PFAS, grave inquinamento di acque superficiali e falde. Coinvolti territori di Vicenza, Verona e Padova
dic 3rd, 2015 by ecopolisnewsletter  
Il 
campionamento che ha interessato alimenti nei territori delle ULSS n.5 –
 Ovest Vicentino; ULSS n.6 – Vicentino; ULSS n.17 – Monselice; ULSS n.20
 – Verona e ULSS n. 21 – Legnago. “L’indagine [conclusa a giugno 2015 
n.d.r.] conferma la diffusione in tutte le matrici alimentari. 
Queste
 sostanze non dovrebbero essere presenti in nessun alimento ed invece le
 troviamo pressoché in tutta la catena alimentare, segno che 
probabilmente l’acqua inquinata le ha veicolate ovunque”, commenta (vedi qui) il consigliere regionale Zanoni, vice Presidente della Commissione Ambiente.
L’Istituto Superiore di Sanità riconosce le sostanze chimiche perfluoroalchiliche come interferenti endocrini e riconosce la probabile correlazione tra l’esposizione a detti inquinanti e l’insorgenza di patologie gravi quali:
 tumori, disfunzioni della tiroide, ipertensione della gravidanza, 
aumento del colesterolo. I PFAS vengono usati in alcuni cicli 
produttivi: per rendere impermeabili superfici, produrre schiume degli 
estintori, cera per pavimenti, Teflon per pentolame e Goretex per 
indumenti.
In Veneto l’area colpita da tale inquinamento copre le province di Vicenza, Verona e Padova per 150 Kmq di superficie
 e una popolazione potenzialmente coinvolta di 300.000 abitanti. Per 
quanto riguarda l’acqua potabile, ad esempio, ben 30 comuni dell’area si
 sono già dotati di un oneroso sistema di filtrazione a carboni attivi. 
Nello stesso territorio, la Regione Veneto ha emesso un’ordinanza che 
impone il divieto d’utilizzo di pozzi privati, per uso alimentare o irriguo, se non sono rispettati gli stessi limiti previsti per l’acqua d’acquedotto.
Secondo l’ARPAV Vicenza (indagine prot.0075059/00.00 del 11/07/2013) la fonte principale d’inquinamento da PFAS proviene dalla Miteni spa di Trissino (VI), ex Rimar, uno stabilimento chimico che, sin dagli anni sessanta, produce composti fluorurati.
La 
scoperta dell’inquinamento è dovuta ad uno studio, commissionato nel 
2011 dal Ministero dell’Ambiente (MATTM) al CNR, che il 25.03.2013 
precisava: “nel bacino di Agno e Fratta Gorzone [fiume
 già tristemente noto alle cronache da fine anni ’90 per l’inquinamento 
delle sue acque, dopo l’entrata in funzione del collettore di 
trasferimento dei reflui depurati negli impianti di Trissino, Arzignano 
M., Montecchio, Montebello e Lonigo, che raccolgono gli scarichi civili e
 delle concerie n.d.r.], anche a monte dello scarico del collettore ARICA, sono state
 misurate concentrazioni di PFOA molto elevate, spesso superiori a 1000 
ng/litro (…) possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono 
queste acque, prelevate dalla falda”.
Il circolo Perla Blu
 di Legambiente Cologna Veneta (VR) si è attivato e nel febbraio 2014 ha
 organizzato un convegno: “INQUINAMENTO DELLE FALDE ACQUIFERE DA PFAS” 
nel quale viene confermato l’allarme inquinamento.
Il 28 maggio 2014 viene costituito il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas che, oltre ad avviare una campagna di informazione e sensibilizzazione pubblica, deposita un esposto denuncia contro ignoti alle Procure della Repubblica di Vicenza e Verona per:
 “sversamento di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque di falda, al 
suolo o nel sistema fognario, con conseguente inquinamento delle risorse
 idriche e ipotesi delittuosa di disastro ambientale, considerata la vastità dell’area interessata dal fenomeno”.
Viene richiesta, inoltre, l’adozione di un provvedimento di sequestro preventivo
 degli impianti di scarico della Miteni Spa, dei pozzi artesiani a valle
 dell’impianto e del collettore ARICA in Cologna Veneta.A corredo, una 
perizia del Dott. Vincenzo Cordiano, presidente di ISDE Vicenza, che 
attesta la pericolosità dell’esposizione ai PFAS.
Il 26 
febbraio 2015 viene organizzata a Cologna Veneta una seconda assemblea 
pubblica per fare il punto della situazione e viene presentato lo “Studio
 preliminare sui possibili effetti sulla salute, dell’inquinamento da 
sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle provincie di Padova, Rovigo, 
Treviso, Venezia , Vicenza e Verona”, redatto dalla 
dott.ssa Marina Mastrantonio dell’ENEA, dal dott. Edoardo Bai del 
Comitato scientifico di Legambiente e socio di ISDE e dal dott. Paolo 
Crosignani, già direttore della UO Complessa di Epidemiologia Ambientale
 e Registro Tumori dell’Istituto tumori di Milano.
Le conclusioni dello studio sono inequivocabili: “i dati sono fortemente indicativi di un rischio cancerogeno ed altre malattie (…) è necessario ridurre al minimo l’esposizione della popolazione mediante provvedimenti sull’acqua potabile e sulle emissioni in aria dell’azienda (…).
 Poiché sono stati rilevati eccessi di cancro tra gli addetti alla 
produzione di Pfas, uno studio sul rischio di questi lavori è 
necessario”.
ARPAV segnala inoltre come le barriere idrauliche, poste in essere dalla Miteni Spa, non riducano significativamente gli inquinanti a valle della barriera stessa.
A questo punto i prossimi obbiettivi di Legambiente e Coordinamento Acqua libera dai Pfas sono:
- spingere la Regione Veneto a realizzare uno studio epidemiologico approfondito sulla popolazione esposta all’inquinamento da PFAS, con l’inserimento di un esperto indipendente nella commissione preposta.
- chiedere alla Regione Veneto di ricercare altre fonti di approvvigionamento per gli acquedotti inquinati e una maggiore prevenzione e tutela delle fonti idriche.
- richiedere alla Regione e alle amministrazioni locali interessate dal problema la costituzione in giudizio nei confronti degli inquinatori.
Il 17 dicembre prossimo, grazie al Circolo di Legambiente Perla Blu e al Coordinamento Acqua libera dai Pfas, si svolgerà al teatro Comunale di Cologna Veneta, un terzo convegno sul questa emergenza.
Piergiorgio Boscagin, Presidente circolo Perla Blu Legambiente Cologna Veneta
Sintesi a cura di Flavio Boscatto, redazione di ecopolis
n.b.: il CVS (Centro Veneto Servizi) azienda per l’erogazione 
dell’acqua nei comuni della bassa padovana, ha emesso una serie di 
comunicati (vedi qui)
 che spiegano che l’acqua potabile erogata nella zona non centra con il 
Fratta Gorzone e non ha subito contaminazione da PFAS superiori ai 
limiti di legge o a quelli obiettivo.E’ possibile consultare qui la pagina con i risultati delle analisi relativi alla fornitura di acqua potabile nei Comuni di Montagnana, Urbana e Megliadino S. Fidenzio.
nota: ringraziamo Guglielmo Frezza, 
direttore de La difesa del popolo, per averci amichevolmente concesso 
l’uso dell’immagine della prima della Difesa di domenica scorsa
 
Nessun commento:
Posta un commento