Interferenti endocrini, un rapporto commissionato dal governo francese critica Parigi e Bruxelles. Insufficiente azione del governo transalpino e forte inerzia Ue
Il governo francese
ha pubblicato un rapporto, richiesto lo scorso agosto, sull’attuazione
della Strategia nazionale adottata nel 2014 sugli interferenti
endocrini, cioè le sostanze in grado di interferire con il sistema
ormonale e causare patologie, anche gravi. Come ha anticipato Le Monde,
si tratta di uno dei primi rapporti ufficiali che riassume in
linguaggio non tecnico la portata dei problemi posti dagli interferenti
endocrini, descritti come fonte di “esternalità negative molto forti”,
cioè di potenziali danni collaterali importanti, tra cui diminuzione
della qualità dello sperma, aumento della frequenza di anomalie nello
sviluppo negli organi riproduttivi, abbassamento dell’età della pubertà e
insorgenza di alcuni tipi di tumori ormono-dipendenti.
Il rapporto afferma che la Strategia nazionale adottata dalla Francia nel 2014, sebbene sia “pertinente” e “opportuna”, ha sofferto dell’assenza di un piano d’azione, “di una mancanza di coerenza tra gli obiettivi dichiarati e l’evoluzione dei mezzi, così come di un’insufficiente mobilitazione interministeriale”. Il documento denuncia anche “la forte inerzia della regolamentazione europea”, che “non è al passo con la rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche” e “rischia di minare la credibilità dell’azione comunitaria e degli Stati membri”.
Questa situazione si riflette anche sulla credibilità delle informazioni che vengono date alla popolazione sui rischi degli interferenti endocrini. Secondo la rilevazione annuale sulla percezione dei rischi, pubblicata lo scorso luglio dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese (IRSN), il 51,7% delle persone ritiene che non venga detta la verità, e solo il 10% è convinto del contrario.
Il rapporto, richiesto lo scorso agosto dai ministri della Sanità, della Transizione ecologica e dell’Agricoltura e dell’alimentazione, è stato realizzato dall’Ispettorato generale degli affari sociali, dal Consiglio generale per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile e dal Consiglio generale per l’alimentazione, l’agricoltura e gli spazi rurali.
A livello europeo, la situazione sugli interferenti endocrini è bloccata, dopo che lo scorso ottobre il Parlamento europeo ha messo il veto alla proposta presentata nel giugno 2016 dalla Commissione Ue sui criteri scientifici da adottare per determinare cosa sia o non sia un interferente endocrino nei pesticidi e nei biocidi. Secondo l’europarlamento, si trattava di una proposta troppo morbida e quindi ha chiesto alla Commissione di “presentare senza indugio un nuovo progetto”, perché quello del 2016 “non può essere considerato come basato su dati scientifici oggettivi”.
La proposta della Commissione Ue era stata presentata sei mesi dopo una sentenza con cui il Tribunale dell’Unione europea la condannava per essere venuta meno ai propri obblighi, che le imponevano di definire i criteri scientifici per gli interferenti endocrini entro il 13 dicembre 2013. Il progetto della Commissione aveva provocato critiche contrapposte. L’industria chimica giudicava i criteri proposti troppo severi, mentre parte del mondo scientifico, le organizzazioni ambientaliste e dei consumatori ritenevano i criteri della Commissione Ue troppo lassisti e contrari al principio di precauzione che deve ispirare le regolamentazioni comunitarie.
Lo scorso dicembre la Commissione Ue ha presentato una nuova proposta, che dovrà ottenere il via libera del Consiglio, cioè dei ministri dei 28 Stati membri, e poi di nuovo del Parlamento europeo.
© Riproduzione riservata
di …
Il rapporto afferma che la Strategia nazionale adottata dalla Francia nel 2014, sebbene sia “pertinente” e “opportuna”, ha sofferto dell’assenza di un piano d’azione, “di una mancanza di coerenza tra gli obiettivi dichiarati e l’evoluzione dei mezzi, così come di un’insufficiente mobilitazione interministeriale”. Il documento denuncia anche “la forte inerzia della regolamentazione europea”, che “non è al passo con la rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche” e “rischia di minare la credibilità dell’azione comunitaria e degli Stati membri”.
Questa situazione si riflette anche sulla credibilità delle informazioni che vengono date alla popolazione sui rischi degli interferenti endocrini. Secondo la rilevazione annuale sulla percezione dei rischi, pubblicata lo scorso luglio dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese (IRSN), il 51,7% delle persone ritiene che non venga detta la verità, e solo il 10% è convinto del contrario.
Il rapporto, richiesto lo scorso agosto dai ministri della Sanità, della Transizione ecologica e dell’Agricoltura e dell’alimentazione, è stato realizzato dall’Ispettorato generale degli affari sociali, dal Consiglio generale per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile e dal Consiglio generale per l’alimentazione, l’agricoltura e gli spazi rurali.
A livello europeo, la situazione sugli interferenti endocrini è bloccata, dopo che lo scorso ottobre il Parlamento europeo ha messo il veto alla proposta presentata nel giugno 2016 dalla Commissione Ue sui criteri scientifici da adottare per determinare cosa sia o non sia un interferente endocrino nei pesticidi e nei biocidi. Secondo l’europarlamento, si trattava di una proposta troppo morbida e quindi ha chiesto alla Commissione di “presentare senza indugio un nuovo progetto”, perché quello del 2016 “non può essere considerato come basato su dati scientifici oggettivi”.
La proposta della Commissione Ue era stata presentata sei mesi dopo una sentenza con cui il Tribunale dell’Unione europea la condannava per essere venuta meno ai propri obblighi, che le imponevano di definire i criteri scientifici per gli interferenti endocrini entro il 13 dicembre 2013. Il progetto della Commissione aveva provocato critiche contrapposte. L’industria chimica giudicava i criteri proposti troppo severi, mentre parte del mondo scientifico, le organizzazioni ambientaliste e dei consumatori ritenevano i criteri della Commissione Ue troppo lassisti e contrari al principio di precauzione che deve ispirare le regolamentazioni comunitarie.
Lo scorso dicembre la Commissione Ue ha presentato una nuova proposta, che dovrà ottenere il via libera del Consiglio, cioè dei ministri dei 28 Stati membri, e poi di nuovo del Parlamento europeo.
© Riproduzione riservata
di …
Condivisibile la reazione e stimolo del Governo francese, che speriamo sortisca qualche buon effetto e scatto d’orgoglio prima per la definizione delle sostanze interferenti, poi dei livelli massimi ammessi negli alimenti ed ambiente, ma soprattutto un piano efficace per la riduzione finalizzata all’eliminazione delle cause delle contaminazioni estese.