L'esposizione a lungo termine all'arsenico invece interessa quasi la
metà della terre cinesi e può causare problemi alla pelle e cancro ai
polmoni, alla vescica, alla pelle e ai reni.
CONTAMINAZIONI DA FLUORO.
Non solo. Ventuno milioni di persone subiscono gli effetti
dell'esposizione a un livello di fluoro troppo alto. Un fenomeno che
alla fine del 2013 coinvolgeva oltre 1.000 contee. Secondo Gao Yanhui,
esperto presso il Centro Nazionale per il Controllo delle Malattie
Endemiche, 87 milioni di persone sono a rischio di malattie causate
dall'eccessiva esposizione a questo tipo di agenti.
Tra tutte la fluorosi scheletrica, una condizione causata
dall'iperassunzione del minerale che colpisce le ossa e le articolazioni
e che può portare nei casi più gravi alla paralisi.
LA PIAGA DELL'HENAN.
Problematiche che si riscontrano soprattutto nelle piane del Nord con
un picco nella sfortunata regione centrale dell'Henan, la culla della
civiltà cinese.
Quello che preoccupa il Centro è che le percentuali sono molto simili a
quelle di una decina di anni fa nonostante il governo centrale abbia
già speso miliardi per migliorare l'acqua potabile delle aree rurali.
Trecento milioni di cinesi bevono acqua inquinata
(© GettyImages) Il presidente cinese, Xi Jinping.
Si è anche scoperto che l'acqua di falda fortemente inquinata è la causa degli oltre 200 cosiddetti “villaggi del cancro”.
La prova sono le analisi condotte dall'Istituto cinese per le risorse
idriche nel 2013: il 55% dei villaggi monitorati presentano acque
inquinate. L'acqua di falda è la sola potabile disponibile per il 60%
della popolazione cinese.
IL 20% DELLE ACQUE POTABILI NON È NORMA. Ne
deriva che oltre 300 milioni di cinesi non hanno accesso all'acqua non
inquinata e molti di questi la bevono nonostante non sia stata trattata.
E anche per quanto riguarda l'acqua potabile in Cina non si può star
sicuri.
Lo stesso studio indicava che almeno il 20% dell'acqua definita
potabile non soddisfa in realtà gli standard internazionali. Ed è
preoccupante che alcune falde sono inquinate anche se si trovano a 100
metri di profondità nel terreno.
Lo studio ha dimostrato come, nel corso degli anni, l'accumulo di
sostanze tossiche nel suolo abbia fatto schizzare in alto la percentuale
dei tumori tra la popolazione locale. Un altro studio del 2006
denunciava che il 90% delle falde in prossimità delle metropoli è
inquinato come anche il 70% dei fiumi e dei laghi.
IL GOVERNO SI MUOVE.
Il 16 aprile scorso il governo ha presentato un piano che prevede che
il 70% delle acque di superficie torni a essere in buone condizioni
entro il 2020.
Fonti vicine al governo hanno rivelato al settimanale Caixin
che ci sono voluti due anni per arrivare a questo punto e che il piano
ha subito almeno 30 revisioni. Secondo lo schema diffuso dal governo
bisognerà comunque aspettare il 2050 perché la situazione delle acque
veda un miglioramento apprezzabile su tutto il territorio nazionale.
Nel frattempo, entro il 2020, il 93% dell'acqua potabile delle città
dovrà essere pari o migliore del livello tre, mentre le falde acquifere e
le acque litoranee dovranno migliorare sensibilmente.
Nella pratica però sono indicati pochi strumenti. Entro il 2015 i
governi locali dovranno censire le acque «nere e maleodoranti» e
programmare i tempi per risolvere i problemi ambientali. Come? Intanto
risalendo alle fonti di inquinamento, smaltendo meglio i rifiuti e
ripristinando un «ambiente favorevole».
PICCOLE INDUSTRIE NEL MIRINO.
Le piccole industrie fortemente inquinanti come le cartiere e quelle
che producono fertilizzanti e pesticidi dovranno chiudere entro il 2016 e
dal 2018 ogni città dovrà pubblicare i dati sullo stato dell'acqua
potabile.
All'inizio di quest'anno un tribunale della regione del Jiangsu ha
multato per un totale di 160 milioni di renminbi (oltre 21 milioni di
euro) sei imprese accusate di avere inquinato due fiumi.
Vi avevano scaricato circa 25 mila tonnellate di rifiuti chimici e si sono beccate quella che secondo l'agenzia di Stato, Xinhua, è stata la multa più alta mai inflitta a inquinatori cinesi.
Quattordici persone giudicate dirette responsabili del reato sono state
condannate a pene comprese tra i due e i cinque anni, a loro volta
corredate da multe. Una sentenza esemplare, che forse ha finalmente
segnato il giro di boa della lotta cinese all'inquinamento.
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