Nel Corriere della Sera del 18 luglio 2014, articolo sugli hydrobond
emessi dalle otto municipalizzate venete, che gestiscono il ciclo
idrico , nelle province di Verona, Vicenza, Rovigo, e consorziate in
VIVERACQUA, con sede a Verona. in tale consorzio sono socie le società
pubbliche Acque vicentine e Acque del Chiampo:
Corriere della Sera 8/07/2014 La Bei promuove gli hydro bond per 8 municipalizzate venete
(d.pol. ) L’operazione verrà chiusa a Roma lunedì 21 e segnerà
il debutto italiano della Banca europea degli investimenti negli «hydro
bond». Ossia una declinazione ulteriore di quei project bond rilanciati
pochi giorni fa dal neopresidente della Commissione europea Jean-Claude
Juncker per sostenere i finanziamenti alle imprese, anche piccole,
mitigando i rischi di credito proprio in virtù dell’intervento della
Bei. Protagoniste in questo caso sono otto società idriche venete,
sparse tra Vicenza, Belluno, Rovigo e riunite nel consorzio Viveracqua
che incasseranno 150 milioni attraverso emissioni obbligazionarie di
ugual valore, il 95% delle quali sottoscritto dalla Banca europea. Fieno
in cascina importante per il drappello di utility dell’acqua
controllate dai singoli Comuni, che devono investire 300 milioni nello
sviluppo della rete idrica e fognaria della Regione Veneto in un
distretto che conta quasi tre milioni di abitanti. Il restante 5% finirà
a Banca Etica, al fondo pensioni Veneto solidarietà, Veneto Banca e Bcc
di Brendola. Per la Bei, assistita dagli avvocati di Legance, è la
prima uscita nel mondo delle aziende, poiché fin qui l’ente europeo ha
sottoscritto solo obbligazioni bancarie. Per le aziende venete,
assistite dalla Finint, significa invece l’accesso a uno strumento del
tutto nuovo, svincolato dalla sfera bancaria. L’operazione è articolata.
Ognuna delle otto società emetterà un mini bond, per un totale di 150
milioni, che saranno sottoscritti da una società veicolo, Viveracqua
hydro bond, che in contemporanea emetterà un titolo di cartolarizzazione
acquistato appunto per il 95% da Bei. Durata 20 anni e cedola del 4%
circa. Sono condizioni in effetti molto convenienti, non solo dal punto
di vista dei tassi ma anche della durata del finanziamento che una
banca, Bei inclusa, non potrebbe mai concedere a una pmi. Soprattutto a
quel prezzo, visto che le piccole utility di Viveracqua hanno un merito
di credito sub investment, cioè ad alto rischio. Riunite in consorzio,
sono riuscite a spuntare un rating migliore e hanno avuto accesso ai
finanziamenti europei il cui ticket minimo d’intervento è fissato in 50
milioni. Quanto alle garanzie, le utility dovranno mettere da parte
cassa pari al 20% del finanziamento ottenuto ma avranno l’ausilio della
Regione Veneto che contribuirà con la cifra di 6 milioni. Infine, in
caso di «default» di una delle aziende, verrà utilizzata la liquidità
accantonata.
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