Mamme anti Pfas «No ai trionfalismi Servono controlli»
Lino Zonin
«No filtri. Sì fonti pulite». Le Mamme no Pfas scandiscono il loro
slogan nella piazza del municipio di Sarego mentre le auto lungo la
provinciale rallentano per gettare uno sguardo sul colorato sit-in. Non
sono in tantissime - circa un centinaio - ma lo spirito combattivo è
quello di sempre. Oltre agli attivisti del gruppo di Sarego sono
presenti i rappresentanti di molti comuni del circondario, sia vicentini
che delle provincie di Verona e Padova, uniti nel comune obiettivo di
risvegliare le coscienze, che negli ultimi tempi vedono un po’ assopite.
Cercano di farlo con la loro attiva presenza ed esponendo cartelli nei
quali si riassume il senso della protesta e si chiedono interventi. C’è
anche un motivo legato all’attualità che accende l’animo dei
manifestanti: la richiesta presentata al Tar dalla Miteni di Trissino di
riconoscere quasi cento milioni di euro di danni, subiti e futuri, per
compensare gli oneri da sostenere e le perdite di fatturato legati alla
questione Pfas e alle verifiche e caratterizzazioni necessarie. I
rappresentanti dei comitati considerano il gesto una provocazione e
annunciano nuove iniziative davanti ai cancelli della ditta. L’azienda
Miteni, dal canto suo, precisa che «il ricorso al Tar non è una
richiesta di danni subiti, ma la quantificazione di costi se venisse
attuato da qui al 2035 il piano di caratterizzazione indicato dalla
conferenza di servizi» . Tra i presenti in piazza anche il sindaco di
Sarego Roberto Castiglion. «Oggi a Sarego la quota di Pfas nell’acqua
pubblica, rilevata dal sito “analisipfas.it”, è definita “nq”, non
quantificabile e quindi inferiore ai limiti di legge - spiega - ciò non
significa purtroppo che la questione sia definitivamente risolta, anzi è
necessario da parte di tutti non abbassare la guardia. I filtri non
possono che essere un rimedio tampone, in attesa dell’allacciamento a
fonti non contaminate. A Roma si discute, ma non si decide. A seguito
delle continue pressioni dei sindaci e dei comitati sono stati inviati
nella zona contaminata esperti per valutare la situazione. Dichiarando
lo stato di emergenza forse gli 80 milioni di euro per il nuovo
approvvigionamento comincerebbero a muoversi». A preoccupare è anche una
nuova questione. «Alcune aziende della zona - sostengono le Mamme no
Pfas - usano nel ciclo produttivo acqua ricavata dai pozzi privati ed
emettono in atmosfera una grande quantità di vapore acqueo. Vogliamo
essere certi che questo non produca un effetto aerosol con emissione di
sostanze pericolose». Dalla Regione la replica: «Non c’è acqua più
sicura come quella della zona rossa. I consigli di bacino dei sindaci
hanno dato chiare indicazioni agli enti gestori: zero Pfas». Lo afferma
Nicola Dell’Acqua, coordinatore regionale ambiente e salute Pfas». •
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