Comunicato
stampa per la riunione convocata dalla Miteni a Montecchio
Maggiore da Legambiente e priorità per la nostra acqua da Legambiente e
Acqua libera dai Pfas
PFAS: SINDACI E AMMINISTRATORI ALLA CORTE DELLA MITENI?
LEGAMBIENTE: “LA REGIONE VIENE MENO AL SUO RUOLO DI COORDINAMENTO E LASCIA SPAZIO ALLA PRINCIPALE ACCUSATA DELL’INQUINAMENTO”
Oggi i sindaci dei Comuni coinvolti nell’emergenza PFAS sono stati convocati dalla Miteni per aggiornamenti tecnico scientifici. “Siamo preoccupati: il Consiglio Comunale di Montecchio Maggiore attraverso il suo Presidente ed il referente della commissione consigliare Ambiente e territorio si è prestato a far da gran ciambellano alla MITENI che ha convocato i sindaci dell’area coinvolta, per un incontro a porte chiuse sul problema PFAS” – sono le parole di Piergiorgio Boscagin, responsabile della campagna contro l’inquinamento da PFAS di Legambiente Veneto – “l’azienda che dai documenti delle istituzioni (ARPAV in primis) risulta come la più probabile causa dell’inquinamento si erge a fare formazione per i Sindaci? Ma l’informazione istituzionale ARPAV, ULSS, ISS, Regione Veneto dove sono?”.
Solo l'attenzione di qualche consigliere e la mobilitazione del territorio ha indotto l'Amministrazione Comunale a fare una brusca quanto imbarazzante marcia indietro, ma restano del tutto fuori luogo le modalità con cui la Miteni, coadiuvata dagli industriali vicentini, pensa di poter si porre nei confronti del territorio e dei cittadini. Secondo Legambiente è l’ennesima dimostrazione della latitanza della Regione Veneto che pare più impegnata, attraverso l’assessore Bottacin, ad arrampicarsi sugli specchi per smentire le osservazioni della Commissione Bicamerale d’inchiesta che a risolvere il problema.
Con la delibera a voto unanime del Consiglio Regionale di quasi un anno fa, è stata impegnata la giunta di Luca Zaia ad attuare un coordinamento che arrivasse alla risoluzione del problema rendendo partecipi tutti gli stakeholder, associazioni di cittadini comprese. “Ma ad oggi ben poco è stato fatto, la presa dell’acquedotto non è stata sostituita e dobbiamo continuamente utilizzare dei costosissimi filtri per abbassare i livelli di inquinante per rendere l’acqua potabile, molti agricoltori utilizzano ancora i pozzi privati contaminati per irrigare i campi e dagli scarichi del depuratore vengono immessi ancora grandi quantità di PFAS nel Fratta.”- dice Luigi Lazzaro presidente dell’associazione ambientalista- “Per questo sottolineiamo la necessità di agire in fretta ed abbiamo messo in fila quelle che, secondo noi ed il coordinamento acque libere da PFAS, sono le 10 priorità per tutelare la salute dei Veneti”.
Per informazioni: Piergiorgio Boscaggin 3487236715 Luigi Lazzaro 3338268258
ufficio stampa Legambiente Veneto
0425 27520 || ufficiostampa@ legambienteveneto.it
-------
Le DIECI PRIORITÀ sulle acque contaminate da PFAS in Veneto
per Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai PFAS
1. Priorità assoluta è la sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico degli acquedotti pubblici (oltre 10mila cittadini delle aree contaminate ad oggi hanno firmato la petizione) e totale eliminazione di nuovi apporti di queste sostanze dalle acque, rendendo immediatamente cogenti valori limite via via sempre più stringenti nelle acque di scarico, di falda e superficiali.
2. La Pubblicazione di dati precisi sulla contaminazione delle matrici alimentari: nonostante un primo studio posto in essere dalla Regione Veneto che dimostrava una contaminazione in almeno il dieci per cento degli alimenti campionati in tutto il territorio esposto alla contaminazione da PFAS, nessuna indicazione è arrivata dagli enti preposti sulle eventuali precauzioni da seguire nel caso degli elementi risultati contaminati.
3. Pubblicazione di precise indicazioni preventivo-sanitarie per le persone a cui vengono trovate nel sangue concentrazioni di PFAS superiori rispetto alle persone testate nelle zone dette di controllo, così come il Biomonitoraggio mostra nei territori più esposti (Brendola, Sarego e Lonigo) e per le fasce più esposte della popolazione: anziani, malati, donne incinta e bambini. Nonostante la pluriennale esposizione all’ inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche che tali categorie hanno dovuto subire.
4. Visto il notevole esborso economico da parte dello Stato (e quindi dei cittadini) per la serie di iniziative volte al monitoraggio e allo screening sulla popolazione esposta annunciati dalla Regione Veneto, Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai PFAS ritengono sia più appropriato e molto meno dispendioso l'avviamento di una prima indagine conoscitiva con i dati che sono già in possesso delle varie ULSS coinvolte (SDO, Schede di Dimissione Ospedaliere, certificati ISTAT di morte, dati dei registri tumori, del registro malformazioni congenite e di quello degli aborti ricorrenti, esenzioni ticket) per poi effettuare un’indagine più approfondita sulle popolazioni che risultino con tassi di incidenza di malattie legate all’esposizione ai PFAS, e non solo, significativamente elevati, prendendo spunto dallo studio ISDE-ENEA riportato anche nella relazione della Commissione.
5. Indirizzare le risorse così risparmiate alla sostituzione delle fonti di approvvigionamento contaminate, non solo per l’uso potabile ma anche per l'uso irriguo! Riteniamo infatti avere poco senso controllare lo stato di salute delle popolazione esposte e allo stesso tempo lasciare che continuino ad alimentarsi con cibi contaminati.
6. Il finanziamento immediato di progetti di completa bonifica per la falda contaminata (ricordiamo: la più estesa d’Italia), in particolare per il bacino del Fratta Gorzone, e l'abbandono della pratica illegale tuttora in atto della diluizione ,con parte delle acque del canale irriguo Leb ,dei reflui industriali del collettore A.Ri.C.A.
7. L'attuazione di indagini per valutare eventuali altre zone esposte al problema, a livello regionale e nazionale.
8. Il potenziamento tutti gli organi statali e regionali preposti al controllo e alla prevenzione sul territorio ed il censimento completo di tutti i siti con potenziale criticità presenti
9. Giungere alla completa cessazione del rilascio di queste sostanze nelle acque di falda da parte dell’azienda Miteni Spa di Trissino (ritenuta da ARPA Veneto la principale fonte di inquinamento) e che la stessa società ponga in essere la bonifica completa del sito che risulta ancora oggi pesantemente contaminato e fonte di rilascio di queste sostanze nell’ambiente.
10. La messa al bando di queste sostanze (PFASs) e sostituzione con altri prodotti che non presentino rischi e conseguenze per l’ambiente e la salute, come ribadito anche da diversi scienziati nell’appello firmato a Madrid nel 2015 (The Madrid Statement PFASs)”.
PFAS: SINDACI E AMMINISTRATORI ALLA CORTE DELLA MITENI?
LEGAMBIENTE: “LA REGIONE VIENE MENO AL SUO RUOLO DI COORDINAMENTO E LASCIA SPAZIO ALLA PRINCIPALE ACCUSATA DELL’INQUINAMENTO”
Oggi i sindaci dei Comuni coinvolti nell’emergenza PFAS sono stati convocati dalla Miteni per aggiornamenti tecnico scientifici. “Siamo preoccupati: il Consiglio Comunale di Montecchio Maggiore attraverso il suo Presidente ed il referente della commissione consigliare Ambiente e territorio si è prestato a far da gran ciambellano alla MITENI che ha convocato i sindaci dell’area coinvolta, per un incontro a porte chiuse sul problema PFAS” – sono le parole di Piergiorgio Boscagin, responsabile della campagna contro l’inquinamento da PFAS di Legambiente Veneto – “l’azienda che dai documenti delle istituzioni (ARPAV in primis) risulta come la più probabile causa dell’inquinamento si erge a fare formazione per i Sindaci? Ma l’informazione istituzionale ARPAV, ULSS, ISS, Regione Veneto dove sono?”.
Solo l'attenzione di qualche consigliere e la mobilitazione del territorio ha indotto l'Amministrazione Comunale a fare una brusca quanto imbarazzante marcia indietro, ma restano del tutto fuori luogo le modalità con cui la Miteni, coadiuvata dagli industriali vicentini, pensa di poter si porre nei confronti del territorio e dei cittadini. Secondo Legambiente è l’ennesima dimostrazione della latitanza della Regione Veneto che pare più impegnata, attraverso l’assessore Bottacin, ad arrampicarsi sugli specchi per smentire le osservazioni della Commissione Bicamerale d’inchiesta che a risolvere il problema.
Con la delibera a voto unanime del Consiglio Regionale di quasi un anno fa, è stata impegnata la giunta di Luca Zaia ad attuare un coordinamento che arrivasse alla risoluzione del problema rendendo partecipi tutti gli stakeholder, associazioni di cittadini comprese. “Ma ad oggi ben poco è stato fatto, la presa dell’acquedotto non è stata sostituita e dobbiamo continuamente utilizzare dei costosissimi filtri per abbassare i livelli di inquinante per rendere l’acqua potabile, molti agricoltori utilizzano ancora i pozzi privati contaminati per irrigare i campi e dagli scarichi del depuratore vengono immessi ancora grandi quantità di PFAS nel Fratta.”- dice Luigi Lazzaro presidente dell’associazione ambientalista- “Per questo sottolineiamo la necessità di agire in fretta ed abbiamo messo in fila quelle che, secondo noi ed il coordinamento acque libere da PFAS, sono le 10 priorità per tutelare la salute dei Veneti”.
Per informazioni: Piergiorgio Boscaggin 3487236715 Luigi Lazzaro 3338268258
ufficio stampa Legambiente Veneto
0425 27520 || ufficiostampa@ legambienteveneto.it
-------
Le DIECI PRIORITÀ sulle acque contaminate da PFAS in Veneto
per Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai PFAS
1. Priorità assoluta è la sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico degli acquedotti pubblici (oltre 10mila cittadini delle aree contaminate ad oggi hanno firmato la petizione) e totale eliminazione di nuovi apporti di queste sostanze dalle acque, rendendo immediatamente cogenti valori limite via via sempre più stringenti nelle acque di scarico, di falda e superficiali.
2. La Pubblicazione di dati precisi sulla contaminazione delle matrici alimentari: nonostante un primo studio posto in essere dalla Regione Veneto che dimostrava una contaminazione in almeno il dieci per cento degli alimenti campionati in tutto il territorio esposto alla contaminazione da PFAS, nessuna indicazione è arrivata dagli enti preposti sulle eventuali precauzioni da seguire nel caso degli elementi risultati contaminati.
3. Pubblicazione di precise indicazioni preventivo-sanitarie per le persone a cui vengono trovate nel sangue concentrazioni di PFAS superiori rispetto alle persone testate nelle zone dette di controllo, così come il Biomonitoraggio mostra nei territori più esposti (Brendola, Sarego e Lonigo) e per le fasce più esposte della popolazione: anziani, malati, donne incinta e bambini. Nonostante la pluriennale esposizione all’ inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche che tali categorie hanno dovuto subire.
4. Visto il notevole esborso economico da parte dello Stato (e quindi dei cittadini) per la serie di iniziative volte al monitoraggio e allo screening sulla popolazione esposta annunciati dalla Regione Veneto, Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai PFAS ritengono sia più appropriato e molto meno dispendioso l'avviamento di una prima indagine conoscitiva con i dati che sono già in possesso delle varie ULSS coinvolte (SDO, Schede di Dimissione Ospedaliere, certificati ISTAT di morte, dati dei registri tumori, del registro malformazioni congenite e di quello degli aborti ricorrenti, esenzioni ticket) per poi effettuare un’indagine più approfondita sulle popolazioni che risultino con tassi di incidenza di malattie legate all’esposizione ai PFAS, e non solo, significativamente elevati, prendendo spunto dallo studio ISDE-ENEA riportato anche nella relazione della Commissione.
5. Indirizzare le risorse così risparmiate alla sostituzione delle fonti di approvvigionamento contaminate, non solo per l’uso potabile ma anche per l'uso irriguo! Riteniamo infatti avere poco senso controllare lo stato di salute delle popolazione esposte e allo stesso tempo lasciare che continuino ad alimentarsi con cibi contaminati.
6. Il finanziamento immediato di progetti di completa bonifica per la falda contaminata (ricordiamo: la più estesa d’Italia), in particolare per il bacino del Fratta Gorzone, e l'abbandono della pratica illegale tuttora in atto della diluizione ,con parte delle acque del canale irriguo Leb ,dei reflui industriali del collettore A.Ri.C.A.
7. L'attuazione di indagini per valutare eventuali altre zone esposte al problema, a livello regionale e nazionale.
8. Il potenziamento tutti gli organi statali e regionali preposti al controllo e alla prevenzione sul territorio ed il censimento completo di tutti i siti con potenziale criticità presenti
9. Giungere alla completa cessazione del rilascio di queste sostanze nelle acque di falda da parte dell’azienda Miteni Spa di Trissino (ritenuta da ARPA Veneto la principale fonte di inquinamento) e che la stessa società ponga in essere la bonifica completa del sito che risulta ancora oggi pesantemente contaminato e fonte di rilascio di queste sostanze nell’ambiente.
10. La messa al bando di queste sostanze (PFASs) e sostituzione con altri prodotti che non presentino rischi e conseguenze per l’ambiente e la salute, come ribadito anche da diversi scienziati nell’appello firmato a Madrid nel 2015 (The Madrid Statement PFASs)”.
Molto bello e terrificante il rendiconto piuttosto veritiero di come stanno andando le cose!!!
RispondiEliminaGrazie dell’informazione e che ci siete.
Molto bello e terrificante il rendiconto piuttosto veritiero di come stanno andando le cose!!!
RispondiEliminaGrazie dell’informazione e che ci siete.
Vorrei aggiungere alcune riflessioni per ampliare la panoramica: l’inquinamento sta avvenendo da molto tempo, probabilmente da quando esiste la fabbrica MITENI (1965).
Nonostante le affermazioni rassicuranti del rappresentante sanitario della MITENI è prevista la spesa di 320 milioni di euro di soldi pubblici per i nuovi depuratori (funzionanti forse tra 5 anni!!!) per bloccare il fluoro dei PFAS (articolo Arena del 17.02.2017). Questa fabbrica, quando era proprietà Marzotto, aveva spedito fusti di veleni (peci fluorate) in Nigeria (del fatto esiste un dossier parlamentare).
Vista la vastità dei terreni agricoli e delle persone interessate (circa 300.000) e il periodo di sversamento (decenni), i PFAS già da molto tempo sono entrati nella catena alimentare attraverso l’acqua (con valori sino a 50÷100 volte il limite stabilito negli USA) arrivando sino al mare (Chioggia), contaminando in particolare le uova (AIA) e vari prodotti agricoli (verdure, mele, pere, etc.) e ittici che finiscono nei supermercati italiani, oltre che l’acqua potabile!
Purtroppo credo che questo gravissimo inquinamento sia solo la punta dell’icesberg di una storia molto peggiore.
L’elemento chimico essenziale dei PFAS è il FLUORO; l’Azienda MITENI (MITSUBISHI + ENI) che da decenni sta inquinando la zona, “è un punto di riferimento nell’industria per la chimica del fluoro e i prodotti intermedi per l’agricoltura e la farmaceutica” (come recita la stessa Azienda nel suo Sito ufficiale).
Il FLUORO viene utilizzato in moltissimi campi; farmaci, prodotti chimici per l’industria, in agricoltura, nell’abbigliamento, nelle pentole in teflon, etc….
Il FLUORO è un elemento molto instabile e aggressivo che viene utilizzato per potenziare diverse sostanze chimiche, farmaci inclusi, avendo la caratteristica di passare facilmente le nostre barriere organiche, in particolare quella encefalica del cervello. In passato costituiva un rifiuto tossico industriale, scarto derivato dal processo di estrazione dell’alluminio, dalla produzione di uranio arricchito per l’industria nucleare; oggi anche dallo scarto dei fertilizzanti chimici per l’agricoltura. Da questi processi industriali rimangono grandi quantità di rifiuti tossici di FLUORO, costosi e difficili da smaltire per l’industria chimica.
Il FLUORO si potrebbe definire il veleno dei veleni; i nazisti lo somministravano ai prigionieri dei lager per instupidirli (danneggiando il loro cervello) e poterli controllare meglio (infatti è noto l’effetto del FLUORO di causare depressione e togliere la volontà di ribellione). Era usato come arma di guerra letale (gas nervini) e altre nefandezze; come veleno per topi e scarafaggi; ha effetti negativi come gas serra; è stato un elemento strategico per la produzione delle prime bombe atomiche; etc.
Nel dopo guerra importanti industrie chimiche fecero scarcerare i chimici che avevano aiutato Hitler nei lager (espertissimi di fluoro e altri agenti chimici sperimentati sui detenuti dei campi di concentramento); poi convinsero alcuni governi che il fluoro fosse un presidio sanitario (per lo smalto dei denti) ed iniziò una strategia di fluorizzazione delle acque potabili e di distribuzione del fluoro, trasformando un rifiuto tossico in una ricchezza!!! Oggi in molti paesi il FLUORO viene aggiunto all’acqua potabile. Poi la stessa industria ha progressivamente introdotto il fluoro nella vita quotidiana delle persone; lo si trova in moltissimi prodotti ed incredibilmente viene anche prescritto ai bambini dai pediatri!!
continua …..
PFAS e FLUORO
RispondiEliminaIl limite massimo consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è di 1.5 milligrammi/litro. (da considerare che una tazza di te non strettamente biologico, pianta che purtroppo lo accumula, ne contiene da 5 a 15 mg). La dose letale per ingestione di fluoro è 16 mg/kg corporeo; per un bambino di 10 kg è pari a 160÷200 mg (0,2 g), per un adulto è pari a 1.500÷5.000 mg (= 5 g) (fonte scheda tecnica dello Zymafluor =SodioFluoruro). Per intossicazioni croniche i valori sono molto più bassi, vicini a 1 mg/giorno.
Per dare un’idea, la dose letale per ingestione di cianuro è 10 mg/kg, di arsenico è 45 mg/kg, di DDT è 45 mg/kg (fonte Ministero della Salute – 2011).
Il FLUORO si trova abbondantemente nei dentifrici delle marche più note e negli integratori di fluoro. Una scatola di integratori “Zymafluor compresse da 1 mg/giorno da ingerire” contiene 100 mg di fluoro e viene consigliato alle mamme incinte già dal sesto mese; un tubetto di dentifricio “paradontax” della GLAXO-farmaceutica contiene 1.400 ppm di fluoruro pari a 105 mg; dosi pari a metà della dose mortale per un bambino (comunque state tranquilli perché non serve la ricetta medica); per il dentifricio, sebbene la confezione non riporti il simbolo del teschio, c’è scritto molto piccolo “minimimizzare l’ingerimento e sputare,non adatto ai bambini che devono pulirsi i denti sotto la supervisione di un adulto”!!).
Il problema è che l’avvelenamento cronico da fluoro è subdolo; i sintomi si evidenziano dopo anni/decenni indebolendo il sistema immunitario e provocando le peggiori malattie; in particolare viene colpito il cervello, il sistema neurologico e le ossa. La fluorite (degenerazione dei denti) non è solo un difetto estetico dei denti ma è indicativa di un’intossicazione cronica avanzata da fluoro ben più grave.
Credo che dietro al FLUORO e ai suoi composti chimici (PFAS, etc.) vi sia molto peggio che sbadataggini, ignoranza o errori di valutazione medica.
La storiella fantascientifica raccontata nel film “Batman e il Jocker” dove il cattivo avvelenava l’acqua degli acquedotti per ricavare potere e profitti illimitati, purtroppo appare drammaticamente vera.
Fantascienza !?!? a voi informarvi per valutare e battervi per la vostra salute e quella dei vostri cari.
www.pfassite.wordpress.com
RispondiElimina