L’ultimo episodio qualche
settimana fa, con 12 persone finite in ospedale dopo aver mangiato pesce
del Bacchiglione. Prima si erano ammalati anche due ragazzini caduti
nel fiume. Senza contare quel centinaio di residenti in zona Stadio
avvelenati nel 2002 dall’acqua del fiume finita per errore nella rete
idrica pubblica tramite l’impianto di irrigazione del Menti. Così se la
domanda è posso bere un bicchiere di acqua del Bacchiglione, la risposta
è facile: no. Perché le probabilità di finire all’ospedale con
un’infezione intestinale è decisamente alta.
Se invece volete sapere cosa c’è dentro un bicchiere d’acqua del Bacchiglione mentre passa da Vicenza, è un po’ più complicato. Ma si può partire dalla classifica finale del rapporto sullo Stato delle acque superficiali del Veneto dell’Arpav per il 2014. Che giudica la salute del Bacchiglione “scarsa”. Da molti anni a questa parte.
Stabilire cosa c’è dentro l’acqua di un fiume non è semplice, si diceva. Perché le variabili sono molte: un’analisi cambia se il fiume è in piena o in secca, se è inverno o estate, se la fai a monte o a valle di una città o di una zona molto abitata o industrializzata, se la fai prima o dopo la confluenza di un altro corso d’acqua. In tutto dai confini con il Trentino a Padova sono 38 le stazioni di rilevamento dell’acqua. Due quelle di Vicenza città: la 95 all’altezza di viale Diaz, la 1024 a Borgo Berga subito dopo la confluenza con il Retrone.
Come funzionano le analisi? «Usiamo degli indicatori di legge - spiega Francesca Ragusa dell’Osservatorio acque interne dell’Arpav -, e in base a questi prepariamo le tabelle. Facciamo delle analisi del rischio, un po’ come fa un medico quando visita un paziente. E cioè se è un fumatore, se è sovrappeso, ecc. Per un fiume guardiamo se ci sono zone agricole, che tipo di scarichi ci sono, se passa da aree industriali, città. Poi giudichiamo il livello di salute: elevato, buono, sufficiente, scarso o cattivo».
E allora vediamo cosa dice il dottore con le analisi del Bacchiglione. Con due premesse banali: l’acqua è più pulita vicino alla sorgente e si “sporca” man mano che scende. Quindi alla fine quella che hai è una media. Ad esempio il fiume che esce da Vicenza con un giudizio sufficiente a Padova diventa scarso vicino a pessimo. Seconda nota: il 2014 è stato un anno molto piovoso. «Uno degli indicatori che usiamo è quello delle comunità biologiche presenti nel bacino - dice sempre Ragusa -. Insomma l’insieme degli esseri viventi di quel fiume, a parte i pesci che noi come Arpav non valutiamo. Ma ci sono diatomee, macrofiti, macroinvertebrati». Traduzione: alghe e piccoli molluschi, come i gamberetti sul fondo del fiume. La presenza (o l’assenza) di alcuni di questi indica lo stato di salute delle acque. «E il Bacchiglione non sta bene da questo punto di vista, il livello è scarso». In molti casi anche cattivo.
Meglio quanto ad altre sostanze chimiche. Ad esempio c’è poca presenza di azoto e fosforo. Poi ci sono variazioni a seconda delle stazioni: in viale Diaz sono stati rilevati cromo, piombo, cloroformio e tetracloroetilene. Ma scompaiono tutte meno l’ultima a Borgo Berga. Soluzione del mistero? «A metà strada entra l’Astichello che probabilmente diluisce l’acqua» dicono dall’Arpav. Quasi assenti invece antiparassitari e diserbanti usati nei campi.
Infine la carica batterica, che piazza il fiume al livello peggiore: «La legge oggi non chiede più di misurare i coliformi - spiega Francesca Ragusa -, cosa che secondo noi è sbagliata. Noi però lo facciamo lo stesso perché abbiamo la serie storica». Risultato: malissimo in viale Diaz con alta concentrazione di escherichia coli e male anche a Borgo Berga. Conclusione: non bevetela quell’acqua.
Se invece volete sapere cosa c’è dentro un bicchiere d’acqua del Bacchiglione mentre passa da Vicenza, è un po’ più complicato. Ma si può partire dalla classifica finale del rapporto sullo Stato delle acque superficiali del Veneto dell’Arpav per il 2014. Che giudica la salute del Bacchiglione “scarsa”. Da molti anni a questa parte.
Stabilire cosa c’è dentro l’acqua di un fiume non è semplice, si diceva. Perché le variabili sono molte: un’analisi cambia se il fiume è in piena o in secca, se è inverno o estate, se la fai a monte o a valle di una città o di una zona molto abitata o industrializzata, se la fai prima o dopo la confluenza di un altro corso d’acqua. In tutto dai confini con il Trentino a Padova sono 38 le stazioni di rilevamento dell’acqua. Due quelle di Vicenza città: la 95 all’altezza di viale Diaz, la 1024 a Borgo Berga subito dopo la confluenza con il Retrone.
Come funzionano le analisi? «Usiamo degli indicatori di legge - spiega Francesca Ragusa dell’Osservatorio acque interne dell’Arpav -, e in base a questi prepariamo le tabelle. Facciamo delle analisi del rischio, un po’ come fa un medico quando visita un paziente. E cioè se è un fumatore, se è sovrappeso, ecc. Per un fiume guardiamo se ci sono zone agricole, che tipo di scarichi ci sono, se passa da aree industriali, città. Poi giudichiamo il livello di salute: elevato, buono, sufficiente, scarso o cattivo».
E allora vediamo cosa dice il dottore con le analisi del Bacchiglione. Con due premesse banali: l’acqua è più pulita vicino alla sorgente e si “sporca” man mano che scende. Quindi alla fine quella che hai è una media. Ad esempio il fiume che esce da Vicenza con un giudizio sufficiente a Padova diventa scarso vicino a pessimo. Seconda nota: il 2014 è stato un anno molto piovoso. «Uno degli indicatori che usiamo è quello delle comunità biologiche presenti nel bacino - dice sempre Ragusa -. Insomma l’insieme degli esseri viventi di quel fiume, a parte i pesci che noi come Arpav non valutiamo. Ma ci sono diatomee, macrofiti, macroinvertebrati». Traduzione: alghe e piccoli molluschi, come i gamberetti sul fondo del fiume. La presenza (o l’assenza) di alcuni di questi indica lo stato di salute delle acque. «E il Bacchiglione non sta bene da questo punto di vista, il livello è scarso». In molti casi anche cattivo.
Meglio quanto ad altre sostanze chimiche. Ad esempio c’è poca presenza di azoto e fosforo. Poi ci sono variazioni a seconda delle stazioni: in viale Diaz sono stati rilevati cromo, piombo, cloroformio e tetracloroetilene. Ma scompaiono tutte meno l’ultima a Borgo Berga. Soluzione del mistero? «A metà strada entra l’Astichello che probabilmente diluisce l’acqua» dicono dall’Arpav. Quasi assenti invece antiparassitari e diserbanti usati nei campi.
Infine la carica batterica, che piazza il fiume al livello peggiore: «La legge oggi non chiede più di misurare i coliformi - spiega Francesca Ragusa -, cosa che secondo noi è sbagliata. Noi però lo facciamo lo stesso perché abbiamo la serie storica». Risultato: malissimo in viale Diaz con alta concentrazione di escherichia coli e male anche a Borgo Berga. Conclusione: non bevetela quell’acqua.
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