giovedì 24 maggio 2018

Terminati i lavori di potenziamento dei filtri alla centrale di Lonigo. Un’opera da 1 milione e 800 mila euro.

Terminati i lavori di potenziamento dei filtri alla centrale di Lonigo. Un’opera da 1 milione e 800 mila euro.


I vertici di Acque Veronesi guidati dal presidente Niko Cordioli si sono recati questa mattina in sopralluogo presso la centrale di Lonigo per la presentazione della fine dei lavori di potenziamento del sistema di assorbimento tramite carbone attivo granulare. L’impianto acquedottistico gestito dalla società consortile veronese serve circa 100 mila abitanti e ha una portata massima di distribuzione di 600 litri al secondo. I Comuni serviti dalla centrale di Madonna di Lonigo sono: Lonigo e alcuni comuni dell’area Berica per la provincia di Vicenza; Arcole, Veronella, Zimella, Albaredo d’Adige, Cologna Veneta, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo di Guà, Legnago, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua e Terrazzo in provincia di Verona e Montagnana per Padova.  L’operazione da poco completata è stata presentata nel corso di un sopralluogo dell’assessore regionale all’ambiente accompagnato dal direttore generale di ARPAV, dai vertici e dai tecnici di Acque Veronesi, dal sindaco di Lonigo e da un rappresentante dell’amministrazione provinciale di Vicenza.


Sono stati illustrati alla stampa i punti principali del progetto realizzato in questi mesi da Acque Veronesi. I lavori di potenziamento del sistema di assorbimento tramite carbone attivo granulare hanno l’obiettivo di garantire l’effettiva assenza di pfas nelle acque destinate al consumo umano. Per tale motivo, la società che gestisce il servizio idrico integrato in 77 Comuni della provincia scaligera ha in questi anni messo in atto una serie di molteplici interventi finalizzati al trattamento delle acque prima della distribuzione in rete, al fine di garantirne la piena conformità ai parametri di performance stabiliti dall'Istituto Superiore della Sanità, l’organo tecnico scientifico del Servizio Sanitario nazionale che persegue la tutela della salute pubblica. A seguito delle recenti indicazioni della Regione del Veneto ha, nel mese di gennaio di quest’anno, dato il via alla sperimentazione, progettazione e alla realizzazione di un sistema di potenziamento della filtrazione e depurazione dell’acqua distribuita dalla centrale vicentina. L’intervento, terminato proprio in questi giorni, ha portato al potenziamento del trattamento di potabilizzazione già esistente presso la centrale di produzione idrica, precedentemente costituito da un sistema di filtrazione a sabbia, filtri a carbone attivo e disinfezione. Tale trattamento consente l’abbattimento della sostanze PFAS a percentuali non significative, tali da non destare preoccupazione per la salute pubblica e nel rispetto degli obiettivi della Regione Veneto di perseguire, per l’acqua destinata al consumo umano, valori di perfomance. Acque Veronesi ha quindi provveduto ad incrementare l’attuale sistema di trattamento con l’aggiunta  di ulteriori 10 filtri a carbone attivo. L’intervento prevede il raggiungimento dei seguenti valori:

- PFOA + PFOS pari o inferiori a 90 nanogrammi per litro

- PFOS<30 ng/L

- Altri PFAS<300 ng/L

“E’ stata perfettamente rispettata la cronologia e la tempistica dei lavori – ha commentato Niko Cordioli – Il solo raddoppio dei filtri ha avuto un costo di 1 milione e 800 mila euro, che vanno ad aggiungersi alle spese di manutenzione e al cambio dei filtri (circa 100 mila euro al mese) ed ai costi fino adesso sostenuti da Acque Veronesi dal sorgere della problematica (circa 3 milioni di euro). La priorità è quella di avere acqua pulita e sicura, garantendo alle famiglie dei Comuni interessati dall’emergenza l’assoluta tranquillità. In questi anni la nostra società è stata in prima fila nel coordinamento tra Enti, amministrazioni comunali e associazioni cittadine”.

“Acque Veronesi va ringraziata – ha detto l’assessore veneto – per la velocità con cui i lavori sono stati eseguiti e la chiarezza delle idee. Come Regione ci eravamo attivati fin dall’inizio di questa emergenza e quando l’Istituto Superiore di Sanità ci ha detto di decidere noi i limiti per i PFAS, abbiamo indicato il valore “zero” per la “zona rossa”. Sono state ulteriormente potenziate le azioni di filtraggio che sono ora le più avanzate a livello europeo. Convocheremo gli enti gestori del servizio idrico del Veneto chiedendo che la stessa metodologia sia applicata in tutti gli acquedotti per evitare che si possano verificare situazioni analoghe, ampliando tra l’altro il raggio d’azione anche al percolato delle discariche. Il problema è complesso e abbraccia un ambito ampio, serve quindi un coordinamento che la gestione commissariale ormai imminente potrà garantire, soprattutto per quanto riguarda i tempi d’intervento”.

“Le misure messe in atto in via d’urgenza per ridurre il rischio per la popolazione – ha detto il direttore dell’ARPAV - consentono di stare tranquilli, in attesa che vengano realizzate le nuove tratte di adduzione dell’acqua. La dichiarazione dello stato di emergenza, con la conseguente gestione commissariale, renderà possibile accelerare i tempi per le fasi successive, riprendendo il molto che è già stato fatto”.
 

Ufficio Stampa di Acque Veronesi e Amia
Marco Mistretta
ufficiostampa@acqueveronesi.it   

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