giovedì 19 novembre 2015

Rimpallo tra ministeri sull'emergenza «Pfas» (l'articolo è ancora di ottobre ma è per far sapere come sta andando la procedura per i limiti di legge)

L'inquinamento da Pfas non è un problema ambientale. È una questione che riguarda il ministero della Salute. Questa, detta in estrema sintesi, è la posizione assunta in merito alla contaminazione che interessa l'area posta a cavallo fra le provincie di Verona, Vicenza e Padova dal ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Rispondendo ad un'interrogazione, presentata ancora un anno fa da alcuni parlamentari del M5S, con prima firmataria la veronese Francesca Businarolo, il ministro ha ora risposto dicendo in maniera chiara che lui in questa vicenda non c'entra. «Con riferimento alle problematiche segnalate dall'onorevole interrogante, relative alla presenza delle sostanze perfluoro-alchiliche nelle acque erogate al consumatore finale nella Regione Veneto, si comunica che la competenza in materia è del ministero della Salute», dice nella sua risposta Galletti.Il quale, quattro mesi fa, in una sua visita a Pressana, compiuta in piena campagna elettorale per le Regionali, aveva mostrato, ad onor del vero, ben altro interesse per la vicenda. Allora, infatti, aveva addirittura affermato: «Entro l'estate verranno stabiliti i limiti per quanto riguarda la presenza dei Pfas nelle acque destinate al consumo umano». L'attuale rinvio della questione, d'altro canto, sembra costituire in qualche misura la conferma del fatto che nessuno vuol prendere una posizione ufficiale in merito ad una vicenda che è al di fuori delle regole. Nonostante ancora nel 2013 sia emerso, in seguito ad indagini ambientali compiute su indicazione dell'Unione europea in un territorio comprendente una trentina di Comuni, una presenza rilevante nelle acque, sia superficiali che di falda, di perfluoro-alchilici (elementi di produzione industriale derivanti da sversamenti di un'azienda del Vicentino) ancora nessuno ha stabilito il limite massimo della loro concentrazione nelle acque destinate al consumo umano.Acque Veronesi, la società che gestisce i pozzi contaminati che servono gli acquedotti, ha attuato forme di abbattimento dei Pfas con filtri a carboni attivi. La Regione ha avviato azioni di controllo sugli effetti dell'inquinamento sui prodotti agricoli e la salute umana. L'Arpav sta svolgendo campagne di verifica su fiumi e canali. Di fatto, però, mancando una normativa specifica, l'acqua rimane comunque potabile. «Ora andremo avanti, interrogando anche il ministro della Salute», afferma Businarolo. «È infatti inaccettabile», ribadisce, «che nessuno voglia rispondere in maniera chiara su quello che, purtroppo, resta un problema grave».o
Luca Fiorin
L'acqua che sgorga in 13 Comuni della Bassa è contaminata dai Pfas

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