A tutela della gente? dopo averci fatto bere fino a ottobre 2017 acqua avvelenata? ed ora con i filtri l'acqua non è miracolosa i pfas ci sono ancora sopratutto rimangono nei corsi d'acqua e nei pozzi privati e nei nostri cibi contaminati da questa acqua
Pfas, il Veneto sale in cattedra. Zaia: «Ci siamo mossi per primi»
 
  
di Alvise Fontanella
VENEZIA - Sulla questione Pfas, il Veneto
 da Roma ha preso solo bacchettate. «Nel resto d'Italia il problema non 
esiste» aveva risposto sprezzantemente il governo solo pochi mesi fa, a 
settembre, respingendo la richiesta del Veneto di porre limiti nazionali
 alla concentrazione di Pfas nell'acqua potabile. La ministra Lorenzin 
ha perfino mandato i Nas a controllare che cosa combinava la Regione 
troppo autonoma che «non ci ha nemmeno consultati», si lamentò. 
Bacchettate su bacchettate.E invece, ecco il Veneto salire in cattedra, spiegare alle altre Regioni come si può affrontare e battere l'inquinamento da Pfas. Le altre Regioni bussano alla porta del Veneto per chiedere aiuto sul tema Pfas. Perché il problema non è affatto un problema veneto. Uno studio del Cnr, commissionato dal Ministero dell'Ambiente già nel 2013, lo documenta: le sostanze inquinanti sono presenti in quantità preoccupante non solo in Veneto, ma in Piemonte, Emilia, Toscana, Lazio e Lombardia. E l'unica Regione che si è mossa, tutelando come poteva i propri cittadini, in assenza di norme nazionali, è naturalmente il Veneto.
«Il tempo è galantuomo - riconosce Luca Zaia - L'aver investito 3 milioni per il laboratorio scientifico, l'aver messo in piedi una task force di super-esperti, l'essere intervenuti subito sugli acquedotti con i filtri per garantire acqua pulita, ci ha messo nelle condizioni di essere ormai riferimento nazionale, non già perché più inquinati, ma perché il Veneto è stata la prima regione ad aver studiato il fenomeno e ad aver operato a tutela della gente».
 © RIPRODUZIONE RISERVATA
    Martedì 23 Gennaio 2018, 12:46
 
Nessun commento:
Posta un commento