Veneto, scontro Ministero-Regione sulle cure per i contaminati dai Pfas. Sospesi i trattamenti di plasmaferesi
Gli accertamenti dei Nas sono avvenuti mentre, a Padova, il direttore generale della sanità regionale, Domenico Mantoan, illustrava ai giornalisti i risultati dell’utilizzo della procedura di plasmaferesi sulle persone contaminate, affermando che nelle 70 persone che si sono sottoposte a questa cura, di cui 30 hanno già terminato il ciclo di sei trattamenti, si è registrata una diminuzione media dei Pfas pari al 35%, senza che si siano verificati effetti collaterali. La Regione ha iniziato a sottoporre a questa cura, a ottobre, i cittadini che ne hanno fatto richiesta e che presentano una concentrazione di Pfas tra i 100 e i 200 ng/ml. La plasmaferesi consiste nella separazione della componente liquida del sangue, cioè il plasma, dalla componente cellulare, per la rimozione dal sangue degli agenti inquinanti chimici.
La Regione, però, ha deciso di sospendere questa cura, dopo che due giorni prima dell’ispezione dei carabinieri, nel corso di un question time alla Camera dei deputati, il ministro Lorenzin ha risposto a un’interrogazione del Pd affermando che “il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità non sono mai stati formalmente interessati dalla Regione Veneto circa l’utilizzo di questa terapia” e che “non risultano evidenze scientifiche né specifiche raccomandazioni in ordine alla possibilità di rimuovere gli Pfas o gli Pfoa attraverso l’uso della plasmaferesi: anzi, le più recenti linee guida in materia non includono detti contaminanti tra gli agenti inquinanti che possono essere rimossi con tale tecnica. Il ricorso alla plasmaferesi è infatti fortemente sconsigliato proprio in quelle situazioni particolari e rare (ed è questo il caso dell’inquinamento da Pfas e Pfoa, presente nella sola regione Veneto) in cui si registra una specifica tipologia di inquinamento ambientale”.
Il ministro aveva annunciato che avrebbe valutato “l’adozione di un’iniziativa volta a tutelare la salute dei cittadini veneti”, dato che “la plasmaferesi è una terapia fortemente invasiva” e “la regione Veneto, prima di sottoporre le persone a tale trattamento, avrebbe dovuto procedere ad una preventiva sperimentazione, in particolare nei confronti dei bambini e degli adolescenti, maggiormente esposti a possibili conseguenze dannose per la salute”.
La Regione ha replicato con un comunicato, in cui afferma che l’atto con il quale la giunta regionale del Veneto ha approvato le procedure per l’utilizzo della plasmaferesi o dello scambio plasmatico per abbattere la contaminazione da Pfas è stato inviato al ministero della Salute con lettera formale del 4 luglio 2017.
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