giovedì 28 aprile 2016
MASSIMILIANO BUCCHI sull'economia e società
Sulla
questione Pfas , dopo la divulgazione dei dati del biomonitoraggio
sulla popolazione è un continuo fluire di informazioni sui quaranta anni
di inquinamento ambientale del Veneto dovuto al suo modello
produttivo.Oltre alle informazioni ci sono i commenti degli esperti.Sul
Corriere del Veneto del 24/04 /16 vi è l'opinione del sociologo della
scienza MASSIMILIANO BUCCHI, fondatore di Observa, che ha curato per il
distretto conciario vicentino il progetto Parco riguradante il tema
gassificatore dei fanghi.Bucchi centra il punto sullo sviluppo del
Veneto quando scrive:" negli anni cinquanta e sessanta periodo a cui
ripensiamo talvolta con compiacente nostalgia l'urgenza di riscattarsi
dalla miseria morale e materiale caratterizzò uno sviluppo che non si
curava troppo delle proprie conseguenze. Ambiente, qualità della vita,
sostenibilità erano parole ancora sconosciute. Si faceva si costruiva a
testa bassa, lasciando più o meno incosapevolmente alle future
generazioni il compito di raccogliere i cocci e i veleni lasciati per
strada. Erano gli anni così vuole la leggenda in cui ENRICO MATTEI,
scoperchiava nottetempo il territorio dei comuni iganri per stendere i
gasdotti. I limiti di questo sviluppo cominciarono ad essere evidenti
all'opinione pubblica nei decenni successivi....". BUCCHI prosegue: "
oggi viviamo in una "società del rischio", che la tro non è che una
società consapevole di non avere più un " fuori" in cui smaltire i
propri rifiuti e in generale le conesguenze indesiderate delle proprie
azioni...". BUCCHI nel suo editoriale dice una cosa semplicissima:"
l'acqua che inquiniamo oggi è quella che non stessi berremo domani.
Sviluppo oggi significa o dovrebbe significare-benessere non solo
crescita materiale. Ma quell'acqua "inquinata" non ci dice solo
qualcosa di preoccupante sulla nostra salute, ci dice che le nostre idee
sono ancora ferme a metà del secolo scorso....". è a questo punto che
BUCCHI tocca il tema sempre sottotraccia quando si parla di ambiente e
di disastri ambientali causati dai processi produttivi del modo di
produzione capitalistico. Scrive BUCCHI:" basti pensare alla retorica
dilagante, buona per ogni questione, della "tutela dei posti di lavoro".
per cui le cose andrebbero fatte o non fatte per il solo motivo che
creano o salvaguardano posti di lavoro....". Poi BUCCHI esprime un
concetto che dovrebbe porre dei quesiti sia al singolo cittadino/a che
alle istituzioni a cui i cittadini/e delegano la regolamentazione della
vita politica-sociale- economica:" è stupefacente come nessuno abbia il
coraggio di dire che è il lavoratore , più che il posto di lavoro che
và salvaguardato, e prima di tutto in quanto essere umano. E se il
lavoratore poi tornato a casa beve acqua cancerogena, mantenergli il
posto di lavoro serve a ben poco....". BUCCHI per rendere più
comprensibile il suo pensiero fà degli esempi concreti:" mettiamo che si
trovino domani efficaci metodi di cura o di assistenza per anziani
affetti da patologie come l'Alzheimer. Questo inevitabilmente farà
perdere alcuni posti di lavoro come le badanti: dobbiamo per questo
arrestare la ricera medica? Non avremmo i treni, perchè è indubbio che
abbiamo tolto posti di lavoro a chi conduceva le carrozze trainate dai
cavalli....". BUCCCHI conclude la sua riflessione con una domanda:"Non
sarebbe invece meglio chiedersi se certe attività, se certi metodi
produttivi, oltre a creare o mantenere posti di lavoro, siano oggi
sensati e sostenibili?. Per noi e i nostri figli, perchè l'acqua che
beviamo ogni giorno non abbia il sapore amaro- oltre che rischioso- di
una sconfitta morale e culturale". Insomma la riflessione del professor
BUCCHI, dovrebbe aprire un dibattito nel mondo della politica,
dell'economia, del sindacato, dei movimenti civici di cittadini/e,
finendola con le risse nelle ormai stantie trasmissioni televisive e
radiofoniche, forse buone per fare ascolti, ma non a produrre passi
avanti su questi drammatici temi: ambiente salute, lavoro.
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