sabato 1 febbraio 2020

Bonifica ex Miteni, il cantiere a fine marzo


1.2.2020

Bonifica ex Miteni, il cantiere a fine marzo

Antonio Nardone, ex ad MiteniIl curatore Domenico De RosaL’avv. Romano Rotelli di Ici3
Antonio Nardone, ex ad MiteniIl curatore Domenico De RosaL’avv. Romano Rotelli di Ici3
Per il via alla bonifica dell’ex Miteni di Trissino finalmente ci sono date certe: i lavori dovranno partire entro la fine di marzo e finire, per la prima parte, entro un anno. Le ha dettate ieri la Conferenza dei servizi riunita nella sede dell’Arpav di Vicenza. Il passaggio è importante per due motivi. Primo. È stato messo nero su bianco che entro marzo 2021 il vecchio stabilimento dell’industria chimica di Trissino dovrà smettere di inquinare la falda. Sì, perché la barriera idraulica attuale, nonostante i vari potenziamenti, non è efficace. Secondo. Entro 60 giorni inizieranno i lavori per “sigillare“ il sito (con barriera idraulica intelligente e muro di palancole profondo 15 metri) e prenderà avvio la fase di sperimentazione per trovare il metodo migliore (tra ossidazione o desorbimento termico, cioè scaldare il terreno per rendere “catturabile” la molecola inquinante) per “pulire“ i terreni sotto lo stabilimento che sono “imbevuti” di Pfas di ogni genere, dopo anni e anni di sversamenti. REGIONE PRONTA AD AGIRE. La domanda è: chi pagherà per tutte queste opere che si stima ammontino a 10 milioni di euro? Risponde il direttore dell’area Territorio della Regione, Nicola Dell’Acqua: «Le opere di bonifica spettano ad Ici3, la società proprietaria attuale del sito, che ha presentato il progetto. Se entro fine marzo non vedrò tutti i documenti che confermano l’avvio del cantiere, a bonificare ci penserà la Regione. Basta rimpalli di responsabilità tra le vecchie proprietà. Non si può più aspettare. Agiamo noi in danno. Cioè, intanto facciamo, poi chiederemo il risarcimento ai responsabili». Dopo queste parole ha tirato un sospiro di sollievo il sindaco di Trissino, Davide Faccio. Sì, perché, in tema di bonifiche è responsabile solo il Comune: «Sarebbe uno sforzo impensabile per una amministrazione piccola come la nostra. Grazie al lavoro fatto con Regione e Provincia finalmente abbiamo un progetto valido e sappiamo che qualcuno, pubblico o privato, agirà». Al termine della riunione per conto di Ici 3 l’avvocato, Romano Rotelli, precisa: «Fino ad ora non ci siamo tirati indietro: abbiamo presentato, puntuali, il progetto. Sullo specifico che riguarda il cantiere, vedremo. Ora non sono in grado di dire nulla. Intanto, ripeto, abbiamo i fatti dalla nostra». Il nodo è evidente: l’inquinamento è storico, negli anni sono cambiate le proprietà dello stabilimento. La Provincia ha compiuto, nei mesi scorsi, un passaggio importante: ha individuato tutti i potenziali responsabili amministrativi, compresi i giapponesi della Mitsubishi, con un atto formale. E li ha invitati anche alla riunione di ieri. C’era infatti anche l’ex ad della Miteni spa (ora fallita) Antonio Nardone. Presente pure il curatore fallimentare della società Miteni, Domenico De Rosa. I VALORI E IL COMMISSARIO. Come noto il progetto di bonifica era stato «volontariamente» presentato da Ici 3 il 31 dicembre scorso. I tecnici di Arpav per la Regione, Provincia, Comune e persino la Soprintendenza lo hanno hanno analizzato. E ieri, in pratica, è arrivato il sostanziale via libera. «È un progetto serio, nel complesso buono che, con alcune prescrizioni per migliorarlo in termini di performance e di tempi, rappresenta un salto di qualità». Quindi Ici 3 ora dovrà, entro 20 giorni, recepire le prescrizioni e rispedire il progetto. La Conferenza dei servizi darà l’ok. Poi scatterà il conto alla rovescia: 30 giorni. Entro quel termine Ici 3 dovrà presentare i documenti che attestano che dal progetto si è passati al cantiere. E se non lo farà, come detto, procederà il pubblico. Lo prevede la legge nazionale Ronchi che dice, in pratica, che solo quando si è in possesso di un progetto di bonifica, se non c’è o non si trova il privato che lo esegue, per evitare il peggio, il pubblico può agire. «Lo faremo - prosegue Dell’Acqua - tramite la società in house della Regione, Veneto Acque. Di più. Per la prima volta al mondo abbiamo imposto limiti sull’acqua di falda. Limiti che solo la Regione ha definito e che sono, in pratica, quelli dell’acqua potabile. Lo facciamo nella zona appena dopo la barriera di Miteni perché quell’acqua fra 20 anni arriverà ai pozzi di Almisano e lì la falda è stata compromessa a bisogno». Quel limite serve, in pratica, a rendere prioritario il lavoro sulla barriera per “sigillare” i Pfas nell’area Miteni. «Dentro lo stabilimento - spiega Dell’Acqua - registriamo 80mila nanogrammi litro per tutti i Pfas. Ma ne troviamo anche fuori, nonostante la barriera: 10 mila totali, compresi i GenX». La Regione, quindi, è pronta ad agire anche perché i soldi li ha: «Il governatore Zaia - ricorda Dell’Acqua - ha messo a bilancio 4 milioni. E gli altri 1,5 per i prossimi anni per la gestione della barriera ci sono. Non solo. Siamo pronti a chiedere allo Stato un commissario per riuscire ad eseguire le opere in modo più snello grazie alla procedura emergenziale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cristina Giacomuzzo