Pfas, i comitati: “Quanto c’è da aspettare ancora?”
Cologna Veneta – “In tema Pfas, sono ancora
molti gli interrogativi. I loro valori sono ridotti a zero
nell’acquedotto di Lonigo, come ha annunciato trionfalmente il direttore
dell’Arpav, Nicola Dell’Acqua, ora anche a capo della Commissione
salute ambiente della Regione. A Dell’Acqua chiediamo: quali
provvedimenti sono stati adottati per azzerare la contaminazione? Le
azioni adottate garantiranno l’azzeramento permanente della
contaminazione fino all’arrivo delle nuove fonti? E i costi ricadranno
sui cittadini?”
E’ quanto si legge in apertura di una nota diffusa oggi dal Coordinamento acqua libera dai Pfas, che pone dunque domande importanti, che vanno al di là degli annunci e della buona volontà. Quando si parla di acqua del resto, è la salute di tutti noi ad essere chiamata in causa, e non è certo tema che si possa liquidare senza il dovuto approfondimento.
“Per quanto riguarda le nuove fonti – si legge ancora nella nota del Coordinamento -, le dichiarazioni dell’assessore Bottacin rivelano che la strada per ottenerle non è ancora stata imboccata. Gli 80 milioni stabiliti dal governo, ci sono o non ci sono? Il Ministero dell’economia, per stanziarli, ha richiesto dei progetti specifici. Sono stati presentati? E quando? I pozzi di Carmignano non sono bloccati da chi non vuole risolvere il problema Pfas ma dall’amministrazione comunale dello stesso comune che denuncia irregolarità procedurali sui nulla osta necessari per la loro terebrazione”.
Per quanto riguarda il biomonitoraggio sulla popolazione, il Coordinamento acqua libera dai Pfas considera importante allargare le analisi del sangue alla zona arancione, affinché tutta la popolazione acquisisca una piena consapevolezza dei livelli di contaminazione. Viene ricordato, a questo proposito, che i comuni di Creazzo e Altavilla sono stati colpiti da una vasta contaminazione a fine anni settanta, le cui ferite sul territorio non sono ancora state sanate (vedi livelli di inquinamento di alcuni pozzi e del Retrone).
“Per quanto riguarda il collettore gestito dal consorzio Arica – continua il Coordinamento -, in merito alla sentenza del Tribunale superiore delle acque relativamente ai ricorsi presentati, a che punto è il cronoprogramma per l’adeguamento dei limiti di scarico? Anche i limiti di performance non erano di competenza regionale fino a venti giorni fa, poi tutto d’un tratto è avvenuto il miracolo. Si preoccupi l’assessore della bonifica Miteni, in quanto già adesso il sito appare in contrasto con la delibera della giunta regionale n. 360 del 22/03/2017 (a sua stessa firma) che prevede la delocalizzazione degli impianti industriali che possono compromettere la qualità delle falde. Ed infine, ad oggi non conosciamo ancora i risultati delle analisi sulle matrici alimentari. Quanto dobbiamo aspettare ancora?”
E’ quanto si legge in apertura di una nota diffusa oggi dal Coordinamento acqua libera dai Pfas, che pone dunque domande importanti, che vanno al di là degli annunci e della buona volontà. Quando si parla di acqua del resto, è la salute di tutti noi ad essere chiamata in causa, e non è certo tema che si possa liquidare senza il dovuto approfondimento.
“Per quanto riguarda le nuove fonti – si legge ancora nella nota del Coordinamento -, le dichiarazioni dell’assessore Bottacin rivelano che la strada per ottenerle non è ancora stata imboccata. Gli 80 milioni stabiliti dal governo, ci sono o non ci sono? Il Ministero dell’economia, per stanziarli, ha richiesto dei progetti specifici. Sono stati presentati? E quando? I pozzi di Carmignano non sono bloccati da chi non vuole risolvere il problema Pfas ma dall’amministrazione comunale dello stesso comune che denuncia irregolarità procedurali sui nulla osta necessari per la loro terebrazione”.
Per quanto riguarda il biomonitoraggio sulla popolazione, il Coordinamento acqua libera dai Pfas considera importante allargare le analisi del sangue alla zona arancione, affinché tutta la popolazione acquisisca una piena consapevolezza dei livelli di contaminazione. Viene ricordato, a questo proposito, che i comuni di Creazzo e Altavilla sono stati colpiti da una vasta contaminazione a fine anni settanta, le cui ferite sul territorio non sono ancora state sanate (vedi livelli di inquinamento di alcuni pozzi e del Retrone).
“Per quanto riguarda il collettore gestito dal consorzio Arica – continua il Coordinamento -, in merito alla sentenza del Tribunale superiore delle acque relativamente ai ricorsi presentati, a che punto è il cronoprogramma per l’adeguamento dei limiti di scarico? Anche i limiti di performance non erano di competenza regionale fino a venti giorni fa, poi tutto d’un tratto è avvenuto il miracolo. Si preoccupi l’assessore della bonifica Miteni, in quanto già adesso il sito appare in contrasto con la delibera della giunta regionale n. 360 del 22/03/2017 (a sua stessa firma) che prevede la delocalizzazione degli impianti industriali che possono compromettere la qualità delle falde. Ed infine, ad oggi non conosciamo ancora i risultati delle analisi sulle matrici alimentari. Quanto dobbiamo aspettare ancora?”
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