La proprietà Miteni: bonifica anti Pfas da giugno
Dell’Acqua (Arpav): «Campagna al via con la vendita dell’impianto». Intanto si lavora al potenziamento della barriera idraulica
Miteni e Pfas, al via il potenziamento della barriera idraulica. Con uno spiraglio per l’altro grande passaggio fondamentale, la bonifica del sito di Trissino. Ieri pomeriggio l’Arpav e il commissario governativo per l’emergenza Pfas, Nicola Dell’Acqua, hanno annunciato l’avvio dei lavori per il potenziamento della barriera idraulica sotto il sito di Miteni. Un fatto tutt’altro che scontato, a maggior ragione se ci si rifà alle parole del curatore fallimentare dell’azienda che, appena tre mesi fa, aveva negato la possibilità che Miteni si accollasse questo intervento.
LA BARRIERA IDRAULICA
La Miteni di Trissino è nota per essere la “fabbrica di Pfas” da cui è partita la contaminazione della falda che oggi interessa mezzo Veneto. L’azienda, già dal 2005, si era dotata di una barriera idraulica per contenere la contaminazione da Pfas. A inizio anno, tuttavia, Dell’Acqua ha chiamato in causa Miteni (o meglio, la Ici Se, la holding lussemburghese che nel 2009 per un euro ha acquistato la Miteni di Trissino da Mitsubishi), segnalando che la rete di pozzi - che dovrebbe impedire la circolazione di perfluoroalchilici dal sito di Trissino alla falda – non è più sufficiente. A gennaio il commissario ha ritenuto urgente un intervento di potenziamento della barriera. Peccato che Domenico De Rosa, curatore fallimentare Miteni, avesse replicato dichiarando ben lontana la possibilità che la società si accollasse questo intervento.
LA REGIONE INTERVIENE
«La Regione ha quindi deciso di intervenire in danno, affidando a Veneto Acque la progettazione dell’ampliamento della barriera e prendendosi in carico i lavori», spiega Dell’Acqua. «Fortunatamente la posizione di Tribunale e azienda è cambiata in queste ultime settimane». I legali di Ici Se hanno infatti spiegato di voler accollarsi i lavori per il potenziamento e mantenimento della barriera idraulica, restando fermo il diritto di rivalsa nei confronti dei soggetti che dovessero essere individuati come responsabili di eventuali violazioni della normativa ambientale. I lavori sono già partiti giovedì e, secondo il cronoprogramma presentato alle autorità competenti, termineranno entro un mese, il 5 giugno. Martedì prossimo il professor Gianpietro Beretta dell’Università di Milano effettuerà un sopralluogo in azienda per verificare l’attuazione della prescrizioni impartite dalla Commissione tecnica regionale alla società Miteni.
L’INTERVENTO
Tecnicamente in queste settimane verranno scavati nuovi pozzi per accogliere l’acqua, da trattare poi con i filtri appositamente pensati per trattenere anche i Pfas. La storia di questa barriere è tristemente nota a chi segue le vicende della contaminazione di Miteni. Era stata progettata da Erm Italia su mandato di Miteni già nel 2005, segno che il pericolo-Pfas era noto ben prima del 2013, anno in cui scoppiò il caso dell’inquinamento grazie a un rapporto di Irsves-Cnr. Miteni ha fatto di tutto per nascondere l’esistenza della barriera fin dal 2005, anche grazie all’aiuto di autorità come Arpav: confermare la realizzazione di quell’impianto di emergenza avrebbe significato ammettere di aver tenuto nascosto per otto anni l’inizio di un disastro ambientale.
LA BONIFICA
Aggiunge Dell’Acqua: «Ci sono novità anche sul fronte della bonifica totale del sito. Il curatore De Rosa ha infatti annunciato che la bonifica sarà possibile dopo lo smantellamento degli impianti, che avverrà dopo la vendita degli stessi nel mese di giugno prossimo. In ogni caso non ritireremo l’incarico a Veneto Acque: alla prima allerta di Arpav vogliamo essere pronti a intervenire. L’implementazione della barriera idraulica è comunque fondamentale per ridurre l’attuale stato di inquinamento che il sito provoca alle falde acquifere, in attesa della bonifica del sito».
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