L'acquedotto
di Bassano e dell'alto padovano in pericolo inquinamento causa
discariche nell grotte di più di 40 annia fa( chissà con quali rifiuti
dentro). GdV di oggi : INQUINAMENTO.Una decina le discariche autorizzate
40 anni fa
I rifiuti nelle grotte
mettono a rischio
l’acqua potabile
L’allarme degli speleologi:«In24 ore le sostanze
possono finire nel sottostante bacino di Oliero»
Gerardo Rigoni
Tra gli anni Sessanta e Settanta
fu autorizzata in Altopiano
una decina di discariche
in altrettante grotte e cavità
carsiche. La pratica fu
completamente abbandonata
solo nel 1982, quando lo
Stato italiano recepì una direttiva
europea in tal senso:
in queste grotte, e nellenumerose
altre sorte abusivamente,
si è accumulata un’enorme
quantità di immondizia,
e non si può escludere la presenza
di sostanze nocive che,
a loro volta, potrebbero finire
nel bacino idrico di Oliero,
dopo 12 chilometri di percorso.
Dal bacino pesca l’acquedotto
che rifornisce il Bassanese
e l’Alta Padovana, gestito
da Etra: se è chiaro che
l’acqua viene continuamente
controllata, esaminata e resa
salubre, la presenza dei rifiuti
si traduce in un rischio ancora
attuale.
Le grotte di Oliero ricevono
circa l’80 percento dell’acqua
dall’Altopiano di Asiago. Il sistema
dei percorsi sotterranei
viene tuttora studiato da
varie Università, tra cui gli
atenei di Padova, Firenze e il
Politecnico di Torino, Qualche
giorno fa gli studiosi hanno
immesso una sostanza colorante,
la fluoresceina, nel
torrente che attraversa Gallio
ed Asiago: è stata rilevata
a Oliero dopo sole 24 ore
dall'emissione, raggiungendo
la massima concentrazione
dopo 16 giorni ed esaurendosi
dopo 50 giorni. A dimostrazione
di quanto sia pericolosa
la dispersione
nell’ambiente di inquinanti.
Sull’Altopiano sono censite
oltre 2.500 tra grotte e cavità
carsiche, di cui 1.500 solo nel
territorio di Asiago. Si suppone
che ne esista almeno il triplo.
Se ne occupano gli speleologi
della Federazione speleologica
veneta, che coordina
i rapporti tra i 28 gruppi
grotte presenti in Veneto. Ne
fa parte anche il gruppo speleologico
Settecomuni, una
trentina di appassionati che
dal 2009 gestiscono il Museo
dell’Acqua in località Kaberlaba.
«Gli acquiferi carsici
rappresentano il40percento
delle fonti di approvvigionamento
idrico – spiega Corrado
Corradin del gruppo
speleologico 7C - La grotta di
Oliero, con i suoi 15 metri cubi
d’acqua al secondo, potrebbe
far fronte al fabbisogno di
buona parte del Veneto».
Tuttavia, come si è detto,
molte grotte sono state utilizzate
come ricettacolo di rifiuti
con autorizzazione dei Comuni.
“Sprunk”, “Brutto buso”.
“Mosca” sono tra le discariche
legali, ma anche numerose
doline nei prati sono stati
ripianate con rifiuti. Poi ci
sono le cavità usate come discariche
abusive.
«Il problema aumenta negli
anni ’60 e ’70 quando si
introducono confezioni di
plastica e polistirolo - riprende
Corradin - Prima il ferro
era recuperato, il legno bruciato,
la carta riutilizzata, il
vetro reso, l’umido usato come
concime». Quando nel
2011 entrarono in vigore le
norme per lo smaltimento di
pneumatici, batterie d’auto e
olii motore esausti, con tanto
di registri, aumentò il rischio
che i materiali venissero abbandonati
nelle grotte.
«Gli studi dimostrano come
l’acqua attraversi l’Altopiano
senza trovare ostacoli
– conclude Corradin - Mentre
il lungo tempo di smaltimento
indica che la diluizione
avviene in grandissime
masse d’acqua. Un problema
che non coinvolge solo la nostra
generazione,male generazioni
future».•
I rifiuti nelle grotte
mettono a rischio
l’acqua potabile
L’allarme degli speleologi:«In24 ore le sostanze
possono finire nel sottostante bacino di Oliero»
Gerardo Rigoni
Tra gli anni Sessanta e Settanta
fu autorizzata in Altopiano
una decina di discariche
in altrettante grotte e cavità
carsiche. La pratica fu
completamente abbandonata
solo nel 1982, quando lo
Stato italiano recepì una direttiva
europea in tal senso:
in queste grotte, e nellenumerose
altre sorte abusivamente,
si è accumulata un’enorme
quantità di immondizia,
e non si può escludere la presenza
di sostanze nocive che,
a loro volta, potrebbero finire
nel bacino idrico di Oliero,
dopo 12 chilometri di percorso.
Dal bacino pesca l’acquedotto
che rifornisce il Bassanese
e l’Alta Padovana, gestito
da Etra: se è chiaro che
l’acqua viene continuamente
controllata, esaminata e resa
salubre, la presenza dei rifiuti
si traduce in un rischio ancora
attuale.
Le grotte di Oliero ricevono
circa l’80 percento dell’acqua
dall’Altopiano di Asiago. Il sistema
dei percorsi sotterranei
viene tuttora studiato da
varie Università, tra cui gli
atenei di Padova, Firenze e il
Politecnico di Torino, Qualche
giorno fa gli studiosi hanno
immesso una sostanza colorante,
la fluoresceina, nel
torrente che attraversa Gallio
ed Asiago: è stata rilevata
a Oliero dopo sole 24 ore
dall'emissione, raggiungendo
la massima concentrazione
dopo 16 giorni ed esaurendosi
dopo 50 giorni. A dimostrazione
di quanto sia pericolosa
la dispersione
nell’ambiente di inquinanti.
Sull’Altopiano sono censite
oltre 2.500 tra grotte e cavità
carsiche, di cui 1.500 solo nel
territorio di Asiago. Si suppone
che ne esista almeno il triplo.
Se ne occupano gli speleologi
della Federazione speleologica
veneta, che coordina
i rapporti tra i 28 gruppi
grotte presenti in Veneto. Ne
fa parte anche il gruppo speleologico
Settecomuni, una
trentina di appassionati che
dal 2009 gestiscono il Museo
dell’Acqua in località Kaberlaba.
«Gli acquiferi carsici
rappresentano il40percento
delle fonti di approvvigionamento
idrico – spiega Corrado
Corradin del gruppo
speleologico 7C - La grotta di
Oliero, con i suoi 15 metri cubi
d’acqua al secondo, potrebbe
far fronte al fabbisogno di
buona parte del Veneto».
Tuttavia, come si è detto,
molte grotte sono state utilizzate
come ricettacolo di rifiuti
con autorizzazione dei Comuni.
“Sprunk”, “Brutto buso”.
“Mosca” sono tra le discariche
legali, ma anche numerose
doline nei prati sono stati
ripianate con rifiuti. Poi ci
sono le cavità usate come discariche
abusive.
«Il problema aumenta negli
anni ’60 e ’70 quando si
introducono confezioni di
plastica e polistirolo - riprende
Corradin - Prima il ferro
era recuperato, il legno bruciato,
la carta riutilizzata, il
vetro reso, l’umido usato come
concime». Quando nel
2011 entrarono in vigore le
norme per lo smaltimento di
pneumatici, batterie d’auto e
olii motore esausti, con tanto
di registri, aumentò il rischio
che i materiali venissero abbandonati
nelle grotte.
«Gli studi dimostrano come
l’acqua attraversi l’Altopiano
senza trovare ostacoli
– conclude Corradin - Mentre
il lungo tempo di smaltimento
indica che la diluizione
avviene in grandissime
masse d’acqua. Un problema
che non coinvolge solo la nostra
generazione,male generazioni
future».•
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