Colombara: nuovo gravissimo capitolo nella vicenda inquinamento acqua Pfas
Venerdi 26 Febbraio alle 15:52 | 0 commentiPFAS e inquinamento dell’acqua: la Regione "non ha dato seguito ad azioni di tutela della salute per le persone che hanno mangiato e stanno mangiando alimenti con concentrazioni critiche”; al momento “non c’è un piano di controllo sugli alimenti valido e utilizzabile”; “la popolazione ha continuato ad assumere alimenti con concentrazioni critiche di Pfas". Procedure non idonee dal punto di vista legale e scientifico; scarsa trasparenza verso i cittadini; una sola domanda: ma chi ci tutela? I cittadini hanno diritto di conoscere la verità da parte della Regione Veneto.
Nuovo, gravissimo, capitolo nella vicenda dell’inquinamento dell’acqua contaminata dai Pfas (sostanze impermeabilizzanti presenti per esempio in Goretex e Teflon). Due anni fa l’allarme; poi, gli interventi di filtraggio, le rassicurazioni, gli esposti, fino alle analisi che mettono in evidenza una diffusione dei pfas anche in uova, carni e ortaggi a Creazzo. Inquinamento a Km Zero. L'area ha raggiunto i 180 chilometri e interessa una cinquantina di Comuni veneti tra cui venti vicentini.
Secondo quanto riportato in questi giorni da alcuni quotidiani nazionali e locali che fanno riferimento ad un documento della riunione del tavolo tecnico regionale sui Pfas, svoltasi lo scorso 13 gennaio, "è emerso che “parte della popolazione veneta è stata esposta ed è esposta ai Pfas” e che “non è stato dato seguito ad azioni di tutela della salute per le persone che hanno mangiato e stanno mangiando alimenti con concentrazioni critiche”, (uova e i pesci). I protocolli finora utilizzati per il controllo degli alimenti contaminati “vanno reimpostato ex novo” in quanto al momento “non c’è un piano di controllo sugli alimenti valido e utilizzabile”. Insomma, la situazione dell’inquinamento da Pfas è tutt’altro che sotto controllo, soprattutto se si considera che gli alimenti contaminati dai cancerogeni sarebbero prodotti anche da “allevamenti che hanno la produzione e la distribuzione sul territorio nazionale” e vengono quindi commercializzati in altre regioni italiane.
Lo scorso 9 novembre l’assessore regionale veneto alla Sanità, Luca Coletto, aveva dichiarato che i dati relativi alle analisi del sangue della popolazione e degli alimenti erano già “all’attenzione degli esperti del più elevato interlocutore scientifico d’Italia che è l’Istituto Superiore di Sanità”. Nella riunione tecnica del 13 gennaio emerge però una realtà diversa: l’unico riscontro formale nelle mani delle autorità sanitarie sulla situazione degli alimenti sarebbero i dati forniti lo scorso 6 novembre su richiesta del consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni, “attraverso una tabella sintetica non firmata né datata”, mentre i risultati non sarebbero stati inviati all’Iss in forma validata, bensì – è l’espressione attribuita tra virgolette nel verbale al direttore della Sezione prevenzione e sanità pubblica, Giovanna Frison – “in qualche modo”."
Sempre secondo un quotidiano, "nel corso del tavolo tecnico si è verificato anche un duro scontro tra il dirigente del settore Igiene e sanità pubblica, Francesca Russo, e della sezione Veterinaria, Giorgio Cester: al centro della discussione i tempi con cui sono state effettuate e condivise le analisi sui campioni di alimenti: “I campioni sono stati prelevati in un arco temporale lungo, che va da novembre 2014 a giugno 2015 ed i risultati si sono avuti tutti insieme a settembre 2015” senza tenere in considerazione che il referto relativo a una sostanza nociva per la salute “deve essere fatto subito dopo il campionamento perché potrebbe comportare la necessità di provvedimenti urgenti”. Durante questo tempo, prosegue la dottoressa Russo, “la popolazione ha continuato ad assumere alimenti con concentrazioni critiche di Pfas".Tutto ciò premesso
SI CHIEDE ALL'AMMINISTRAZIONE
- che si attivi urgentemente per ottenere ufficialmente il verbale n°44221/4 febbraio 2016 della riunione del tavolo tecnico regionale sui Pfas, che si è svolta lo scorso 13 gennaio, nel quale sarebbe emerso che “la popolazione ha continuato ad assumere alimenti con concentrazioni critiche di Pfas" e che “non è stato dato seguito ad azioni di tutela della salute per le persone che hanno mangiato e stanno mangiando alimenti con concentrazioni critiche di Pfas";
- A questo ultimo riguardo, chieda con forza
- se vi siano altre informazioni e dati non ancora resi noti;
- di
conoscere quali direttive, e da chi, siano state date alla
Direzione del settore Sanitario della Regione per definire le
procedure con cui le ULSS devono affrontare la questione (monitoraggi
ecc.);
- quali azioni concrete e indifferibili la Regione intenda porre in essere;
- che,
una volta ottenuto il verbale, convochi, anche in apposita seduta di
Commissione consiliare, la dottoressa Russo, dirigente del settore
Igiene e sanità pubblica della Regione Veneto, per approfondire i
contenuti della relazione e più in generale i diversi aspetti di un
tema che tocca molto da vicino la salute dei nostri cittadini.
- che
si attivi in sede di Conferenza dei Sindaci dell’ULSS 6, affinché
anche in quella sede venga affrontata la questione e da quella sede
partano richieste precise alla Regione su quello che si sta rivelando
come un vero e proprio disastro, gestito con assoluta mancanza di
responsabilità da parte di chi di dovere.
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