martedì 29 marzo 2016

Pfas, passo avanti del Comune di Brendola

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Pfas, passo avanti del Comune di Brendola

Inquinamento da Pfas nel mirino del Comune di Brendola e di Acque del Chiampo. Dopo la conclusione, a fine anno, dei lavori di potenziamento dell’acquedotto brendolano di via Rossini, è stato infatti approvato il progetto, del costo di 220 mila euro, per realizzare una struttura di copertura e allaccio alla fognatura dell’impianto di filtrazione di Madonna dei Prati. Un impianto attivo dal 2013 che è in grado di abbattere i contaminanti Pfas grazie a filtri a carboni attivi, che mantengono le concentrazioni al di sotto dei livelli di legge.
Ricordiamo che l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque superficiali e sotterranee interessa 79 comuni del Veneto, tra i quali anche Brendola. Lo scorso anno, infatti, le analisi eseguite sui pozzi privati avevano fatto emergere una concentrazione di Pfas al di sopra dei limiti di legge in 19 di queste fonti, per le quali era stata subito emessa un’ordinanza di divieto di utilizzo. Inoltre era stato elaborato un piano per consentire ai proprietari dei pozzi non allacciati all’acquedotto pubblico (10 su 19) di avere al più presto un collegamento. E, in attesa dei lavori di estensione della rete idrica, erano state installate due fontanelle pubbliche allacciate alla rete per soddisfare le esigenze delle dieci famiglie.
Conclusa questa fase di tamponamento dell’emergenza, è stato elaborato un progetto per procedere agli allacci, con interventi in via Orna, in via Casavalle e in Strada del Grasso, nell’ambito del piano complessivo di 1,4 milioni di euro che l’azienda idrica Acque del Chiampo stima di impegnare per i dodici chilometri di nuova rete installati tra Brendola e Lonigo. I lavori dovrebbero concludersi entro l’estate del 2017.
Gli interventi per potenziare l’acquedotto che si sono conclusi, come detto, a fine 2015, hanno permesso di aumentarne la capacità di approvvigionamento idrico, così da sfruttare al meglio le fonti sicure, a scapito dei pozzi più interessati dalla contaminazione da Pfas. La vigilanza sulla qualità delle acque del territorio resta comunque alta. Indagini accurate continueranno ad essere condotte e spetterà all’Ulss l’ultima parola sulla potabilità dei campioni analizzati. I dati raccolti saranno archiviati in un sistema informativo centralizzato implementato da Arpav.
“Un’attenzione costante a garanzia della sicurezza – ha sottolineato il sindaco di Brendola, Renato Ceron – è un dovere che le istituzioni hanno nei confronti dei cittadini. Per questo non abbiamo voluto perdere tempo per dare ai cittadini una risposta concreta ai problemi che si sono trovati in casa, senza averne colpa”.

lunedì 28 marzo 2016

PFAS: ULTIMO RAPPORTO ARPAV MARZO 2016


Pd e Governo Renzi: giu’ le mani dall’acqua!


Pd e Governo Renzi: giu’ le mani dall’acqua!

A quasi cinque anni dalla straordinaria vittoria referendaria del giugno 2011, il Partito Democratico e il Governo Renzi/Madia vogliono chiudere definitivamente i conti con quell’”anomalia” e consegnare acqua e beni comuni ai grandi interessi finanziari.
 
E’ in questi giorni in discussione alla Camera la legge d’iniziativa popolare presentata dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua nel 2007, con oltre 400.000 firme. Ma la legge, grazie ad una serie di emendamenti del PD, arriva in aula con un testo che, eliminando l’art-6 sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, ne stravolge totalmente il significato.
Contemporaneamente, ha iniziato il suo iter il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015; un manifesto liberista, che prevede l’obbligo di gestione dei servizi pubblici locali a rete attraverso società per azioni e che ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato.
Si tratta di un attacco senza precedenti all’acqua e alla democrazia.
PD e governo Renzi vogliono consegnare l'acqua alle lobby della finanza.
Rivendichiamo con forza che acqua e beni comuni non appartengono a nessuno.
PD e governo Renzi ci vogliono silenziosi e rassegnati.
Ci troveranno nelle piazze con la stessa allegria, rabbia e determinazione.
INDIETRO NON SI TORNA!
APPROVARE LA LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE SENZA STRAVOLGIMENTI
RITIRARE SUBITO IL DECRETO MADIA

TG3 Veneto del 25 marzo su acqua e cibi inquinati dai pfas

Al minuto 8 e 40  intervista di Matteo Mogogovic a Piergiorgio Boscagin e al Dottor Vincenzo Cordiano su acqua e cibi contaminati...del vino per il momento non si sa nulla però han fatto vedere le viti

domenica 27 marzo 2016

Stop ai prelievi dai pozzi di Almisano

Nella foto Articolo sul GdV di sabato 26 marzo .  Il 10 Aprile il Comune di Lonigo aderisce al No Pfas Day ma a raccogliere le firme per le due petizioni ci saremo noi del coordinamento Acqua Libera dai pfas. Lo faremo in tutti i comuni inquinati dove
ci daranno il permesso di farlo e dove ci saranno cittadini ad aiutarci.

Lonigo è centrale in questo ormai tragico dramma dell'inquinamento da pfas perchè a Lonigo nellla frazione di Almisano ci sono i pozzi inquinati da dove si attinge l'acqua che poi serve ai comuni del Basso Vicentino e in provincia di Padova e Verona. Anche qui si contraddicono da soli perchè non è detto che si possa stare tranquilli rispettando i limiti di performance anzi visto cosa sta succedendo negli USA dobbiamo stare attenti e non far bere i bambini sopratutto e le donne incinte. E con questo tutto quello che riguarda il contatto con l'acqua come lavare la verdura e fare da mangiare .

Il PFOA della Dupont ha provocato danni al fegato e cancro anche in Olanda, ma in Veneto è innocuo

venerdì 25 marzo 2016

Il PFOA della Dupont ha provocato danni al fegato e cancro anche in Olanda, ma in Veneto è innocuo


I residenti in vicinanza di un impianto chimico della DuPont in Olanda sono stati esposti per anni a concentrazioni più alte di quelle permesse di una sostanza chimica utilizzata nella fabbricazione del Teflon, il PFOA. Questa sostanza è classificata come potenzialmente cancerogena per gli esseri umani dall'organizzazione mondiale della sanità. L'esposizione alle concentrazioni più alte di quelle legalmente permesse del composto si è verificata dal 1970 al 2002 attraverso l'atmosfera ma non con l'acqua potabile. Nel peggiore dei casi, la legge è stata violata per almeno 25 anni secondo le autorità sanitarie olandesi, e un impatto sulla salute, per esempio sul fegato, non può essere esclusa con un'esposizione cronica di questo tipo. Un aumentato rischio di cancro, anche se limitato, sarebbe stato osservato in questa popolazione.
In Veneto ancora oggi molti cittadini bevono acqua infarcita di PFOA e altri PFAS e tutto va bene.
Per saperne di più, leggete qui (in inglese) 

sabato 26 marzo 2016

Nel regno dei PFAS si muore di più, ma non a causa dei PFAS

sabato 26 marzo 2016

Nel regno dei PFAS si muore di più, ma non a causa dei PFAS


Secondo il giornale di Vicenza del 23/3/2016  “..non c’è una correlazione diretta tra decessi per patologie associabili all’esposizione  ai PFAS e questo inquinamento.” Infatti “.. i dati in possesso della Regione Veneto non evidenziano un danno alla salute in atto” ….:” Bene, c’è pertanto da stare tranquilli. Queste dichiarazioni, che sarebebro contenute nel report informativo consegnato ai consiglieri regionali in occasione del consiglio  straordinario del 22/3 u.s.,  dovrebbero tranquillizzare tutti e dimostrare l’infondatezza delle preoccupazioni di quei pochi medici  e cittadini che, secondo qualche politico di maggioranza, dovrebbero essere denunciati per procurato allarme. 
Peccato che alcune righe dopo altre affermazioni  risultino in palese contraddizione e smentiscano clamorosamente le precedenti. Infatti, prosegue il GdV, la Regione “..conferma i significativi aumenti di mortalità per neoplasie” o per “le cardiopatie ischemiche nella pedemontana vicentina e nella porzione meridionale della pianura veneta e in parte della zona litoranea”.
Quindi la Regione Veneto conferma che nel regno dei PFAS si muore di più per tumoro e cardiopatie ischemiche (tutte malattie associabili ai PFAS) ma i PFAS non ne sono la causa. E allora, assessore Coletto e sindaci delle zone interessate, se i PFAS non c’entrano, volete dirci quali sarebbero  secondo voi le cause reali? Volete avere la cortesia di dire ai cittadini e alla comunità scientifica quali altri cause avete identificato e come avete fatto ad escludere un ruolo dei PFAS in tale eccesso SIGNIFICATIVO di mortalità?

venerdì 25 marzo 2016

Pfas, Bartelle (M5S): Coletto si dimetta


Pfas, Bartelle (M5S): Coletto si dimetta


La consigliera regionale del M5S Patrizia Bartelle (nella foto), a seguito del consiglio regionale straordinario sui Pfas del 22 marzo, del tutto insoddisfatta dei chiarimenti ricevuti dall’assessore leghista alla Sanità Luca Coletto, ha immediatamente depositato in consiglio regionale un’interrogazione a Zaia e allo stesso Coletto per chiedere le dimissioni di quest’ultimo.
Viste le critiche concentrazioni di Pfas in uova di allevamenti familiari e nel pesce di cattura in ampie zone delle province di Vicenza e Verona, la Bartelle va giù dura: «La situazione è gravissima, dato che le fasce di popolazione a più elevata vulnerabilità sono costituite dai bambini di 3–9 anni, e dato che la più significativa via di assorbimento di tali sostanze da parte dell’organismo umano è costituita dalla via orale tramite consumo di acqua potabile e di alimenti. Cosa ha fatto la Giunta regionale sino a fine ottobre 2015? Assolutamente nulla di significativo. Anche le misure adottate dalla Giunta nello scorso ottobre sono assai blande e per nulla risolutive, visto che sono oltretutto successive al D. L.vo 13 ottobre 2015, n. 172, che ha attuato una direttiva comunitaria riguardante le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, e che ha identificato i Pfas quali sostanze pericolose prioritarie».
«Ce n’è abbastanza – conclude Bartelle – per pretendere le dimissioni immediate dell’assessore leghista Luca Coletto, che era già assessore alla Sanità nel 2013, e che appare politicamente quale primo responsabile di questo possibile disastro ambientale, i cui scenari appaiono di momento in momento più inquietanti».



Pfas nell'acqua. La Regione Veneto vieta i pozzi per irrigare e abbeverare gli animali. Timori per esiti esami ematici

http://www.sivempveneto.it/leggi-tutte-le-notizie/31688-pfas-la-regione-vieta-i-pozzi-per-irrigare-e-abbeverare-animali-timori-per-gli-esiti-degli-esami-ematici

giovedì 24 marzo 2016

Medio Chiampo attacca Acqua fusione acqua

Medio Chiampo venderà cara la pelle se e quando andrà in porto la discussa fusione con Acque del Chiampo. Medio Chiampo chiede di essere equamente rappresentata ora che son finiti i problemi giudiziari e anche dei debiti - Il Consiglio Comunale di Montebello ha approvato un documento dove chiedono di contare di più e infatti per la depurazione stanno spendendo un sacco di soldi con nuovi interventi

Provvedimenti e consigli delle autorità americane ai cittadini di Hoosick Falls contaminati da PFOA. Confronti con il veneto


lunedì 7 marzo 2016

Provvedimenti e consigli delle autorità americane ai cittadini di Hoosick Falls contaminati da PFOA. Confronti con il veneto


Volantino affisso alle porte
 del villaggio
Ecco in breve cosa stano facendo in questi giorni ad Hoosick Falls, un villaggio di 4000 anime negli Stati Uniti, subito  dopo la scoperta della contaminazione da PFOA: 1) lavaggio di tutte le tubature dell'acquedotto per ripulirle completamente da eventuali residui di PFOA;
2) applicazioni di filtri centrali * e a tutti i pozzi privati;
3) distribuzione gratuita di acqua minerale nelle scuole e nei supermercati e altri locali pubblici
3) consiglio di non usare l’acqua del rubinetto per bere, preparare cibi o per la lavare posate, vestiti e indumenti
4) evitare il contatto cutaneo (esempio per lavarsi o fare il bagno) dei bambini che abbiano abrasioni o malattie della pelle che potrebbero facilitare la penetrazione del PFOA nell’organismo
5) aprire tutti i rubinetti dell’acqua fredda e farli andare per almeno 5 minuti prima di usarla (15 minuti per i rubinetti dell’acqua calda)
6) lavare per almeno 5 minuti tutti i contenitori di acqua 

7) buttare via tutto il ghiaccio preparato nel frigo prima dei provvedimenti attuati
8) fare andare a vuoto almeno una volta lo sciacquone del bagno,la lavastoviglie, la lavatrice:
9) pulire bene con l’acqua filtrata  umidificatori, condizionatori, le macchinette per il caffè, strumenti e apparecchi medicali e ogni altrro qualsiasi strumento o apparecchio che pensate possa essere contaminato
 in modo da rimuovere i residui di PFOA
10) sostituire eventuali filtri o sistemi di depurazione presenti in precedenza nelle abitazioni
I punti contrassegnati con l’asterisco* sono i soli ad essere  consigliati dall’Istituto superiore di sanità e dalla Regione Veneto. Giudicate voi..

E non dite che non ve l'avevo detto che l'acqua contaminata da PFOA e altri PFAS non è da bere


LInk
1)  http://cbs6albany.com/news/local/pfoa-expert-speaks-to-hoosick-falls-residents
2)  http://www.epa.gov/aboutepa/hoosick-falls-water-contamination
3) http://www.villageofhoosickfalls.com/news.html 

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Sul Giornale di Vicenza di giovedì 24 Marzo appare un titolo per quietare tutti? ma leggete bene tutto l'articolo!

Ma si contraddicono sempre da soli ! Ecco tanto chi legge solo il titolo sta tranquillo!!!

Contaminazione Pfas, primi esiti allarmanti dai test ematologici


Contaminazione Pfas, primi esiti allarmanti dai test ematologici

L’acqua inquinata avrebbe causato alte concentrazioni di perfluoroachilici nel sangue tra Vicenza e Padova

VENEZIA. La peste non è sostanza né accidente, quindi non esiste, sentenziava Don Ferrante prima di contrarre il morbo fatale. A evocare il passo manzoniano, la seduta straordinaria del Consiglio regionale sul caso Pfas, le sostanze perfluoroachiliche provenienti dagli scarichi di una multinazionale chimica di Trissino e capaci - nel corso degli anni Settanta - di inquinare le acque di un territorio esteso su 180 km, che attraversa le province di Vicenza, Padova e Verona ed è popolato da 350 mila persone. Il punto, ahinoi, è che in Italia - e nel resto d’Europa - manca una legge che definisca i valori consentiti e quelli vietati di Pfas, al punto che a tutt’oggi le tre Procure che indagano sulla vicenda non hanno potuto elevare un capo d’imputazione. Attenzione, non punibile non equivale a innocuo: lo sanno bene i comitati e gli ambientalisti che hanno affollato Palazzo Ferro-Fini sollecitando nuove e più concrete misure a tutela delle persone e dell’habitat.
Tant’è. In aula, Andrea Zanoni (Pd) ha suggerito una rotta possibile: «Bisogna far chiarezza, anche attraverso un’indagine epidemiologica, sui rischi per la salute e l’ambiente, verificare l’adeguatezza del progetto di bonifica, quantificare i costi sostenuti da pubbliche amministrazioni, aziende agricole e privati, valutando un esposto alla magistratura per far sì che a pagare siano i responsabili dell’inquinamento, non i contribuenti. E il dem Stefano Fracasso ha fatto eco: «Ci sono due priorità, chiudere i pozzi di Almisano e trovare soluzioni alternative per l’approvvigionamento d’acqua potabile, da un lato; mettere in rete le acque dei Consorzi di bonifica per garantire i migliori livelli di qualità per quella ad uso agricolo, dall’altro».
Per parte sua, l’assessore alla sanità Luca Coletto ha snocciolato le iniziative comiute - messa in sicurezza degli acquedotti, rinnovo dei filtraggi, divieto d’uso dei pozzi privati, controlli a campione sulla popolazione - confermando l’incarico di «un monitoraggio a vasta scala» all’Istituto superiore di sanità; viceversa, il suo collega all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha minizzato il rischio («Non esiste alcuna videnza scientifica di pericolo») fino a ipotizzare una denuncia per «procurato allarme» che gli è valsa le dure critiche dell’opposizione. Critici i tosiani: «La Regione si costituisca parte civile e ci spieghi in cosa il campionamento dell’Iss si differenzierà da quello già compiuto dalla Regione con una spesa di 500 mila e nessun esito noto», le parole di Maurizio Conte e Giovanna Negro.
Già, i 600 test medici svolti su altrettanti residenti delle zone contaminate: in assenza dell’esito ufficiale, un’indiscrezione definisce «molto elevato» il bioaccumulo di sostanze perfluoroachiliche nel sangue e nel fegato nei soggetti che hanno consumato l’acqua contaminata. Con quali conseguenze sull’organismo? Non è dato saperlo con certezza, pur se un’indagine delle Ulss vicentine nel 2009 segnalano nelle zone coinvolte «picchi di richieste di esenzione dal ticket per malattie alla tiroide e ictus da eccesso di colesterolo». Battagliero il M5S, che nei giorni scorsi ha denunciato alla Procura di Venezia presunte inadempienze della Commissione tecnica regionale sui Pfas, con
il capogruppo Jacopo Berti lesto a esibire una bottiglia d’acqua «sospetta» accusando di negligenza e ritardi la Regione, difesa invece dallo speaker leghista Nicola Finco: «A partire dal 2013 abbiamo fatto tutto il possibile, garantendo la sicurezza dei nostri acquedotti».

Cristina Guarda e Piergiorgio Boscagin il 23 marzo 2016  per TVA Vicenza Rubrica " In Fondo" relazionano e rispondono sull'inquinamento da pfas e il -consiglio Regionale del 22 marzo sui pfas 
tvavicenza.gruppovideomedia.it

mercoledì 23 marzo 2016

Nota Tecnica PFAS.pdf ultima modifica 28/01/2015 Arpav

Stato dell'inquinamento da PFAS in provincia di Vicenza, Padova, Verona. Nota tecnica

Nota Tecnica PFAS.pdf — PDF document, 5465Kb
Azioni sul documento
ultima modifica 28/01/2015 11:41

I “nuovi” PFAS – La Dichiarazione di Helsingør (Helsingør Statement) di Vincenzo Cordiano


sabato 17 gennaio 2015

I “nuovi” PFAS – La Dichiarazione di Helsingør (Helsingør Statement)

Questa è la traduzione più o meno fedele di un  articolo scientifico recente di Scheringer et al. liberamente scaricabile dal sito Pubmed. Ho tradotto la dichiarazione di un gruppo di scienziati “preoccupati” sperando di fare opera di pubblica utilità e di contribuire ad un dibattito sereno e pacato sulla presunta “innocuità” dei nuovi PFAS. Infatti circolano in rete dichiarazioni e documenti rilasciati da “autorità ufficiali” che abbracciano acriticamente la posizione delle industrie che stanno contrabbandando come non pericolosi i “nuovi PFAS” (come avevano fatto per decenni con quelli “vecchi”), ignorando (o fingendo di ingorare?) tutti gli articoli scientifici che stanno confemrando, purtroppo, come anche i “nuovi PFAS” siano dotati degli stessi effetti negativi sul metabolismo dei grassi e sulla tiroide. ll timore è, che con l’aumentare degli studi, e con la durata dell’esposizione a tali “nuove” molecole, si comincino a vedere anche gli effetti che impiegnao decenni a manifestarsi, per esempio quelli cancerogeni.

Dichiarazione sulle sostanze poli- e perfluoroalchiliche

Noi come scienziati quotidianamente al lavoro sulla caratterizzazione degli usi, delle proprietà, della distribuzione ambientale e degli effetti avversi delle sostanze poli- e perfluoroalchiliche, PFAS, siamo preoccupati dell'orientamento attuale volto a sostituire PFAS a lunga catena (PFAS-LC) con un gran numero di composti perfluorati di cui si hanno solo scarsissime informazioni riguardo i loro volumi di produzione, l’utilizzo, le  proprietà e gli  effetti biologici. Tuttavia, noi già sappiamo che questi sostituti hanno proprietà simili ai PFAS a lunga catena per quanto riguarda la resistenza alla degradazione completa, cioè sono anch'essi persistenti nell'ambiente come gli attuali PFAS (Strempel et al. 2012; Scheringer et al. 2013).
In assenza di prove definitive che le soluzioni proposte rappresentino un sostanziale miglioramento rispetto ai PFAS a lunga catena, noi riteniamo che non sia corretto accettare acriticamente che il processo di sostituzione dei PFAS a lunga catena si traduca in un mero incremento dei prodotti immessi sul mercato globale che saranno utilizzati da milioni di consumatori e di professionisti. Per questi morivi, e in questo momento storico, intendiamo portare la seguente dichiarazione all'attenzione dei decisori politici e dei principali portatori d’interessi.

I PFAS sono ubiquitari

Numerosi PFAS, compresi i composti  sostituivi proposti per la sostituzione dei PFAS-LC, sono presenti nelle matrici ambientali (Giesy e Kannan 2001; Ahrens e Bundschuh 2014; Buck et al. 2011; Li et al. 2011; Gawor et al. 2014; Wang et al. 2013; Zareitalabad et al. 2013; Müller et al. 2012; Zhao et al. 2012), nella flora e fauna selvatiche ((Giesy e Kannan 2001; Houde et al. 2006; Buck et al. 2011),  negli organi e tessuti umani (Giesy e Kannan 2001; Kannan et al. 2004; Martin et al. 2010; Kato et al. 2011; Yeung et al. 2006) in tutto il globo.
Le decisioni regolatorie hanno permesso di ottenere una riduzione delle concentrazioni di alcuni PFAS-LC, ma quelle di altre molecole LC rimangono stabili o continuano ad aumentare.
PFOS, PFOA e altri PFAS con 11-14 atomi di carbonio si sono dimostrati altamente persistenti nell'ambiente, bioaccumulanti e tossici e  sono state sottoposti a restrizioni regolamentate per legge in Europa e in Canada; molte industrie hanno accettato l'invito a ridurre o a sospendere la loro produzione “volontariamente” («ECHA» 2014); PFOS è anche regolato secondo la convenzione di Stoccolma sui POPs (Stockholm Convention on Persistent Organic Pollutants 2009). Grazie a queste restrizioni, le concentrazioni di PFOS e PFOA stanno declinando nel sangue di molti cittadini di alcune  nazioni occidentali (Kato et al. 2011; Yeung et al. 2006; Yeung et al. 2013a; Harada et al. 2010). Tuttavia i PFAS a catena più lunga del PFOA non hanno seguito finora questa tendenza al calo (Glynn et al. 2012; Kato et al. 2011; Yeung et al. 2013b).

Sono necessarie urgentemente maggiori informazioni  sui "nuovi" PFAS


Numerose sono le alternative fluorurate ai PFAS proposte e commercializzate (Lava 2010; Poulsen et al. 2005; Diderich 2014), molte delle quali sono omologhi a corta catena dei PFAS-LC (tipicamente con 6 atomi di carbonio o meno). L’accorciamento della catena perfluorurata le rende meno bioaccumulanti rispetto ai PFAS-LC, ma non riduce la loro resistenza alla degradazione. Inoltre, non è vero i PFAS-CC sono sempre meno bioaccumulanti, dal momento che, per esempio la loro captazione da parte dei germogli di mais (il cereale più importante per la nutrizione umana) è superiore a quanto si osserva con i PFAS-LC (Krippner et al. 2014).
In molti casi sono molto limitate le informazioni di pubblico dominio su struttura, proprietà chimico-fisiche e profili tossicologici dei PFAS-CC. Le concentrazioni di alcuni  PFAS-CC, per esempio PFBS e PFBA,  stanno progressivamente aumentando nelle matrici ambientali e nei tessuti umani in tutta Europa (Ahrens e Bundschuh 2014; Glynn et al. 2012; Kirchgeorg et al. 2013). Pertanto abbiamo urgente necessità di ottenere e fornire alle popolazioni le  necessarie conoscenze sui rischi per la salute ambientale e umana di questa classe di composti in rapida ascesa, e di renderle facilmente accessibili al grande pubblico.

Se i nuovi PFAS sono meno efficienti e validi c'è il rischio di un aumento del loro uso, delle emissioni e dell’esposizione

Molti fra i PFAS-CC proposti, pur essendo generalmente meno bioaccumulanti, sono spesso tecnicamente meno efficienti («Regulatory Affairs: The Challenge PFOA-free - PERFORMANCE DAYS» 2014; Renner 2006; «Persistent Organic Pollutants(POPs)» 2014), per cui c'è il rischio che ne siano necessarie maggiori quantità o che sia indispensabile l'uso combinato di più molecole per ottenere le stesse performance, annullando i  potenziali vantaggi che deriverebbero dalla loro  supposta minore capacità di bioaccumulo.

Preoccupazioni riguardo la mancata effettuazione di accertamenti sula pericolosità dei nuovi PFAS

In Europa il regolamento REACH richiede il soddisfacimento di alcuni criteri prima dell'immissione sul mercato di sostanze chimiche prodotte in notevoli quantità («Regolamento REACH reach.sviluppoeconomico.gov.it» 2014).   Se si usano miscele di più PFAS-CC per rimpiazzare una singola molecola perfluorata a lunga catena, la quantità della singola sostanza sostituente potrebbe essere inferiore a quella del PFAS-LC da rimpiazzare, cosicché potrebbe essere sottratta ai limiti imposti dalla normativa REACH (e immessa liberamente sul mercato senza controlli, nota del traduttore).  Inoltre, molte preoccupazioni derivano dalla nostra incapacità di ottenere dei test di laboratorio in grado di identificare veramente effetti quali l'immunotossicità e la distruzione endocrina causati dai PFAS (White, Fenton, e Hines 2011; Grandjean e Budtz-Jørgensen 2013).

Introduzione di regole valide per tutti i paesi

Un numero crescente di paesi in diverse regioni del mondo produce PFAS a lunga e corta catena.  Pertanto è necessario definire regole valide per un maggior numero di paesi, anche perché i tipi di produzione disponibili sul mercato globale sono molto differenti e difficili da caratterizzare.

I PFAS, vecchi e nuovi, sono incorporati in prodotti di consumo  duraturi

Le attuali conoscenze dimostrano che i PFAS-CC sono resistenti alla degradazione e possono trasformarsi in altri prodotti, compresi PFOA e PFOS e altri PFCA e PFSA che persistono nell'ambiente (Butt, Muir, e Mabury 2014; Lee, D’eon, e Mabury 2010; Liu e Mejia Avendaño 2013; Young e Mabury 2010). Pertanto l'uso crescente ed esteso e l'emissione di PFAS-CC  porteranno inevitabilmente all'aumento dei livelli di PFCA, di PFOA e altri prodotti di degradazione perfluorurati stabili nell'ambiente, nel biota e negli esseri umani

L’aumentata esposizione implica un aumento degli eventi avversi

È pertanto probabile che anche i nuovi PFAS o i loro prodotti di trasformazione porteranno ad un aumento globale dell'esposizione ambientale ed umana ad un gran numero di PFAS e,  quindi, causeranno un aumento del rischio di effetti tossici associati a queste sostanze,  con problemi simili a quelli verificatisi con il PFOS, il PFOA e altri PFAS-LC. In questo caso, se i nuovi PFAS dotati di notevole mobilità ambientale si dimostrassero pericolosi per l'ambiente e gli uomini, potrebbero essere necessarie decadi o secoli per ridurre la contaminazione globale
Costi enormi sarebbero sostenuti dalla comunità per studiare la tossicità dei PFAS-CC
se le istituzioni pubbliche dovessero iniziare a studiarne gli effetti tossici con fondi pubblici, le risorse da destinare allo scopo essendo enormi. Pertanto,  è necessario obbligare le industrie produttrici a rendere pubbliche tutte le informazioni in loro possesso relative alle proprietà chimico-fisiche e tossicologiche,  oltre ad obbligarle a sostenere i costi della ricerca scientifica per valutare il rischio per la salute pubblica. Senza trascurare  che c'è anche il rischio di provocare un danno ambientale globale irreversibile.
L'obiettivo dell'industria e dei governi dovrebbe essere quello di introdurre molecole non persistenti e non fluorurate, completamente biodegradabili e mineralizzabili, limitando l'uso dei PFAS soltanto a quelle applicazioni realmente prive di alternative e indispensabili.
Riferimenti bibliografici

1: Scheringer M, Trier X, Cousins IT, de Voogt P, Fletcher T, Wang Z, Webster TF. Helsingør statement on poly- and perfluorinated alkyl substances (PFASs). Chemosphere. 2014 Nov;114:337-9. doi: 10.1016/j.chemosphere.2014.05.044. Epub 2014 Jun 14. PubMed PMID: 24938172.

PS
I riferimenti completi degli articoli citati nel testo si trovano nella pubblicazione originale.

martedì 22 marzo 2016

Bur n. 26 del 22 marzo 2016:Affidamento all'Istituto Superiore di Sanità del Piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto.

Scarica la versione stampabile del BUR n. 26 del 22/03/2016
Scarica la versione firmata del BUR n. 26 del 22/03/2016
Scarica versione stampabile Deliberazione della Giunta Regionale

Bur n. 26 del 22 marzo 2016


Materia: Sanità e igiene pubblica
Deliberazione della Giunta Regionale n. 243 del 08 marzo 2016
Affidamento all'Istituto Superiore di Sanità del Piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto.
Note per la trasparenza
Con il presente atto si intende approvare l'affidamento all'Istituto Superiore di Sanità del Piano di monitoraggio alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto. Il presente provvedimento non comporta spesa a carico del bilancio regionale.
L'Assessore Luca Coletto, riferisce quanto segue.
Premesso che, a seguito di indagini sperimentali realizzate a livello europeo e a livello nazionale, è stata rilevata la presenza di sostanze perfluorurate nelle acque superficiali e potabili di diversi comuni veneti.
Con D.G.R. n. 168 del 20.02.2014 al punto 5 del deliberato venivano incaricate la Sezione Veterinaria e Sicurezza Alimentare e la Sezione Prevenzione e Sanità Pubblica della realizzazione di un Programma di campionamento degli alimenti di produzione locale e, successivamente, con D.G.R. n. 1570 del 26.08.2014 si procedeva all'approvazione del programma di controllo sulle matrici degli alimenti di produzione locale.
Preso atto del parere dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), prot. n.32155/SVSA-AL.22 del 19.02.2016, relativamente alla valutazione dei monitoraggi programmati ed alla realizzazione delle stime di rischio in base ai risultati analitici dei controlli effettuati su matrici di interesse alimentare, relativi alla presenza di sostanze perfluoro-alchiliche.
Secondo le esigenze di attivazioni ed approfondimenti, da parte delle competenti strutture, emerse nella seduta di Giunta Regionale del 3 marzo 2016.
Considerato che con D.G.R. n. 764 del 27.05.2014è stato approvato lo schema di Accordo di collaborazione tra la Regione del Veneto e l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) finalizzato al "Supporto tecnico scientifico, analitico e consultivo per l'Analisi di rischio correlato alla contaminazione da PFAS di matrici ambientali e filiera idro-potabile in talune circostanze territoriali, e potenziale trasferimento di PFAS alla filiera alimentare e allo studio di biomonitoraggio".
Considerato inoltre che nell'ambito di questo accordo, perfezionato in data 17.10.2014, vi è tra le attività di consulenza fornita dall'istituto, al punto D, il supporto alla predisposizione del programma di campionamento alimenti finalizzato alla caratterizzazione dell'esposizione da sostanze perfluoroalchiliche basata sull'elaborazione dei dati su matrici ambientali, sulla filiera idro-potabile e su dati di contaminazione alimentare.
Con il presente atto si affida all'Istituto Superiore di Sanità (ISS), la predisposizione e realizzazione del Piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto.
La formale approvazione del dettaglio del Piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nella Regione del Veneto ed il relativo finanziamento verrà approvato con successivo atto della Giunta Regionale.
Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
Udito il relatore, il quale dà atto che la Struttura proponente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale.
VISTO l'articolo 2, comma 2, lett. a) della L.R. n. 54 del 31.12.2012.
VISTA la D.G.R. n. 168 del 20.02.2014.
VISTA la D.G.R. n. 764 del 27.05.2014.
VISTA la D.G.R. n. 1570 del 26.08.2014.
delibera
1.      di prendere atto di quanto espresso in premessa, che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;
2.      di affidare all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) la predisposizione e realizzazione del Piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio della Regione del Veneto;
3.      di prevedere che con successiva deliberazione della Giunta Regionale verrà approvato il piano di cui al precedente punto 2) ed il relativo finanziamento all'Istituto Superiore di Sanità;
4.      di incaricare la Sezione Attuazione Programmazione Sanitaria all'esecuzione del presente atto;
5.      dare atto che il presente provvedimento non comporta spesa a carico del bilancio regionale;
6.      di pubblicare il presente provvedimento nel Bollettino Ufficiale Regionale

Il Governo riprivatizza l'acqua

MALEDETTI VOI, MERCANTI D'ACQUA
Le nuove norme sulla gestione dell'acqua volute da governo e maggioranza parlamentare mostrano il totale disprezzo della volontà popolare espressa nel Referendum cinque anni fa. È il momento di ribellarsi [Alex Zanotelli] http://comune-info.net/2016/03/maledetti-voi-mercanti-acqua/

Il 17 Aprile andiamo tutti a votare un Si per salvare il nostro mare dalle trivelle

Il prossimo 17 aprile si terrà un referendum popolare. Si tratta di un referendum abrogativo, e cioè di uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che la Costituzione italiana prevede per richiedere la cancellazione, in tutto o in parte, di una legge dello
Stato.
Perché la proposta soggetta a referendum sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un “Sì”.
Hanno diritto di votare al referendum tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto la maggiore età. Votando “Sì” i cittadini avranno la possibilità di cancellare la norma sottoposta a referendum.

Dove si voterà?

Si voterà in tutta Italia e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum. Al referendum potranno votare anche gli italiani residenti all’estero.

Quando si voterà?

Sarà possibile votare per il referendum soltanto nella giornata di domenica 17 aprile.

Cosa si chiede esattamente con il referendum del 17 aprile 2016?

Con il referendum del 17 aprile si chiede agli elettori di fermare le trivellazioni in mare. In questo modo si riusciranno a tutelare definitivamente le acque territoriali italiane. Nello specifico si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa.
Se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere occorre votare “Sì” al referendum. In questo modo, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento
del rilascio delle concessioni.

Qual è il testo del quesito?

Il testo del quesito è il seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto
degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».

È possibile che qualora il referendum raggiunga la maggioranza dei “Sì” il risultato venga poi “tradito”?

A seguito di un eventuale esito positivo del referendum, il Parlamento o il Governo non potrebbero modificare il risultato ottenuto. La cancellazione della norma che al momento consente di estrarre gas e petrolio senza limiti di tempo sarebbe immediatamente operativa. L’obiettivo del referendum è chiaro e mira a far sì che il divieto di estrazione entro le 12 miglia marine sia assoluto. Come la Corte costituzionale ha più volte recisato, il Parlamento non può successivamente modificare il risultato che si è avuto con il referendum, altrimenti lederebbe la volontà popolare espressa attraverso la consultazionereferendaria.
Qualora però non si raggiungesse il quorum pr evisto perché il referendum sia valido (50% più uno degli aventi diritto al voto), il Parlamento potrebbe fare ciò che vuole: anche prevedere che si torni a cercare ed estrarre gas e petrolio ovunque.

È vero che se vincesse il “Sì” si perderebbero moltissimi posti di lavoro?

Un’eventuale vittoria del “Sì” non farebbe perdere alcun posto di lavoro: neppure uno. Un esito positivo del referendum non farebbe cessare immediatamente, ma solo progressivamente, ogni attività petrolifera in corso. Prima che il Parlamento introducesse la norma sulla quale gli italiani sono chiamati alle
urne il prossimo 17 aprile, le concessioni per estrarre avevano normalmente una durata di trenta anni (più altri venti, al massimo, di proroga). E questo ogni società petrolifera lo
sapeva al momento del rilascio della concessione. Oggi non è più così: se una società petrolifera ha ottenuto una concessione nel 1996 può – in virtù di quella norma – estrarre fino a quando lo desideri. Se, invece, al referendum vincerà il “Sì”, la società petrolifera che ha ottenuto una concessione nel 1996 potrà estrarre per dieci anni ancora e basta, e cioè fino al 2026.
Dopodiché quello specifico tratto di mare interessato dall’estrazione sarà libero per sempre.

L’Italia dipende fortemente dalle importazioni di petrolio e gas dall’estero. Non sarebbe opportuno, al contrario, investire nella ricerca degli idrocarburi e incrementare l’estrazione di gas e petrolio?

L'aumento delle estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari non è in alcun modo direttamente collegato al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato dà in
concessione a società private – per lo più straniere – la possibilità di sfruttare i giacimenti esistenti. Questo significa che le società private divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credano: portarlo via o magari
rivendercelo. Allo Stato esse sono tenute a versare solo un importo corrispondente al 7% del valore della quantità di petrolio estratto o al 10% del valore della quantità di gas estratto.
Non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è però soggetta a royalty. Le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50.000 tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno e godono di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. Nell’ultimo anno dalle royalty provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro.

Il rilancio delle attività petrolifere non costituisce un’occasione di crescita per l’Italia?

Secondo le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico effettuate sulle riserve certe e a fronte dei consumi annui nel nostro Paese, anche qualora le estrazioni petrolifere e di gas fossero collegate al fabbisogno energetico nazionale, le risorse rinvenute sarebbero comunque esigue e del tutto insufficienti. Considerando tutto il petrolio presente sotto il mare italiano, questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 8 settimane.
La ricchezza dell’Italia è, in verità, un’altra: per esempio il turismo, che contribuisce ogni anno circa al 10% del PIL nazionale, dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, per un
fatturato di circa 160 miliardi di euro; la pesca, che si esercita lungo i 7.456 km di costa entro le 12 miglia marine, produce circa il 2,5% del PIL e dà lavoro a quasi 350.000 persone; il patrimonio culturale, che vale 5,4% del PIL e che dà lavoro a circa 1 milione e 400.000 persone, con un fatturato annuo di circa 40 miliardi di euro; il comparto agroalimentare, che vale l’8,7% del PIL, dà lavoro a 3 milioni e 300.000 persone con un
fatturato annuo di 119 miliardi di euro e che nel solo 2014 ha conosciuto l’esportazione di prodotti per un fatturato di circa 34,4 miliardi di euro; e soprattutto la piccola e media impresa, che conta circa 4,2 milioni di piccole e medie “industrie” (e, cioè, il 99,8% del totale delle industrie italiane), e che costituisce il vero motore dell’intero sistema economico nazionale: tali imprese assorbono l'81,7% del totale dei lavoratori del nostro Paese, generano il 58,5% del valore delle esportazioni e contribuiscono al 70,8% del PIL. Il solo comparto manifatturiero, che conta circa 530.000 aziende, occupa circa 4,8 milioni di addetti, fattura 230 miliardi di euro l’anno, equivalente al 13% del PIL nazionale, e
contribuisce al totale delle esportazioni del Made in Italy nella misura del 53,6%.

Però gli italiani utilizzano sempre di più la macchina per spostarsi. Non è un controsenso?

Ciò che si estrae in Italia non è necessariamente destinato alla produzione del carburante per le autovetture ed ancor meno per quelle in circolazione nel nostro Paese.
Ad ogni modo, gli italiani si trovano spesso costretti ad utilizzare l'auto di proprietà. A fronte di un sistema di trasporti pubblici gravemente lacunoso non hanno praticamente scelta. In alcuni Paesi del Nord Europa l’utilizzo dell'auto privata è spesso avvertito come un “peso” e ritenuto economicamente non vantaggioso. Le cose andrebbero diversamente se si perseguisse una seria politica dei trasporti pubblici. Secondo l’Unione europea, rispetto agli altri Stati membri, l’Italia è al riguardo agli ultimi posti.

Cosa ci si attende?

Il voto referendario è uno dei pochi strumenti di democrazia a disposizione dei cittadini italiani ed è giusto che i cittadini abbiano la possibilità di esprimersi anche sul futuro energetico del nostro Paese. Nel dicembre del 2015 l’Italia ha partecipato alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici tenutasi a Parigi, impegnandosi, assieme ad altri 185 Paesi, a contenere il
riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi e a seguire la strada della decarbonizzazione.
Fermare le trivellazioni in mare è in linea con gli impegni presi a Parigi e contribuirà al raggiungimento di quell’obiettivo.
È necessario, nel frattempo, affrontare il problema della transizione energetica, puntando anche sul risparmio e sull’efficienza energetica e investendo da subito nel settore
delle energie rinnovabili, che potrà generare progressivamente migliaia di nuovi posti di lavoro.
Il tempo delle fonti fossili è scaduto: è ora di aprire ad un modello economico alternativo.

Perché questo referendum?

Per tutelare i mari italiani, anzitutto. Il mare ricopre il 71% della superficie del Pianeta e svolge un ruolo fondamentale per la vita dell’uomo sulla terra. Con la sua enorme moltitudine di esseri viventi vegetali e animali – dal fitoplancton alle grandi balene –
produce, se in buona salute, il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe fino ad 1/3 delle emissioni di anidride carbonica prodotta dalle attività antropiche.
La ricerca e l’estrazione di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare: la ricerca del gas e del petrolio attraverso la tecnica dell’airgun incide, in particolar modo, sulla fauna marina: le emissioni acustiche dovute all’utilizzo di tale tecnica può elevare il livello di stress dei mammiferi marini, può modificare il loro comportamento e indebolire il loro sistema immunitario.
Ricerca e trivellazioni offshore costituiscono un rischio anche per la pesca. Le attività di prospezione sismica e le esplosioni provocate dall’uso dell’airgun possono provocare danni diretti a un’ampia gamma di organismi marini – cetacei, tartarughe, pesci, molluschi e crostacei – e alterare la catena trofica.
Senza considerare che i mari italiani sono mari “chiusi” e un incidente anche di piccole dimensioni potrebbe mettere a repentaglio tutto questo.
Un eventuale incidente – nei pozzi petroliferi offshore e/o durante il trasporto di petrolio – sarebbe fonte di danni incalcolabili con effetti immediati e a lungo termine sull’ambiente, la qualità della vita e con gravi ripercussioni gravissime sull’economia turistica e della pesca.


RISPOSTE ALLE DOMANDE PIÙ RICORRENTI:
MATERIALE: www.dropbox.com/…/yxjxi1i8f0tymtl/AABCSY2nXUScBZFdZoshkrBSa…
GUIDA PER IL VOTO DOMICILIARE
Per chi è affetto da grave infermità o dipendente da apparecchiature elettromedicali la domanda va fatta entro il 28 marzo.
RICHIESTA
Ai fini dell’esercizio del voto a domicilio l’elettore interessato deve far pervenire al Sindaco del Comune di residenza una espressa dichiarazione attestante la propria volontà di esprimere il voto presso l’abitazione in cui dimora.
La dichiarazione, in carta libera, deve riportare oltre la volontà di esprimere il voto a domicilio , l’indirizzo completo dell’abitazione in cui l’elettore dimora e un recapito telefonico.
Alla dichiarazione va allegata la certificazione sanitaria rilasciata dai funzionari medici designati dall’ASL, in data non anteriore al quarantacinquesimo giorno antecedente la data della votazioni, che attesti la sussistenza delle condizioni di gravi infermità, con prognosi di almeno 60 giorni decorrenti dalla data di rilascio o la dipendenza continuativa e vitale da apparecchiature elettromedicali.
La certificazione potrà attestare l’eventuale necessità di assistenza da parte di altro elettore per l’esercizio del voto (voto assistito).
La domanda di ammissione al voto domiciliare deve essere presentata al Comune dal 40^ giorno al 20^ giorno antecedente la data della votazione.
Una volta, verificata, da parte dell’Ufficio Elettorale , la regolarità e completezza della domanda , all’elettore verrà notificato l’accoglimento della richiesta.
I moduli di richiesta devono essere richiesti all'Ufficio elettorale del Comune di residenza.
FUORI SEDE IN ITALIA (sia studenti che lavoratori):
Compila uno dei due form che trovi ai seguenti link (SOLO UNO DEI DUE):
https://docs.google.com/…/1ibOKMQ6dcJ1T_hkIuSbTMcG…/viewform
https://docs.google.com/…/1mERwM_x2D2x3ifkc2GHyhI…/viewform…
ADESIONE CAMPAGNA NO TRIV:
Invia mail all'indirizzo coordinamentonotriv@gmail.com
(OGGETTO: COMITATI)
MATERIALE INFORMTIVO:
Invia mail all'indirizzo referendumnotriv@gmail.com
(OGGETTO: MATERIALE)
ELETTORI RESIDENTI ALL'ESTERO E ISCRITTI ALL'AIRE
Gli elettori residenti all’estero ed iscritti nell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) riceveranno come di consueto il plico elettorale al loro domicilio. Si ricorda che è onere del cittadino mantenere aggiornato il Consolato circa il proprio indirizzo di residenza. Chi invece, essendo residente stabilmente all’estero, intende votare in Italia, dovrà far pervenire al consolato competente per residenza un’apposita dichiarazione su carta libera che riporti: nome, cognome, data e luogo di nascita, luogo di residenza, indicazione del comune italiano d'iscrizione all'anagrafe degli italiani residenti all'estero, l'indicazione della consultazione per la quale l'elettore intende esercitare l'opzione. La dichiarazione deve essere datata e firmata dall'elettore e accompagnata da fotocopia di un documento di identità del richiedente, e può essere inviata per posta, per telefax, per posta elettronica anche non certificata, oppure fatta pervenire a mano al Consolato anche tramite persona diversa dall’interessato entro i dieci giorni successivi alla data di pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi elettorali, ossia ENTRO IL 26 FEBBRAIO 2016 (con possibilità di revoca entro lo stesso termine).
ELETTORI TEMPORANEAMENTE ALL'ESTERO (minimo tre mesi)
A partire dalle consultazioni referendarie del 17 aprile 2016 gli elettori italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovano temporaneamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della consultazione elettorale, nonché i familiari con loro conviventi, potranno partecipare al voto per corrispondenza organizzato dagli uffici consolari italiani (legge 459 del 27 dicembre 2001, quale modificata dalla legge 6 maggio 2015, n. 52).
Tali elettori che intendano partecipare al voto dovranno far pervenire AL COMUNE d’iscrizione nelle liste elettoralientro i dieci giorni successivi alla data di pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi elettorali, ossia ENTRO IL 26 FEBBRAIO (con possibilità di revoca entro lo stesso termine), una OPZIONE VALIDA PER UN’UNICA CONSULTAZIONE.