Pfas, ora i danni li chiede Miteni
Contromossa dell’azienda: «Penalizzati dai controlli». L’ira di Regione e comitati
TRISSINO (VICENZA)I
comitati «No Pfas», le mamme di Lonigo, le opposizioni regionali di
centrosinistra e i 5 Stelle la accusano di essere la «grande
inquinatrice», l’industria chimica coinvolta nella contaminazione da
composti perfluoroalchilici della falda di tre province: Vicenza, Verona
e Padova. Ora è la stessa Miteni di Trissino a chiedere i danni, e non
una cifra da poco: un risarcimento di quasi 100 milioni di euro tramite
il Tar a Regione, Provincia, Arpav, Comune di Trissino e consorzio di
bonifica Alta pianura veneta. Sotto accusa è l’annunciata
«caratterizzazione» dell’intera l’area aziendale con carotaggi a maglia
stretta: secondo Miteni fermeranno tutta l’attività per almeno un
decennio.
Il ricorso
«L’azienda
non sta chiedendo dei soldi a nessuno — fanno sapere dalla Miteni —. Il
ricorso quantifica due conseguenze importanti della richiesta di
realizzare la famosa maglia 10 per 10 indiscriminatamente ovunque: la
durata nel tempo e il costo per realizzare un’opera che i tecnici
univocamente dicono inutile e che avrebbe il risultato oggettivo di
ritardare di anni la bonifica del sito». L’industria fa sapere di essere
disposta ad un accordo se l’ipotesi di demolire gli stabilimenti per
fare la caratterizzazione a maglia stretta (in biologia, la
caratterizzazione è la procedura di verifica della presenza di un
microrganismo in un campione di materiale, ndr)
verrà rivista, pure pagando i carotaggi di tasca propria: Miteni si
dice «disponibile a qualsiasi analisi dei terreni, compresa la maglia 10
per 10, nelle aree in cui ha senso di indagare. Abbiamo proposto metodi
più dettagliati come la realizzazione di scavi a trincea, molto più
accurati dei carotaggi. Non ha senso avviare una ricerca fatta a caso
che allunga i tempi e sottrae risorse alla bonifica anche in aree che
non sono inquinate, o sotto stabili costruiti prima che iniziasse la
produzione dei Pfas». Dalla Regione, l’assessore all’Ambiente Gianpaolo
Bottacin ironizza: «Qualcuno dice che non facciamo niente. Qualcuno fa
ricorso perché facciamo troppo». Detto questo, e premesso che «le
contestazioni nel ricorso non si limitano alla caratterizzazione»,
l’assessore fa presente che «nessuno ha mai posto tecnicamente dei
vincoli su come effettuare la ricerca. Però va fatta, su questo non si
transige». Intanto, politica e comitati si scatenano. Tutti critici con
Miteni, a partire dai gruppi No Pfas: ieri sera è partito il tam-tam per
una «mail bombing» verso l’azienda. Con un testo inequivocabile:
«Inoltro la mia candidatura spontanea per svolgere gratis mansioni di
demolizione del vostro stabilimento». Duri i consiglieri regionali
Cristina Guarda (Amp) e Andrea Zanoni (Pd): «Miteni segua l’esempio di
DuPont e paghi di tasca propria» - mentre i 5 Stelle si chiedono se
«l’atteggiamento supino della Regione» abbia favorito l’azienda. Anche
dalla Lega Nord la senatrice Erika Stefani avverte: «Miteni non deve
fare cause, ma collaborare per risolvere».
19 gennaio 2018 (modifica il 19 gennaio 2018 | 08:41)
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