martedì 28 febbraio 2017

Pfas, Greenpeace ricorre a Tar contro Regione Veneto

Pfas, Greenpeace ricorre a Tar contro Regione Veneto

Per difficoltà ad avere accesso a dati su monitoraggi acque


 Greenpeace ha notificato un ricorso amministrativo al Tar del Veneto contro le difficoltà poste dalla Regione Veneto e dalla Aulss 8 all'accesso ai dati sui monitoraggi relativi alla presenza di Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) in acque destinate al consumo umano.

L'associazione si riserva la possibilità di procedere anche a livello penale per omissione di atti d'ufficio.

Il 30 novembre scorso Greenpeace aveva presentato alla Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria dell'Area Sanità e Sociale della Regione Veneto una formale richiesta dei dati relativi alla presenza di Pfas in acque destinate al consumo umano nel territorio regionale e relative al triennio 2013-2016. "A distanza di quasi tre mesi, e dopo una serie di rimpalli di competenze che hanno coinvolto l'Area Sanità e Sociale, Arpav ed Aulss Venete - sostiene l'associazione - ad oggi sono stati forniti solo parte dei dati, violando così la normativa sulla trasparenza della pubblica amministrazione". È noto dal 2013, rileva Greenpeace, "che in una vasta area della Regione Veneto, compresa tra le provincie di Vicenza, Padova e Verona, è presente un massiccio inquinamento da Pfas, tutt'ora in atto, che interessa le acque dei fiumi, le falde acquifere, le acque potabili e la catena alimentare. I Pfas appartengono al più ampio gruppo dei PFC (composti poli- e per-fluorurati), sostanze chimiche di cui l'associazione chiede l'eliminazione con la campagna Detox sin dal 2011". (ANSA).

I pfas a corta catena sono spesso peggiori dei lunghi. Per esempio il PFHxS ha emivita di 8'5 anni, doppia del pfos

Questo lo ha sempre sostenuto anche il dottor Vincenzo Cordiano con lo studio di Madrid che neanche i sindaci hanno mai preso in considerazione
Vincenzo Cordiano con Donata Albiero e altre 2 persone.
I pfas a corta catena sono spesso peggiori dei lunghi. Per esempio il PFHxS ha emivita di 8'5 anni, doppia del pfos

Mattia Masato sul Simposio di Venezia

Ciò che viene dichiarato nel paragrafo 6 non è a mio avviso corretto.
Le analisi fate a Gennaio 2016 presso la CENTRALE DI LONIGO evidenziano PFAS per un totale di nanogrammi 716, 254 nanogrammi di solo PFOA.
Certo, i valori sono entro i limiti ridicoli..
Più dobbiamo aggiungere che i fiumi sono inquinati, (Vedi analisi ARICA e fiume Angno/Guà/Frassine) quindi l'acqua di superficie utilizzata per irrigare i campi per la produzione di alimenti è contaminata.
Più gli animali che si nutrono di alimenti prodotti come detto sopra sono contaminati.
Quindi è necessario considerare che potenzialmente questi ragazzi continuano a bere acqua contaminata e a mangiare cibo contaminato a mio avviso.
Comunità scientifica nazionale e internazionale, riunita oggi a Venezia, su iniziativa della Regione Veneto, per un confronto sull’inquinamento da Pfas...
vicenzareport.it|Di Vicenzareport

Pfas, nei 14enni valori 32 volte superiori la media(dal giornale di Vicenza del 22 febbraio 2017

Pfas, nei 14enni
valori 32 volte
superiori la media

22.02.2017
VENEZIA. I risultati relativi ai primi cinquanta campioni dei prelievi di sangue effettuati tra i quattordicenni della cosiddetta "zona rossa" interessata in Veneto dagli sversamenti della Miteni nelle acque mostrano una mediana quasi uguale a quella riscontrata all’interno del campione monitorato nel 2016 dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss): 64 nanogrammi di sostanze Pfas (perfluoroalchiliche) nel sangue contro 70 (mentre la media nazionale dei non esposti è attorno ai due-tre nanogrammi).

Allo screening ha aderito l’80% dei nati nel 2002 residenti in 21 Comuni. Il dato è stato presentato questa mattina nel corso del primo giorno del workshop dedicato ai Pfas all’ospedale civile di Venezia, in programma fino a domani. «Non voglio tirare delle conclusioni che non mi spettano - ha commentato il direttore generale della sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan - ma personalmente quelli sui quattordicenni sono dati che mi sorprendono perché possono voler dire astrattamente due cose: o i livelli erano attestati, prima dell’introduzione dei filtri, attorno a quota 200 o non è vero che bastano tre o quattro anni per eliminare una sostanza che, evidentemente, può avere un’emivita più lunga».

Il workshop è stato pensato per creare sinergie tra le istituzioni pubbliche (presenti, tra gli altri Iss e Organizzazione Mondiale della Sanità, Oms) mettendo a confronto tutto quello che è possibile conoscere su queste sostanze e cercando eventuali nessi di causalità sulla salute dei cittadini. «Tumori al testicolo e al rene - ha evidenziato Massimo Rugge, del Registro tumori di Padova - non presentano nella zona rossa valori d’allarme diversi dal resto della popolazione veneta o da quella di popolazioni a monte della falda».
«Su 560.000 gravidanze monitorate dal 2003 al 2015 - ha aggiunto Paola Facchin, direttore del Centro regionale malattie rare, che ha effettuato uno studio sulle gravidanze - dalle circa 16.000 dell’area rossa sono emerse alcune evidenze, come l’aumento significativamente più alto di gestosi e soprattutto diabete gravidici nelle future mamme e, nei bambini, un aumento di nati piccoli in proporzione all’età gestionale, con maggior rischi di sopravvivenza ed esiti negativi del parto, anche se questo effetto è sparito dopo il 2013».

Gli scarichi sospesi in due concerie A casa 50 lavoratori?

I Sindacati preoccupati per i posti di lavoro delle due concerie Riviera di Zermeghedo e alla Cumar di Montorso che erano state destinatarie nei giorni scorsi di provvedimenti di sospensione allo scarico dei reflui conciari fino al 19 febbraio da parte di Medio Chiampo
Preoccupazione dei sindacati per la tenuta dell’occupazione alla conceria Riviera di Zermeghedo e alla Cumar di Montorso che erano state destinatarie nei giorni scorsi di provvedimenti di sospensione allo scarico dei reflui conciari fino al 19…
ilgiornaledivicenza.it
 
Ora le concerie hanno ripreso la loro attività modificando la loro produzione e depurazione per inquinare meno  /http://allnews24.org/riaprono-le-concerie-fermate-in-gennaio/

domenica 26 febbraio 2017

IL PUNTO SUI PFAS e altre questioni territoriali

IL PUNTO SUI PFAS e altre questioni territoriali
Il primo numero di un lavoro certosino di rassegna stampa durato mesi da parte di una redazione composta da attivisti genitori e cittadini. Scaricatevi il foglio PDF da stampare, sia in b/n o con pochi colori, in modo economico, cliccando qui >> https://casacibernetica.files.wordpress.com/…/punto_pfas_nu…
Troverete una grande sintesi di notizie fondamentali. Con dati, fatti, protagonisti. Divulgate e fate girare più che potete. La nostra arma migliore è l'informazione libera e diffusa. Stampate fronte/retro il foglio A3 in proprio (5/10/20/30/50 copie) e consegnatelo agli amici o portatelo nei bar, nelle biblioteche, nei ritrovi, presso le edicole. Una prima "versione beta" sta già girando a Montecchio in queste ore.
Vi aspettiamo - più che potete! ripeto - venerdì sera al Teatro Cinema San Pietro.
GREENPEACE rivelerà per la prima volta gli ultimi importantissimi e delicati sviluppi sulla questione PFAS, allo studio in queste ore.
E lo farà in modo indipendente e trasparente, senza aver timore di nessuno.
Saranno presenti le più importanti forze che in Italia e nel Veneto lavorano, lottano, agiscono, per la difesa della salute, dell'ambiente, del territorio.
Più uniremo le forze, prima sconfiggeremo il problema.
//
PS il sottotitolo del Foglio prende spunto da un'opera del poeta Romano Pascutto, sindaco e attivista di San Stino di Livenza (1909-1982). Come si intuisce, il Foglio è declinabile ad altri argomenti, ossia per fare altri focus territoriali.

Esposto Acqua libera dai Pfas determinante per la Commisssione Bicamerale d'inchiesta

Il nostro esposto è stato determinante per la relazione sui Pfas della Commisssione Bicamerale d'inchiesta sulle ecomafie  http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/017/00000016.pdf


Successivamente, in data 5 febbraio 2015, è pervenuto a questa Commissione di inchiesta un
esposto/denuncia per il reato di disastro inno
minato, inviato dal “Coordinamento
acqua libera dai
PFAS” alle procure della Repubblica presso i tribunali di Verona e di Vicenza nei confronti della
Miteni spa di Trissino, con richiesta di sequestro preventivo:
1) degli impianti di scarico dei reflui in
dustriali nella rete fognaria o in corso d’acqua degli
impianti della Miteni spa;
2) dei pozzi artesiani posti a valle dell’impianto Miteni spa, come individuati nella planimetria
allegata
alla rilevazione ARPA Veneto dell’11 luglio 2013;
3) del collettore cosiddetto A.Ri.C.A. (consorzio aziende riunite collettore acque), che gestisce
il collettore che raccoglie i reflui delle società di gestione dei depuratori delle società Acque del
Chiampo, Alto Vicentino Servizi (A.V.S.) e Medio Chiampo, che a loro volta hanno più depuratori.
In particolare, il collettore A.Ri.C.A., che insiste in Cologna Veneta (VR) sul corso d’acqua
Togna-Fratta-Gorzone (doc. 321/3), raccoglie le acque di scarico degli impianti di depurazione
delle acque reflue urbane e industriali nei territori di Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore,
Montebello Vicentino e Lonigo, quindi, le acque collettate vengono scaricate nel fiume Fratta.
Nell’esposto/denunzia per il reato di disastro innominato, inviato dal “Coordinamento
acqua
libera
dai PFAS”, vengono richiamati gli esiti dello studio dell’IRSA (Istituto di
ricerca sulle acque)
- CNR, secondo cui, nel 2013, è stata accertata
la presenza nel bacino dell’Agno
-Fratta-Gorzone di
concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungevano valori di PFOA
(
acido
perfluoroottanoico) superiori a 1000 ng/l, nonché di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) totali,
superiori a 2000 ng/l Pertanto i ricercatori, nelle loro conclusioni, hanno posto in evidenza un
possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono le acque prelevate dalla falda.
Si tratta di un dato, che è stato effettivamente confermato dall’Istituto di
ricerca sulle acque
(IRSA) - CNR, nella relazione acquisita del 25 marzo 2013 (doc. 448/2).
La relazione dell’IRSA
premette: 1) che sono state effettuate 3 campagne di monitoraggio (maggio 2011, ottobre 2012 e
Febbraio 2013) nei corpi idrici superficiali e nei reflui industriali e di depurazione del reticolo
idrografico della provincia di Vicenza, in particolare, del distretto industriale di Valdagno e della
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mercoledì 22 febbraio 2017

Comunicato stampa di Legambiente e Acqua libera dai Pfas per la riunione convocata dalla Miteni a Montecchio Maggiore

Comunicato stampa per la riunione convocata dalla Miteni a Montecchio Maggiore da Legambiente e priorità per la nostra acqua da Legambiente e Acqua libera dai Pfas
PFAS: SINDACI E AMMINISTRATORI ALLA CORTE DELLA MITENI?
LEGAMBIENTE: “LA REGIONE VIENE MENO AL SUO RUOLO DI COORDINAMENTO E LASCIA SPAZIO ALLA PRINCIPALE ACCUSATA DELL’INQUINAMENTO”
Oggi i sindaci dei Comuni coinvolti nell’emergenza PFAS sono stati convocati dalla Miteni per aggiornamenti tecnico scientifici. “Siamo preoccupati: il Consiglio Comunale di Montecchio Maggiore attraverso il suo Presidente ed il referente della commissione consigliare Ambiente e territorio si è prestato a far da gran ciambellano alla MITENI che ha convocato i sindaci dell’area coinvolta, per un incontro a porte chiuse sul problema PFAS” – sono le parole di Piergiorgio Boscagin, responsabile della campagna contro l’inquinamento da PFAS di Legambiente Veneto – “l’azienda che dai documenti delle istituzioni (ARPAV in primis) risulta come la più probabile causa dell’inquinamento si erge a fare formazione per i Sindaci? Ma l’informazione istituzionale ARPAV, ULSS, ISS, Regione Veneto dove sono?”.
Solo l'attenzione di qualche consigliere e la mobilitazione del territorio ha indotto l'Amministrazione Comunale a fare una brusca quanto imbarazzante marcia indietro, ma restano del tutto fuori luogo le modalità con cui la Miteni, coadiuvata dagli industriali vicentini, pensa di poter si porre nei confronti del territorio e dei cittadini. Secondo Legambiente è l’ennesima dimostrazione della latitanza della Regione Veneto che pare più impegnata, attraverso l’assessore Bottacin, ad arrampicarsi sugli specchi per smentire le osservazioni della Commissione Bicamerale d’inchiesta che a risolvere il problema.
Con la delibera a voto unanime del Consiglio Regionale di quasi un anno fa, è stata impegnata la giunta di Luca Zaia ad attuare un coordinamento che arrivasse alla risoluzione del problema rendendo partecipi tutti gli stakeholder, associazioni di cittadini comprese. “Ma ad oggi ben poco è stato fatto, la presa dell’acquedotto non è stata sostituita e dobbiamo continuamente utilizzare dei costosissimi filtri per abbassare i livelli di inquinante per rendere l’acqua potabile, molti agricoltori utilizzano ancora i pozzi privati contaminati per irrigare i campi e dagli scarichi del depuratore vengono immessi ancora grandi quantità di PFAS nel Fratta.”- dice Luigi Lazzaro presidente dell’associazione ambientalista- “Per questo sottolineiamo la necessità di agire in fretta ed abbiamo messo in fila quelle che, secondo noi ed il coordinamento acque libere da PFAS, sono le 10 priorità per tutelare la salute dei Veneti”.

Per informazioni: Piergiorgio Boscaggin 3487236715 Luigi Lazzaro 3338268258
ufficio stampa Legambiente Veneto
0425 27520 || ufficiostampa@ legambienteveneto.it
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Le DIECI PRIORITÀ sulle acque contaminate da PFAS in Veneto
per Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai PFAS
1. Priorità assoluta è la sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico degli acquedotti pubblici (oltre 10mila cittadini delle aree contaminate ad oggi hanno firmato la petizione) e totale eliminazione di nuovi apporti di queste sostanze dalle acque, rendendo immediatamente cogenti valori limite via via sempre più stringenti nelle acque di scarico, di falda e superficiali.
2. La Pubblicazione di dati precisi sulla contaminazione delle matrici alimentari: nonostante un primo studio posto in essere dalla Regione Veneto che dimostrava una contaminazione in almeno il dieci per cento degli alimenti campionati in tutto il territorio esposto alla contaminazione da PFAS, nessuna indicazione è arrivata dagli enti preposti sulle eventuali precauzioni da seguire nel caso degli elementi risultati contaminati.
3. Pubblicazione di precise indicazioni preventivo-sanitarie per le persone a cui vengono trovate nel sangue concentrazioni di PFAS superiori rispetto alle persone testate nelle zone dette di controllo, così come il Biomonitoraggio mostra nei territori più esposti (Brendola, Sarego e Lonigo) e per le fasce più esposte della popolazione: anziani, malati, donne incinta e bambini. Nonostante la pluriennale esposizione all’ inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche che tali categorie hanno dovuto subire.
4. Visto il notevole esborso economico da parte dello Stato (e quindi dei cittadini) per la serie di iniziative volte al monitoraggio e allo screening sulla popolazione esposta annunciati dalla Regione Veneto, Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai PFAS ritengono sia più appropriato e molto meno dispendioso l'avviamento di una prima indagine conoscitiva con i dati che sono già in possesso delle varie ULSS coinvolte (SDO, Schede di Dimissione Ospedaliere, certificati ISTAT di morte, dati dei registri tumori, del registro malformazioni congenite e di quello degli aborti ricorrenti, esenzioni ticket) per poi effettuare un’indagine più approfondita sulle popolazioni che risultino con tassi di incidenza di malattie legate all’esposizione ai PFAS, e non solo, significativamente elevati, prendendo spunto dallo studio ISDE-ENEA riportato anche nella relazione della Commissione.
5. Indirizzare le risorse così risparmiate alla sostituzione delle fonti di approvvigionamento contaminate, non solo per l’uso potabile ma anche per l'uso irriguo! Riteniamo infatti avere poco senso controllare lo stato di salute delle popolazione esposte e allo stesso tempo lasciare che continuino ad alimentarsi con cibi contaminati.
6. Il finanziamento immediato di progetti di completa bonifica per la falda contaminata (ricordiamo: la più estesa d’Italia), in particolare per il bacino del Fratta Gorzone, e l'abbandono della pratica illegale tuttora in atto della diluizione ,con parte delle acque del canale irriguo Leb ,dei reflui industriali del collettore A.Ri.C.A.
7. L'attuazione di indagini per valutare eventuali altre zone esposte al problema, a livello regionale e nazionale.
8. Il potenziamento tutti gli organi statali e regionali preposti al controllo e alla prevenzione sul territorio ed il censimento completo di tutti i siti con potenziale criticità presenti
9. Giungere alla completa cessazione del rilascio di queste sostanze nelle acque di falda da parte dell’azienda Miteni Spa di Trissino (ritenuta da ARPA Veneto la principale fonte di inquinamento) e che la stessa società ponga in essere la bonifica completa del sito che risulta ancora oggi pesantemente contaminato e fonte di rilascio di queste sostanze nell’ambiente.
10. La messa al bando di queste sostanze (PFASs) e sostituzione con altri prodotti che non presentino rischi e conseguenze per l’ambiente e la salute, come ribadito anche da diversi scienziati nell’appello firmato a Madrid nel 2015 (The Madrid Statement PFASs)”.

Il Blog di Cristina Guarda PFAS - LE CONTRADDIZIONI DI ZAIA SULLA MITENI

Cristina GuardaIl Blog di Cristina Guarda

PFAS - LE CONTRADDIZIONI DI ZAIA SULLA MITENI

“Nel mare delle contraddizioni di Zaia, la fonte dell’inquinamento PFAS si sposta oppure no?”

Non è così, in modo pasticciato, che si può gestire un’emergenza grave come quella dei Pfas. In merito al futuro dello stabilimento Miteni di Trissino, ci sono infatti gravissime contraddizioni tra ciò che dichiara Zaia e ciò che altri atti stabiliscono, a partire dalle modifiche al Piano di Tutela delle Acque, approvate dalla sua stessa Giunta e in discussione domani in commissione.

Meno di un mese fa Zaia dichiarava infatti che non c’è alcuna intenzione di chiudere o spostare la Miteni, ritenuta la principale responsabile della contaminazione. A fine gennaio invece la Giunta regionale ha approvato una modifica all’articolato delle Norme Tecniche del Piano di Tutela delle Acque, dove si dice che in caso di siti potenzialmente contaminati o contaminati che generino con continuità accertate situazioni di criticità per le acque potabili, ogni fonte di criticità debba ‘essere rimossa, o delocalizzata in aree meno critiche, nel più breve tempo possibile’. Una contraddizione non da poco: gli atti smentiscono Zaia. Cosa fa davvero testo? Gli atti o le dichiarazioni ai giornali?

Ricordo ancora che nelle conclusioni della relazione della Commissione PFAS del 21 ottobre 2016, presieduta dallo stesso Direttore generale dell’Area Sanità e Sociale, Domenico Mantoan, si chiede “...la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione ivi comprese le opportune variazioni degli strumenti pianificatori di competenza”.
A confondere ulteriormente le acque è arrivata l’autorizzazione della Commissione tecnica regionale Ambiente al nuovo impianto di cogenerazione richiesto dalla azienda Miteni, dalla potenza di ben due megawatt e alimentato a metano: peccato che l’Ulss 8 abbia invece espresso parere contrario, ritenendo la richiesta in contrasto con le indicazioni del direttore generale dell’Area Sanità e Sociale. Eppure è Arpav, l'ente strumentale della Regione, che nel 2013 ha individuato nella Miteni la responsabile principale della contaminazione.

Messi in fila, questi fatti dimostrano che chi governa la Regione stia navigando a vista. Di fronte abbiamo un presidente della Regione che dà l’impressione di voler tutelare prima di tutto se stesso facendo sprofondare questa gravissima vicenda nel caos di indicazioni ed atti contraddittori. E intanto sull’emergenza Pfas sono solo i cittadini a pagare nelle bollette dell'acqua i filtri per la potabilizzazione, unica misura attuata per la tutela preventiva della nostra salute.
(Comunicato stampa del 15-02-2017)

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Un esperto sui pfas salta fuori a Montecchio Maggiore

Sul gdv del 16 febbraio  i sindaci perplessi su questo studio pagato dalla Miteni sui Pfas! Ma non sono nominati tutti  i sindaci presenti. Complimenti invece all'amministrazione di Lonigo per l'intervento

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23 MILIONI DI EURO IN VENETO PER LA BONIFICA DEL FRATTA GORZONE

Il 15 febbraio come annunciato,  con la firma a Venezia dell’accordo di programma quadro si sono sbloccati i 23 milioni , da parte del governo, che serviranno per bonificare il fiume Fratta Gorzone, dove scarica il collettore Arica che come ormai sapete riceve gli scarichi dei depuratori di 5 Comuni e fra questi Trissino con i Pfas e Arzignano con la concia.
Questo fiume è uno dei più inquinati d'Italia proprio a causa di questi scarichi.Parte dei soldi serviranno anche per il trattamento dei fanghi conciari. L’accordo consente inoltre di programmare gli 80 milioni di euro sui pfas attraverso uno specifico accordo integrativo al patto siglato oggi.

Pfas, incontro a Mestre sugli interventi ad Almisano fonti inquinate dai pfas

Pfas, incontro a Mestre sugli interventi ad Almisano

Arzignano – Si parlerà di inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche, più brevemente note come Pfas, in un importante tavolo tecnico in programma domani mattina, nella sala rossa del Palazzo ex Gazzettino, in via Torino a Mestre. Focus di questo incontro sarà la condivisione del piano definitivo degli interventi per la sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico compromesse della frazione di Almisano, nel territorio comunale di Lonigo.
All’appuntamento parteciperanno i direttori dei consigli di bacino Valle del Chiampo, Bacchiglione e Veronese, i rappresentanti degli enti gestori Acque del Chiampo, Medio Chiampo, Centro servizi, Centro veneto servizi, Acque vicentine, Avs, Acque veronesi e i direttori dell’area tutela e sviluppo del territorio della Regione Veneto e del Servizio idrico integrato e tutela delle acque della Regione Veneto, Alessandro Benassi e Fabio Strazzabosco.
“Il piano – precisa una nota del Consiglio di bacino Valle del Chiampo – dovrà tenere conto delle priorità in termini di portata, di tempi di realizzazione e di costo con l’obiettivo prioritario di una riduzione costante del numero della popolazione esposta alle sostanze perfluoro alchiliche. I progetti allo studio prevedono l’approvvigionamento idrico attraverso varie fonti: dalla valle dell’Agno, da Verona, dalle sorgenti del Brenta e dall’impianto di potabilizzazione del fiume Adige”.
“Le scelte – ha sottolineato il presidente del Consiglio di bacino, Giorgio Gentilin – dovranno tenere conto della quantità e della qualità, del costo di realizzazione e di gestione e dei tempi di realizzazione. Una volta condiviso il sistema, sarà oggetto di inserimento nell’accordo novativo dell’accordo di programma per i disinquinamento del bacino del Fratta-Gorzone che dovrebbe essere sottoscritto il prossimo 15 febbraio a Venezia”.
L’incontro di domani è il secondo passo dopo l’annuncio in Comune ad Arzignano, nel dicembre 2016, della nascita di una task force unica dei tre bacini interessati (Valle del Chiampo, Bacchiglione e Veronese), con l’obiettivo di unire gli sforzi per coordinare i lavori finanziati con gli 80 milioni stanziati dal Governo lo scorso anno, parte di un finanziamento previsto molto più cospicuo.

lunedì 20 febbraio 2017

16 febbraio alle ore 12:13 DESERTO ISTITUZIONALE E MASSICCE DOSI DI ASSENZIO

DESERTO ISTITUZIONALE E MASSICCE DOSI DI ASSENZIO
Sapete che cos'è l'assenzio, sostanza molto usata nei secoli scorsi, dai bohemien.
Incolore, indolore, come il collirio.
Un breve resoconto di ieri sera e una considerazione finale, con foto allegate (di Pietro Gervasio).
1. C'erano più giornalisti che amministratori. Su circa 200 invitati, tra sindaci, consiglieri, industriali, sono stati contati da noi 7 amministratori (dalla stampa 11, forse con i portaborse), 1 ricercatore maître à penser per la sua "Lectio Magistralis" (così definita da Invito Ufficiale MITENI), 1 AD + qualche tecnico e un paio di apriporte. Fuori un centinaio di manifestanti, che hanno dato vita a un sit-in stile anni 70, quando l'impegno civile era pasto quotidiano per le cittadinanze, ora tutte molto più ammorbidite e "appagate". Forze dell'ordine: 2 carabinieri, 3 agenti della Digos, 4-5 agenti della Polizia Locale.
2. Tutto si è svolto in modo assolutamente pacifico, fatto eccezione per 2 episodi marginali frutto di idiozie e incapacità - reciproche - di dire la propria senza alzare le mani e la voce. Dirò al punto successivo qualcosa. Fatto invece non marginale, che come sempre la stampa o dimentica o sotterra o non è presente al momento giusto, il Dirigente Nardone, prima delle 19, come documentano le foto, preso atto che la sala era praticamente deserta, incalzato da un nostro sonoro applauso quando lo si è visto sbirciare dalla porta per osservare la nostra civile manifestazione, è uscito. Ha allargato le braccia, in atteggiamento di difesa, sconsolato, e ha detto, a gran voce, queste parole: «per colpa di TERRORISTI come voi alla nostra riunione non viene nessuno». Più che noi, la Digos e i Carabinieri, hanno guardato Nardone... con aria stranita... sospesi... dicendo, senza proferire parola, con evocative espressioni facciali: «questo è scemo». Di fronte infatti stazionavano sorridenti mamme, papà, genitori, giovani, attivisti, tutti in rigorosa tenuta "cittadina". Anti-sommossa. Sottolineo un'evidenza sociologica, di alto rigore scientifico dopo anni di militanza: l'usanza di chiamare "terroristi" attivisti con forti argomenti civili sulle questioni di merito è usanza di persone cialtrone e arroganti in fatto degli stessi argomenti di merito. A Vicenza siamo campioni nazionali su questo fronte. Bulgarini docet. Anche Gianluca Peripoli ci ha chiamato così all'assemblea PFAS di Brendola. Detto questo, non ci scomponiamo e neppure perdiamo tempo. Punto. A capo.
3. Tutti sono rimasti colpiti - qualcuno anche fisicamente, a tatto e a parole - dall'arrivo irruente, debordante, di Maurizio Scalabrin. Bisogna riconoscergli una certa audacia e coraggio. Si è gettato nella mischia dei manifestanti, come fossero i suoi fan. Cercando e provocando lo scontro, a parole; ma anche proiettando in avanti la sua piuttosto considerevole mole... Proiezione che per poco non si tramuta in scontro fisico. Perché il primo a lanciare parole di querela per chi osava dire che Scalabrin fosse l'organizzatore dell'incontro, è stato Scalabrin stesso. Attenzione. Solo 2 persone, una prima e una dopo, sconosciute ai più, hanno fatto la sceneggiata con il Presidente della Commissione Ambiente Territorio. La seconda addirittura inventandosi un offesa fisica che nessuno ha visto. Non mi soffermo sui dettagli, perché non vale la pena. Riporto solo una nota, quasi notturna, apparsa sul Gruppo Genitori Attivisti PFAS, in prossimità della mezzanotte. Qualcuno ha scritto: «avete visto Scalabrin... incredibile... ma è sempre così? ... pazzesco... fuori di testa... sembrava posseduto da Sgarbi». Caspita. Posseduto da Sgarbi! Il mostro della critica! Geniale metonimia.
4. Caro Maurizio, chiudo con un punto in forma di lettera. Perché tutto questo tuo ardore critico non lo riversi o non l'hai riversato contro Nardone nella passata Commissione Ambiente Territorio? Di Sgarbi - metonimia non mia, ahimé - in quell'occasione non avevi neppure l'ombra. Certo, ieri sera era prevedibile la tua presenza. Dovevi riscattare - "probabilmente" - un brutto tiro fatto dal Presidente del Consiglio Comunale alle tue spalle, Claudio Meggiolaro. E poi da tutta la Maggioranza che ha disertato la Conferenza dopo averla fatta firmare dal suo massimo rappresentante, citando il tuo nome testualmente come "organizzatore", in veste di Presidente della Commissione. Non di Pinco Pallino. Vedi, i cittadini, di questi giochi, non sanno che farsene. Vorrebbero solo che l'ardore e l'intelligenza critica si riversasse sulle cause giuste e al momento giusto. Non contro di loro come è successo ieri sera. In fin dei conti, dei vostri conti, ieri sera siamo rimasti sbigottiti. Sia per la tua irruenza fuori luogo, di fronte a cittadini impauriti, non di te, ma dei PFAS. Sia perché a parte la presenza tua e del tuo segugio, in prima linea, non c'era nessun altro rappresentante del Comune di Montecchio. Fatta eccezione per Sonia Perenzoni del M5S, prima e unica forza a muoversi contro i PFAS ancora nel 2014, quando tutti la screditavano e la oltraggiavano. Qui non si tratta di fare il gioco delle parti. Ma di dare merito a chi si impegna. A prescindere dal colore. Sonia qui lo merita. Perché l'acqua non ha colore. Se non quello invisibile dei PFAS. L'acqua - anzi, meglio - il cibo, contaminato, viene ingerito sia da Sonia Perenzoni, sia da Milena Cecchetto, sia da Maurizio Scalabrin, sia da Gianluca Peripoli. Sia, e soprattutto, dai nostri figli. Da tutti. Nessuno escluso. L'unico che non beve quest'acqua è Nardone. NARDONE. Per questo l'ardore critico va tutto e sempre riversato contro di lui. Non contro di noi.
CONSIDERAZIONE FINALE
Ieri sera purtroppo trova conferma la mia ipotesi liquido-alimentare. Gli amministratori che convocano e poi non si vedono, i politici del territorio che non sono "presenti" mai al momento giusto, né con gli argomenti, né con il corpo, Milena Cecchetto, Claudio Meggiolaro, Gianluca Peripoli e chi più ne ha più ne metta, tra cui l'Assessore all'Ambiente Gianfranco Trapula, non si cibano con la stessa nostra acqua. Putrida. Anche se per via di acquedotto e aggiustamenti normativi e filtri vari, ci dicono buona. Mentre si deposita, senza riserve, ripeto, negli alimenti a km0. Non si cibano di acqua. Bensì di massicce dosi di ASSENZIO.
ASSENZIO.
La bevanda divenuta simbolo degli "assenti".
Per banale trasferimento semantico. In fatto di PFAS, più che mai pertinente.
Ieri sera abbiamo avuto la prova inconfutabile.
COLLIRIO negli occhi e ASSENZIO nelle vene.
Fate voi. Dove andremo a finire.

martedì 14 febbraio 2017

QUANDO I CITTADINI SI MUOVONO IN MASSA, QUALCOSA ACCADE

QUANDO I CITTADINI SI MUOVONO IN MASSA, QUALCOSA ACCADE
*Annullamento dell'incontro in SALA CIVICA*
**Tentativo di spostarlo presso Confindustria**
Primo risultato di quanto scritto sopra: il Sindaco di Montecchio, o chi per lui, ha deciso di annullare l'incontro a porte chiuse previsto per domani in SALA CIVICA, ore 18.30, voluto da Nardone e il suo fantomatico comitato scientifico costituiito da un solo medico, noto alle cronache per essere stato Consulente ILVA.
Secondo risultato da ottenere: chiediamo a tutti i Sindaci e Consiglieri degli altri Comuni, malauguratamente invitati dal Presidente del Consiglio Comunale di Montecchio e dal Presidente della Commissione Ambiente Territorio, DI BOICOTTARE l'incontro - ora spostato secondo indiscrezioni presso la sede della Confindustria di Montecchio in Via Ghiotto 6, ore 19 - fatto "a misura MITENI" per propagandare la propria tesi innocentista. Perché?
1. I Comuni stessi della Valle hanno fatto ricorso contro la MITENI;
2. L'argomento difensivo principe di Nardone è che siano stati i conciari e gli altri industriali a produrre l'inquinamento da PFAS: dirglielo nella loro Sede produrrà uno scontro che non porterà niente di buono alla civiltà dei nostri luoghi, forse solo a una zuffa senza precedenti, nel mentre noi continuiamo a bere sporca;
3. Ci saremo noi cittadini in massa a presidiare l'entrata della Confindustria di Montecchio per ricordare a tutti che siamo stanchi di essere presi in giro con queste riunioni a porte chiuse avvallate addirittura da chi ci dovrebbe garantire. Porteremo macchine fotografiche, microfoni, registratori e quant'altro serva per documentare persone e argomenti che entreranno e usciranno dalla Sede della Confindustria, se tale riunione si farà. E poi spargeremo tutto, come un virus, nella rete. Nei social.
Vi aspettiamo alle ore 18.30 presso il Piazzale dell'Albergo San Vitale, adiacente alla Sede della Confindustria (Palazzo Rosso, Arch. Cibic, Dalla Verde SPA), di fronte alla Stazione omonima.
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Pfas e inquinamento- Come proteggere i colognesi?


Risposta a nota Miteni dalla Commissione d'inchiesta sulle ecomafie



I Chiarimenti della Commissione presieduta dall'onorevole Alessandro Bratti sulla critica che la Miteni ha fatto alla relazione sui pfas della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle ecomafie

Pfas, Miteni ricorre contro Regione Veneto | Vvox

Pfas: riepiloghiamo: L' amministrazione pubblica di Montecchio Maggiore a guida Lega Nord/ Forza Italia, nascondendosi furbescamente dietro alll'ingenuo presidente della commissione ambiente territorio ( minoranza in consiglio comunale e iscritto al Pd) , farà nei prossimi giorni da cassa di risonanza delle tesi innocentiste della Miteni ( società indicata ormai da tutti gli organi istituzionali come maggior fonte di iinquinamento da Pfas). Contemporaneamente, la Miteni fà causa alla Regione Veneto amministrata dal Lega Nord/ Forza Italia e con un partito democratico all'opposizione schieratissimo contro la società che ha prodotto l'inquinamento da Pfas, ossia Miteni. Domanda: ma questi dirigenti politici e amministratori pubblici si parlano tra di loro prima di combinare questo corto circuito istituzionale che và a discapito dei cittadini/e che li votano e che sono giustamente preoccupati della loro salute?:
L'azienda di Trissino chiede di annullare la nota del direttore della sanità Mantoan, che invitava a spostare la sede produttiva
vvox.it

PFAS. Arriva Greenpeace. Montecchio 24 feb

PFAS. Arriva Greenpeace. Montecchio 24 feb >> https://www.facebook.com/events/1861121017433847/
Alberto Peruffo a PFAS. Arriva Greenpeace. Montecchio 24 feb

domenica 12 febbraio 2017

Pfas Veneto: replica del Presidente Commissione rifiuti Bratti ad assessore Bottacin


Con riferimento a quanto dichiarato nei giorni scorsi dall’assessore della regione Veneto Bottacin – che ha posto alcuni rilievi alla relazione sui Pfas recentemente approvata – il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti 
“L’assessore Bottacin fa una inutile polemica con la Commissione d’inchiesta – ha spiegato l’onorevole Bratti -.
L'azienda Miteni, secondo la stessa ARPA Veneto, costituisce in assoluto la causa principale dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee e ha determinato una situazione di pericolo, per la salute umana e animale, dell’intero sistema idrico delle province di Vicenza, Padova e Verona. Come è noto, la situazione di grave pericolo è stata messa in evidenza dallo stesso direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della regione Veneto, dott. Domenico Mantoan, che, con la lettera del 17 novembre 2016 inviata agli assessori regionali e al presidente della provincia di Vicenza, invitava ad adottare tempestivamente tutti i provvedimenti urgenti volti alla rimozione della fonte di contaminazione, a tutela della salute della popolazione”, ha proseguito il presidente della commissione.

“La produzione dei prodotti perfluoroalchilici (a catena lunga fino al 2011 e a catena corta successivamente) da parte della Miteni sta costringendo i Comuni interessati a intervenire sull’acquedotto pubblico con la predisposizione di filtri a carboni attivi, mentre i privati stanno provvedendo alla bisogna, e sta creando una situazione di stress in tutta la popolazione coinvolta, costretta a sottoporsi a indagini epidemiologiche allo scopo di verificare il proprio stato di salute nel tempo”, ha sottolieneato Bratti.

“Forse, piuttosto che creare una commissione regionale di inchiesta, che non potrebbe portare a conclusioni diverse da quelle assunte dalla Commissione parlamentare di inchiesta, con la differenza che non ha gli stessi poteri , sarebbe il caso di concentrarsi su un piano d’intervento serio ed efficace per evitare che la Miteni continui a inquinare il territorio della regione Veneto. E’ questo il vero problema, non le indagini svolte a 360 gradi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, che hanno avuto il merito di raccogliere e sistematizzare le informazioni scientifiche disponibili, fornendo un contributo prezioso per la comprensione del fenomeno e la programmazione delle possibili soluzioni”.

“Per quanto riguarda l’intervento della Regione Veneto – ha aggiunto l’onorevole Bratti - già all’atto del rilascio dell’AIA alla Miteni avrebbe potuto fissare i limiti agli scarichi della società Miteni di Trissino, ritenuta dall’ARPA responsabile dell’inquinamento. La tesi dell’assessore Bottacin – che sostiene l’impossibilità di dare limiti di carattere generale individuabili solo da un decreto ministeriale - è frutto di una interpretazione formalistica dell’artico 101 del decreto legislativo n. 152/2006, contraddetta non solo da altre regioni, ma anche dagli atti della stessa regione Veneto che, in materia di fanghi in agricoltura, ha prodotto normative regionali introducendo limiti, non presenti nella normativa statale”.

"Non c'è dubbio che il problema della presenza in elevate concentrazioni di Pfas non sia solo riscontrabile in Veneto. Ma è in questa Regione che Arpav ha individuato nell'azienda Miteni la principale responsabile dell'inquinamento esteso nelle falde idropotabili. Ed è per queste ragioni che la Commissione all'unanimità ha deciso di occuparsene. Nessuna quindi strumentalizzazione politica nei confronti del Veneto, Regione che presenta molte eccellenze nel ciclo dei rifiuti ma anche problemi seri di inquinamento e di legalità ambientale”, ha concluso il presidente della Commissione.

venerdì 10 febbraio 2017

Il comunicato di Legambiente Nazionale dopo la relazione della Commissione Bicamerale d'inchiesta sulle ecomafie

Il comunicato di Legambiente Nazionale dopo la relazione della Commissione Bicamerale d'inchiesta sulle ecomafie sulle Acque contaminate da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto
#bastaPFAS - comunicato stampa nazionale - 10 febbraio 2017
Roma, 10 febbraio 2017 Comunicato stampa
Acque contaminate da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto
La Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti conferma rischi ambientali e sanitari
Legambiente: “Agire subito bonificando falda e siti contaminati e mettendo al bando i PFAS”
Quattro anni dopo la scoperta dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche delle acque potabili nelle province di Vicenza, Verona e Padova, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha approvato una relazione dettagliata, ribadendo la gravità della situazione, che permane ancora oggi, e la necessità di applicare interventi risolutivi per la tutela della salute dei cittadini coinvolti, e paventando l’applicazione della nuova norma sugli ecoreati per punire i responsabili dell’inquinamento.
La relazione è il frutto di diversi mesi di studio e approfondimenti da parte della Commissione e di numerose audizioni, tra cui quella di Legambiente che lo scorso 22 giugno è stata ascoltata dai parlamentari sulla gestione dell’emergenza PFAS da parte della Regione e degli altri enti regionali e nazionali competenti.
Dal marzo 2013 - data della pubblicazione da parte del CNR dello studio sull’inquinamento del bacino dell’Agno Fratta Gorzone con concentrazioni di PFAS spesso superiori a 1000ng/litro, con preoccupante contaminazione delle acque potabili campionate da punti di erogazione pubblica e privata - tutti i controlli hanno confermato la gravità della situazione sia dal punto di vista ambientale che sanitario.
La dettagliata relazione della Commissione ribadisce l’urgenza di applicare interventi efficaci e risolutivi in Veneto, sia sul fronte della tutela sanitaria che ambientale. In particolare, si evidenzia come il problema ad oggi sia tutt’altro che risolto chiedendo un maggiore impegno da parte delle amministrazioni regionali e nazionali coinvolte, a partire dalla Regione e dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Ad oggi tali sostanze continuano ad essere sversate nell’ambiente: il collettore Arica, nel fiume Fratta, che riceve gli scarichi di diversi depuratori consortili con i reflui industriali, secondo le stime dei tecnici riversa infatti nel fiume, circa 200 kg/anno di queste sostanze.
La relazione della Commissione afferma anche che “va rilevato che anche il monitoraggio dei corsi d’acqua dei bacini idrografici del Veneto conferma che la fonte dell’inquinamento parte dall’area occupata dalla società Miteni e che il barrieramento in atto dentro e fuori lo stabilimento industriale è tuttora insufficiente a bloccare la diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche nei bacini idrografici direttamente collegati alla fonte della contaminazione”, e per questo la Commissione propone di applicare la recente legge sugli ecoreati (68/2015), per i reati di inquinamento ambientale e omessa bonifica nei confronti della Miteni stessa.
“A partire da questi presupposti – ha dichiarato il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro - chiediamo a tutti gli organi regionali e statali di applicare da subito la nuova legge sugli Ecoreati nei confronti dei responsabili di questa contaminazione e di avviare un’azione più efficace sul fronte della tutela ambientale e sanitaria, che vada oltre l’applicazione di filtri a carboni attivi da parte dei gestori degli acquedotti pubblici”.
“Occorre intervenire su tutti gli aspetti connessi con questa contaminazione – ha aggiunto il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti -, dall’acqua potabile, con nuovi allacci per gli acquedotti, al suo utilizzo a fini irrigui; dai controlli sui prodotti di allevamento e agricoli fino alla totale rimozione dei PFAS dagli scarichi industriali e alla bonifica dei siti contaminati. Queste sostanze devono essere messe al bando e sostituite con altri prodotti che non presentino rischi e conseguenze per l’ambiente e la salute, come ribadito anche da diversi scienziati nell’appello firmato a Madrid nel 2015 (The Madrid Statement PFASs)”.
Per conoscere e approfondire la campagna di Legambiente Veneto contro l’inquinamento da PFAS: http://www.legambienteveneto. it/basta-pfas-2/
per info
Piergiorgio Boscagin: 348.7236715
Luigi Lazzaro 333.8268258
L’Ufficio stampa: 06.86268376 – 99 – 53
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Milena Dominici
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