Pfas Veneto, rivista scientifica: “Composti perfluorati causano infertilità e tumori”
La scoperta è stata pubblicata sul "Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism", la più importante rivista mondiale di endocrinologia clinica. L'annuncio dato dal professor Carlo Foresta presentando la ricerca condotta dall'unità operativa complessa di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Azienda Ospedale dell’Università di Padova, in collaborazione con Andrea Di Nisio del Dipartimento di Medicina
I famigerati Pfas, composti perfluorati che hanno inquinato la falda e gli acquedotti del Veneto, costituiscono un grave danno per la salute. In particolare, con la loro azione sull’organismo interferiscono con gli ormoni, determinando infertilità, sviluppo non regolare dell’apparato genitale maschile e tumori. A sostenerlo non sono i comitati che si stanno battendo da alcuni anni contro un inquinamento che pare originato dall’industria Miteni di Trissino (in provincia di Vicenza), ora in fallimento, ma un’autorevole studio dell’Università di Padova. E così trovano una conferma scientifica le preoccupazioni manifestate dai No-Pfas, che negli scorsi mesi hanno manifestato anche a Bruxelles, di front alla sede del Parlamento Europeo, chiedendo inutilmente la messa al bando di queste sostanze.
Si tratta di una scoperta di valore assoluto che viene pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, la più importante rivista mondiale di endocrinologia clinica. “Da un’indagine condotta su oltre duecento giovani veneti, abbiamo scoperto il meccanismo inibitorio dei PFAS sul testosterone, dimostrando che i PFAS si legano al recettore per il testosterone, riducendone di oltre il 40 per cento l’attività”. Questo l’annuncio dato dal professor Carlo Foresta presentando la ricerca condotta dall’unità operativa complessa di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Azienda Ospedale dell’Università di Padova, in collaborazione con il dottor Andrea Di Nisio del Dipartimento di Medicina dello stesso ateneo.
E’ il frutto di un’indagine a tappeto condotta (dal giugno 2017 al maggio 2018) su 212 maschi, di età compresa tra i 18 e i 20 anni, residenti nelle aree del Veneto oggetto dell’inquinamento da Pfas. Ci sono quattro regioni al mondo dove si è prodotta una situazione di dissesto ambientale così marcato. Innanzitutto in Veneto, nelle province di Vicenza, Padova e Verona, in un’area di 150 chilometri quadrati, dove i ricercatori valutano in 350-400 mila le persone potenzialmente esposte. Le altre zone sono in Ohio (Usa), a Dordrecht in Olanda e nel distretto di Shandong in Cina. Dei giovani controllati, 129 sono residenti nella “zona rossa” sottoposta a maggior inquinamento e 83 nella “zona gialla”, dove l’effetto dei Pfas è più ridotto. Il gruppo di controllo è costituito da 171 residenti in zone esenti dalla polluzione.
“Recenti studi hanno riportato conseguenze sulla salute pubblica a diversi livelli nelle popolazioni esposte a elevate dosi dei PFAS. L’organismo li scambia per ormoni interferendo con l’azione delle ghiandole endocrine, causando malattie a breve e a lungo termine. Queste sostanze possono alterare l’equilibrio ormonale che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo del feto e del bambino: le persone più esposte hanno un maggior rischio di patologie riproduttive (infertilità, abortività, endometriosi, ecc.), di disturbi comportamentali nell’infanzia e forse anche di diabete e di alcuni tipi di cancro (testicolo, rene, prostata). Molte di queste patologie associate all’inquinamento da PFAS si sviluppano in organi sensibili agli ormoni testicolari, ed in particolare al testosterone”. Questa la base di partenza sintetizzata dal prof. Foresta, che ha poi spiegato il valore della scoperta.
“Sulla base di questa osservazione abbiamo dimostrato in sistemi cellulari in vitro che i PFAS si legano al recettore per il testosterone, riducendo di oltre il 40 per cento l’attività indotta da questo ormone. Nel maschio il testosterone è fondamentale per lo sviluppo uro-genitale. Non solo, l’elevata presenza di PFAS all’interno della circolazione fetale in donne in gravidanza residenti in zone inquinate potrebbe determinare anomalie nel corretto sviluppo”.
Risultati allarmanti, anche perché emersi dall’analisi di un campione vasto di giovani. Ad esempio è stata misurata “la distanza ano-genitale, che è determinata dalla stimolazione del testosterone in fase fetale” rilevando che “era significativamente inferiore” rispetto a quella del gruppo di controllo. Cosa dedurne? “Un’interferenza in fase embrionale sullo sviluppo del sistema riproduttivo e i PFAS possono essere coinvolti. Nei soggetti esposti, anche il volume testicolare risulta essere ridotto, così come la lunghezza dell’asta del pene. Infine, abbiamo osservato una concomitante riduzione del potenziale di fertilità, sebbene entro i limiti di normalità, che potrebbe essere un fattore di rischio di infertilità”.
I composti perfluorurati sono sostanze chimiche di sintesi utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Si possono trovare anche in pitture e vernici, farmaci e presidi medici. Vengono considerati contaminanti emergenti dell’ecosistema perchè hanno una elevata resistenza termica e chimica, che ne impedisce la eliminazione e favorisce l’accumulo negli organismi.
26 novembre 2018 | CON GLI OPERAI DI MITENI PER IL LAVORO E CONTRO DEGRADAZIONE AMBIENTE
Serata molto importante tra i cittadini, comitati, lavoratori presso la Sala Civica di Montecchio, lunedì 26 novembre. Di fronte a una platea affollata, con tutti i posti occupati, hanno parlato Renato Volpiana e Dennis Orsato (RSU e operai Miteni), Giampaolo Zanni nelle vesti di cittadino e segretario provinciale CGIL, Marco Milioni come giornalista d’inchiesta, introdotti da Alberto Peruffo. Dopo un preambolo preparatorio sui limiti della ricerca scientifica attuale, il Dott. Enzo Merler, esperto di Medicina del Lavoro e Igiene pubblica, responsabile del recente studio sui lavoratori Miteni, mette sul tavolo dell’ascolto pubblico, attentissimo ad ogni sua sillaba, una dura e precisa testimonianza. I dati sulla mortalità dei lavoratori Miteni sono preoccupanti e ancora di più la stima sull’emivita delle sostanze tossiche accumulate nell’organismo di tutti i dipendenti, anche quelli fuori reparto PFAS. C’è tensione in sala.
Molti sono gli operai, qualcuno parlerà. Il dibattito durerà fino quasi a mezzanotte. Zaia è assente, in Giappone. Ma risponderà alla lettera d’invito. Manderà due ingegneri. I Sindaci dei paesi a rischio incidente Seveso, assenti. Come i loro assessori. Presente solo i Sindaci di Sarego e Brendola e il Vicesindaco di Lonigo. A tutti era stato inviato un invito formale via pec.
I temi emersi – qui un report sul GdV, a firma Lino Zonin – specie da parte dei lavoratori, hanno sollevato molte riflessioni, sia in sala, sia nei giorni successivi. Appare chiaro che il sito Miteni vada integralmente bonificato e che nessuna produzione sia più possibile in loco, le maestranze ricollocate. Le competenze dei lavoratori possono essere impiegate per la ricerca nel campo dei nuovi inquinanti. Questa potrebbe essere un’ipotesi sia per un centro di ricerca sia per un ricollocamento strategico. Dove? Leggiamo l’intelligente ipotesi – assolutamente originale e da prendere in seria considerazione per il concetto di ricollocamento delle competenze – del Dott. Giovanni Fazio, scritta appositamente per PFAS.land, con un approfondimento sociopolitico nel suo blog.
Comitato di Redazione PFAS.land
30 novembre 2018
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CON GLI OPERAI DI MITENI PER IL LAVORO E CONTRO LA DEGRADAZIONE DELL’AMBIENTE
Nell’incontro con le maestranze della Miteni, la sera del 26 novembre, nella sala delle Filande piena di pubblico, in una breve intervista a RAI 3, ridotta ai minimi termini nel montaggio e quindi incomprensibile come al solito ai telespettatori, ho perorato la causa degli operai licenziati in tronco. Ho chiesto qualcosa di diverso da ciò che sta chiedendo il sindacato, e cioè che i lavoratori vengano incorporati nell’ ARPAV, ente regionale deputato al controllo dell’ambiente.
Non si tratta di una boutade ma di una proposta concreta. Disperdere le competenze di chi fino ad ora si è occupato di chimica e di PFAS non è una cosa buona per un territorio che ne ha tanto bisogno. Abbiamo migliaia di pozzi da censire, migliaia di campioni di terreni, di alimenti vegetali e animali, migliaia di rogge e corsi d’acqua e quante ciminiere? Piccole o grandi, che ammorbano l’aria delle nostre città. Abbiamo da rilevare i gas del traffico urbano e quello delle strade extraurbane. Vi sembra poco? Pensate che la sparuta e meritevole pattuglia che attualmente costituisce l’ARPAV sia in grado di affrontare una mole di lavoro quale quella che si presenta ad una regione malata e ferita da uno sviluppo caotico e incontrollato e da un disastro ambientale gigantesco come quello provocato da Miteni?
Il movimento NO PFAS deve rendersi conto del fatto che il recupero di queste competenze e un massiccio investimento nel monitoraggio di un territorio colpevolmente abbandonato all’incuria da parte delle istituzioni non è soltanto necessario ma è indispensabile. Il potenziamento degli enti di controllo è il primo dovere da assolvere da parte di una Regione colpevole* [v. importante nota in calce ndr] del disastro ambientale quanto e più non lo sia stata Miteni. È propedeutico ad ogni iniziativa di risanamento.
Lo chiede il popolo che legge PFAS.land, lo chiedono i cittadini che portano nel loro sangue le stigmate di questa criminale incuria, lo chiedono i bambini, costretti a bere acque che ne minano l’equilibrio ormonale, da sindaci che rifiutano ostentatamente di applicare il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, lo chiedono quanti soffrono per le malattie che operano, anche ad anni di distanza, nelle viscere recondite dei nostri organismi. Lo chiede la società civile che distingue una civiltà fondata sul rispetto degli umani dalle devastazioni del profitto e dall’ideologia fallace della cosiddetta CRESCITA, senza senso, senza programmazione, avulsa dai bisogni del territorio, e dei cittadini.
La nostra proposta lega inscindibilmente i diritti dei lavoratori ai diritti della salute e dell’ambiente. Non vi è contraddizione in chi opera contro la devastazione ambientale come stiamo facendo da molti anni e contro la devastazione sociale provocata dall’ideologia controproducente dell’AUSTERITÀ.
Partiamo quindi saldando la lotta per l’ambiente a quella per l’occupazione e per la restaurazione dei diritti sociali accanto ai diritti civili.
Battere la politica degli affari e del malgoverno è possibile, a patto che diritti civili e diritti sociali marcino di pari passo.
Giovanni Fazio 28 NOVEMBRE 2018
*PS ndr: La Regione Veneto è corresponsabile del disastro ambientale per aver permesso che la Miteni operasse praticamente indisturbata almeno sino al 2013, data della scoperta dell’inquinamento da PFAS, nonostante si trattasse di un’azienda chimica soggetta a Direttiva Seveso, posta in un’importante zona di ricarica delle falde acquifere. Nessuno poi dimentica o archivia come, nel 2014, in piena emergenza PFAS, la stessa Regione concesse alla Miteni un’ulteriore autorizzazione alla lavorazione di sostanze altrettanto nocive quali il GEN X, che puntualmente ora ci ritroviamo in falda. Le colpe della Regione Veneto sono certificate da fatti e documenti inoppugnabili.