Inquinamento PFAS, Legambiente e Coordinamento Acqua Libera: caso di salute pubblica nazionale
1 ora e 51 minuti fa | 0 commentiL’inquinamento da pfas che sta interessando le tre provincie venete in oggetto è ormai un problema fuori controllo che può avere investito tutto il territorio nazionale attraverso la commercializzazione di alimenti contaminati quali uova e pesci provenienti da allevamenti delle zone contaminate. A dichiararlo è il Dottor Giorgio Cester direttore della Sezione Veterinaria e Sicurezza alimentare della Regione Veneto nel verbale della commissione Tecnica regionale sui pfas del 13 gennaio 2016.
Nella stesso verbale il Dirigente del
Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica della Regione
Veneto Dott.sa Francesca Russo conferma che una parte della popolazione
veneta è stata esposta ed è esposta ai pfas. Ricorda che la dimensione
del problema pfas è molto rilevante e la priorità è la protezione e la
riduzione dell’esposizione anche senza limiti di riferimento.
Questa
è dunque la situazione odierna, una situazione che Legambiente ed il
Coordinamento Acqua Libera dai Pfas avevano già denunciato con l’esposto
presentato nell’ottobre del 2014 alle procure di Vicenza e Verona in
cui si ipotizzava il reato del disastro ambientale e che ha dato
origine alle azioni di verifica e controllo.
Ma
Legambiente ed il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas non si sono
fermati alla denuncia: “chiederemo alla Regione Veneto di avviare
immediatamente uno screening epidemiologico su tutta la popolazione
veneta interessata, uno studio, affidato ad esperti indipendenti, visto
la totale confusione che sembra trasparire a livello di tecnici
Regionali. Inoltre esigiamo venga promossa un’indagine sugli alimenti
adeguata, e che i dati vengano immediatamente resi pubblici al fine di
preservare la salute dei cittadini delle zone interessate e di tutto il
territorio nazionale. Infine chiediamo che le fonti di
approvvigionamento idrico per gli acquedotti pubblici vengano sostituite
con fonti non inquinate e che i Ministeri competenti impongano limiti
legislativi ai pfas presenti in falda, limiti improntati al principio di
precauzione ed equiparati alle norme più restrittive attualmente
vigenti al mondo e, se necessario, che venga dichiarato lo stato di
calamità ambientale per le zone colpite”. “Le nostre richieste dovranno
essere accolte ed avviate rapidamente – concludono Legambiente e
Coordinamento Acqua Libera da Pfas – perché i cittadini vanno informati
ed attivati per porre rimedio ad un problema gravissimo, e la politica
regionale e peggio ancora gli organi competenti nella difesa della
salute, non possono continuare a non comprenderne la gravità”.
Legambiente
e il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas il 16 febbraio scorso hanno
promosso due petizioni con raccolta firme per la sostituzione delle
fonti inquinate e per la determinazione dei limiti ministeriali sulla
presenza dei Pfas nelle acque di falda , le due petizioni sono state
inviate a tutti i Comuni interessati dall’inquinamento affinché anche
tali enti si facessero promotori delle iniziative.
Infine
Legambiente e il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas stigmatizzano il
comportamento di alcuni amministratori locali e provinciali che prima
avevano negato il problema e ora si ergono a paladini del territorio e
dei cittadini inquinati. A questi amministratori ,fulminati sulla via di
Damasco, le associazioni che qui scrivono chiedono di riconoscere al
Dottor Vincenzo Cordiano , che in primis ha lanciato l'allarme sui pfas,
la validità di quanto ha sempre divulgato e sostenuto sul tema, ma
soprattutto ribadiscono con forza la richiesta di essere ascoltati ed
invitati ai tavoli di discussione ufficiali, per l'avvio di soluzioni
concrete che risolvano quello che si annuncia essere un disastro
ambientale di enormi proporzioni, con riflessi pericolosi per le nostre
economie territoriali.
“Chiederemo un incontro
urgente agli Assessori Coletto e Bottaccin - aggiunge Luigi Lazzaro,
presidente di Legambiente Veneto – perché non c'è tempo per giocare a
fare gli struzzi quando né va di mezzo la salute l'ambiente e l'economia
dei cittadini veneti, e fino ad oggi in troppi hanno nascosto la testa
sotto la sabbia”.
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