“In
considerazione dei drammatici valori di PFAS riscontrati nel sangue
degli adolescenti sottoposti a monitoraggio nell’ultimo periodo da parte
delle ULSS di competenza, chiediamo: zero PFAS nell’acqua, zero PFAS
negli alimenti, zero PFAS nei prodotti di largo uso, zero PFAS
nell’aria”.
COMUNICATO STAMPA DEL COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS
Quattro giorni per decidere e quattro anni per pensarci.
La montagna ha partorito il topolino. Sono passati oltre quattro anni dalla scoperta dell’inquinamento da PFAS (che interessa una buona fetta del Veneto), e, ad un mese dal fatidico referendum sull’autonomia, la Regione Veneto partorisce il classico topolino. Dopo aver cercato in tutti i modi di minimizzare questo inquinamento, un inquinamento tra i più gravi che la nostra regione ricordi, la giunta Zaia, sotto la pressione popolare e nell’attesa del referendum, si è decisa ad imporre limiti più restrittivi alla presenza dei pfas nelle acque potabili. Limiti che, si badi bene, non cambieranno assolutamente la situazione visto che i pfas rimangono nelle acque potabili della zona rossa a livelli per noi inaccettabili.
Rimane ancora senza risposta la richiesta dell’allacciamento a fonti pulite per gli acquedotti contaminati, essenziale per ridurre in modo definitivo l’assunzione di queste sostanze da parte dei cittadini inquinati, così come rimangono inevase le richieste di avere finalmente un quadro completo sulla possibile contaminazione delle matrici alimentari. Non si capisce, poi, come i cittadini con i pozzi privati inquinati potranno adeguarsi ai nuovi limiti, così come le aziende agricole potranno permettersi l’aumento dei costi del filtraggio per adeguarsi alle nuove norme.
Non comprendiamo il motivo di non proporre gli stessi limiti per tutta la nostra regione, visto che la contaminazione da queste sostanze e le conseguenze per la salute sono eguali per tutti.
Noi continueremo a chiedere acqua libera dai PFAS e non acqua con meno PFAS, e continueremo a chiederci dove erano i responsabili della prevenzione delle Ulss interessate mentre ci stavano inquinando, e dove erano e dove sono i governanti di questa regione mentre gli inquinatori continuavano e continuano ad inquinarci.
L’azione della Regione riguardante i limiti di presenza dei PFAS nell’acqua giunge purtroppo tardiva e carica di contraddizioni. Il quadro dell’inquinamento e la veicolazione della contaminazione non sono ancora del tutto chiari. Più volte abbiamo chiesto che fossero resi pubblici i nuovi dati sul biomonitoraggio degli alimenti e a tutt’oggi ci viene detto, dopo molti rinvii, che non sono pubblicabili neanche parzialmente. Per quanto riguarda l’acqua, l’azione di riduzione dei limiti che la Regione intende attuare, non impressiona nessuno in quanto già allo stato attuale gli acquedotti della zona rossa erogano acqua al di sotto di quelli che probabilmente saranno i nuovi limiti. Non si registra pertanto nessun miglioramento. La popolazione, già gravemente contaminata, per depurarsi non avrà altra alternativa che sottoporsi alla plasmaferesi vita natural durante. Terapia sulla quale non ci sono ancora studi che dimostrino la validità di abbassamento totale dei Pfas e consigliata ugualmente senza spiegare le controindicazioni anche agli adolescenti.
Se vogliamo che la Regione Veneto sia veramente all’avanguardia mondiale nella lotta agli inquinanti emergenti dovrà produrre una legge nella quale si affronti non solo la situazione emergenziale attuale che riguarda acqua – terra – aria, bensì il futuro, tenendo conto del principio di precauzione.
In considerazione dei drammatici valori di PFAS riscontrati nel sangue degli adolescenti sottoposti a monitoraggio nell’ultimo periodo da parte delle ULSS di competenza, chiediamo: zero PFAS nell’acqua, zero PFAS negli alimenti, zero PFAS nei prodotti di largo uso, zero PFAS nell’aria.
COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS:
Legambiente Veneto, Legambiente Vicenza, Legambiente Verona, Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta, ViVerBio Gas Lonigo, Comitato Vicentino No Ecomafie, Coordinamento Acqua Bene Comune Vicenza, Acqua Bene Comune Verona , Associazione No alla Centrale Ovest vicentino, CILLSA (Cittadini per il lavoro, la legalità, la salute e l’ambiente) di Arzignano, CITTAB (Comitato intercomunale tutela territorio area berica) di Lonigo, Medicina Democratica Vicenza, Nuovi consumatori Vicenza, Gas Sommacampagna, Lasciateci respirare di Monselice, di Conselve di Lendinara (3 comitati), Terre nostre Veneto, Dario Muraro, Francesco Muraro e Rigolon Giuliano di Brendola, Coordinamento 0 OGM, comitato contro i disagio del mangimificio Veronesi, GASDOTTO di ESTE, Gruppo di consumo critico della Val D’Illasi, Monastero del bene comune di Verona, Gruppo Gas Prova di San Bonifacio, Acli Montagnana, Graziano Rossi e Diego Lovato di Bagnolo di Lonigo, Gas Creazzo, Paola Cocco di Alonte, Dott. Elisa Dalla Benetta medico di base di Zimella
COMUNICATO STAMPA DEL COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS
Quattro giorni per decidere e quattro anni per pensarci.
La montagna ha partorito il topolino. Sono passati oltre quattro anni dalla scoperta dell’inquinamento da PFAS (che interessa una buona fetta del Veneto), e, ad un mese dal fatidico referendum sull’autonomia, la Regione Veneto partorisce il classico topolino. Dopo aver cercato in tutti i modi di minimizzare questo inquinamento, un inquinamento tra i più gravi che la nostra regione ricordi, la giunta Zaia, sotto la pressione popolare e nell’attesa del referendum, si è decisa ad imporre limiti più restrittivi alla presenza dei pfas nelle acque potabili. Limiti che, si badi bene, non cambieranno assolutamente la situazione visto che i pfas rimangono nelle acque potabili della zona rossa a livelli per noi inaccettabili.
Rimane ancora senza risposta la richiesta dell’allacciamento a fonti pulite per gli acquedotti contaminati, essenziale per ridurre in modo definitivo l’assunzione di queste sostanze da parte dei cittadini inquinati, così come rimangono inevase le richieste di avere finalmente un quadro completo sulla possibile contaminazione delle matrici alimentari. Non si capisce, poi, come i cittadini con i pozzi privati inquinati potranno adeguarsi ai nuovi limiti, così come le aziende agricole potranno permettersi l’aumento dei costi del filtraggio per adeguarsi alle nuove norme.
Non comprendiamo il motivo di non proporre gli stessi limiti per tutta la nostra regione, visto che la contaminazione da queste sostanze e le conseguenze per la salute sono eguali per tutti.
Noi continueremo a chiedere acqua libera dai PFAS e non acqua con meno PFAS, e continueremo a chiederci dove erano i responsabili della prevenzione delle Ulss interessate mentre ci stavano inquinando, e dove erano e dove sono i governanti di questa regione mentre gli inquinatori continuavano e continuano ad inquinarci.
L’azione della Regione riguardante i limiti di presenza dei PFAS nell’acqua giunge purtroppo tardiva e carica di contraddizioni. Il quadro dell’inquinamento e la veicolazione della contaminazione non sono ancora del tutto chiari. Più volte abbiamo chiesto che fossero resi pubblici i nuovi dati sul biomonitoraggio degli alimenti e a tutt’oggi ci viene detto, dopo molti rinvii, che non sono pubblicabili neanche parzialmente. Per quanto riguarda l’acqua, l’azione di riduzione dei limiti che la Regione intende attuare, non impressiona nessuno in quanto già allo stato attuale gli acquedotti della zona rossa erogano acqua al di sotto di quelli che probabilmente saranno i nuovi limiti. Non si registra pertanto nessun miglioramento. La popolazione, già gravemente contaminata, per depurarsi non avrà altra alternativa che sottoporsi alla plasmaferesi vita natural durante. Terapia sulla quale non ci sono ancora studi che dimostrino la validità di abbassamento totale dei Pfas e consigliata ugualmente senza spiegare le controindicazioni anche agli adolescenti.
Se vogliamo che la Regione Veneto sia veramente all’avanguardia mondiale nella lotta agli inquinanti emergenti dovrà produrre una legge nella quale si affronti non solo la situazione emergenziale attuale che riguarda acqua – terra – aria, bensì il futuro, tenendo conto del principio di precauzione.
In considerazione dei drammatici valori di PFAS riscontrati nel sangue degli adolescenti sottoposti a monitoraggio nell’ultimo periodo da parte delle ULSS di competenza, chiediamo: zero PFAS nell’acqua, zero PFAS negli alimenti, zero PFAS nei prodotti di largo uso, zero PFAS nell’aria.
COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS:
Legambiente Veneto, Legambiente Vicenza, Legambiente Verona, Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta, ViVerBio Gas Lonigo, Comitato Vicentino No Ecomafie, Coordinamento Acqua Bene Comune Vicenza, Acqua Bene Comune Verona , Associazione No alla Centrale Ovest vicentino, CILLSA (Cittadini per il lavoro, la legalità, la salute e l’ambiente) di Arzignano, CITTAB (Comitato intercomunale tutela territorio area berica) di Lonigo, Medicina Democratica Vicenza, Nuovi consumatori Vicenza, Gas Sommacampagna, Lasciateci respirare di Monselice, di Conselve di Lendinara (3 comitati), Terre nostre Veneto, Dario Muraro, Francesco Muraro e Rigolon Giuliano di Brendola, Coordinamento 0 OGM, comitato contro i disagio del mangimificio Veronesi, GASDOTTO di ESTE, Gruppo di consumo critico della Val D’Illasi, Monastero del bene comune di Verona, Gruppo Gas Prova di San Bonifacio, Acli Montagnana, Graziano Rossi e Diego Lovato di Bagnolo di Lonigo, Gas Creazzo, Paola Cocco di Alonte, Dott. Elisa Dalla Benetta medico di base di Zimella
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