Acqua inquinata e PFAS, al via il campionamento anche nell’ULSS 21
Sono coinvolte l’Ulss 5 Ovest Vicentino, l’Ulss 6 di Vicenza, l’Ulss 17 di Monselice, l’Ulls 20 di Verona e la nostra Ulss 21 di Legnago. L’Ulss 6 di Vicenza coordinerà il piano come capoluogo di provincia nel cui territorio c’è la fonte principale di inquinamento.
L’obiettivo principale è quello di verificare l’inquinamento delle acque da sostanze perfluoroalchiliche, i famosi PFAS che tanto hanno fatto discutere a Legnago e nella bassa veronese e che, fino ad oggi, erano una patata bollente che si passava di mano in mano con un rimpallo continuo di responsabilità.
Il problema è venuto alla luce a maggio dello scorso anno e si era provveduto all’installazione alla fonte di appositi filtri, ma questo non è bastato molto probabilmente.
In base al documento approvato dalla Giunta Regionale, dopo aver sentito l’Istituto Superiore di Sanità, l’individuazione dei fattori di rischio riguarderà la presenza di attività agricola e zootecnica nei Comuni dove sono state rilevate le sostanze; l’utilizzo agronomico di fanghi, digestati e compostati recuperati dal trattamento di acque da acquedotti interessati; l’utilizzo agronomico di acque, superficiali e/o di falda contaminate; l’acqua da abbeverata da acque superficiali o di falda.
Le specie zootecniche e vegetali possibili oggetto di campionamento sono gli allevamenti di galline ovaiole, soprattutto a terra e all’aperto, gli allevamenti bovini e ovi-caprini basati sul pascolo e/o sull’utilizzo di foraggi aziendali che riconoscano i fattori di rischio elencati precedentemente; allevamenti estensivi di pesce, non in vasca; foraggi e produzioni da tubero e a foglia larga; animali da cortile alimentati prevalentemente con foraggi aziendali o selvaggina.
Le matrici oggetto di campionamento potranno essere le uova da allevamenti a terra, muscolo e fegato da vacche da latte e/o ovi-caprini; muscolo e fegato di animali da cortile allevati all’aperto e/o muscolo e fegato di selvaggina; muscolo di pesci; foraggi aziendali, fieni, insilati, tuberi o radici ed ortaggi a foglia larga.
Questo dei PFAS è un problema molto sentito dalla cittadinanza, che vive nell’ansia di non sapere se poter utilizzare con sicurezza a scopi alimentari l’acqua di acquedotto, che paga profumatamente, e l’acqua del proprio pozzo per chi non è servito dalla rete idrica.
Per i privati non serviti da acquedotto è bene provvedere a delle analisi specifiche sui PFAS, che però sono abbastanza costose.
Foto Credit : Il Mirino
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