lunedì 21 giugno 2021

A 10 anni dal referendum, il punto della neonata associazione Acqua bene comune Vicenza tra Pfas e Aim

A 10 anni dal referendum, il punto della neonata associazione Acqua bene comune Vicenza tra Pfas e Aim Di Redazione VicenzaPiu -12 Giugno 2021, 17:05 Era il 13 giugno, correva l’anno 2011, sono passati dieci anni giusti da quando 27 milioni di italiani scelsero di bocciare la legge che imponeva la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali (trasporti, rifiuti, energia, etc.) tra cui il servizio idrico integrato, togliere la possibilità di fare profitti con un bene primario come l’acqua, bandire la produzione di energia nucleare. L’associazione Acqua bene comune Vicenza in un comunicato ricorda il referendum sull’acqua pubblica e sul nucleare. “Il buonsenso aveva vinto: davanti alla prospettiva di anteporre la logica del profitto a quella del diritto ad accedere ai servizi essenziali, migliaia di persone e centinaia di associazioni si sono coalizzate e si sono impegnate per raccogliere le firme di milioni di cittadini e promuovere i referendum- si legge nel comunicato dell’associazione -. I due quesiti sui servizi pubblici e in particolare sull’acqua sono stati promossi dal Forum italiano del Movimenti per l’acqua, collettore di associazioni ramificate e organizzate sui territori che in provincia di Vicenza vede aderire un centinaio di realtà sotto il nome di Coordinamento Acqua bene comune Vicenza. L’occasione di incontro e confronto fra enti, realtà, associazioni e cittadini fu la scintilla che innescò una collaborazione attiva fra vari soggetti riuniti in un gruppo tuttora attivo nel territorio e in rete con le realtà aderenti al Forum nazionale. In dieci anni di attività si sono affrontate molte tematiche legate al Bene Comune Acqua con la bussola sempre fissa sul rispetto dei quesiti referendari che indicavano chiaramente una volontà di gestire il bene senza profitti e fuori dalle regole di mercato. Forti pressioni e collaborative proposte sono state avanzate ai Comuni del Vicentino, ai Consigli di Bacino, ai gestori e alla Regione Veneto per elaborare una forma di gestione diversa dall’attuale che in tutta la provincia vicentina gestisce questo prezioso bene attraverso Società Per Azioni. Abbiamo proposto a tutti i Comuni Vicentini di inserire il diritto all’acqua nei propri Statuti Comunali, ottenendo buoni risultati con i Comuni più grandi fra cui il capoluogo, tuttavia l’acqua continua ad essere gestita con logiche privatistiche e rischierà nei prossimi anni di cadere in mano di colossi multinazionali attivi nei territori limitrofi. Alcuni di noi, dove è stato possibile, si sono impegnati entrando in organismi partecipativi come i Comitati Consultivi degli Utenti per meglio dialogare con le Autorità d’Ambito e proporre istanze migliorative”. “A livello nazionale si è proposta una legge quadro che ancora oggi è ferma in parlamento mentre le leggi governative sono andate nella direzione opposta. Forte è la delusione per la sostanziale disattesa dei risultati referendari: la remunerazione del capitale investito è stata re inserita con un’altra formula e tutt’oggi il servizio idrico è fonte di guadagno per enti pubblici e società private, anche quotate in borsa; la privatizzazione dei servizi non si è fermata e sono state create delle leggi che mettono in difficoltà chi ancora oggi gestisce il servizio idrico con affidamento diretto. L’argomento nei prossimi anni coinvolgerà in pieno anche l’area vicentina dell’ATO Bacchiglione, con il capoluogo che sembra avere decisamente cambiato rotta rispetto agli esiti referendari, decidendo di uscire dalla gestione in house per entrare nel libero mercato con l’azienda di servizi AIM, l’opposto di quello che aveva indicato quasi il 70% dei propri cittadini. Proviamo ad immaginare lo scenario odierno se dieci anni fa gli italiani avessero deciso di andare al mare piuttosto che andare a votare. “L’impegno non si è concentrato solo sulla gestione del servizio idrico, in questi dieci anni molte sono state le energie impiegate per la tutela della risorsa idrica del territorio. Fra i primi a denunciare lo scandalo dell’enorme inquinamento da PFAS, ancora oggi il gruppo è attivo sulla vertenza e ci siamo costituiti Parte Civile nel processo contro l’azienda Miteni, in collaborazione con il Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua. Il contatto diretto con i cittadini ci ha permesso di conoscere e denunciare importanti inquinamenti di corpi idrici e suolo e di fare rete per denunciare macroscopici scempi dei territori, derivanti da opere pubbliche come la caserma Dal Din, la strada pedemontana veneta e il progetto della ferrovia ad alta velocità che taglierà i territori interessati dal pericolosissimo inquinamento da PFAS, rischiando di allargarlo ad altri territori al posto di contenerlo”. “Dopo tante avventure il gruppo, determinato e aperto a contaminazioni e collaborazioni esterne, in occasione del decennale del referendum si è fatto un regalo – conclude la nota – si è costituito formalmente in associazione anche a livello provinciale con il nome di Associazione Acqua bene comune Vicenza convinto che questo passaggio darà maggiori possibilità di entrare nei luoghi dedicati a far valere i propri valori e migliori strumenti per aiutare ed essere aiutati dai cittadini a lottare per la tutela e la gestione pubblica e partecipata di un bene essenziale ed indispensabile, l’acqua”.

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