venerdì 9 febbraio 2018

Pfas, ora i danni li chiede Miteni Corriere del Veneto 19 gennaio 2018

Pfas, ora i danni li chiede Miteni

Contromossa dell’azienda: «Penalizzati dai controlli». L’ira di Regione e comitati

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TRISSINO (VICENZA)I comitati «No Pfas», le mamme di Lonigo, le opposizioni regionali di centrosinistra e i 5 Stelle la accusano di essere la «grande inquinatrice», l’industria chimica coinvolta nella contaminazione da composti perfluoroalchilici della falda di tre province: Vicenza, Verona e Padova. Ora è la stessa Miteni di Trissino a chiedere i danni, e non una cifra da poco: un risarcimento di quasi 100 milioni di euro tramite il Tar a Regione, Provincia, Arpav, Comune di Trissino e consorzio di bonifica Alta pianura veneta. Sotto accusa è l’annunciata «caratterizzazione» dell’intera l’area aziendale con carotaggi a maglia stretta: secondo Miteni fermeranno tutta l’attività per almeno un decennio.
Il ricorso
«L’azienda non sta chiedendo dei soldi a nessuno — fanno sapere dalla Miteni —. Il ricorso quantifica due conseguenze importanti della richiesta di realizzare la famosa maglia 10 per 10 indiscriminatamente ovunque: la durata nel tempo e il costo per realizzare un’opera che i tecnici univocamente dicono inutile e che avrebbe il risultato oggettivo di ritardare di anni la bonifica del sito». L’industria fa sapere di essere disposta ad un accordo se l’ipotesi di demolire gli stabilimenti per fare la caratterizzazione a maglia stretta (in biologia, la caratterizzazione è la procedura di verifica della presenza di un microrganismo in un campione di materiale, ndr) verrà rivista, pure pagando i carotaggi di tasca propria: Miteni si dice «disponibile a qualsiasi analisi dei terreni, compresa la maglia 10 per 10, nelle aree in cui ha senso di indagare. Abbiamo proposto metodi più dettagliati come la realizzazione di scavi a trincea, molto più accurati dei carotaggi. Non ha senso avviare una ricerca fatta a caso che allunga i tempi e sottrae risorse alla bonifica anche in aree che non sono inquinate, o sotto stabili costruiti prima che iniziasse la produzione dei Pfas». Dalla Regione, l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin ironizza: «Qualcuno dice che non facciamo niente. Qualcuno fa ricorso perché facciamo troppo». Detto questo, e premesso che «le contestazioni nel ricorso non si limitano alla caratterizzazione», l’assessore fa presente che «nessuno ha mai posto tecnicamente dei vincoli su come effettuare la ricerca. Però va fatta, su questo non si transige». Intanto, politica e comitati si scatenano. Tutti critici con Miteni, a partire dai gruppi No Pfas: ieri sera è partito il tam-tam per una «mail bombing» verso l’azienda. Con un testo inequivocabile: «Inoltro la mia candidatura spontanea per svolgere gratis mansioni di demolizione del vostro stabilimento». Duri i consiglieri regionali Cristina Guarda (Amp) e Andrea Zanoni (Pd): «Miteni segua l’esempio di DuPont e paghi di tasca propria» - mentre i 5 Stelle si chiedono se «l’atteggiamento supino della Regione» abbia favorito l’azienda. Anche dalla Lega Nord la senatrice Erika Stefani avverte: «Miteni non deve fare cause, ma collaborare per risolvere».
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