Agli organi di stampa e a tutti i cittadini:
Il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas esprime il suo appoggio al presidio organizzato da associazioni e gruppi di cittadini presso la procura di Vicenza.
Nel chiedere che al più presto si accertino le responsabilità degli inquinatori, il Coordinamento non può esimersi dal rimarcare le evidenti responsabilità politiche, tecniche, sanitarie e di mancata prevenzione che hanno permesso e che ancora permettono che aziende come Miteni possano inquinare a danno della salute delle persone e a danno dell’integrità dei nostri territori.
Le amministrazioni regionali, provinciali e comunali che si sono succedute nel tempo, unitamente ai responsabili dei settori tecnici e sanitario preventivi, nel nome di una distorta idea di progresso, hanno consentito la predazione sistematica di risorse comuni primarie, acqua in primis, di territorio e salute.
Il disastro pfas risulta essere solo la punta dell’iceberg dell’enorme carico inquinante che i cittadini veneti sono costretti a sopportare: l’inquinamento del Bacino del Fratta Gorzone, il sito industriale di Marghera, la discarica di Pescantina, l’inquinamento da cromo di Tezze sul Brenta e molte altre situazioni critiche dovrebbero suonare come un enorme campanello d’allarme per chi ha la responsabilità della cosa pubblica.
Esprimiamo ancora una volta, in questa occasione, quei principi che dovrebbero ispirare le Amministrazioni locali (Regionali, Provinciali, Comunali), e dai quali scaturiscono le nostre richieste:
1)Chiediamo che chi ci amministra prenda coscienza di quanto sopra esposto e che si avvii un programma di bonifiche e di lotta agli inquinatori senza se e senza ma.
2)Chiediamo con forza che la prevenzione ed il controllo prendano il posto dell’emergenza;
3)chiediamo che il progresso ed il lavoro non siano in antitesi con la salute e l’ambiente;
4)chiediamo che la Regione Veneto si faccia promotrice affinché la tutela dell’ambiente e dei beni primari diventi materia di studio nelle scuole di ogni ordine e grado nel nostro paese.
Per quanto riguarda specificatamente l'inquinamento delle acque potabili, di superficie e di falda con i composti PFAS:
1)Ribadiamo con forza la necessità di fonti di approvvigionamento sicure di acque potabili ad uso umano, che ad oltre cinque anni dalla scoperta dell’inquinamento ancora mancano;
2)chiediamo l’estensione della zona di controllo sanitario anche ai territori limitrofi alla zona rossa;
3)chiediamo un programma di disinquinamento completo del bacino dell’Agno Fratta Gorzone;
4) nel segnalare che a tutt’oggi mancano ancora le mappature complete dei pozzi di captazione privata, così come mancano ancora i dati sulla geolocalizzazione delle matrici alimentari e che non si hanno dati sulla contaminazione dei terreni delle aree inquinate, chiediamo con forza che la Regione Veneto trovi fonti sicure di approvvigionamento idrico per l’irrigazione dei prodotti agricoli.
5)chiediamo, infine, che chi ha inquinato finalmente paghi.
Per il Coordinamento Acqua Libera dai PfasCenrale
Circolo PERLA BLU di Legambiente Cologna Veneta, Retegas Vicentina, Circolo Legambiente di Creazzo ,Acli Montagnana, Acqua Bene Comune Vicenza, Comitato Vicentino no Ecomafie, ViVerBio Gas Lonigo, ISDE Vicenza , Associazione No Alla Centrale
Lì, 24 agosto 2018
Etra si divide sull’uso degli utili
Altri 8 milioni di utili per Etra. Il
Consiglio di sorveglianza della multiutility ha approvato all’unanimità
il bilancio 2017, dal quale emerge che, in linea con il 2016, la società
ha macinato utili per 7 milioni e 600 mila euro.
La loro destinazione è stata oggetto dell’assemblea dei soci di ieri
sera, nella quale sono emerse due linee contrapposte. Quella dell’asse
Bassano-Cittadella, favorevole a mantenere gli utili in Etra per gli
investimenti, e quella dell’asse Asiago-Selvazzano e parte del Padovano,
propensa a distribuire i soldi ai Comuni soci. Alla fine si è deciso di
mantenere il 75% in Etra e distribuire il 25% tra i soci. I Comuni
bassanesi, Bassano escluso, sono usciti al momento della votazione.
Utili a parte, anche gli altri numeri di Etra sono positivi. Il bilancio
2017 chiude infatti con un valore della produzione stabile (+ 0,3%: da
171,5 a 172 milioni), grazie al contenimento delle tariffe nei servizi
ambientali. Il valore aggiunto, dato dalla differenza tra il valore e i
costi della produzione di beni e servizi, è di 76,5 milioni di euro. È
il dato che misura la capacità dell’azienda di creare le condizioni per
distribuire ricchezza. Soddisfacente anche il margine operativo lordo, a
43,4 milioni. I dati si completano con la posizione finanziaria netta,
che scende del 18%, da oltre 71 a 58 milioni di euro, col 94% del debito
a medio e lungo termine L’indice di solidità finanziaria raggiunge
invece 1,34, mentre gli investimenti ammontano a 35,3 milioni di euro,
l’85% dei quali per il servizio idrico integrato per la manutenzione e
l’estensione delle reti dell’acquedotto e delle fognature e per
interventi nella depurazione. Il totale degli investimenti è in lieve
calo a causa della riduzione di finanziamenti da enti esterni, come la
Regione. Nel dettaglio, l’investimento pro capite nel sistema idrico è
pari a 50 euro ad abitante, a fronte di un dato italiano di 37 euro o
dei 39 euro della Spagna. Nel complesso, dal 2006 al 2017, Etra nel
servizio idrico integrato ha investito 324 milioni di euro.
«Si sono unite le forze per mantenere la rotta verso il contenimento
delle tariffe, gli investimenti nelle infrastrutture e il recupero delle
perdite idriche - afferma il presidente del Consiglio di sorveglianza
Cristiano Montagner -: questi restano i nostri principali impegni per il
futuro». «I dati confermano che siamo perfettamente in regola con la
tabella di marcia - puntualizza il presidente del Consiglio di gestione
Andrea Levorato - indicata dal masterplan».
Proprio Levorato è stato nominato presidente del Comitato dei garanti di
utilitalia. l’associazione nazionale delle aziende che gestiscono i
servizi pubblici. La Commissione dei garanti sorveglia la regolarità
degli atti e si occupa di prevenire l’illegalità nelle aziende
partecipate.
Ieri, intanto, i consiglieri comunali di Bassano della commissione
ambiente e il vicesindaco Roberto Campagnolo hanno visitato l’impianto
di quartiere Prè, che trasforma i rifiuti domestici in compost e in
energia elettrica. Ogni anno vengono trattate 35 mila tonnellate di
umido, 6 mila tonnellate di verde e vengono prodotti 10 milioni di kwh
di energia elettrica. •
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