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Dopo i Pfas il Genx. Regione e Provincia dove eravate?
Vicenza – In un Veneto da anni preoccupato e
indignato per la contaminazione da Pfas del territorio e delle acque,
cresce ora lo sconcerto per il ritrovamento di una nuova sostanza
potenzialmente tossica, chiamata Genx, nelle acque sotterranee a valle
dello stabilimento Miteni. Tutto questo sta anche facendo crescere la
sfiducia nelle istituzioni, dato che questa sostanza, proveniente dallo
smaltimento di rifiuti prodotti in Olanda, sarebbero trattate dalla
Miteni grazie all’autorizzazione rilasciata dalle autorità regionali con
decreto numero 59 del luglio 2014.
“Riteniamo grave – scrivono oggi in una nota vari gruppi No Pfas – che gli uffici preposti abbiano rilasciato l’autorizzazione nel 2014 quando già dall’estate del 2013 era conosciuto l’inquinamento da Pfas della falda acquifera, sempre da parte della Miteni. Riteniamo altrettanto grave che chi detiene la responsabilità politica a livello regionale e a livello provinciale non sia intervenuto per impedire attività potenzialmente inquinati in un sito già gravemente contaminato. Ribadiamo che un impianto chimico come Miteni, già indicato dalla stessa Arpav come la fonte principale dell’inquinamento da Pfas, non possa e non debba più operare sopra ad una falda di ricarica così importante, una incompatibilità sottolineata anche da numerose fonti regionali”.
A firmare la nota sono Legambiente Veneto, Legambiente Verona, Circolo perla blu di Legambiente di Cologna Veneta, Legambiente Creazzo, Legambiente Valle Agno, Retegas vicentina, Gas Creazzo, Gas prova San Bonifacio, ViVerBio Gas Lonigo, Acli Montagnana, Acqua bene comune Vicenza, Cillsa Arzignano, Comitato zero Pfas Agno Chiampo, Associazione no alla centrale ovest vicentino, Isde medici per l’ambiente Vicenza.
“Non accettiamo più – concludono le associazioni No Pfas – alcuna soluzione temporanea e di tamponamento per un territorio ed i suoi abitanti già altamente contaminati. Chiediamo l’intervento immediato del ministro dell’ambiente Sergio Costa e della ministra della sanità Giulia Grillo, così come chiediamo l’intervento della magistratura affinché le indagini in corso vengano portate a completamento entro il più breve tempo possibile, vengano individuati definitivamente i responsabili e venga effettuata la bonifica di tutto il territorio”.
“Riteniamo grave – scrivono oggi in una nota vari gruppi No Pfas – che gli uffici preposti abbiano rilasciato l’autorizzazione nel 2014 quando già dall’estate del 2013 era conosciuto l’inquinamento da Pfas della falda acquifera, sempre da parte della Miteni. Riteniamo altrettanto grave che chi detiene la responsabilità politica a livello regionale e a livello provinciale non sia intervenuto per impedire attività potenzialmente inquinati in un sito già gravemente contaminato. Ribadiamo che un impianto chimico come Miteni, già indicato dalla stessa Arpav come la fonte principale dell’inquinamento da Pfas, non possa e non debba più operare sopra ad una falda di ricarica così importante, una incompatibilità sottolineata anche da numerose fonti regionali”.
A firmare la nota sono Legambiente Veneto, Legambiente Verona, Circolo perla blu di Legambiente di Cologna Veneta, Legambiente Creazzo, Legambiente Valle Agno, Retegas vicentina, Gas Creazzo, Gas prova San Bonifacio, ViVerBio Gas Lonigo, Acli Montagnana, Acqua bene comune Vicenza, Cillsa Arzignano, Comitato zero Pfas Agno Chiampo, Associazione no alla centrale ovest vicentino, Isde medici per l’ambiente Vicenza.
“Non accettiamo più – concludono le associazioni No Pfas – alcuna soluzione temporanea e di tamponamento per un territorio ed i suoi abitanti già altamente contaminati. Chiediamo l’intervento immediato del ministro dell’ambiente Sergio Costa e della ministra della sanità Giulia Grillo, così come chiediamo l’intervento della magistratura affinché le indagini in corso vengano portate a completamento entro il più breve tempo possibile, vengano individuati definitivamente i responsabili e venga effettuata la bonifica di tutto il territorio”.
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