Melania Marzia ha condiviso un link.
Mamma
mia Bottacin e le sue dichiarazioni:“Altro che Regione immobile –
replica Bottacin – Il Veneto, con il suo attivismo, ha sostituito anche
l’inerzia altrui ". Ben detto attivismo dei comitati No Pfas HA
SOSTITUITO L'INERZIA ALTRUI ovvero quella della Regione. Non è un
vanto...ma una tua- vostra sconfitta caro Bottacin. Prevenzione?????
Pua' ....siamo pieni di Pfas a CATENA CORTA ecc..bada a cosa dichiari.
Ma non si può denunciare per falsa testimonianza?
regione.veneto.it
PFAS: ASSESSORE BOTTACIN SU CONCLUSIONI COMMISSIONE REGIONALE DI INCHIESTA, “VENETO MODELLO NAZIONALE DI VIRTUOSITÀ”
Comunicato stampa N° 1124 del 01/08/2018
(AVN) – Venezia, 1 agosto 2018
“La
relazione della commissione regionale di inchiesta sui PFAS ha fatto
emergere in maniera chiara alcuni punti che per molti non erano per
nulla scontati. A cominciare dall’assenza di una disciplina europea e
statale in materia di limiti alla presenza di sostanze
perfluoroalchiliche”. Così l’assessore regionale all’ambiente,
Gianpaolo Bottacin, commenta la relazione finale della Commissione
d’inchiesta sull'inquinamento da PFAS, ringraziando i consiglieri per il
lavoro svolto.
“Nel
2013, quando il Ministero comunicò alle Regioni la presenza diffusa di
PFAS, mancavano limiti ambientali e limiti in relazione al loro utilizzo
ad uso potabile. Un elemento che – osserva Bottacin – emerge con
chiarezza dalla relazione, là dove ricorda che ‘la Regione Veneto, non
avendo competenza a porre con proprie leggi, posto che lo Stato ha
competenza legislativa e regolamentare esclusiva in materia ambientale ,
rivolse la richiesta al Ministero’".
“Da
allora si sono susseguite continue interlocuzioni con i ministeri della
Salute e dell'Ambiente, ma entrambe le strutture governative di fatto
si sono defilate – ricorda Bottacin - La Regione Veneto tuttavia non è
rimasta inerte, ma è intervenuta ponendo valori di riferimento sulle
acque potabili, sugli scarichi industriali e avviando una colossale
opera di monitoraggio ambientale e sanitario, con vari approfondimenti
tecnici che hanno reso oggi il Veneto un riferimento a livello nazionale
e internazionale sulla conoscenza di queste sostanze”.
Bottacin
mette sotto i riflettori alcune incoerenze nella gestione della
problematica sull’asse Roma-Venezia: “La Commissione parlamentare
d'inchiesta sugli illeciti ambientale nella sua prima relazione -
ricorda Bottacin - aveva tentato di sostenere che la Regione avrebbe
potuto definire autonomamente dei limiti. In realtà, dopo due mie
audizioni, nella seconda e ultima relazione ha dovuto correggere il tiro
affermando che ‘in effetti il combinato disposto degli articoli 75 e
101 del d.lgs. 152/2006 non lascia spazio a dubbi che la competenza a
fissare limiti per le nuove sostanze non presenti nelle suddette tabelle
sia di esclusiva competenza statale’".
“Risulta
pertanto evidente – prosegue l’assessore regionale - che quando nel
2013 il CNR ha presentato lo studio sulla presenza di PFAS in molte
Regioni d'Italia, anche il Veneto, come tute le altre Regioni coinvolte,
avrebbe potuto rimanere in attesa dei limiti statali prima di agire.
Invece la Regione Veneto ha denunciato immediatamente alle autorità
competenti, tramite Arpav, gli illeciti rilevati, compreso il disastro
ambientale. Ha individuato poi, ancora tramite Arpav, la fonte primaria
di emissione. Ha imposto ai gestori del servizio idrico integrato il
montaggio di filtri a carboni attivi per garantire la massima sicurezza
per i cittadini esposti, pur ‘non essendoci rischio immediato’, secondo
quanto riportato nello studio del CNR. Ha attivato due accordi con le
università di Verona e di Padova volti all'abbattimento delle
concentrazioni di Pfas nelle acque attraverso soluzioni alternative
all’applicazione dei filtri. Ha avviato studi epidemiologici e
biomonitoraggi attraverso il Servizio Epidemiologico regionale, il
Registro Tumori del Veneto, il Registro Nascita, l'Istituto Superiore
della Sanità, coinvolgendo illustri luminari del settore. E ha avviato
il piano di monitoraggio degli alimenti”.
“Non
solo – continua Bottacin - nel contempo la Regione ha anche messo in
moto ‘il più imponente piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione
esposta alle sostanze perfluoroalchiliche’. È stata infatti avviata
l'aferesi, attività riconosciuta dal Centro Nazionale Sangue e dal
Centro Regionale Attività Trasfusionali, che è stata poi bloccata
inspiegabilmente dal Ministero della Salute, inviando i carabinieri del
NAS in Regione”.
“In
contemporanea la Regione Veneto ha utilizzato lo strumento
dell'Autorizzazione integrata ambientale – elenca l’assessore - per
porre dei limiti, assenti a livello statale, sugli scarichi industriali.
Ciò ha sottoposto la Regione a numerosi ricorsi (sempre onerosi, uno
addirittura per 98 milioni di euro), proprio in virtù del fatto che non
esistono limiti di legge. Inoltre, la Regione ha stabilito il "limite
zero" per gli acquedotti della zona rossa e ha imposto a tutti i gestori
del servizio idrico integrato di attrezzarsi per la predisposizione del
filtraggio di tutta l'acqua del Veneto a scopo preventivo”.
“Pur
essendo competenza per legge del Comune, abbiamo inoltre – aggiunge
Bottacin - creato un Comitato tecnico con Comune e Provincia per la
messa in sicurezza e bonifica del sito Miteni, a cui avevamo invitato
anche il Ministero, anche se quest’ultimo ha tuttavia deciso di non
partecipare a tale comitato”.
“Altro che Regione immobile – replica Bottacin – Il Veneto, con il suo attivismo, ha sostituito anche l’inerzia altrui”.
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