Inquinamento da Pfas in Veneto, al via il monitoraggio delle persone e degli alimenti. Richiesti provvedimenti urgenti
La Giunta regionale del Veneto
ha annunciato due piani di monitoraggio per verificare la presenza e
gli eventuali effetti su persone e alimenti delle sostanze
perfluoroalchiliche (Pfas), che sono riconosciute come interferenti
endocrini correlati a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni. I
comuni interessati dall’inquinamento delle acque da Pfas sono una
sessantina, nelle province di Vicenza, Verona e Padova. L’azienda
chimica indicata come responsabile dell’inquinamento è la Miteni di
Trissino, in provincia di Vicenza, che è specializzata nella produzione
di molecole fluorurate per la farmaceutica, l’agricoltura e l’industria
tecnica. L’azienda, però, esclude proprie responsabilità. In base ai
risultati del biomonitoraggio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità
in collaborazione con la Regione Veneto, che ha coinvolto un campione
di 507 persone, quelle interessate dalla contaminazione sarebbero
250.000, di cui 60.000 esposte a un livello maggiore di contaminazione.
Attraverso l’acqua, i Pfas hanno contaminato anche quasi tutta la catena
alimentare, dove dovrebbero essere assenti, come hanno indicato le
analisi effettuate su alcuni campioni dai servizi veterinari e di igiene
delle aziende sanitarie locali, diffuse nel
settembre 2015, ma
poi giudicate inaffidabili e allarmistiche.
La Regione stima che per il primo anno di attività
del monitoraggio saranno necessari circa tre milioni di euro. Le prime
lettere di convocazione per entrare nello screening, che è su base
volontaria, sono già partite e riguardano i ragazzi di 14 anni. Tutte le
prestazioni saranno esenti da ticket, così come le eventuali cure che
dovessero emergere come necessarie. Il monitoraggio della popolazione
esposta ai Pfas interesserà circa 85.000 persone, comprese tra i 14 ed i
65 anni. Per le donne in gravidanza e per i lavoratori dell’azienda
produttrice di queste sostanze verrà avviato un piano di sorveglianza ad
hoc. Un
comunicato
della Regione informa che coloro che risulteranno “con concentrazioni
sieriche di Pfas superiori all’intervallo di normalità e/o alterazioni
degli esami bioumorali o dei valori pressori, verranno presi in carico
dal proprio medico di famiglia ed inseriti in un percorso assistenziale
di II° livello per la diagnosi tempestiva di eventuali patologie
correlate all’esposizione a Pfas”.
Per quanto riguarda
il monitoraggio degli alimenti, l’obiettivo è di stimare il livello di
contaminazione da Pfas nelle principali produzioni agro-zootecniche
dell’area a rischio e individuare i livelli di sicurezza di tali
contaminanti negli alimenti. I risultati ottenuti dovranno poi essere
correlati ai dati sui consumi alimentari della popolazione della zona a
rischio, al fine di stimare l’esposizione per via alimentare, compresa
la fonte idrica. Le matrici alimentari sono state selezionate in base
alla rilevanza delle produzioni agro-zootecniche e il campionamento
coinvolge sia le aziende industriali sia quelle familiari e per
autoconsumo. I campioni di origine animale dovranno essere inviati
all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, mentre quelli
di origine vegetale saranno inviati all’Agenzia Regionale per l’Ambiente
del Veneto, accompagnanti dalla scheda di campionamento. Per quanto
riguarda la durata del monitoraggio degli alimenti, la Regione afferma
che “il campionamento sarà effettuato nell’arco temporale necessario per
garantire il rispetto della stagionalità delle produzioni coinvolte nel
piano”.
A fianco di questa comunicazione pubblica della
Regione Veneto sul monitoraggio delle conseguenze dell’inquinamento da
Pfas, ce n’è una riservata del 16 novembre, di cui dà conto il sito
Venetovox,
che si occupa delle cause della contaminazione e che è stata inviata
dal segretario generale della sanità della Regione Veneto, Domenico
Mantoan, agli assessori alla sanità, all’ambiente e all’agricoltura, in
cui si chiede “ai soggetti istituzionalmente competenti la tempestiva
adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della
popolazione volti alla rimozione della fonte di contaminazione ivi
comprese le opportune variazioni degli strumenti pianificatori di
competenza”.
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