Dopo più di un mese da quella maledetta sera di luglio
in cui ha tentato di suicidarsi,
Antonio Mondardo
– come ci ha detto lui stesso – é «operativo». E in effetti, a parte
qualche leggera movenza nervosa, lo troviamo in forma. Ci accoglie nella
sede di Acque del Chiampo in qualità di
presidente di Arica
(Aziende RIunite Collettore Acque), il consorzio che gestisce il
cosiddetto “tubone” di trasferimento dei reflui di cinque impianti di
depurazione del Vicentino: Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore,
Montebello e Lonigo). E’ indispettito perché nell’ultima puntata di
Presa Diretta
su Rai3 in cui si é parlato del caso Pfas, di tutte le informazioni che
aveva dato all’inviato di Marco Iacona che lo aveva intervistato «non é
uscito niente, zero». Ed é proprio dall’
inquinamento da derivati del fluoro che iniziamo la nostra conversazione.
In un nostro articolo
di pochi giorni fa, mettevamo in luce come il decreto emanato dalla
Regione Veneto contenesse un codicillo che sembra annacquare le sanzioni
per i responsabili dell’inquinamento. Che a sua volta si rifà ad uno
del Ministero dell’Ambiente di luglio che pone limiti stringenti (500 e
30 nanogrammi per litro rispettivamente per Pfoa e Pfos e 3 mila
nanogrammi per litro per i Pfba). L’accusa del Movimento 5 Stelle é che
in realtà non siano per niente stringenti. Dal canto suo, lei aveva già
contestato i parametri regionali perché troppo poco graduali,
danneggiando il comparto industriale dell’Ovest Vicentino…
…le dico subito: faremo ricorso contro il decreto regionale. E’
inapplicabile dal punto di vista della fattibilità: non puoi fermare una
macchina che va a 100 km all’ora portandola di colpo a zero.
Ma dei nuovi limiti ci volevano, no?
Posso condividere l’obiettivo finale, ma ci vuole una tempistica
adeguata. I nostri suggerimenti alla Regione li avevamo dati… Si rischia
di bloccare il comparto conciario, una cosa da 30 mila lavoratori, se
si include l’indotto. Anche perché, a dirla tutta, il perfluoro acrilico
non é la sostanza che ci preoccupa di più…
Ah no? E qual è?
Be’ c’è il cromo, i cloruri, i solfati… Noi abbiamo detto che é meglio rimettere in discussione tutto, allora.
Mi scusi, ma quando si dice di voler rivedere tutto, il rischio é che non si riveda niente: gattopardismo all’italiana.
La questione é che Roma ha detto: siamo intervenuti noi perché il Veneto
ha dormito. Ma non è vero, la Regione si é attivata subito,
co-finanziando la messa in sicurezza degli acquedotti. E riscontriamo
due anomalie: la prima è che il decreto é pensato solo per il Veneto, il
che rischia di agevolare altri distretti, come ad esempio quello in
Toscana (guarda caso…); la seconda é che non puoi fissare gli stessi
limiti per l’acqua di scarico e per l’acqua potabile. La verità sa qual
è?
Qual è?
E’ che tutti vogliono pararsi il posteriore da eventuali azioni delle Procure. Invece qui bisogna ragionare pragmaticamente.
Pragmaticamente, secondo i grillini, significa favorire la
lobby del settore. Che avrà pure qualche responsabilità, o ce l’ha solo
la politica?
Guardi che fin dal giugno 2013 il problema lo abbiamo segnalato con
un’ordinanza che riduceva i limiti. E ricordo che l’Ue ha inserito solo i
Pfos fra le sostanze tossiche. Un’ulteriore riduzione ci fu a fine
2013, poi nel 2014 l’Istituto Superiore di Sanità pone dei limiti, e nel
2015 arriviamo al terzo provvedimento di riduzione. L’impianto di
Montebello sarebbe già apposto, il problema riguarda la Miteni di
Trissino. Che non ha eluso le norme, semplicemente perché in passato le
norme non c’erano!
Mi sta dicendo che stiamo scontando il passato, su cui c’è poco da fare?
Esatto. E penso che chi chieda i danni alla Miteni abbia per questa ragione pochi margini legali.
Sembra un caso Ilva 2: le ragioni dell’ambiente contro quelle dell’economia.
Sì, ma per affrontarlo serve una concertazione fra le due. Fino agli
anni scorsi c’é stata sicuramente una sottovalutazione del problema,
anche per lo stato di avanzamento tecnologico che non consentiva di
individuare i nanogrammi, nelle analisi addirittura era un dato che non
veniva rilevato.
Resta che la sensibilità ambientale è mancata, é innegabile.
E’ vero, ma il comparto conciario è cambiato in meglio, c’è stata la
rivoluzione rispetto a trent’anni fa, ora siamo all’eccellenza.
Politicamente, lei leghista deve ricorrere contro la Regione guidata dal leghista Zaia. Un bel pasticcio.
Non è che ce l’abbiamo con la Regione, che ha dovuto prendere alla
lettera il governo. Anche Miteni farà ricorso. Il nostro é un ricorso
tecnico, non politico. Auspico che ci sia una maggiore presenza politica
al tavolo di governo.
A proposito di Lega: ora lei é un semplice iscritto?
(Ride) Credo di essere ancora tesoriere regionale. Ma non sto
guardando verso nessuno tranne che al segretario federale, a quello che
dirà a Pontida sulle prospettive in caso di vittoria di Renzi al
referendum. Diciamo che sono in standby.
Lei è dato ancora come vicino all’ex leghista Flavio Tosi. Di
qui, anche, l’ostilità del segretario veneto Da Re e del presidente
veneto Bitonci.
Tosi è una grande delusione, sul sostegno a Renzi. A parte la telefonata per sapere come stavo, non l’ho più sentito.
Quindi oggi é salviniano?
Non sono di certo per il Bossi-pensiero, per il partito-sindacato del
territorio com’era in passato. Per cambiare bisogna cambiare le regole
andando al governo a Roma. Sono d’accordo con la linea del segretario
federale.
E’ rimasto deluso anche dalla pressocchè totale assenza di
solidarietà pubblica da parte dei vertici del suo partito, all’indomani
del suo gesto?
In parte ho chiesto io di non pubblicizzare la cosa, per evitare
speculazioni politiche. Io voglio bene alla Lega, che mi ha dato tanto:
sindaco di Grancona per dieci anni, tre mandati in Provincia, avrei
anche potuto fare il consigliere regionale… Prima o poi certi personaggi
passano… e non in un tempo lunghissimo. C’è stato un’incomprensione di
Da Re e uno scontro con Bitonci…
Ma tali da suscitarle quella reazione estrema?
Da quella riunione sono uscito come il mondo mi fosse crollato addosso.
Ora devo volermi più bene. Sto ragionando se lasciare, per sentirmi più
libero.
E del fatto che parte della stampa locale ci abbia messo parecchio per dare la notizia, che mi dice?
Le rivelo questo: mia moglie, che era all’estero quella sera, fra le
prime cose che ha fatto ha chiamato Zaia, per chiedergli il favore che
non uscisse la notizia sui giornali.
Ma che era una notizia.
Diciamo che chi non l’ha data subito avrebbe fatto meglio a scrivere che
la dava per rispetto alla famiglia, non giustificandosi poi
in un modo che… (
allarga le braccia e scuote la testa con ironica desolazione, ndr).