Gli studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono scientificamente attendibili
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Gli
studi della Regione Veneto sulla popolazione esposta ai PFAS non sono
scientificamente attendibili
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Il comitato direttivo ISDE Veneto ha esaminato la documentazione
presentata durante la conferenza stampa del 22.7.2016 in cui sono stati esposti
i risultati degli studi condotti dal Sistema Epidemiologico Regionale (SER) e
dal Registro Tumori del Veneto (RTV)per valutare lo stato di salute della popolazione espostaalla contaminazione da PFAS.Nelcomunicato stampa N° 1006 del
22/07/2016 della Regione Veneto si legge che: “ Sul piano oncologico ed epidemiologico, l’inquinamento da sostanze
perfluoro alchiliche (PFAS) emerso nel 2013 in una vasta area del Veneto, ma in
atto presumibilmente da almeno 20 anni, non ha portato al momento a rilevare un
peggioramento del trend di salute dei cittadini nei territori maggiormente
esposti.” Del tutto analoga la valutazione dei risultati dello studio
presentato dal Registro Tumori il 28 ottobre, riguardante la popolazione dei 21
comuni definiti come esposti a PFAS :“In
conclusione, tutte le diverse tipologie di analisi effettuate non documentano
una maggiore incidenza di tumori maligni nelle popolazioni considerate,
rispetto ai valori medi regionali”( Comunicato nr. 1479-2016).
Non
condividiamo le conclusioni del SER e del RTV per i seguenti motivi: (chi è interessato può scaricare il pdf
È allarme inquinamento allo scarico del
tubo collettore. Ieri, nel primo pomeriggio, le guardie provinciali si
sono recate in località Sule, a Cologna, per controllare aspetto, odore,
colorazione e condizioni del fiume Fratta, nel punto in cui il
collettore del Consorzio Arica immette i reflui dei cinque depuratori
dell’Ovest vicentino (Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore,
Montebello Vicentino e Lonigo). «Abbiamo ricevuto una telefonata dal
presidente della Provincia Antonio Pastorello che ci segnalava la
preoccupante situazione del corso d’acqua, che presenta una colorazione
color catrame», riferisce la comandante della Polizia provinciale Anna
Maggio. Due agenti si sono quindi precipitati nel Colognese per
effettuare un sopralluogo. «Ho chiesto loro di fare un campionamento
delle acque reflue per capire quali siano le sostanze contenute e la
loro eventuale tossicità», afferma Pastorello. «Così non si può più
andare avanti, siamo davvero stanchi». «Stileremo una relazione e la
invieremo al presidente», avverte Maggio, «per quanto riguarda le
analisi chimiche, invece, è compito dell’Arpav rendere noto quali siano
gli elementi presenti nel corso d’acqua. Finora ci hanno riferito di non
aver mai trovato valori fuori dalla norma».
Lo scarico
del tubo collettore, è giusto precisarlo, è autorizzato dalla Regione e
controllato periodicamente dall’Arpav. Ma queste garanzie sembrano non
bastare più a Pastorello. Prenderò due bottigliette di acqua del Fratta e
le invierò per Natale al governatore del Veneto Luca Zaia e al ministro
dell’Ambiente Gian Luca Galletti», sbotta il presidente della
Provincia. «Ci dicono che la qualità della vita nella provincia
scaligera si è abbassata, che siamo all’80° posto per l’ecologia. Tutto
questo grazie ai Pfas e ai rifiuti della concia, prodotti altrove e
scaricati qui da noi», osserva. «Verona non è e non deve diventare una
seconda Terra dei fuochi».
Nel
pomeriggio, Pastorello ha invitato a recarsi allo scarico anche i
colleghi sindaci dell’Unione, i cui territori sono interessati
dall’inquinamento del Fratta: Manuel Scalzotto di Cologna, Alessia
Segantini di Zimella e Stefano Marzotto di Pressana. «È giusto che la
gente sappia che cosa c’è in quell’acqua nerastra, ne va della nostra
salute», dichiara Segantini. «Siamo stufi di essere la pattumiera del
Vicentino e a questo punto non ci fidiamo più di nessuno. Bisogna
correre ai ripari al più presto», sbotta Marzotto. P.B.
Prevenzione
e abbattimento degli inquinanti, monitoraggio e prevenzione della
diffusione nell’ambiente di pfas, interventi per l’abbattimento delle
sostanze perfluoro alchiliche, sostituzione della fonte di
approvvigionamento di Almisano al fine di garantire l’utilizzo potabile
dell’acqua in falda connettendo tutte le reti acquedotto, ad oggi
separate l’una dall’altra. Sono queste le linee guida stilate
nell’accordo sottoscritto tra i tre Consigli di Bacino – Bacchiglione,
Valle del Chiampo e Bacino Veronese – che regolano il servizio idrico
integrato nelle aree interessate da inquinamento di pfas, per trovare
una soluzione definitiva al problema emerso nel 2013, e fin da allora
contenuto.
Da oggi quindi i tre consigli di bacino lavorano in squadra: nasce infatti il tavolo tecnico per la condivisione della
pianificazione delle attività di sostituzione delle fonti di acqua
potabile inquinate dai Pfas, sostanze perfluoro alchiliche. Un
protocollo di intesa, un “accordo di programma Pfas” per la
pianificazione congiunta delle opere di adeguamento delle reti e degli
impianti di acquedotto, al fine di porre in essere tutte le misure
necessarie a tutela della qualità della risorsa idrica distribuita.
Oggi è stato annunciato un primo elenco condiviso di interventi sugli
acquedotti da inserire nell’accordo integrativo sui Pfas, che entro la
fine dell’anno diventerà definitivo. Prossima data sul calendario è a
marzo 2017, quando si entrerà nella fase di progettazione degli
interventi prioritari.
Obiettivi del tavolo tecnico sono inoltre la promozione delle
attività di integrazione delle singole pianificazioni territoriali, sia
quadriennali che di lungo termine, condividendo tutte le necessarie
informazioni tecniche, economiche e amministrative; l’integrazione delle
attività di progetto, garantendo un unico programma operativo per
realizzare le opere necessarie; la coordinazione tutte le attività di
monitoraggio della fase di progettazione e realizzazione delle opere e
la corretta circolazione di informazioni. Le complesse attività tecniche
di pianificazione sono necessarie per individuare le soluzioni
ottimali: sia per la sostituzione delle fonti inquinate, che per
l’eventuale interconnessione delle reti esistenti e di
nuova realizzazione.
Per risolvere la crisi innescata dall’inquinamento delle falde nella
zona tra Vicenza, Padova e Verona, la soluzione a lungo termine e
definitiva è l’interconnessione delle reti di acquedotto, che
consentirà l’integrale sostituzione delle fonti di approvvigionamento a
rischio e la tutela degli abitanti dei 29 comuni interessati.
In totale le opere fino ad oggi individuate richiedono 179,19 milioni
di euro, espandibili a 239 milioni. Una prima fonte di finanziamento è
il governo, che ha già stanziato, con il via libera del Cipe, 80
milioni.
Sono 13 i comuni nell’Ato Bacchiglione interessati dall’inquinamento
da pfas. Gli interventi già attivati hanno un costo totale di 1,99
milioni di euro, mentre in futuro, sempre per quanto riguarda le opere
previste in accordo di programma integrativo pfas, gli
interventi avranno un costo di 59,15 milioni. Anche nell’Ato
Bacchiglione si lavorerà per interconnettere gli acquedotti (in
particolare attraverso il potenziamento della condotta consortile e dei
rilanci e serbatoi in Riviera Berica, l’interconnessione dei sistemi di
acquedotto e potenziamento Bertesina Moracchino sempre per la Riviera
Berica, il potenziamento della rete di adduzione e interconnessione con
il sistema di acquedotti di Acque Vicentine, l’estensione e il
potenziamento delle reti dell’area di Montagnana e del Basso Vicentino,
il collegamento idropotabile della centrale di produzione di Piacenza
d’Adige al Montegnanese, il potenziamento del sistema di adduzione di
Vicenza Ovest e della Zona Industriale e interventi sulla condotta Valle
dell’Agno. “Anche nell’ultima assemblea dei sindaci a novembre –
spiega Francesco Corvetti, direttore del Consiglio di Bacino
Bacchiglione – abbiamo affrontato la questione. Il presidente Antonio
Dalle Rive ha comunicato ai sindaci le attività che stiamo svolgendo
nell’ambito del tavolo tecnico. Non sarà facile, ci vorranno anni, ma
siamo determinati a risolvere il problema alla radice”. I comuni
vicentini interessati sono Alonte, Asigliano Veneto, Pojana
Maggiore, Orgiano, Agugliano, Campiglia dei Berici, Noventa
Vicentina, Sossano, Sarego, Grancona, San Germano dei Berici, Vicenza
(zona industriale).
Per quel che riguarda il Bacino Valle del Chiampo, invece, gli
interventi avranno un costo complessivo di 29 milioni di euro. Qui sono
due comuni interessati: Lonigo e Brendola. Ad oggi gli interventi
attivati hanno un costo totale di 2,625 milioni di euro. Quelli proposti
riguardano il prolungamento della condotta Valle dell’Agno Montecchio
Maggiore Centrale Madonna di Lonigo, il prolungamento della dorsale
dell’acquedotto verso la centrale Madonna dei Prati a Brendola, la
dismissione dei pozzi esistenti e il collegamento delle reti con il
nuovo sistema acquedottistico del Veneto Occidentale. Per Alessandra
Maule, direttrice del Consiglio di Bacino Valle del Chiampo “oltre alla
collaborazione dei consigli di bacino, questo tavolo vede il
coinvolgimento dei gestori. Una sinergia che entrerà nell’accordo
integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino del
Fratta-Gorzone che dovrebbe essere approvato e inserito come allegato
verso gennaio, se vengono raggiunte tutte le condizioni previste per i
vari firmatari”. Per Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano e presidente
di questo consiglio di bacino, “indipendentemente dalle appartenenze
politiche si sta affrontando la questione per intraprendere la strada
giusta. Abbiamo investito e reinvestito molte risorse. E si continuerà a
investire”.
6 dicembre alle ore 23:09 · Lonigomerito della domanda del consigliere Luca Lazzari
il sindaco di Lonigo ha reso pubblica la lettera che ha inviato a tutti
i sindaci dei comuni inquinati da Pfas. Nella mia registrazione che
purtroppo è terminata prima della fine dell'intervento risposta del
sindaco si sentono comunque i pochi comuni che hanno aderito e sono:
Cologna Veneta, Zimella, Pressana, Noventa e il sindaco Variati chiede
lumi prima di aderire
Il
sindaco ha poi continuato la sua risposta dicendo che lo studio Negri è
dotato di sofisticati strumenti in grado di misurare anche altri
inquinanti della nostra acqua e che visto la risposta dello studio sui
tumori della regione veneto legata ai Pfas
perciò negativa lui ha deciso di avvalersi di uno studio indipendente
che ci dica cosa provocano queste sostanze. Purtroppo avendo aderito
pochi comuni ci sono anche pochi soldi ha continuato
Questa
è la lettera di proposta di costituzione di un comitato scientifico in
collaborazione con lo studio Negri di Milano che il sindaco di Lonigo,
Luca Restello, ha inviato a tutti i sindaci dei comuni inquinati
Ambiente - Guarda
(AMP) "CIPE dà via libera agli 80mln contro inquinamento da PFAS. La
Regione ci dica ora come intende spenderli"
(Arv) Venezia 1 dic. 2016 -
“Ora i fondi ci sono, la Regione non ha più scuse e deve trovare
immediatamente le fonti di approvvigionamento alternative per gli
acquedotti contaminati”.
Questa la richiesta avanzata dalla consigliera regionale Cristina Guarda (AMP)
nel commentare “la notizia che il CIPE ha approvato in via definitiva i
Piani Operativi Ambiente, comprendenti gli 80 milioni di euro che il
Governo stanzierà per finanziare misure di contrasto all’inquinamento da
PFAS nelle acque delle province di Vicenza e Verona”.
“Si
tratta di un ottimo risultato – afferma Guarda – ottenuto grazie al
lavoro di squadra che ha visto coinvolti la sottoscritta, l’On. Filippo
Crimì e il Governo. Le promesse sono state quindi mantenute e la Regione
ora non può più dire che mancano i soldi”.
“Ora che i fondi ci sono - continua l’esponente di Alessandra Moretti Presidente - Zaia e la sua Giunta ci dicano quali
sono i progetti definitivi per le nuove fonti di approvvigionamento per
l’acquedotto di Lonigo e per mettere in sicurezza tutto il resto del
territorio contaminato. Sono passati tre anni da quando l'Istituto
Superiore di Sanità scrisse alla Regione per chiedere che, oltre ad
adottare misure di urgenza, l’Ente avrebbe dovuto progettare una nuova
rete di acquedotti per la distribuzione di acqua non contaminata e per
evitare quindi i pesanti costi dei filtri”.
“A
questo punto - conclude Cristina Guarda - i cittadini hanno il diritto
di sapere se la Regione è pronta ad agire immediatamente oppure no. Agli
slogan la Regione faccia seguire i fatti, perché è in ballo la salute
dei veneti!”.