Pfas nell’acqua, il Veneto: “Il Cnr è inequivocabile, serve un limite nazionale”
Lo studio del Cnr sulla presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (i cosiddetti Pfas) nelle acque presenta "dati inequivocabili" che testimoniano come siano presenti "in molti acquedotti italiani"
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Lo studio del Cnr
sulla presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (i cosiddetti Pfas)
nelle acque presenta “dati inequivocabili” che testimoniano come siano
presenti “in molti acquedotti italiani”. A dirlo l’assessore
all’ambiente del Veneto, Giampaolo Bottacin, che torna cosi’ su quanto
affermato dai ministri dell’Ambiente e della Salute, Gian Luca Galletti e
Beatrice Lorenzin, che a suo dire “non possono restare senza
commento soprattutto relativamente alla confusione che essi fanno a
partire dalla distinzione tra il significato di acque ad uso potabile e
acque superficiali e sotterranee”.
“Innanzitutto al ministero della
Salute, che con una nota del direttore generale della prevenzione ha
affermato che bisogna partire dalla Regione del Veneto perche’ qui e’
stata riscontrata la concentrazione piu’ alta di Pfas, rispondo che si
deve intervenire in qualsiasi parte del Paese ci sia traccia di questi
inquinanti e per questo riteniamo necessario estendere valori di
parametro dei Pfas su tutto il territorio nazionale”, attacca Bottacin.
“Il medesimo Ministero va poi
corretto – prosegue Bottacin – anche laddove sostiene che nelle altre
regioni il 90% dei campioni analizzati hanno concentrazioni molto basse,
inferiore a 50 ng/l, poiche’ in realta’ lo studio del CNR del 2013 ha
riscontrato in acquedotti di una citta’ non veneta ben 120 ng/l di Pfos,
la sostanza piu’ pericolosa della famiglia Pfas (in Veneto il limite e’
30 ng/l). Cio’ significa che ad oggi ci sono italiani al di fuori del
Veneto che bevono acqua inquinata piu’ degli scarichi industriali del
Veneto e questo per me e’ a dir poco preoccupante. Per cui sarebbe
opportuna una valutazione piu’ accurata dei dati da parte del ministero
della Salute”, rimarca ancora l’assessore della giunta Zaia.
“Direttamente al ministro Lorenzin
dico invece che l’unico aspetto assodato in questa vicenda e’ che noi ci
siamo attivati e per di piu’ abbiamo imposto agli scarichi industriali
gli stessi limiti previsti per le acque potabili, mentre per le altre
aree del territorio nazionale non e’ cosi’. Spiace percio’ che il suo
ministero non tenga conto di quanto segnalato dal CNR, sottovalutando
questo enorme problema”.
Circa quanto aveva detto ieri il ministro Galletti affermando che “la
Regione nell’esercizio della sua autonomia puo’, tenendo conto degli
scarichi massimi assimilabili, definire valori limite anche diversi”, l’assessore apprezza tale passaggio evidenziando che “in
questo senso dice una cosa che noi sosteniamo da sempre; tuttavia il
ministro dimentica che i limiti per queste sostanze non esistevano e
sono stati introdotti dal Ministero solo a fine 2015 e solo su nostra
esplicita richiesta”.
Altra nota positiva sul tema e’ il decreto che sblocca gli 80 milioni promessi nell’ambito dei Fondi Sviluppo e Coesione: “Una
notizia che aspettavamo da tempo e che ci permette di partire con gli
interventi, che eseguiremo in vari stralci in modo da concluderli
presumibilmente nell’arco di un quadriennio”, conclude Bottacin.
Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2017/09/pfas-nellacqua-il-veneto-il-cnr-e-inequivocabile-serve-un-limite-nazionale/973938/#jz3QgtLigxrZIv2R.99
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