Il
comitato della Mamme No Pfas ha protestato ieri, 27 gennaio, davanti all'azienda
Miteni di Trissino. Il motivo della manifestazione è il
ricorso al Tar
della ditta vicentina ritenuta la principale responsabile
dell'inquinamento delle acque in una vasta area di territorio che
comprende parte delle province di Verona, Vicenza e Padova. L'insolita
protesta del comitato si è sviluppata principalmente con la vendita di
torte per raccogliere simbolicamente i quasi 100 milioni di euro chiesti
dalla Miteni attraverso il ricorso, nel caso in cui venisse intrapreso
il piano di caratterizzazione disposto dalla conferenza dei servizi. Il
piano non è altro che una programmazione di controlli sui terreni
dell'azienda, ai quali
la stessa Miteni propone in alternativa una serie di analisi (a suo modo di vedere) meno impattanti e più efficaci.
Per quanto riguarda la bonifica dei terreni, da parte dell'azienda c'è piena sintonia con la richiesta dei manifestanti e completa disponibilità a iniziarla al più presto
- hanno fatto sapere dalla Miteni - Ma per poterlo fare, per legge,
deve essere terminata la caratterizzazione che sulla base delle attuali
prescrizioni durerebbe invece oltre 15 anni. È assurdo perché siamo
convinti che gli inquinanti siano stati identificati e che ora si debba
procedere alla bonifica dei terreni senza perdere tempo in ulteriori
ricerche a tappeto che non si basano su alcun dato tecnico e anche
metodologicamente sono sbagliate. Miteni ha tutta la volontà e
l'interesse a procedere a bonificare l'area dall'inquinamento storico in
modo veloce, completo e efficace.
Nel frattempo, continuano le analisi che nel veronese riguardano la zona di
Lobia a San Bonifacio dove alcuni cittadini
si sono fatti le analisi
del sangue da soli, scoprendo di avere concentrazioni elevate di Pfas.
L'origine della contaminazione potrebbe essere stata, secondo l'Ulss, un
pozzo privato.
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