Depuratori, un italiano su tre senza sistema fognario: rischiamo multa da un miliardo
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Di Redazione IBTimes Italia | 13.08.2014 09:52 CEST
Il rapporto della "Struttura di missione contro il dissesto
idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche", consegnato
alla Camera dei Deputati, fotografa una situazione imbarazzante:
solo il 64% degli italiani utilizza il sistema fognario, mentre oltre
uno su tre scarica direttamente nei mari o nei fiumi. In Europa siamo
quart'ultimi, davati solo a Estonia, Portogallo e Slovenia. In Germania la percentuale è del 100%, in Gran Bretagna del 98%, in Spagna dell'86%, in Francia dell'84%. Lo riporta il Corriere della Sera.
In Italia negli ultimi anni sono stati stanziati, ma non spesi, 2,27 milardi di euro per la "messa in sicurezza idrogeologica e alla depurazione delle acque". Il paradosso è che l'attuale situazione potrebbe costarci una maximulta da parte dell'Unione Europea, pari a un miliardo.
La situazione è particolarmente grave nel Sud Italia, dove circa il 50% scarica senza filtri. Ma, come evidenzia il quotidiano di via Solferino, "la regione più esposta alla stangata europea per l'assenza di depurazioni è il Friuli Venezia Giulia. Dove la multa in arrivo da Bruxelles il 1° gennaio 2016, secondo le previsioni calcolate dalla Struttura di missione dovrebbe essere di 66 milioni di euro pari a 53,6 euro pro capite".
La mancata depurazione delle acque e delle bonifiche delle discariche è collegata al rischio idrogeologico e alla "quasi scomparsa delle manutenzioni, abuso del suolo e fiumi incanalati in piste da bob o intubati sotto le città pronti ad esplodere al primo nubifragio come il Seveso". Il tutto condidato da un "generale fatalismo e la scarsa percezione della dimensione dei rischi e di conoscenza dei fenomeni".
"Non è più accettabile vedere l'Italia che crolla, frana e si allaga così facilmente e non poter far nulla o poco perché pur in presenza di risorse bisogna aspettare firme, timbri e pareri per tempi indefiniti. E assistere a Conferenze di servizi dove i poteri di veto di ogni partecipante sono simili a quelli del Consiglio di Sicurezza Onu, facendo passare 3-6 anni dalla progettazione all'inizio di lavori anche banali" è l'accusa contenuta nel rapporto consegnato a Montecitorio. "La Delibera Cipe 60/2012 impegnava 1,6 miliardi per le Regioni del Sud per un totale di 183 interventi (depuratori, collettori, reti fognarie). Ad oggi nessuna opera è conclusa".
LEGGI ANCHE: Cemento coast to coast, il rapporto sulla trasformazione delle coste italiane
La situazione è particolarmente grave nel Sud Italia, dove circa il 50% scarica senza filtri. Ma, come evidenzia il quotidiano di via Solferino, "la regione più esposta alla stangata europea per l'assenza di depurazioni è il Friuli Venezia Giulia. Dove la multa in arrivo da Bruxelles il 1° gennaio 2016, secondo le previsioni calcolate dalla Struttura di missione dovrebbe essere di 66 milioni di euro pari a 53,6 euro pro capite".
La mancata depurazione delle acque e delle bonifiche delle discariche è collegata al rischio idrogeologico e alla "quasi scomparsa delle manutenzioni, abuso del suolo e fiumi incanalati in piste da bob o intubati sotto le città pronti ad esplodere al primo nubifragio come il Seveso". Il tutto condidato da un "generale fatalismo e la scarsa percezione della dimensione dei rischi e di conoscenza dei fenomeni".
"Non è più accettabile vedere l'Italia che crolla, frana e si allaga così facilmente e non poter far nulla o poco perché pur in presenza di risorse bisogna aspettare firme, timbri e pareri per tempi indefiniti. E assistere a Conferenze di servizi dove i poteri di veto di ogni partecipante sono simili a quelli del Consiglio di Sicurezza Onu, facendo passare 3-6 anni dalla progettazione all'inizio di lavori anche banali" è l'accusa contenuta nel rapporto consegnato a Montecitorio. "La Delibera Cipe 60/2012 impegnava 1,6 miliardi per le Regioni del Sud per un totale di 183 interventi (depuratori, collettori, reti fognarie). Ad oggi nessuna opera è conclusa".
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