giovedì 12 febbraio 2015

EMERGENZA «PFAS». Iniziati i lavori nell'impianto che serve 13 Comuni Centrale potenziata L'acqua sarà migliore

Questo l'articolo di ieri sul giornale l'Arena di Verona- Siamo in emergenza come leggete dal titolo fanno male queste sostanze e quanti soldi si spendono per i filtri!
PROVINCIA – Pagina 38
EMERGENZA «PFAS». Iniziati i lavori nell'impianto che serve 13 Comuni
Centrale potenziata
L'acqua sarà migliore
L'intervento permetterà di trattare 500 litri al secondo
La centrale di potabilizzazione di Madonna di Lonigo
L'impianto di potabilizzazione della centrale idrica di Madonna di Lonigo (Vicenza) verrà presto potenziato. Sono infatti iniziati i lavori nella struttura che consente di prelevare dalla falda sotterranea le acque che sono poi distribuite in 13 Comuni della Bassa (Arcole, Veronella, Zimella, Albaredo, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi Sant'Anna, Bevilacqua e Terrazzo), più altri del Vicentino e del Padovano. Acque che si è scoperto essere contaminate da elementi di origine chimica - i cosiddetti «Pfas», che vengono utilizzati per impermeabilizzare stoffa, carta e stoviglie e che secondo le verifiche regionali provengono da un'azienda di Trissino – anche se questo non ha sinora portato a soluzioni radicali del problema.
Soluzioni che, a dire il vero, non sono così facili da attuare, soprattutto a causa di una mancanza di regole che si prolunga da tempo. Nonostante la questione «Pfas» sia divenuta di dominio pubblico ancora nel giugno del 2013, finora non sono stati infatti presi provvedimenti legislativi specifici da parte delle autorità nazionale ed europea. A mantenere le acque potabili entro i livelli di performance previsti da un ente autorevole ma non avente potere legislativo quale è l'Istituto superiore di Sanità è stato fino a questo molmento l'uso di impianti particolari. Attualmente, infatti, nella centrale di Madonna di Lonigo ci sono, oltre a due impianti di filtraggio a sabbia, quattro filtri a carboni attivi. Tutto questo, però, permette di trattare non più di 200 litri al secondo di acqua. Perciò è stato avviato un intervento che alla fine porterà alla posa di tre nuovi filtri a sabbia e di altri sei a carbone.
Un'operazione che - abbinata alla creazione di un serbatoio di accumulo di 4.000 metri cubi e al potenziamento dell'impianto di rilancio dell'acqua con tre nuove pompe - permetterà di trattare 500 litri di acqua al secondo. Ora è in corso il primo stralcio dell'intervento, che verrà concluso nel prossimo giugno. Una volta concluso verrà avviato lo stralcio finale, che garantirà ilcompletamento dell'opera. «Il costo complessivo di questo intervento sarà di 2,8 milioni e permetterà di fornire acqua più sicura a tutte le famiglie che vengono servite in quest'area da Acque Veronesi», afferma il presidente della società consortile Massimo Mariotti. «I controlli che vengono effettuati dal nostro laboratorio interno, con il controllo delle Ulss competenti, dicono che nel 2014 la qualità dell'acqua è stata in linea con le indicazioni regionali». LU.FI.
Carlo Reggiani
P.S. Ricordiamo 

Il collegamento idrico S. Bonifacio-Almisano torna in sala d'attesa

LONIGO - Il «Collegamento acquedottistico San Bonifacio-Almisano» torna in sala d'attesa. I due milioni di euro inizialmente destinati per quest'opera sono stati dirottati dalla Giunta regionale sulla centrale di potabilizzazione di Madonna di Lonigo per risolvere le problematiche di inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche rilevate e comunicate nel corso del 2013 dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dal Ministero della Salute. «Alcune opere pianificate anche in tempi relativamente recenti - ha dichiarato l'assessore alle politiche ambientali Maurizio Conte - perdono il carattere di priorità, in ragione dell'attuale esigenza di azioni per contrastare il fenomeno di inquinamento rilevato. Fra queste rientra la proposta di adeguamento della centrale di potabilizzazione di Lonigo che serve un comprensorio di 13 comuni nel territorio veronese e ulteriori 13 comuni nelle provincie di Padova, Vicenza e Rovigo, per un totale di circa 133.000 abitanti. Nello specifico l'intervento proposto consiste nella realizzazione di un nuovo serbatoio di compenso di capacità pari a 4.000 mc e di un ulteriore sistema impiantistico per la specifica eliminazione dei composti PFAS, ad integrazione dell'attuale composto da filtri a sabbia abbinati a carboni attivi (GAC)».
A chiedere la ridestinazione del contributo regionale è stato il Consiglio di Bacino «Veronese» insieme ad Acque Veronesi Scarl.
Giorgio Zordan

Nessun commento:

Posta un commento