Acquedotto a secco:
due ipotesi per attivarlo
Sono due le soluzioni proposte
da Acque Veronesi, entrambe accolte con favore dell’amministrazione
comunale di Belfiore, per risolvere la questione dell’acquedotto,
ultimato un anno fa, ma fino ad oggi mai entrato in funzione. Mercoledì
c’è stato un incontro in prefettura, il tavolo convocato dal prefetto
Salvatore Mulas dopo le sollecitazioni del sindaco di Belfiore, Davide
Pagangriso, che si è visto sfilare da sotto il naso due milioni e mezzo
di euro, già stanziati dalla Regione.
Soldi questi, dirottati da Acque Veronesi in estate per far fronte all’emergenza Pfas, l’insieme di inquinanti trovati nell’acqua potabile del Colognese. Al vertice in prefettura sono intervenuti il sindaco Pagangriso, con il vice Piergiorgio Barbieri, il presidente di Acque Veronesi Nico Cordioli con i tecnici della società, il capo di gabinetto Alessandro Tortorella.
«Sono due le ipotesi che abbiamo proposto a sindaco e capo di gabinetto per alimentare le condotte idriche a Belfiore», spiega al termine dell’incontro il presidente Nico Cordioli, «la prima è quella di realizzare un nuovo serbatoio di accumulo dell’acqua a San Bonifacio, per un costo presunto di 350 mila euro. Questa soluzione risolverebbe il problema di Belfiore e al contempo darebbe una risposta alla carenza idrica che si è verificata in estate a San Bonifacio».
«L’altra ipotesi», prosegue Cordioli, «è di realizzare un pozzo ad hoc per Belfiore. Abbiamo già individuato un’area privata dove scavare il pozzo che alimenterà solo la rete idrica del paese. Nelle prossime settimane faremo i sondaggi per verificare la presenza di acqua nel sottosuolo». Verrà creato un pozzo spia per valutare qualità e quantità dell’acqua. «In entrambi i casi si tratta di interventi non previsti tra le opere programmate dal Consiglio di bacino (ex Aato).Entro fine anno sarà convocato il Consiglio di bacino che inserirà una di queste soluzioni con una variante al programma, così poi potremo procedere in un senso o nell’altro», rassicura Cordioli.
«Ringrazio l’amministrazione comunale di Belfiore per la disponibilità e la Prefettura per l’accoglienza e l’interessamento al problema, che urge anche a noi risolvere», conclude il presidente di Acque Veronesi, «È interesse anche nostro quello di far funzionare l’acquedotto di Belfiore. Alla fine non sarà acqua che proviene da Almisano, come previsto in origine, ma da un pozzo apposito in paese».
«I pozzi privati finora hanno sempre assicurato una certa salubrità dell’acqua, ma è bene far funzionare quanto prima la nuova rete idrica per maggiore sicurezza e garanzia», aggiunge il sindaco Pagangriso, «la nostra situazione era meno urgente di quella del Colognese, con i Pfas trovati nel pozzo di Almisano e pertanto i soldi sono stati stralciati a ragion veduta. Tuttavia è bene che venga realizzato un nuovo pozzo che alimenti la nostra rete idrica, non appena il Consiglio di bacino consentirà di intervenire».
Soldi questi, dirottati da Acque Veronesi in estate per far fronte all’emergenza Pfas, l’insieme di inquinanti trovati nell’acqua potabile del Colognese. Al vertice in prefettura sono intervenuti il sindaco Pagangriso, con il vice Piergiorgio Barbieri, il presidente di Acque Veronesi Nico Cordioli con i tecnici della società, il capo di gabinetto Alessandro Tortorella.
«Sono due le ipotesi che abbiamo proposto a sindaco e capo di gabinetto per alimentare le condotte idriche a Belfiore», spiega al termine dell’incontro il presidente Nico Cordioli, «la prima è quella di realizzare un nuovo serbatoio di accumulo dell’acqua a San Bonifacio, per un costo presunto di 350 mila euro. Questa soluzione risolverebbe il problema di Belfiore e al contempo darebbe una risposta alla carenza idrica che si è verificata in estate a San Bonifacio».
«L’altra ipotesi», prosegue Cordioli, «è di realizzare un pozzo ad hoc per Belfiore. Abbiamo già individuato un’area privata dove scavare il pozzo che alimenterà solo la rete idrica del paese. Nelle prossime settimane faremo i sondaggi per verificare la presenza di acqua nel sottosuolo». Verrà creato un pozzo spia per valutare qualità e quantità dell’acqua. «In entrambi i casi si tratta di interventi non previsti tra le opere programmate dal Consiglio di bacino (ex Aato).Entro fine anno sarà convocato il Consiglio di bacino che inserirà una di queste soluzioni con una variante al programma, così poi potremo procedere in un senso o nell’altro», rassicura Cordioli.
«Ringrazio l’amministrazione comunale di Belfiore per la disponibilità e la Prefettura per l’accoglienza e l’interessamento al problema, che urge anche a noi risolvere», conclude il presidente di Acque Veronesi, «È interesse anche nostro quello di far funzionare l’acquedotto di Belfiore. Alla fine non sarà acqua che proviene da Almisano, come previsto in origine, ma da un pozzo apposito in paese».
«I pozzi privati finora hanno sempre assicurato una certa salubrità dell’acqua, ma è bene far funzionare quanto prima la nuova rete idrica per maggiore sicurezza e garanzia», aggiunge il sindaco Pagangriso, «la nostra situazione era meno urgente di quella del Colognese, con i Pfas trovati nel pozzo di Almisano e pertanto i soldi sono stati stralciati a ragion veduta. Tuttavia è bene che venga realizzato un nuovo pozzo che alimenti la nostra rete idrica, non appena il Consiglio di bacino consentirà di intervenire».
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