16 Feb 2017
“Nel mare delle contraddizioni di Zaia, la fonte dell’inquinamento PFAS si sposta oppure no?”
Non è così, in modo pasticciato, che si può gestire un’emergenza grave come quella dei Pfas. In merito al futuro dello stabilimento Miteni di Trissino, ci sono infatti gravissime contraddizioni tra ciò che dichiara Zaia e ciò che altri atti stabiliscono, a partire dalle modifiche al Piano di Tutela delle Acque, approvate dalla sua stessa Giunta e in discussione domani in commissione.
Meno di un mese fa Zaia dichiarava infatti che non c’è alcuna intenzione di chiudere o spostare la Miteni, ritenuta la principale responsabile della contaminazione. A fine gennaio invece la Giunta regionale ha approvato una modifica all’articolato delle Norme Tecniche del Piano di Tutela delle Acque, dove si dice che in caso di siti potenzialmente contaminati o contaminati che generino con continuità accertate situazioni di criticità per le acque potabili, ogni fonte di criticità debba ‘essere rimossa, o delocalizzata in aree meno critiche, nel più breve tempo possibile’. Una contraddizione non da poco: gli atti smentiscono Zaia. Cosa fa davvero testo? Gli atti o le dichiarazioni ai giornali?
Ricordo ancora che nelle conclusioni della relazione della Commissione PFAS del 21 ottobre 2016, presieduta dallo stesso Direttore generale dell’Area Sanità e Sociale, Domenico Mantoan, si chiede “...la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione ivi comprese le opportune variazioni degli strumenti pianificatori di competenza”.
Messi in fila, questi fatti dimostrano che chi governa la Regione stia navigando a vista. Di fronte abbiamo un presidente della Regione che dà l’impressione di voler tutelare prima di tutto se stesso facendo sprofondare questa gravissima vicenda nel caos di indicazioni ed atti contraddittori. E intanto sull’emergenza Pfas sono solo i cittadini a pagare nelle bollette dell'acqua i filtri per la potabilizzazione, unica misura attuata per la tutela preventiva della nostra salute.
(Comunicato stampa del 15-02-2017)
Non è così, in modo pasticciato, che si può gestire un’emergenza grave come quella dei Pfas. In merito al futuro dello stabilimento Miteni di Trissino, ci sono infatti gravissime contraddizioni tra ciò che dichiara Zaia e ciò che altri atti stabiliscono, a partire dalle modifiche al Piano di Tutela delle Acque, approvate dalla sua stessa Giunta e in discussione domani in commissione.
Meno di un mese fa Zaia dichiarava infatti che non c’è alcuna intenzione di chiudere o spostare la Miteni, ritenuta la principale responsabile della contaminazione. A fine gennaio invece la Giunta regionale ha approvato una modifica all’articolato delle Norme Tecniche del Piano di Tutela delle Acque, dove si dice che in caso di siti potenzialmente contaminati o contaminati che generino con continuità accertate situazioni di criticità per le acque potabili, ogni fonte di criticità debba ‘essere rimossa, o delocalizzata in aree meno critiche, nel più breve tempo possibile’. Una contraddizione non da poco: gli atti smentiscono Zaia. Cosa fa davvero testo? Gli atti o le dichiarazioni ai giornali?
Ricordo ancora che nelle conclusioni della relazione della Commissione PFAS del 21 ottobre 2016, presieduta dallo stesso Direttore generale dell’Area Sanità e Sociale, Domenico Mantoan, si chiede “...la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione ivi comprese le opportune variazioni degli strumenti pianificatori di competenza”.
A confondere ulteriormente le acque è
arrivata l’autorizzazione della Commissione tecnica regionale Ambiente
al nuovo impianto di cogenerazione richiesto dalla azienda Miteni, dalla
potenza di ben due megawatt e alimentato a metano: peccato che l’Ulss 8 abbia invece espresso parere contrario,
ritenendo la richiesta in contrasto con le indicazioni del direttore
generale dell’Area Sanità e Sociale. Eppure è Arpav, l'ente strumentale
della Regione, che nel 2013 ha individuato nella Miteni la responsabile
principale della contaminazione.
Messi in fila, questi fatti dimostrano che chi governa la Regione stia navigando a vista. Di fronte abbiamo un presidente della Regione che dà l’impressione di voler tutelare prima di tutto se stesso facendo sprofondare questa gravissima vicenda nel caos di indicazioni ed atti contraddittori. E intanto sull’emergenza Pfas sono solo i cittadini a pagare nelle bollette dell'acqua i filtri per la potabilizzazione, unica misura attuata per la tutela preventiva della nostra salute.
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