Spariti i sacchi con i carboni dei filtri a Madonna di Lonigo! Che abbiano finalmente sostituito i filtri?
Fallisce l’azienda di Felice Maniero: vendeva acqua depurata ai Comuni
dal Corriere di Brescia
Faccia d’angelo, evasioni straordinarie,
droga, e gioco d’azzardo. Nel 1991, Felice Maniero, ordinò pure ai suoi
uomini di rubare le reliquie di Sant’Antonio a Padova. Missione
compiuta, ma solo in parte, perchè 71 giorni dopo, il 20 dicembre 1991,
lasciò le reliquie all’aeroporto di Fiumicino. Nel suo curriculum non
potrà inserire il fallimento d’azienda: la Anyaquae, società che vendeva
sistemi di filtraggio dell’acqua a tanti Comuni italiani (Nella
pratica: le «capannine» con l’acqua depurata) era intestata al figlio
illegittimo. Un bel successo, fino a che l’Asl ha scoperto che i
parametri di arsenico dell’acqua depurata che scendeva dalle sue
«capannine» erano fuori norma. Nessun Comune ha più firmato convenzioni
con la sua azienda e così è arrivato il fallimento.
Dalla Mala del Brenta al pentimento: Maniero è libero dal 2010
Alla guida della Mala del Brenta,
organizzazione di stampo mafioso creata e diretta da Maniero in persona,
«Felicetto» terrorizzò per tutti gli anni ‘80 il nord est con una banda
nata sul modello delle cosche. Cinquecento affiliati, traffici di droga
grazie a amicizie più o meno leggendarie con i vertici croati, furti,
rapine e una passione smisurata per la bella vita. Poteva permetterselo,
grazie alle sue imprese il portafoglio era gonfio di miliardi: dopo
essere evaso dal carcere di Fossombrone nel 1987, riesce a fuggire anche
dal penitenziario di Padova nel giugno 1994 corrompendo una guardia.
Amava anche l’arte: a Lugano trovarono nella sua disponibilità dei
Renoir e alcuni dipinti di De Chirico. Catturato nuovamente e per
l’ultima volta a Torino nel novembre 1994 (Memorabile il sorriso
sfoderato davanti ai fotografi, ai poliziotti avrebbe detto «Uffa,
ancora voi. Anche qui»), diventò collaboratore di giustizia e
contribuendo a smantellare la sua stessa banda tornò uomo libero nel
2010. Aveva cambiato nome: professione imprenditore. Di successo, manco a
dirsi.
Stabilitosi a Brescia in una bella villa di
Mompiano, ha diretto insieme al figlio illegittimo Alessandro Biselli
(Iscritto all’Aire, risiede a Siviglia in piazza Cabildo) la Anyaquae
srl, azienda di Roncadelle la cui sede legale è stata poi spostata a
Bolzano. Core business:sistemi per la depurazione delle acque, e fino
alla scoperta fatta dalla trasmissione di Rai 3, Report, nel giugno
2015, pochi sapevano che dietro la Anyaquae ci fosse l’ex boss. Il 17
febbraio 2016 il Tribunale di Brescia ha dichiarato il fallimento.
Chissà come l’ha presa Maniero, con quell’aria di impunità e il sorriso
leggendario. Grazie alla sua nuova identità, Felicetto e la sua Anyaquae
hanno venduto le casette per l’acqua a un buon numero di Comuni
italiani (Campi Salentina, Collepasso, Villa Castelli, Castelvetrano):
si dice che a scuola fosse tra i primi della classe, il suo sistema per
il filtraggio delle acque, brevettato, ha avuto un certo successo. Le
sue «capannine» pure, non che i depuratori venduti ai privati andassero
male. Nel 2011 si dedica al sociale: fornisce 30 pullman per il
trasporto dei disabili alla provincia di Bari. Il progetto si chiama
Solidaritybus, lui si fa fotografare con il presidente della Provincia
di Bari Francesco Schittulli e l’assessore Giuseppe Quarto. Un’immagine
mostra pure l’arcivescovo Francesco Cacucci consegnargli, al fianco di
Schittulli, una targa in segno di ringraziamento. «Proprio non avevano
idea di chi io fossi», spiegò Maniero al Corriere.
Il fallimento
Nel 2015 la svolta. Il suo nuovo nome è già
noto, ma la trasmissione Report di Rai 3 scopre che dietro all’Anyaquae
c’è Maniero. Poi arrivano le analisi sull’acqua e gli affari di Maniero
crollano. Difficile per un Comune fare affari con un boss , perlomeno
ufficialmente, ma sopratutto difficile vendere ancora un sistema di
filtraggio che l’Asl ha certificato come rischioso. I valori di arsenico
contenuti nell’acqua filtrata dalle casette comunali sono fuori norma:
Report torna all’attacco rendendo tutto pubblico e i suoi clienti, cioè i
Comuni stessi, strappano le convenzioni. A Fonte Nuova, 32mila abitanti
in provincia di Roma, ne è nata una bufera politica che è tutt’ora in
evoluzione. Il tramonto di Maniero l’imprenditore, invece, è già
segnato: il filtraggio non funziona, il nuovo nome è ormai pesante
quanto il vecchio e gli affari sono al minimo storico. Inevitabile il
fallimento, che vede come creditore richiedente la Legno Style srl,
azienda di proprietà di un falegname che nel 2012 ha costruito i mobili
per l’ufficio dell’Anyaquae. La fattura, trentamila euro, non è mai
stata versata. Il falegname, almeno lui, non si è fatto spaventare dal
cognome ed è andato fino in fondo.
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