«No inceneritore fanghi conciari ad Arzignano»
Riceviamo
e pubblichiamo un comunicato di Emanuele Vezzaro segretario
dell’associazione “No alla Centrale” sul bando di Comune e Acque del
Chiampo per un inceneritore di fanghi conciari ad Arzignano.
Dalle notizie apparse recentemente sulla stampa e dalla discussione nel Consiglio comunale di Arzignano del 15 marzo u.s. apprendiamo con stupore e incredulità che l’amministrazione di Arzignano e la società Acque del Chiampo hanno nuovamente avviato l’Iter per un bando alla ricerca di società che costruiscano un inceneritore per i fanghi conciari. Stupisce il metodo proposto: il Project Financing (finanza di progetto), cioè l’accordo in cui società private investono soldi propri per la realizzazione di un’opera. Strumento inefficace e truffaldino, come ben dimostrato dalla vicenda della Pedemontana col corollario ora di una nuova tassa regionale per coprire il dissesto. Nel merito invece, lo stupore nasce dal fatto che l’ipotesi inceneritore era stata, a suo tempo, bocciata proprio dal sindaco di Arzignano e dall’amministratore di Acque del Chiampo, in quanto avrebbe acuito i rischi per la salute dei cittadini. Il sindaco affermava inoltre che «chi propone di incenerire i fanghi conciari è una potente lobby» a cui lui mai si sarebbe assoggettato. Dovrebbe ora spiegare, il sindaco, su quali basi scientifiche e tecniche, vi è questa virata a favore di un impianto di incenerimento.
Dovrebbe cioè chiarire come è stato ora scongiurato il pericolo che il cromo trivalente presente in notevole quantità nei fanghi conciari si trasformi, durante la combustione, in cromo esavalente, inserito tra i cancerogeni certi. L’incredulità nasce invece dal fatto che Acque del Chiampo, con la presidenza Serafin, ha sbeffeggiato le proposte uscite dalla commissione istituita con il progetto partecipativo “Parco” del 2007, salvo ora ritornare come nel gioco dell’oca alla casella di partenza, con l’handicap rispetto al progetto Parco che tutte le decisioni vengono prese nelle segrete stanze dell’Amministratore unico di Acque del Chiampo. È necessario che i proponenti del nuovo impianto affrontino la questione in una assemblea pubblica aperta alla popolazione e agli amministratori comunali dell’Ovest vicentino. In tale assemblea dovrebbero essere presentati dati, progetti, costi, finanziamenti, impatti ambientali e sanitari in modo tale che sia fugato ogni dubbio sull’effettiva efficacia di un inceneritore per i fanghi conciari; così come la Regione ha affrontato il tema Pfas in assemblee pubbliche con i cittadini.
Emanuele Vezzaro
Segretario Associazione “No alla Centrale”
Dalle notizie apparse recentemente sulla stampa e dalla discussione nel Consiglio comunale di Arzignano del 15 marzo u.s. apprendiamo con stupore e incredulità che l’amministrazione di Arzignano e la società Acque del Chiampo hanno nuovamente avviato l’Iter per un bando alla ricerca di società che costruiscano un inceneritore per i fanghi conciari. Stupisce il metodo proposto: il Project Financing (finanza di progetto), cioè l’accordo in cui società private investono soldi propri per la realizzazione di un’opera. Strumento inefficace e truffaldino, come ben dimostrato dalla vicenda della Pedemontana col corollario ora di una nuova tassa regionale per coprire il dissesto. Nel merito invece, lo stupore nasce dal fatto che l’ipotesi inceneritore era stata, a suo tempo, bocciata proprio dal sindaco di Arzignano e dall’amministratore di Acque del Chiampo, in quanto avrebbe acuito i rischi per la salute dei cittadini. Il sindaco affermava inoltre che «chi propone di incenerire i fanghi conciari è una potente lobby» a cui lui mai si sarebbe assoggettato. Dovrebbe ora spiegare, il sindaco, su quali basi scientifiche e tecniche, vi è questa virata a favore di un impianto di incenerimento.
Dovrebbe cioè chiarire come è stato ora scongiurato il pericolo che il cromo trivalente presente in notevole quantità nei fanghi conciari si trasformi, durante la combustione, in cromo esavalente, inserito tra i cancerogeni certi. L’incredulità nasce invece dal fatto che Acque del Chiampo, con la presidenza Serafin, ha sbeffeggiato le proposte uscite dalla commissione istituita con il progetto partecipativo “Parco” del 2007, salvo ora ritornare come nel gioco dell’oca alla casella di partenza, con l’handicap rispetto al progetto Parco che tutte le decisioni vengono prese nelle segrete stanze dell’Amministratore unico di Acque del Chiampo. È necessario che i proponenti del nuovo impianto affrontino la questione in una assemblea pubblica aperta alla popolazione e agli amministratori comunali dell’Ovest vicentino. In tale assemblea dovrebbero essere presentati dati, progetti, costi, finanziamenti, impatti ambientali e sanitari in modo tale che sia fugato ogni dubbio sull’effettiva efficacia di un inceneritore per i fanghi conciari; così come la Regione ha affrontato il tema Pfas in assemblee pubbliche con i cittadini.
Emanuele Vezzaro
Segretario Associazione “No alla Centrale”
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