mercoledì 18 marzo 2015

Liquami della concia nei bagni a Lonigo

A Lonigo è successo anche questo fattaccio nel 2009 .Indagini della Gdf. Annullato il risarcimento a Legambiente perché il danno ambientale è liquidato soltanto allo Stato I reflui delle lavorazioni della pelle di una conceria (anche a Lonigo ce ne sono, poche ma quanto basta!) finivano anche in un lavandino dei bagni aziendali. «Era emerso che l'attività di prelievo dei liquidi dalle cisterne e di utilizzo del tubo per lo scarico di essi in fognatura era svolta giornalmente dal titolare». A scoprirlo era stata la guardia di finanza nel corso di un accertamento e la Cassazione ha respinto il ricorso dell'imprenditore Giovanni Tessari, 56 anni, di Lonigo, titolare anche della Giulipell, ritenendo pacifica la sua responsabilità penale ambientale.
È stato, invece, accolto lo stesso ricorso per Giuliana Visentin, 50 anni, moglie di Tessari, condannata dal tribunale di Vicenza sul presupposto che «sicuramente (costei) ha notato il tubo in questione e avrebbe dovuto quantomeno interrogarsi sulla sua funzione». L'affermazione, scrivono i supremi giudici, «non è idonea di per sé a giustificare la condotta di concorso, nella forma dell'omissione, nel reato contestato a Tessari», poiché per condurre alla condanna della donna, avrebbe dovuto presupporre l'esistenza di un dovere di vigilanza dell'imputata.

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