OLTRE AL BIOMONITORAGGIO, QUALI AZIONI INTENDE INTRAPRENDERE LA REGIONE VENETO PER RIDURRE IL FORTE INQUINAMENTO DEL FIUME FRATTA-GORZONE?
E PER QUALE MOTIVO, NEL PROGRAMMA DI BIOMONITORAGGIO AVVIATO DALLA
REGIONE E DALL'ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITÀ, I PRELIEVI DI SANGUE A
CAMPIONE SONO PREVISTI SOLO DALLE USL 5 E 6 (NEL VICENTINO) E NON
DALL'USL 17 (NELLA BASSA PADOVANA)?
In un articolo comparso nella stampa locale che riferisce sullo stato di forte inquinamento dei corsi d'acqua del basso Veneto - in particolare del Fiume Fratta-Gorzone dove, da parecchio tempo, sono state riscontrate forti tracce di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), considerate responsabili dell'insorgenza di alcune patologie tumorali - apprendiamo che nel vicentino, a breve inizieranno gli esami a campione previsti dal programma di biomonitoraggio voluto dalla Regione Veneto e dall'Istituto superiore della Sanità per valutare l'incidenza dei Pfas sulla salute dei cittadini. A tal proposito, ho presentato un'interrogazione alla Giunta Zaia per chiedere quali altre e più incisive azioni intenda intraprendere, al fine di ridurre gli altissimi livelli di inquinamento del Fratta-Gorzone, raggiunti proprio grazie all'inerzia decennale della Regione che ha permesso a diverse attività industriali ed artigianali di scaricare, per anni, in quelle acque sostanze fortemente inquinanti.
Accanto a questo, nello stesso articolo si riferisce che nel programma di biomonitoraggio predisposto, le Usl 5 e 6, nei Comuni di Brendola, Lonigo e Sarego, nel vicentino, effettueranno dei prelievi di sangue a campione in due diverse fasi che coinvolgeranno prima 80 cittadini e successivamente altri 160, mentre l'Usl 17 (operante nella bassa padovana) coinvolta anch'essa nei controlli, non prevede però per questo territorio nessun esame a campione sui cittadini, ma solo sulle attività di alcune aziende agricole montagnanesi dove verranno analizzati fanghi, foraggi e animali. Ci si chiede: perché due pesi e due misure? Perché nel vicentino si analizzano le persone e nella Bassa Padovana questo non è previsto?
Pur applaudendo, dunque, a questa iniziativa della Regione (anche se insufficiente e tardiva) sarebbe il caso che la Giunta Zaia spiegasse i motivi di tale scelte, onde evitare di dare sostanzialmente ragione a quanto, da anni, vanno pensando e dicendo - e non senza ragione - tanti cittadini e rappresentanti amministrativi dei Comuni della Bassa Padovana, cioè di essere considerati, rispetto ad altri territori del Veneto - in termini di servizi e infrastrutture - dei cittadini di serie B.
Se ciò avvenisse anche per quel che riguarda la loro salute, sarebbe semplicemente inqualificabile e gravissimo.
In un articolo comparso nella stampa locale che riferisce sullo stato di forte inquinamento dei corsi d'acqua del basso Veneto - in particolare del Fiume Fratta-Gorzone dove, da parecchio tempo, sono state riscontrate forti tracce di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), considerate responsabili dell'insorgenza di alcune patologie tumorali - apprendiamo che nel vicentino, a breve inizieranno gli esami a campione previsti dal programma di biomonitoraggio voluto dalla Regione Veneto e dall'Istituto superiore della Sanità per valutare l'incidenza dei Pfas sulla salute dei cittadini. A tal proposito, ho presentato un'interrogazione alla Giunta Zaia per chiedere quali altre e più incisive azioni intenda intraprendere, al fine di ridurre gli altissimi livelli di inquinamento del Fratta-Gorzone, raggiunti proprio grazie all'inerzia decennale della Regione che ha permesso a diverse attività industriali ed artigianali di scaricare, per anni, in quelle acque sostanze fortemente inquinanti.
Accanto a questo, nello stesso articolo si riferisce che nel programma di biomonitoraggio predisposto, le Usl 5 e 6, nei Comuni di Brendola, Lonigo e Sarego, nel vicentino, effettueranno dei prelievi di sangue a campione in due diverse fasi che coinvolgeranno prima 80 cittadini e successivamente altri 160, mentre l'Usl 17 (operante nella bassa padovana) coinvolta anch'essa nei controlli, non prevede però per questo territorio nessun esame a campione sui cittadini, ma solo sulle attività di alcune aziende agricole montagnanesi dove verranno analizzati fanghi, foraggi e animali. Ci si chiede: perché due pesi e due misure? Perché nel vicentino si analizzano le persone e nella Bassa Padovana questo non è previsto?
Pur applaudendo, dunque, a questa iniziativa della Regione (anche se insufficiente e tardiva) sarebbe il caso che la Giunta Zaia spiegasse i motivi di tale scelte, onde evitare di dare sostanzialmente ragione a quanto, da anni, vanno pensando e dicendo - e non senza ragione - tanti cittadini e rappresentanti amministrativi dei Comuni della Bassa Padovana, cioè di essere considerati, rispetto ad altri territori del Veneto - in termini di servizi e infrastrutture - dei cittadini di serie B.
Se ciò avvenisse anche per quel che riguarda la loro salute, sarebbe semplicemente inqualificabile e gravissimo.
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