fratta: Pastorello se desta

Acqua color
catrame, prelievi
nel fiume Fratta

Il presidente Pastorello con tre sindaci dell’Unione  in riva al Fratta
Il presidente Pastorello con tre sindaci dell’Unione in riva al Fratta
È allarme inquinamento allo scarico del tubo collettore. Ieri, nel primo pomeriggio, le guardie provinciali si sono recate in località Sule, a Cologna, per controllare aspetto, odore, colorazione e condizioni del fiume Fratta, nel punto in cui il collettore del Consorzio Arica immette i reflui dei cinque depuratori dell’Ovest vicentino (Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore, Montebello Vicentino e Lonigo). «Abbiamo ricevuto una telefonata dal presidente della Provincia Antonio Pastorello che ci segnalava la preoccupante situazione del corso d’acqua, che presenta una colorazione color catrame», riferisce la comandante della Polizia provinciale Anna Maggio. Due agenti si sono quindi precipitati nel Colognese per effettuare un sopralluogo. «Ho chiesto loro di fare un campionamento delle acque reflue per capire quali siano le sostanze contenute e la loro eventuale tossicità», afferma Pastorello. «Così non si può più andare avanti, siamo davvero stanchi». «Stileremo una relazione e la invieremo al presidente», avverte Maggio, «per quanto riguarda le analisi chimiche, invece, è compito dell’Arpav rendere noto quali siano gli elementi presenti nel corso d’acqua. Finora ci hanno riferito di non aver mai trovato valori fuori dalla norma».
Lo scarico del tubo collettore, è giusto precisarlo, è autorizzato dalla Regione e controllato periodicamente dall’Arpav. Ma queste garanzie sembrano non bastare più a Pastorello. Prenderò due bottigliette di acqua del Fratta e le invierò per Natale al governatore del Veneto Luca Zaia e al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti», sbotta il presidente della Provincia. «Ci dicono che la qualità della vita nella provincia scaligera si è abbassata, che siamo all’80° posto per l’ecologia. Tutto questo grazie ai Pfas e ai rifiuti della concia, prodotti altrove e scaricati qui da noi», osserva. «Verona non è e non deve diventare una seconda Terra dei fuochi».
Nel pomeriggio, Pastorello ha invitato a recarsi allo scarico anche i colleghi sindaci dell’Unione, i cui territori sono interessati dall’inquinamento del Fratta: Manuel Scalzotto di Cologna, Alessia Segantini di Zimella e Stefano Marzotto di Pressana. «È giusto che la gente sappia che cosa c’è in quell’acqua nerastra, ne va della nostra salute», dichiara Segantini. «Siamo stufi di essere la pattumiera del Vicentino e a questo punto non ci fidiamo più di nessuno. Bisogna correre ai ripari al più presto», sbotta Marzotto. P.B.

sabato 10 dicembre 2016

Pfas, nato il tavolo tecnico per coordinare gli interventi. Accordo da 180 milioni


Pfas, nato il tavolo tecnico per coordinare gli interventi. Accordo da 180 milioni




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Prevenzione e abbattimento degli inquinanti, monitoraggio e prevenzione della diffusione nell’ambiente di pfas, interventi per l’abbattimento delle sostanze perfluoro alchiliche, sostituzione della fonte di approvvigionamento di Almisano al fine di garantire l’utilizzo potabile dell’acqua in falda connettendo tutte le reti acquedotto, ad oggi separate l’una dall’altra. Sono queste le linee guida stilate nell’accordo sottoscritto tra i tre Consigli di Bacino – Bacchiglione, Valle del Chiampo e Bacino Veronese – che regolano il servizio idrico integrato nelle aree interessate da inquinamento di pfas, per trovare una soluzione definitiva al problema emerso nel 2013, e fin da allora contenuto.
Da oggi quindi i tre consigli di bacino lavorano in squadra: nasce infatti il tavolo tecnico per la condivisione della
pianificazione delle attività di sostituzione delle fonti di acqua potabile inquinate dai Pfas, sostanze perfluoro alchiliche. Un protocollo di intesa, un “accordo di programma Pfas” per la pianificazione congiunta delle opere di adeguamento delle reti e degli impianti di acquedotto, al fine di porre in essere tutte le misure necessarie a tutela della qualità della risorsa idrica distribuita.
Oggi è stato annunciato un primo elenco condiviso di interventi sugli acquedotti da inserire nell’accordo integrativo sui Pfas, che entro la fine dell’anno diventerà definitivo. Prossima data sul calendario è a marzo 2017, quando si entrerà nella fase di progettazione degli interventi prioritari.
Obiettivi del tavolo tecnico sono inoltre la promozione delle attività di integrazione delle singole pianificazioni territoriali, sia quadriennali che di lungo termine, condividendo tutte le necessarie informazioni tecniche, economiche e amministrative; l’integrazione delle attività di progetto, garantendo un unico programma operativo per realizzare le opere necessarie; la coordinazione tutte le attività di monitoraggio della fase di progettazione e realizzazione delle opere e la corretta circolazione di informazioni. Le complesse attività tecniche di pianificazione sono necessarie per individuare le soluzioni ottimali: sia per la sostituzione delle fonti inquinate, che per l’eventuale interconnessione delle reti esistenti e di nuova realizzazione.
Per risolvere la crisi innescata dall’inquinamento delle falde nella zona tra Vicenza, Padova e Verona, la soluzione a lungo termine e definitiva è l’interconnessione delle reti di acquedotto, che consentirà l’integrale sostituzione delle fonti di approvvigionamento a rischio e la tutela degli abitanti dei 29 comuni interessati.
In totale le opere fino ad oggi individuate richiedono 179,19 milioni di euro, espandibili a 239 milioni. Una prima fonte di finanziamento è il governo, che ha già stanziato, con il via libera del Cipe, 80 milioni.
Sono 13 i comuni nell’Ato Bacchiglione interessati dall’inquinamento da pfas. Gli interventi già attivati hanno un costo totale di 1,99 milioni di euro, mentre in futuro, sempre per quanto riguarda le opere previste in accordo di programma integrativo pfas, gli interventi avranno un costo di 59,15 milioni. Anche nell’Ato Bacchiglione si lavorerà per interconnettere gli acquedotti (in particolare attraverso il potenziamento della condotta consortile e dei rilanci e serbatoi in Riviera Berica, l’interconnessione dei sistemi di acquedotto e potenziamento Bertesina Moracchino sempre per la Riviera Berica, il potenziamento della rete di adduzione e interconnessione con il sistema di acquedotti di Acque Vicentine, l’estensione e il potenziamento delle reti dell’area di Montagnana e del Basso Vicentino, il collegamento idropotabile della centrale di produzione di Piacenza d’Adige al Montegnanese, il potenziamento del sistema di adduzione di Vicenza Ovest e della Zona Industriale e interventi sulla condotta Valle dell’Agno. “Anche nell’ultima assemblea dei sindaci a novembre – spiega Francesco Corvetti, direttore del Consiglio di Bacino Bacchiglione – abbiamo affrontato la questione. Il presidente Antonio Dalle Rive ha comunicato ai sindaci le attività che stiamo svolgendo nell’ambito del tavolo tecnico. Non sarà facile, ci vorranno anni, ma siamo determinati a risolvere il problema alla radice”. I comuni vicentini interessati sono Alonte, Asigliano Veneto, Pojana Maggiore, Orgiano, Agugliano, Campiglia dei Berici, Noventa Vicentina, Sossano, Sarego, Grancona, San Germano dei Berici, Vicenza (zona industriale).
Per quel che riguarda il Bacino Valle del Chiampo, invece, gli interventi avranno un costo complessivo di 29 milioni di euro. Qui sono due comuni interessati: Lonigo e Brendola.  Ad oggi gli interventi attivati hanno un costo totale di 2,625 milioni di euro. Quelli proposti riguardano il prolungamento della condotta Valle dell’Agno Montecchio Maggiore Centrale Madonna di Lonigo, il prolungamento della dorsale dell’acquedotto verso la centrale Madonna dei Prati a Brendola, la dismissione dei pozzi esistenti e il collegamento delle reti con il nuovo sistema acquedottistico del Veneto Occidentale. Per Alessandra Maule, direttrice del Consiglio di Bacino Valle del Chiampo “oltre alla collaborazione dei consigli di bacino, questo tavolo vede il coinvolgimento dei gestori. Una sinergia che entrerà nell’accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino del Fratta-Gorzone che dovrebbe essere approvato e inserito come allegato verso gennaio, se vengono raggiunte tutte le condizioni previste per i vari firmatari”. Per Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano e presidente di questo consiglio di bacino, “indipendentemente dalle appartenenze politiche si sta affrontando la questione per intraprendere la strada giusta. Abbiamo investito e reinvestito molte risorse. E si continuerà a investire”.

il sindaco di Lonigo ha reso pubblica la lettera che ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati da Pfas.

6 dicembre alle ore 23:09 · Lonigomerito della domanda del consigliere Luca Lazzari il sindaco di Lonigo ha reso pubblica la lettera che ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati da Pfas. Nella mia registrazione che purtroppo è terminata prima della fine dell'intervento risposta del sindaco si sentono comunque i pochi comuni che hanno aderito e sono: Cologna Veneta, Zimella, Pressana, Noventa e il sindaco Variati chiede lumi prima di aderire


Il sindaco ha poi continuato la sua risposta dicendo che lo studio Negri è dotato di sofisticati strumenti in grado di misurare anche altri inquinanti della nostra acqua e che visto la risposta dello studio sui tumori della regione veneto legata ai Pfas perciò negativa lui ha deciso di avvalersi di uno studio indipendente che ci dica cosa provocano queste sostanze. Purtroppo avendo aderito pochi comuni ci sono anche pochi soldi ha continuato

Lettera ai sindaci dei comuni inquinati da pfas del sindaco di Lonigo

Questa è la lettera di proposta di costituzione di un comitato scientifico in collaborazione con lo studio Negri di Milano che il sindaco di Lonigo, Luca Restello, ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati

sabato 3 dicembre 2016

Ambiente - Guarda (AMP) "CIPE dà via libera agli 80mln contro inquinamento da PFAS. La Regione ci dica ora come intende spenderli"

comunicati stampa


Ambiente - Guarda (AMP) "CIPE dà via libera agli 80mln contro inquinamento da PFAS. La Regione ci dica ora come intende spenderli"


(Arv) Venezia 1 dic. 2016 -   “Ora i fondi ci sono, la Regione non ha più scuse e deve trovare immediatamente le fonti di approvvigionamento alternative per gli acquedotti contaminati”.
Questa la richiesta avanzata dalla consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) nel commentare “la notizia che il CIPE ha approvato in via definitiva i Piani Operativi Ambiente, comprendenti gli 80 milioni di euro che il Governo stanzierà per finanziare misure di contrasto all’inquinamento da PFAS nelle acque delle province di Vicenza e Verona”.
“Si tratta di un ottimo risultato – afferma Guarda – ottenuto grazie al lavoro di squadra che ha visto coinvolti la sottoscritta, l’On. Filippo Crimì e il Governo. Le promesse sono state quindi mantenute e la Regione ora non può più dire che mancano i soldi”.
“Ora che i fondi ci sono - continua l’esponente di Alessandra Moretti Presidente - Zaia e la sua Giunta ci dicano quali sono i progetti definitivi per le nuove fonti di approvvigionamento per l’acquedotto di Lonigo e per mettere in sicurezza tutto il resto del territorio contaminato. Sono passati tre anni da quando l'Istituto Superiore di Sanità scrisse alla Regione per chiedere che, oltre ad adottare misure di urgenza, l’Ente avrebbe dovuto progettare una nuova rete di acquedotti per la distribuzione di acqua non contaminata e per evitare quindi i pesanti costi dei filtri”.
“A questo punto - conclude Cristina Guarda - i cittadini hanno il diritto di sapere se la Regione è pronta ad agire immediatamente oppure no. Agli slogan la Regione faccia seguire i fatti, perché è in ballo la salute dei veneti!”.

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