lunedì 9 maggio 2022

Processo Pfas. Unificati i due procedimenti Pfas 1 e Pfas 2, chiesto il processo per 15 manager più la società Miteni 22 marzo 2021

 

Processo Pfas. Unificati i due procedimenti Pfas 1 e Pfas 2, chiesto il processo per 15 manager più la società Miteni

Il giudice Roberto Venditti ha deciso di riunire i due procedimenti penali per inquinamento provocato dall’azienda Miteni spa di Trissino. Immediatamente dopo i pm De Munari e Blattner hanno chiesto il processo per tutti e quindici gli indagati. Una decisione che assume una importanza anche simbolica visto che è stata presa nella "giornata mondiale dell'acqua"Nell’udienza preliminare tenutasi lunedì 22 marzo a Vicenza, il giudice Roberto Venditti ha deciso di riunire i due procedimenti penali per inquinamento provocato dall’azienda Miteni spa di Trissino. Immediatamente dopo i pm Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner hanno chiesto il processo per tutti e quindici gli indagati. Una decisione che assume una importanza anche simbolica visto che in questo giorno, il 22 marzo, si festeggia la giornata mondiale dell'acqua. 

Società idriche

Per gli avvocati delle società idriche Marco Tonellotto, Vittore d’Acquarone e Angelo Merlin, che tutelano Acque del Chiampo, Acquevenete, Acque Veronesi e Viacqua, si tratta di un passaggio importante, che porterà a definire il quadro delle responsabilità dell’inquinamento cui le società idriche hanno fatto fronte fin dal primo momento. Acque Veronesi, costituitasi nel processo Pfas 1, valuterà l’eventuale costituzione in sede dibattimentale anche nel procedimento Pfas2, ossia nei reati commessi tra il 2013 e il 2018. Gli avvocati, nella loro discussione, hanno sottolineato i «gravi comportamenti omissivi reiterati giorno dopo giorno» da parte dei manager imputati nel processo Pfas1 e l’«assenza di prevenzione» per quanto riguarda le accuse mosse nel processo Pfas2. «L’inquinamento non è mai stato interdetto – ha sottolineato il collegio legale – inoltre è stata messa in atto una dissimulazione del danno». La prossima udienza si terrà il 13 aprile alle ore 10, la parola passerà alle difese.

Le accuse

Nel primo procedimento sono indagate 13 persone, tra queste ci sono manager Miteni ma anche figure apicali della Mitsubishi Corporation e della ICIG, società lussemburghese che controllava di diritto la Miteni di Trissino. I reati contestati ai 13 manager sono avvelenamento di acque e disastro innominato aggravato, per aver tra l’altro omesso di porre in essere attività che avrebbero consentito di mettere al sicuro l’azienda e il territorio circostante e per aver nascosto elementi che avrebbero potuto permettere interventi di contenimento. Secondo l’accusa gli imputati avrebbero inquinato sapendo di farlo, senza adottare contromisure né avvisare gli enti preposti, nonostante «l’alterazione anche visiva del sottosuolo» e il continuo «sforamento dei valori tollerati». I reati contestati si sarebbero protratti sino al 2013. Il secondo procedimento riguarda 8 persone (sei delle quali già coinvolte nel procedimento PFAS 1) più la società fallita Miteni, considerata responsabile ai sensi della legge n. 231/01 in materia responsabilità da reato degli enti, per non essersi dotata di un modello organizzativo idoneo a prevenire reati della specie di quelli realizzati nel suo interesse e vantaggio. In questo caso si parla, per quanto di interesse dei gestori del SII, di inquinamento ambientale ex art. 452-bis c.p., per aver immesso nella falda sottostante al sito aziendale sostanze nocive quali HFPO-Da (GenX) e cC604 che si sono propagate in un’area non inferiore a 26 km quadrati per il composto FRD e non inferiore a 75 km quadrati per il composto C604. I reati contestati vanno dal 2013 al 2018. La vecchia società Miteni, con Mitsubishi corporation, e la lussemburghese Icig, dovranno, nell’ipotesi di condanna, rifondere i danni causati dall’inquinamento.

mercoledì 27 aprile 2022

Processo Pfas: «Miteni non ha mai dichiarato di fare uso di sostanze perfluoroalchiliche» 20-12-2021

 CRONACA COLOGNA VENETA

Processo Pfas: «Miteni non ha mai dichiarato di fare uso di sostanze perfluoroalchiliche»

È quanto afferma il dossier di 300 pagine presentato dall'avvocato Angelo Merlin, che difende le società idriche Viacqua e Acquevenete

L'avvocato Angelo Merlin, che nel processo Pfas difende le società idriche Viacqua e Acquevenete, le quali si sono costituite parti civili, giovedì ha depositato alla Corte d'Assise di Vicenza un dossier di 300 pagine in cui si dimostrerebbe che la società Miteni non ha mai dichiarato di fare uso di Pfas, in nessuna delle sue richieste di scarico di acque reflue industriali presentate al consorzio idrico locale.
«Tre le richieste di autorizzazione presentate nel 2004, 2007 e 2012, e in nessuna di queste si accennava alle sostanze perfluoroalchiliche – spiega l’avvocato Merlin – è importante sottolineare questo aspetto soprattutto dopo le ultime testimonianze in aula date dai funzionari Arpav».
Oltre a Viacqua e Acquevenete si sono costituite parte civili anche Acque del Chiampo e Acque Veronesi, con gli avvocati Marco Tonellotto, Vittore d’Acquarone e Giulia Bertaiola. Il processo a carico di 15 manager di Miteni spa, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari, tornerà davanti alla Corte d’Assise di Vicenza il 13 gennaio 2022.

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lunedì 21 giugno 2021

Pfas Veneto: parte il processo ambientale più importante d’Italia

Pfas Veneto: parte il processo ambientale più importante d’Italia Il processo per crimini ambientali più importante d'Italia si svolgerà a Vicenza: il Gup ha rinviato a giudizio 14 manager dell'azienda Miteni e delle multinazionali Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors Group, oltre che la stessa Miteni spa. L'accusa è di aver avvelenato oltre 300 mila abitanti di tre province venete con i Pfas, sostanze chimiche dannose per la salute

Dopo 3 ore di camera di consiglio, il Gup, Roberto Venditti, in pochi minuti ha letto la decisione. «È una prima vittoriadella procura della repubblica e di tutto il popolo inquinato che ha il diritto di avere questo processo», ha commentato l’avvocato delle Mamme NoPfas Matteo Ceruti.

La prima udienza è fissata a Vicenza per il primo luglio. Vista la gravità dei fatti contestati, il processo sarà celebrato in Corte d’assise.

A 10 anni dal referendum, il punto della neonata associazione Acqua bene comune Vicenza tra Pfas e Aim

A 10 anni dal referendum, il punto della neonata associazione Acqua bene comune Vicenza tra Pfas e Aim Di Redazione VicenzaPiu -12 Giugno 2021, 17:05 Era il 13 giugno, correva l’anno 2011, sono passati dieci anni giusti da quando 27 milioni di italiani scelsero di bocciare la legge che imponeva la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali (trasporti, rifiuti, energia, etc.) tra cui il servizio idrico integrato, togliere la possibilità di fare profitti con un bene primario come l’acqua, bandire la produzione di energia nucleare. L’associazione Acqua bene comune Vicenza in un comunicato ricorda il referendum sull’acqua pubblica e sul nucleare. “Il buonsenso aveva vinto: davanti alla prospettiva di anteporre la logica del profitto a quella del diritto ad accedere ai servizi essenziali, migliaia di persone e centinaia di associazioni si sono coalizzate e si sono impegnate per raccogliere le firme di milioni di cittadini e promuovere i referendum- si legge nel comunicato dell’associazione -. I due quesiti sui servizi pubblici e in particolare sull’acqua sono stati promossi dal Forum italiano del Movimenti per l’acqua, collettore di associazioni ramificate e organizzate sui territori che in provincia di Vicenza vede aderire un centinaio di realtà sotto il nome di Coordinamento Acqua bene comune Vicenza. L’occasione di incontro e confronto fra enti, realtà, associazioni e cittadini fu la scintilla che innescò una collaborazione attiva fra vari soggetti riuniti in un gruppo tuttora attivo nel territorio e in rete con le realtà aderenti al Forum nazionale. In dieci anni di attività si sono affrontate molte tematiche legate al Bene Comune Acqua con la bussola sempre fissa sul rispetto dei quesiti referendari che indicavano chiaramente una volontà di gestire il bene senza profitti e fuori dalle regole di mercato. Forti pressioni e collaborative proposte sono state avanzate ai Comuni del Vicentino, ai Consigli di Bacino, ai gestori e alla Regione Veneto per elaborare una forma di gestione diversa dall’attuale che in tutta la provincia vicentina gestisce questo prezioso bene attraverso Società Per Azioni. Abbiamo proposto a tutti i Comuni Vicentini di inserire il diritto all’acqua nei propri Statuti Comunali, ottenendo buoni risultati con i Comuni più grandi fra cui il capoluogo, tuttavia l’acqua continua ad essere gestita con logiche privatistiche e rischierà nei prossimi anni di cadere in mano di colossi multinazionali attivi nei territori limitrofi. Alcuni di noi, dove è stato possibile, si sono impegnati entrando in organismi partecipativi come i Comitati Consultivi degli Utenti per meglio dialogare con le Autorità d’Ambito e proporre istanze migliorative”. “A livello nazionale si è proposta una legge quadro che ancora oggi è ferma in parlamento mentre le leggi governative sono andate nella direzione opposta. Forte è la delusione per la sostanziale disattesa dei risultati referendari: la remunerazione del capitale investito è stata re inserita con un’altra formula e tutt’oggi il servizio idrico è fonte di guadagno per enti pubblici e società private, anche quotate in borsa; la privatizzazione dei servizi non si è fermata e sono state create delle leggi che mettono in difficoltà chi ancora oggi gestisce il servizio idrico con affidamento diretto. L’argomento nei prossimi anni coinvolgerà in pieno anche l’area vicentina dell’ATO Bacchiglione, con il capoluogo che sembra avere decisamente cambiato rotta rispetto agli esiti referendari, decidendo di uscire dalla gestione in house per entrare nel libero mercato con l’azienda di servizi AIM, l’opposto di quello che aveva indicato quasi il 70% dei propri cittadini. Proviamo ad immaginare lo scenario odierno se dieci anni fa gli italiani avessero deciso di andare al mare piuttosto che andare a votare. “L’impegno non si è concentrato solo sulla gestione del servizio idrico, in questi dieci anni molte sono state le energie impiegate per la tutela della risorsa idrica del territorio. Fra i primi a denunciare lo scandalo dell’enorme inquinamento da PFAS, ancora oggi il gruppo è attivo sulla vertenza e ci siamo costituiti Parte Civile nel processo contro l’azienda Miteni, in collaborazione con il Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua. Il contatto diretto con i cittadini ci ha permesso di conoscere e denunciare importanti inquinamenti di corpi idrici e suolo e di fare rete per denunciare macroscopici scempi dei territori, derivanti da opere pubbliche come la caserma Dal Din, la strada pedemontana veneta e il progetto della ferrovia ad alta velocità che taglierà i territori interessati dal pericolosissimo inquinamento da PFAS, rischiando di allargarlo ad altri territori al posto di contenerlo”. “Dopo tante avventure il gruppo, determinato e aperto a contaminazioni e collaborazioni esterne, in occasione del decennale del referendum si è fatto un regalo – conclude la nota – si è costituito formalmente in associazione anche a livello provinciale con il nome di Associazione Acqua bene comune Vicenza convinto che questo passaggio darà maggiori possibilità di entrare nei luoghi dedicati a far valere i propri valori e migliori strumenti per aiutare ed essere aiutati dai cittadini a lottare per la tutela e la gestione pubblica e partecipata di un bene essenziale ed indispensabile, l’acqua”.

domenica 25 aprile 2021

Manifestazione No Pfas 25 Aprile 2021

Michela Piccoli Foto di stamattina alle 8 davanti allo scarico ARICA. Presenti i sindaci dei comuni Adige Guà e la Consigliera Regionale Annamaria Bigon,giornalisti e TV. È stato Raccolto una bottiglia d'acqua dello scarico da portare con la staffetta davanti al tribunale di Vicenza ,un atto simbolico ma significativo . [Foto] Michela Piccoli Vicenza, comitati contro i Pfas: staffetta fino al Tribunale - TGR Veneto https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2021/04/ven-Vicenza-Pfas-Staffetta-comitati-bf4dff04-a139-42f6-83d2-ddfb7b3170d8.html?wt_mc=2.www.wzp.tgrveneto_ContentItem-bf4dff04-a139-42f6-83d2-ddfb7b3170d8.&wt TGR Vicenza, comitati contro i Pfas: staffetta fino al Tribunale - TGR Veneto Un 25 aprile di liberazione anche dall'inquinamento ambientale. Associazioni e comitati, che si battono contro i pfas, hanno organizzato una staffetta...

In Toscana: Rifiuti tossici nel fondo stradale. "La sindaca sapeva che finivano lì" 17 Aprile 2021

Rifiuti tossici nel fondo stradale. "La sindaca sapeva che finivano lì" Lorenzo Mancini, a capo del depuratore Aquarno , intercettato al telefono con la prima cittadina di Santa Croce sull’Arno: "Il Keu è smaltito anche nei riempimenti stradali... Alternative? Non ci sono" di CARLO BARONI Articolo La ’ndrangheta voleva prendere la Toscana. "Contava su politici, dirigenti e associazioni" Giulia Deidda (foto Germogli) Giulia Deidda (foto Germogli) Santa Croce sull’Arno (Pisa), 18 aprile 2021 - La sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, era stata informata delle criticità del Keu, l’inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli, che ha dato il nome all’inchiesta della Dda con arresti e sequestri. Questo è quanto emerge dalle intercettazioni raccolte dalla procura. La sindaca indagata per associazione per delinquere, secondo gli inquirenti era l’anello di congiunzione tra la politica e il "sistema" messo in piedi dai conciatori, si batteva perché fossero rispettate le promesse fatte a Ledo Gori di restare al suo posto, e si muoveva perché il funzionario regionale troppo ligio alle regole, Alessandro Sanna, venisse rimosso o indotto a modificare i suoi orientamenti. Nelle intercettazioni del 24 luglio 2018 è Lorenzo Mancini, presidente di Aquarno, il depuratore di Santa Croce, a parlare alla sindaca delle criticità del Keu. Succede all’indomani della relazione che Arpat svolgeva per la Regione, quando – rilevano gli inquirenti – erano tutti impauriti e non sapevano dove portare il Keu. Gli scarichi delle concerie, che una volta trattati prendono appunto il nome di Keu, sono ceneri che presentano concentrazioni di inquinanti tali da non poter essere riutilizzati per recupero in attività edilizie di riempimento di rilevati o ripristini ambientali. Ma secondo gli inquirenti tramite Francesco Lerose – proprietario di due impianti di smaltimento rifiuti a Pontedera e Bucine, arrestato giovedì – questi scarti tossici sono finiti a tonnellate nei rilevati della 429. Intercettato, Mancini spiega alla sindaca Deidda: "Comunque senti, intanto te lo anticipo telefonicamente... te lo dissi no? che un po’ di tempo fa c’era stato un simpaticissimo sopralluogo dell’Arpat co’ i Noe all’Ecoespanso, e sostanzialmente ci... hanno scritto alla Regione, e chiedendo alla Regione di verificare la possibilità che noi si possa continuare a smaltire il Keu...". Deidda: "Eh!". Mancini: "Con Lerose (l’imprenditore in carcere, ndr ), cosa che a questo punto noi dubitiamo fortemente...". Deidda: "Scusa Lorenzo, eh! Smaltire il Keu con...?". Mancini: "Con Lerose, quelli con cui si lavora, che si butta nei sottofondi stradali o nei cementifici". Deidda: "Ah!". Mancini: "Quindi boh? Secondo cosa risponde la Regione chiaramente noi da settembre ci s’ha ancora... anche questo problema oltre al fatto di capire...". Deidda: "Ma Nicola sta già pensando a qualche alternativa?". Nicola Andreanini è il direttore di Aquarno, anche lui nella lista dei 19 indagati. Mancini: "Un’ ce n’è, Giulia, in questo momento alternative un ce n’era... sai quant’è che ci si pensa a delle alternative? Cioè è quella cosa dell’economia circolare che dice Rossi, cioè noi ci si prova ad andà negli asfalti si può provà ad andà però... perché tutte le volte che ti provi a fa’ qualcosa, e ai discorsi dici.. .no, no... ma fate... cosate, e poi mi metti i bastoni tra le ruote?". Deidda: "Sì ma poi il...". Deidda chiede poi a Mancini quale sia sostanzialmente il problema. Mancini: "Il problema in questa fase è che... se lo butti nel cemento, di fatto lo leghi, cioè quindi nel cemento se ci piove sopra non rilascia niente". Deidda: "Ah!". Mancini: "Però Lerose lo usa anche come sottofondo stradale, cioè nei riempimenti... quindi dicono alla Regione... suggeriscono". Deidda "Ah". Mancini: "L’asfalto... loro te lo contestano, cioè quell’utilizzo lì te lo contestano". Deidda: "E perché te lo contestano?". Mancini: "Perché secondo loro non ha le caratteristiche per poter andare là, cioè questo loro lo interpretano così". Deidda: "Sì, caratteristiche di che tipo?". Mancini: "Caratteristiche... chimiche, chimiche analitiche". Deidda: "... Chimiche...". © Riproduzione riservata