lunedì 19 dicembre 2016

Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili

sabato 17 dicembre 2016

Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili

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Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili
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Il comitato direttivo ISDE Veneto ha esaminato la documentazione presentata durante la conferenza stampa del 22.7.2016 in cui sono stati esposti i risultati degli studi condotti dal Sistema Epidemiologico Regionale (SER) e dal Registro Tumori del Veneto (RTV)   per valutare lo stato di salute della popolazione esposta  alla contaminazione da  PFAS.  Nel  comunicato stampa N° 1006 del 22/07/2016 della Regione Veneto si legge che: “ Sul piano oncologico ed epidemiologico, l’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) emerso nel 2013 in una vasta area del Veneto, ma in atto presumibilmente da almeno 20 anni, non ha portato al momento a rilevare un peggioramento del trend di salute dei cittadini nei territori maggiormente esposti.” Del tutto analoga la valutazione dei risultati dello studio presentato dal Registro Tumori il 28 ottobre, riguardante la popolazione dei 21 comuni definiti come esposti a PFAS :“In conclusione, tutte le diverse tipologie di analisi effettuate non documentano una maggiore incidenza di tumori maligni nelle popolazioni considerate, rispetto ai valori medi regionali”( Comunicato nr. 1479-2016).
 Non condividiamo le conclusioni del SER e del RTV per i seguenti motivi: (chi è interessato può scaricare il pdf

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domenica 18 dicembre 2016

Acqua color catrame, prelievi nel fiume Fratta: Pastorello se desta

Acqua color
catrame, prelievi
nel fiume Fratta

Il presidente Pastorello con tre sindaci dell’Unione  in riva al Fratta
Il presidente Pastorello con tre sindaci dell’Unione in riva al Fratta
È allarme inquinamento allo scarico del tubo collettore. Ieri, nel primo pomeriggio, le guardie provinciali si sono recate in località Sule, a Cologna, per controllare aspetto, odore, colorazione e condizioni del fiume Fratta, nel punto in cui il collettore del Consorzio Arica immette i reflui dei cinque depuratori dell’Ovest vicentino (Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore, Montebello Vicentino e Lonigo). «Abbiamo ricevuto una telefonata dal presidente della Provincia Antonio Pastorello che ci segnalava la preoccupante situazione del corso d’acqua, che presenta una colorazione color catrame», riferisce la comandante della Polizia provinciale Anna Maggio. Due agenti si sono quindi precipitati nel Colognese per effettuare un sopralluogo. «Ho chiesto loro di fare un campionamento delle acque reflue per capire quali siano le sostanze contenute e la loro eventuale tossicità», afferma Pastorello. «Così non si può più andare avanti, siamo davvero stanchi». «Stileremo una relazione e la invieremo al presidente», avverte Maggio, «per quanto riguarda le analisi chimiche, invece, è compito dell’Arpav rendere noto quali siano gli elementi presenti nel corso d’acqua. Finora ci hanno riferito di non aver mai trovato valori fuori dalla norma».
Lo scarico del tubo collettore, è giusto precisarlo, è autorizzato dalla Regione e controllato periodicamente dall’Arpav. Ma queste garanzie sembrano non bastare più a Pastorello. Prenderò due bottigliette di acqua del Fratta e le invierò per Natale al governatore del Veneto Luca Zaia e al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti», sbotta il presidente della Provincia. «Ci dicono che la qualità della vita nella provincia scaligera si è abbassata, che siamo all’80° posto per l’ecologia. Tutto questo grazie ai Pfas e ai rifiuti della concia, prodotti altrove e scaricati qui da noi», osserva. «Verona non è e non deve diventare una seconda Terra dei fuochi».
Nel pomeriggio, Pastorello ha invitato a recarsi allo scarico anche i colleghi sindaci dell’Unione, i cui territori sono interessati dall’inquinamento del Fratta: Manuel Scalzotto di Cologna, Alessia Segantini di Zimella e Stefano Marzotto di Pressana. «È giusto che la gente sappia che cosa c’è in quell’acqua nerastra, ne va della nostra salute», dichiara Segantini. «Siamo stufi di essere la pattumiera del Vicentino e a questo punto non ci fidiamo più di nessuno. Bisogna correre ai ripari al più presto», sbotta Marzotto. P.B.

sabato 10 dicembre 2016

Pfas, nato il tavolo tecnico per coordinare gli interventi. Accordo da 180 milioni


Pfas, nato il tavolo tecnico per coordinare gli interventi. Accordo da 180 milioni




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Prevenzione e abbattimento degli inquinanti, monitoraggio e prevenzione della diffusione nell’ambiente di pfas, interventi per l’abbattimento delle sostanze perfluoro alchiliche, sostituzione della fonte di approvvigionamento di Almisano al fine di garantire l’utilizzo potabile dell’acqua in falda connettendo tutte le reti acquedotto, ad oggi separate l’una dall’altra. Sono queste le linee guida stilate nell’accordo sottoscritto tra i tre Consigli di Bacino – Bacchiglione, Valle del Chiampo e Bacino Veronese – che regolano il servizio idrico integrato nelle aree interessate da inquinamento di pfas, per trovare una soluzione definitiva al problema emerso nel 2013, e fin da allora contenuto.
Da oggi quindi i tre consigli di bacino lavorano in squadra: nasce infatti il tavolo tecnico per la condivisione della
pianificazione delle attività di sostituzione delle fonti di acqua potabile inquinate dai Pfas, sostanze perfluoro alchiliche. Un protocollo di intesa, un “accordo di programma Pfas” per la pianificazione congiunta delle opere di adeguamento delle reti e degli impianti di acquedotto, al fine di porre in essere tutte le misure necessarie a tutela della qualità della risorsa idrica distribuita.
Oggi è stato annunciato un primo elenco condiviso di interventi sugli acquedotti da inserire nell’accordo integrativo sui Pfas, che entro la fine dell’anno diventerà definitivo. Prossima data sul calendario è a marzo 2017, quando si entrerà nella fase di progettazione degli interventi prioritari.
Obiettivi del tavolo tecnico sono inoltre la promozione delle attività di integrazione delle singole pianificazioni territoriali, sia quadriennali che di lungo termine, condividendo tutte le necessarie informazioni tecniche, economiche e amministrative; l’integrazione delle attività di progetto, garantendo un unico programma operativo per realizzare le opere necessarie; la coordinazione tutte le attività di monitoraggio della fase di progettazione e realizzazione delle opere e la corretta circolazione di informazioni. Le complesse attività tecniche di pianificazione sono necessarie per individuare le soluzioni ottimali: sia per la sostituzione delle fonti inquinate, che per l’eventuale interconnessione delle reti esistenti e di nuova realizzazione.
Per risolvere la crisi innescata dall’inquinamento delle falde nella zona tra Vicenza, Padova e Verona, la soluzione a lungo termine e definitiva è l’interconnessione delle reti di acquedotto, che consentirà l’integrale sostituzione delle fonti di approvvigionamento a rischio e la tutela degli abitanti dei 29 comuni interessati.
In totale le opere fino ad oggi individuate richiedono 179,19 milioni di euro, espandibili a 239 milioni. Una prima fonte di finanziamento è il governo, che ha già stanziato, con il via libera del Cipe, 80 milioni.
Sono 13 i comuni nell’Ato Bacchiglione interessati dall’inquinamento da pfas. Gli interventi già attivati hanno un costo totale di 1,99 milioni di euro, mentre in futuro, sempre per quanto riguarda le opere previste in accordo di programma integrativo pfas, gli interventi avranno un costo di 59,15 milioni. Anche nell’Ato Bacchiglione si lavorerà per interconnettere gli acquedotti (in particolare attraverso il potenziamento della condotta consortile e dei rilanci e serbatoi in Riviera Berica, l’interconnessione dei sistemi di acquedotto e potenziamento Bertesina Moracchino sempre per la Riviera Berica, il potenziamento della rete di adduzione e interconnessione con il sistema di acquedotti di Acque Vicentine, l’estensione e il potenziamento delle reti dell’area di Montagnana e del Basso Vicentino, il collegamento idropotabile della centrale di produzione di Piacenza d’Adige al Montegnanese, il potenziamento del sistema di adduzione di Vicenza Ovest e della Zona Industriale e interventi sulla condotta Valle dell’Agno. “Anche nell’ultima assemblea dei sindaci a novembre – spiega Francesco Corvetti, direttore del Consiglio di Bacino Bacchiglione – abbiamo affrontato la questione. Il presidente Antonio Dalle Rive ha comunicato ai sindaci le attività che stiamo svolgendo nell’ambito del tavolo tecnico. Non sarà facile, ci vorranno anni, ma siamo determinati a risolvere il problema alla radice”. I comuni vicentini interessati sono Alonte, Asigliano Veneto, Pojana Maggiore, Orgiano, Agugliano, Campiglia dei Berici, Noventa Vicentina, Sossano, Sarego, Grancona, San Germano dei Berici, Vicenza (zona industriale).
Per quel che riguarda il Bacino Valle del Chiampo, invece, gli interventi avranno un costo complessivo di 29 milioni di euro. Qui sono due comuni interessati: Lonigo e Brendola.  Ad oggi gli interventi attivati hanno un costo totale di 2,625 milioni di euro. Quelli proposti riguardano il prolungamento della condotta Valle dell’Agno Montecchio Maggiore Centrale Madonna di Lonigo, il prolungamento della dorsale dell’acquedotto verso la centrale Madonna dei Prati a Brendola, la dismissione dei pozzi esistenti e il collegamento delle reti con il nuovo sistema acquedottistico del Veneto Occidentale. Per Alessandra Maule, direttrice del Consiglio di Bacino Valle del Chiampo “oltre alla collaborazione dei consigli di bacino, questo tavolo vede il coinvolgimento dei gestori. Una sinergia che entrerà nell’accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino del Fratta-Gorzone che dovrebbe essere approvato e inserito come allegato verso gennaio, se vengono raggiunte tutte le condizioni previste per i vari firmatari”. Per Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano e presidente di questo consiglio di bacino, “indipendentemente dalle appartenenze politiche si sta affrontando la questione per intraprendere la strada giusta. Abbiamo investito e reinvestito molte risorse. E si continuerà a investire”.

il sindaco di Lonigo ha reso pubblica la lettera che ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati da Pfas.

6 dicembre alle ore 23:09 · Lonigomerito della domanda del consigliere Luca Lazzari il sindaco di Lonigo ha reso pubblica la lettera che ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati da Pfas. Nella mia registrazione che purtroppo è terminata prima della fine dell'intervento risposta del sindaco si sentono comunque i pochi comuni che hanno aderito e sono: Cologna Veneta, Zimella, Pressana, Noventa e il sindaco Variati chiede lumi prima di aderire


Il sindaco ha poi continuato la sua risposta dicendo che lo studio Negri è dotato di sofisticati strumenti in grado di misurare anche altri inquinanti della nostra acqua e che visto la risposta dello studio sui tumori della regione veneto legata ai Pfas perciò negativa lui ha deciso di avvalersi di uno studio indipendente che ci dica cosa provocano queste sostanze. Purtroppo avendo aderito pochi comuni ci sono anche pochi soldi ha continuato

Lettera ai sindaci dei comuni inquinati da pfas del sindaco di Lonigo

Questa è la lettera di proposta di costituzione di un comitato scientifico in collaborazione con lo studio Negri di Milano che il sindaco di Lonigo, Luca Restello, ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati

sabato 3 dicembre 2016

Ambiente - Guarda (AMP) "CIPE dà via libera agli 80mln contro inquinamento da PFAS. La Regione ci dica ora come intende spenderli"

comunicati stampa


Ambiente - Guarda (AMP) "CIPE dà via libera agli 80mln contro inquinamento da PFAS. La Regione ci dica ora come intende spenderli"


(Arv) Venezia 1 dic. 2016 -   “Ora i fondi ci sono, la Regione non ha più scuse e deve trovare immediatamente le fonti di approvvigionamento alternative per gli acquedotti contaminati”.
Questa la richiesta avanzata dalla consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) nel commentare “la notizia che il CIPE ha approvato in via definitiva i Piani Operativi Ambiente, comprendenti gli 80 milioni di euro che il Governo stanzierà per finanziare misure di contrasto all’inquinamento da PFAS nelle acque delle province di Vicenza e Verona”.
“Si tratta di un ottimo risultato – afferma Guarda – ottenuto grazie al lavoro di squadra che ha visto coinvolti la sottoscritta, l’On. Filippo Crimì e il Governo. Le promesse sono state quindi mantenute e la Regione ora non può più dire che mancano i soldi”.
“Ora che i fondi ci sono - continua l’esponente di Alessandra Moretti Presidente - Zaia e la sua Giunta ci dicano quali sono i progetti definitivi per le nuove fonti di approvvigionamento per l’acquedotto di Lonigo e per mettere in sicurezza tutto il resto del territorio contaminato. Sono passati tre anni da quando l'Istituto Superiore di Sanità scrisse alla Regione per chiedere che, oltre ad adottare misure di urgenza, l’Ente avrebbe dovuto progettare una nuova rete di acquedotti per la distribuzione di acqua non contaminata e per evitare quindi i pesanti costi dei filtri”.
“A questo punto - conclude Cristina Guarda - i cittadini hanno il diritto di sapere se la Regione è pronta ad agire immediatamente oppure no. Agli slogan la Regione faccia seguire i fatti, perché è in ballo la salute dei veneti!”.

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martedì 22 novembre 2016

Intervento del Prof.Gianni Tamino biologo al Convegno sui Pfas a Montagnana il 17 Novembre 2016

L'intervento del prof. Gianni Tamino al Convegno sui Pfas :Dopo gli allarmi quali Progetti? a Montagnana. Spiega molto bene che la causa di questo inquinamento da Pfas arriva dalla Miteni prima Rimar e spiega come la concia abbia mandato attraverso il tubo tutto il problema del l'inquinamento da cromo e nitrati a Cologna Veneta. Il danno che ci hanno creato qui inquinandoci l'acqua potabile è davvero enorme e contiamo su tutti voi cittadini dei comuni inquinati per avere giustizia.



-25:31


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lunedì 21 novembre 2016

Raffaele Colombara: Serve un risarcimento per l'acqua inquinata

Interrogazione del consigliere Raffaele Colombara lista Variati su chi dovrebbe pagare per questo inquinamento

Pfas, incidenza tumori nella media nei 21 Comuni interessati ,Osservazioni ISDE

Condividiamo e ringraziamo i medici dell'ISDE per queste osservazioni

Il comitato direttivo della sezione veneta dell’associazione Medici per l’Ambiente- ISDE Italia ha analizzato i risultati dello studio del Registro Tumori del Veneto (RTV) , oggetto dell’articolo comparso il 28 ottobre 2016 sull’edizione on line del vostro giornale dal titolo “Pfas, incidenza tumori nella media nei 21 Comuni interessati”.
A nostro parere, in realtà si tratta di una pseudo-notizia, data in pasto con grande risalto mediatico all'opinione pubblica, spesso a torto preoccupata più dei tumori che di altre malattie altrettanto gravi, per nascondere la notizia vera, e cioè che nell'area contaminata da PFAS ci si ammala e si muore di più rispetto alla media regionale per malattie non tumorali.
I PFAS sono innanzitutto interferenti endocrini, perturbatori del metabolismo degli zuccheri e dei grassi. Questo meccanismo potrebbe essere alla base dell'aumento della mortalità in entrambi i sessi nei comuni ad alta esposizione ai PFAS per diabete mellito, infarto acuto del miocardio, ictus cerebrale e solo nelle donne, anche per malattia di Alzheimer e cancro nel rene, con percentuali variabili dal 12 al 30 percento in più.
Questo eccesso di mortalità è stato osservato dai ricercatori ISDE-ENEA in uno studio retrospettivo di mortalità, cui ISDE Veneto ha collaborato, per gli anni 1980-2010. I risultati del nostro studio sono stati in seguito confermati per le stesse malattie (tranne il cancro renale) e con le stesse percentuali (12-30% in più) anche da uno studio compiuto dagli epidemiologi della regione per gli anni 2007-2014, studio che finora non è mai stato pubblicato per esteso sui siti istituzionali. In compenso, sono stati scomodati i media per annunciare che sostanze, che forse cancerogene non sono, non hanno provocato aumento dei cancri nelle zone interessate. Infatti, fra tutti i PFAS, soltanto uno, il PFOA, è stato classificato come possibilmente cancerogeno per l’uomo. La maggioranza dei PFAS, se non tutti, invece, sono unanimemente riconosciuti dalla comunità scientifica come interferenti endocrini e probabile concausa di malattie croniche e degenerative, quali sono quelle appena ricordate.
Tornando allo studio sull’incidenza delle malattie tumorali nella zona rossa, ci preme stigmatizzare come, dei 21 comuni considerati ad alto rischio, solo la metà sono stati esposti veramente ad elevate concentrazioni di PFOA nel 2013. Gli altri comuni, stando ai dati ufficiali, non avevano nel 2013, anno di riferimento dello studio del RTV, concentrazioni di PFOA superiori ai limiti che sarebbero stati poi fissati nel 2014. Infine, i risultati riferiti ad un solo anno e su una popolazione di 100.000 abitanti circa NON possono essere considerati significativi, checché ne dicano i ricercatori del RTV. È importante che i lettori sappiano che, l’AIRTUM (l’associazione dei registri tumori italiani), per considerare validi i dati forniti dai singoli registri, richiede dati riferiti ad un milione di abitanti e/o ad almeno cinque anni consecutivi. Entrambi i criteri, lo abbiamo visto, non sono stati rispettati nello studio del RTV. E come chiunque può facilmente costatare visitando il sito dell’AIRTUM, gli ultimi dati del RTV validati sono fermi al 2006. Esistono, pertanto, seri dubbi che i dati sull’incidenza tumorale degli anni 2008-2009 dell’intera regione, utilizzati come confronto, siano stati confermati e validati dalle istituzioni competenti.
A nostro parere, la notizia molto più grave e importante è l'eccesso di morbilità e mortalità ancora in atto nelle zone ad alta contaminazione da PFAS per malattie non neoplastiche, per ipercolesterolemia e malattie della tiroide.
Le autorità sanitarie locali e regionali e i sindaci, quindi dovrebbero immediatamente applicare il principio di precauzione previsto dalle leggi europee e interrompere l’esposizione alle principali fonti di contaminazione per l’uomo: l’acqua potabile e gli alimenti contaminati. Ma questo significa avere il coraggio di prendere decisioni e attuare provvedimenti dolorosi e impopolari che non portano voti, ma che sono i soli in grado di tutelare veramente la salute umana, cioè proibire l’uso di acqua inquinata e la produzione e commercializzazione di prodotti agricoli e alimentari provenienti dalle zone esposte, assicurando nel contempo fonti di approvvigionamento alternative non contaminate per gli esseri umani, l’agricoltura e gli animali da allevamento.

Vincenzo Cordiano, presidente della sezione di Vicenza e referente per il Veneto dell'Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia onlus

lunedì 14 novembre 2016

Pfas in Veneto. Ecco perché si dovrebbe sospendere l’erogazione dell’acqua contaminata


22 OTT - Gentile Direttore,
abbiamo letto con molto interesse l'articolo del 7 ottobre 2016 dal titolo "Contaminazione da PFAS in Veneto. Il punto delle azioni di prevenzione e ricerca svolte dall'ISS" firmato dalla dottoressa Loredana Musmeci”. Nell'articolo si fa il punto sulle “azioni di prevenzione e ricerca svolte dall'ISS" con il coordinamento della dottoressa Loredana Musmeci e si ricordano i provvedimenti messi in atto dalla Regione Veneto che hanno consentito di ridurre le concentrazioni mediane di PFOA e PFOS, i due più noti fra tutti le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), rispetto alle concentrazioni iniziali riscontrate nel 2013.

Con questa nota vorremmo richiamare la sua attenzione e quella delle autorità competenti sul fatto che, nonostante gli sforzi profusi e le ingenti risorse pubbliche impiegate, sia in termini economici che di personale, oltre 100.000 residenti nei comuni della "zona rossa" continuano a bere acqua "potabile" con concentrazioni di queste sostanze notevolmente superiori a quelle massime permesse negli Stati Uniti.  
 
La tabella allegata* riporta una lista parziale dei Comuni in cui, ancor oggi - stando ai rapporti di prova ufficiali più recenti – le concentrazioni di PFOA e PFOS  vigenti negli Stati Uniti sono abitualmente superate in Veneto. Pertanto, continuiamo ad essere molto preoccupati anche perché ci risultano incomprensibili le ragioni che hanno spinto il gruppo di lavoro  diretto dalla dottoressa Musmeci a proporre limiti fra i più elevati al mondo,  cioè 500 ng/litro per il PFOA e 30 ng/litro per il PFOS,  quando negli Stati Uniti nel maggio di quest'anno i valori limite per le concentrazioni del PFOA sono stati ridotti da 400 ng/litro per il PFOA e 200 ng/litro per il PFOS a 70 ng/litro per entrambe le molecole. Inoltre, come ricordato nell’articolo, quando PFOA e PFOS sono presenti contemporaneamente nelle acque statunitensi, la loro somma non deve superare i 70 ng/L.

È anche importante ricordare ai vostri lettori che l'USEPA ha preso questa decisione dopo aver analizzato i risultati degli studi più recenti che hanno osservato l'insorgenza di effetti tossici sul feto in via di sviluppo, sul sistema immunitario dei bambini, sul metabolismo glicolipidico di bambini e adolescenti, sullo sviluppo neurocognitivo infantile per esposizioni a livelli notevolmente inferiori rispetto a quelli precedentemente considerati come "sicuri".
 
Del resto, la natura di interferenti endocrini e di possibili cancerogeni dei PFAS, non permette di identificare una soglia di sicurezza al di sotto della quale non si osservano effetti tossici, in particolare in fasce di popolazione particolarmente suscettibili come le donne in gravidanza, i bambini e gli adolescenti. Di conseguenza, come è normale che succeda, via via che si acquisiscono i risultati  degli studi indipendenti i limiti vengono rivisti in senso più cautelativo. Per esempio, è di alcune settimane fa, la decisione dei consulenti scientifici dello stato del New Jersey di abbassare i limiti massimi di PFOA nell’acqua potabile a 14 ng/L, mentre alcuni giorni addietro la commissione tedesca per il biomonitoraggio  umano ha consigliato che le concentrazioni plasmatiche massime siano  meno di 2 ng/mL per il PFOA e meno di 5 ng/mL per il PFOS, valori che dovrebbero essere sufficientemente protettivi per la salute umana, pur in assenza di prove scientificamente valide a conferma di tali conclusioni.

Nella zona rossa i risultati del biomonitoraggio umano effettuato su campioni di siero umano, su tessuti animali e su prodotti dell’agricoltura (di cui si è occupato anche il suo giornale in un precedente articolo) evidenziano un quadro a nostro avviso molto serio e preoccupante, essendo stata dimostrata l'avvenuta contaminazione, probabilmente irreversibile, della catena alimentare, degli esseri umani, dell'ambiente e degli animali selvatici. Sul campione di circa 500 soggetti selezionati per dosaggio dei PFAS nel sangue in Veneto sono state riscontrate concentrazioni medie di 70 ng/ml di siero per il PFOA (con un massimo di oltre 700 ng/l) e di 12 ng/ml per il PFOS nei soggetti residenti nei comuni più esposti.
 
Pertanto, ancora più incomprensibile ci appaiono i motivi per i quali nell'agosto 2015 si è consentito che i limiti delle concentrazioni totali massime dei 12 PFAS nelle acque potabili fossero praticamente raddoppiati,  passando da 1030 ng/l a 2030 ng/l su espressa richiesta dei gestori delle acque potabili. Facciamo fatica a credere che l’ISS, ai suoi più alti livelli, davvero ritenga che la salute della popolazione sia realmente protetta, stante l'elevata e persistente contaminazione dell'acqua potabile e della catena alimentare.
 
A causa di tale contaminazione, per esempio, un bambino che mangiasse soltanto un etto di pesce pescato nei dintorni di Vicenza, contenente da 37.000 a 57.000 ng/kg di PFOS (valori realmente riscontrati), potrebbe superare di 2-3 volte la dose massima giornaliera tollerabile (TDI) stabilita dall'EFSA, benché anche questa sia notevolmente superiore a quella consentita negli Stati Uniti.

A noi risultano francamente misteriose le ragioni scientifiche che hanno spinto le istituzioni italiane a stabilire limiti di concentrazione nelle acque potabili fra i più alti al mondo, e addirittura ad aumentarli, in seguito alla dimostrata inefficacia dei filtri a carboni attivi utilizzati per depurare le acque dai PFAS a catena corta. Negli Stati Uniti, invece, sempre per tutelare adeguatamente la salute pubblica, i limiti massimi vigenti sono stati ridotti di circa sei volte rispetto ai precedenti.

In conclusione noi riteniamo che, contemporaneamente all’adozione delle migliori tecnologie in grado di eliminare immediatamente i PFAS  dalle acque potabili, andrebbero  valutate anche  la sospensione immediata dell'erogazione dell'acqua contaminata nonché la proibizione della produzione e commercializzazione di prodotti alimentari contaminati,  garantendo, ovviamente,  la distribuzione gratuita di acqua potabile ai cittadini, agli animali d’allevamento, alle industrie agro-alimentari.

Questo in attuazione del Principio di Precauzione previsto dalle leggi europee, e apparentemente sconosciuto alle autorità italiane, soprattutto dopo che lo studio indipendente ISDE-ENEA ha dimostrato un eccesso di mortalità, con percentuali variabili dal 10 al 30%, negli anni 1980-2009 per varie malattie multifattoriali che vedono i PFAS come un possibile cofattore e dopo che uno studio del Sistema Epidemiologico Regionale del Veneto ha confermato l’eccesso di mortalità per le stesse patologie, con le stesse percentuali, per gli anni 2007-2014 e un’aumenta prevalenza (10-20%) di ipercolesterolemia e ipotiroidismo, condizioni classicamente associate all’esposizione a PFAS e ad altri interferenti endocrini.

 Vincenzo Cordiano
Presidente sezione di Vicenza e Referente per il Veneto di ISDE Italia onlus

Edoardo Bai
Comitato scientifico nazionale Legambiente

Piergiorgio Boscagin
Portavoce del coordinamento Acqua libera da PFAS


*

Comune

Provincia

Data rapporto

PFOA (ng/L)

PFOS (ng/L)

PFOA +PFOS
(ng/L)

Albaredo d’Adige

VR

13/06/16

91

13

104

Cologna Veneta

VR

10/05/2016

163

19

182

Roveredo di Guà

VR

13/06/2016

162

17

179

Veronella

VR

18/07/2016

99

15

114

Zimella

VR

14/04/2016

143

15

158

Alonte

VI

15/09/2015

162

19

181

Lonigo

VI

06/10/2015

138

19

157

Brendola

VI

19/10/2015

91

0

91

Sarego (Pozzo S.Antonio)

VI

31/05/2016

89

0

89

Centrale di Madonna di Lonigo*

PD, VI

1/05/2016

123

15

138

Fornisce i comuni di Agugliaro, Alonte, Asigliano, Campiglia dei Berici, Orgiano Pojana Maggiore in provincia di Vicenza e i comuni di Montagnana, Megliadino San Fidenzio Urbana, in provincia di Padova



22 ottobre 2016
© Riproduzione riservata

venerdì 11 novembre 2016

Detox, una nuova rivoluzione industriale parte da Prato

Detox, una nuova rivoluzione industriale parte da Prato

Affrontare un problema alla radice è una bella sfida, ma quando ci si riesce la soluzione è molto più efficace. Per questo, negli ultimi mesi, abbiamo lavorato intensamente con il distretto di Prato e il risultato - che abbiamo presentato oggi durante una conferenza stampa a Milano - è un impegno  davvero unico nel suo genere.

Venti aziende tessili del distretto tessile di Prato, il più grande in Europa, che vanta una tradizione centenaria, si sono unite alla campagna Detox di Greenpeace. Queste aziende hanno già eliminato diversi gruppi di sostanze chimiche pericolose dai processi produttivi e sono pronte a fare di più.

Ma non sono sole. Confindustria Toscana Nord ha annunciato, attraverso la pubblicazione di un piano operativo, l’impegno a sostenerle nel percorso verso l’eliminazione di tutte le sostanze tossiche entro il 2020, investendo risorse umane ed economiche per registrare i progressi, garantire la trasparenza e garantire a tutti quei marchi della moda che producono a Prato, ma soprattutto a noi consumatori, dei prodotti liberi da sostanze tossiche.
Stiamo dando vita insieme a loro a una futura filiera produttiva completamente libera da sostanze tossiche come i PFC, composti tossici persistenti e bioaccumulanti, i ritardanti di fiamma bromurati e clorurati, composti organostannici e ammine associate a coloranti azoici che possono essere dannosi per il sistema riproduttivo umano e causare tumori.
Siamo molto colpiti dalla determinazione e dall’interesse delle aziende che hanno sottoscritto Detox.
Lo standard d’eccellenza adottato da Prato sarà il metro di giudizio su cui basarsi per valutare i futuri impegni del settore.  Quali scuse avranno, da oggi in poi, marchi della moda come Gucci, Prada o Armani per non impegnarsi alla totale trasparenza della filiera e garantire dei prodotti Detox? I loro stessi fornitori oggi hanno mostrato un livello di ambizione che sarebbe stato naturale aspettarsi da loro.
La nostra organizzazione viene spesso vista da diversi settori industriali come una “minoranza etica” da cui difendersi poiché perseguiamo obiettivi troppo diversi. Ma dopo soli cinque anni la campagna #Detox  ha portato 35 aziende e multinazionali – circa il 15 per cento della produzione globale di abbigliamento – alla decisione di produrre senza inquinare. L’impegno delle aziende pratesi, e il sostegno di Confidustria Toscana Nord, ci confermano che Detox può diventare uno standard per rivoluzionare (e ripulire) uno dei settori più inquinanti al mondo.
Chiara Campione, Senior Campaigner e Corporate Lead, Greenpeace Italia

mercoledì 9 novembre 2016

Sintesi del Convegno Dibattito: “L’inquinamento scorre senza limiti “ Lonigo 28 ottobre 2016



Sintesi del Convegno Dibattito: “L’inquinamento scorre senza limiti “ Lonigo 28 ottobre 2016

 Il Convegno è stato organizzato dal ViVerBio GAS Lonigo con il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas di cui fa parte dalla sua costituzione. Un altro importante convegno su acqua e aria inquinate era stato organizzato dal nostro gruppo GAS nel marzo 2014 subito dopo quello di Perla Blu Legambiente di Cologna Veneta e in tutti e due i convegni uno dei relatori era il dottor Vincenzo Cordiano che, sin dal luglio 2013, dopo che eravamo stati informati dal CNR di questo inquinamento, fece pressione perchè non si continuasse a bere l’acqua, visto che per molti anni l'avevamo bevuta inquinata con le sostanze perfluoro alchiliche. Nel maggio del 2014, come ha ben introdotto la nostra moderatrice Margherita Chiappini, si è formato il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas costituito dal nostro gruppo Gas, da Perla Blu Legambiente e da altre importanti associazioni e gruppi, nonchè da singoli cittadini del territorio inquinato. Il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas nasce con l’intento di riuscire ad ottenere, appunto, l’acqua libera da queste sostanze e fin da subito ha presentato un esposto alla magistratura (novembre 2014). Le adesioni al nostro coordinamento sono, tra l’altro, in continua crescita.
Ciò che volevamo far sapere con questo convegno, come è già indicato dal titolo " L'inquinamento scorre senza limiti", e come ha spiegato molto bene Margherita, è che questo inquinamento non si fermerà e proseguirà nei prossimi anni, con il rischio di contaminare ancora pozzi di acqua buona e in nuovi comuni.
Il Sindaco di Lonigo, Restello, nel suo intervento ha ribadito che lui sostiene la nostra campagna di raccolta firme e ha ricordato che lui è stato l'unico sindaco a non aver firmato un’istanza di Arica contro il decreto della regione del 22 luglio 2016  sui limiti di scarico. Ci ha spiegato, inoltre, che  l'acqua che esce dal rubinetto è resa potabile perchè filtrata. In relazione a questa affermazione il dottor Cordiano ha chiesto come mai i limiti sono molto più alti rispetto ad altri stati come esempio Germania o Stati Uniti? Il sindaco ha risposto che i limiti posti per la presenza di pfas nelle acque e i sistemi posti in essere per contrastare l’inquinamento non sono i migliori ma i più sostenibili sotto l'aspetto economico, così come ci aveva esplicitamente detto il responsabile del Sian Ulss n 5, dottor Fiorio, nell’ottobre 2015. Il sindaco ha continuato affermando che affiderà perciò il problema allo studio di Milano del dottor Negri.
Secondo il dottor Cordiano che ha studiato i documenti di altri scienziati e medici queste sostanze ci hanno fatto male e continueranno a farci male - per esempio, è molto grave che ne vengono a contatto donne incinte e bambini - perchè sono interferenti endrocrini e possono essere anche cancerogene visto che gli studi fatti su animali lo hanno dimostrato e sono, perciò, da ritenersi cancerogene di tipo B. In seguito, Cordiano ha anche chiesto perchè qui in Italia non si possa sospendere l'erogazione dell'acqua cosiddetta potabile e ha fatto degli esempi di città negli Stati Uniti nelle quali, quando vengono scoperte queste sostanze nell'acqua, la prima cosa che fanno è bloccare l'erogazione dell'acqua.

Piergiorgio Boscagin nella sua relazione ha presentato il lavoro fatto finora dal Coordinamento con due esposti, varie assemblee e raccolta firme che presto saranno presentate sia al ministero dell’ambiente e sia alla regione. Ha elencato chi fa parte del coordinamento (trovate qui la lista su Il Coordinamento Acqua Libera dai pfas e i referenti territoriali  )Ha, poi, letto ciò che abbiamo chiesto come Legambiente e Coordinamento alla Commissione Bicamerale d'Inchiesta sugli Illeciti dei Rifiuti durante un audizione il 22 giugno scorso. La trovate qui in allegato. http://acqualiberadaipfas.blogspot.it/2016_06_01_archive.htm
Alla fine abbiamo posto delle domande come coordinamento al sindaco - trovate anche queste in allegato - (ci mancano ancora delle risposte dal Sindaco).
Il sindaco dopo la relazione del dottor Cordiano si è alzato di scatto dicendo che non accetta le tesi mediche di Cordiano, che è impossibile sospendere l'acqua a 17 mila cittadini e che queste sostanze non sono cancerogene.
La nostra considerazione è che non ci si deve concentrare solo sulla cancerogenicità dei PFAS ma anche sulle altre patologie che gli stessi provocano. Non cadiamo nel tranello per cui se non c'è rischio cancro sia acqua di rose. Vogliamo acqua potabile e buona che significa esente da qualsiasi prodotto di sintesi chimica.
Una delle risposte del sindaco era un’esortazione a tutti a cambiare abitudini, a non aspettare dall’alto (istituzioni) che arrivino le soluzioni e i provvedimenti i quali possono subire lungaggini burocratiche e giochi di potere.
La nostra risposta a queste affermazioni era, se vogliamo, insita nell’introduzione di Margherita Chiappini che ha presentato la realtà del GAS formato da persone, cittadini che si organizzano e incidono nella fetta di società in cui vivono. Questo però non toglie che come cittadini, appunto, non si debba pretendere dalle nostre istituzioni le risposte secondo le responsabilità a cui sono chiamate.

Al nostro convegno erano stati invitati tutti i sindaci dei comuni dello studio SER ed erano presenti tre sindaci. Sono stati invitati anche i Consiglieri regionali e comunali che finora si sono occupati dell'inquinamento ed erano presenti Cristina Guarda e Manuel Brusco per la regione e tanti consiglieri comunali di minoranza e qualche assessore. Nessuno della Coldiretti e della RSU della Miteni che avevamo invitato - anche se il responsabile RSU della Miteni ci ha risposto che non poteva causa di un altro impegno importante ma che sta seguendo l'evoluzione della questione e spera sia fatta giustizia.
ViVerBio GAS Lonigo e Coordinamento Acqua libera dai Pfas 



Iniziato il nostro convegno a Lonigo e Margherita spiega cos'è il nostro gruppo Gas e presenta i relatori