sabato 15 settembre 2018

Acqua, Legambiente consegna al ministero Ambiente firme petizione “Basta Pfas”

Acqua, Legambiente consegna al ministero Ambiente firme petizione “Basta Pfas”

Legambiente ha consegnato al ministro dell’Ambiente Sergio Costa le firme della petizione “Basta Pfas” che finora ha raccolto l’adesione di oltre 14 mila persone. La denuncia riguarda l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nelle acque di tre province venete (Vicenza, Verona e Padova) e di 24 Comuni parte della “zona rossa”. La maggior indiziata, spiega Legambiente, è la Miteni Spa, ex Rimar, una fabbrica chimica che insiste sui territori di Trissino (Vicenza).
Oggi dunque il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, insieme a Piergiorgio Boscagin del circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta (Vr) e del Coordinamento Acqua Libera dai Pfas, ha consegnato al ministro dell’Ambiente Sergio Costa le firme raccolte per la petizione “Basta Pfas” proposta da Legambiente e dal Coordinamento Acqua Libera dai Pfas. Nella petizione si chiede di normare la presenza delle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque di falda, uniformandola ai valori più restrittivi vigenti nel mondo. A cinque anni dalla conferma dell’inquinamento da Pfas in Veneto, infatti, i limiti previsti dalla normativa regionale e nazionale sono considerati insufficienti, mentre mancano limiti precisi per le matrici alimentari e per la presenza dei contaminanti nei terreni.
“Convinti che queste sostanze tossiche non debbano in alcun modo essere presenti nelle acque, nei terreni, negli alimenti né tanto meno nel nostro sangue e in quello dei nostri figli – scrivono al ministro Costa, nella lettera di accompagnamento alle firme, Stefano Ciafani, Piergiorgio Boscagin e il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro – le chiediamo di attivarsi in prima persona per la messa al bando delle sostanze perfluoroalchiliche, in modo da tutelare l’ambiente e la salute di tutti i cittadini, e far sì che l’Italia sia un esempio virtuoso per tutti i Paesi dell’Unione Europea”. Le analisi avviate dalla Regione Veneto nel 2016 hanno finora evidenziato che almeno nel 30% della popolazione analizzata residente nella zona rossa sono stati trovati valori altissimi di Pfas. Fra l’altro il tempo scorre: la conferma dell’inquinamento da Pfas nelle acque di falda e potabili è del 2013 ma a oggi, denuncia Legambiente, “né la fonte di inquinamento è stata rimossa, né sono iniziati i lavori per le prese di approvvigionamento da fonti sicure per gli acquedotti inquinati”.
“Sin dall’inizio di questa vicenda – prosegue la lettera di Legambiente a Costa – assistiamo in varie occasioni a continui rimpalli di responsabilità e di competenze tra i vari enti locali, regionali e nazionali, soprattutto per ciò che riguarda i fondi per la realizzazione delle nuove prese a servizio dei gestori dei servizi idrici e per l’istituzione di limiti normativi alla presenza di Pfas nelle acque. Appare dirimente un chiarimento sulle competenze e una maggiore collaborazione tra le istituzioni con l’obiettivo comune di arrivare quanto prima alla soluzione del problema”. Per Legambiente è “prioritaria la valutazione della sussistenza della nuova ipotesi introdotta dalla recente legge sugli ecoreati, che prevede, tra l’altro, la responsabilità giuridica delle aziende e l’obbligo di

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