Condividiamo un altro lavoro del dr. Massimo Mazzola di ARPAV anche geologo in video conferenza questa volta spiega molto bene il lavoro fatto per questo inquinamento. Spiega anche perché prima non si potevano cercare i Pfas qui. Buon ascolto e buona visione a tutti
domenica 30 giugno 2019
Pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, il nuovo Regolamento sugli inquinanti organici persistenti
Pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, il nuovo Regolamento sugli inquinanti organici persistenti (che è andato a sostituire, abrogandolo, il precedente Regolamento CE 850/2004).
Va evidenziato come, per quanto riguarda le diverse sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), l'Unione Europea continui a considerare un inquinante organico persistente (POP) i soli PFOS (il cui utilizzo, per inciso, non è stato del tutto vietato, essendone ammesso l'uso nelle condizioni e/o deroghe di cui all'Allegato 1 - Parte A dello stesso regolamento)
Gazzetta ufficiale
dell'Unione europea
L 169
NEWS DAGLI USA il Michigan ha stabilito per le acque della rete acquedottistica un livello massimo di PFOA pari a 8ng/l e di PFNA
Laura Facciolo ha condiviso un post nel gruppo: Mamme NoPfas - genitori attivi - zone contaminate.
NEWS DAGLI USA
Ieri il Michigan ha stabilito per le acque della rete acquedottistica un livello massimo di PFOA pari a 8ng/l e di PFNA
pari a 6 ng/l. Si è però "dimenticato" del GenX che viaggia allegramente a 370ng/l.
Ieri il Michigan ha stabilito per le acque della rete acquedottistica un livello massimo di PFOA pari a 8ng/l e di PFNA
pari a 6 ng/l. Si è però "dimenticato" del GenX che viaggia allegramente a 370ng/l.
Ditemi che senso hanno i limiti per le singole sostanze quando si tratta di una classe che deve essere regolata per intero, per cui i limiti dovrebbero valere per la sommatoria di tutte.
Clean Cape Fear
Pfas, audizione dell’Ispra alla Commissione Antimafia
48
1
Google +0
1
0
Acqua | Diritto e normativa | Inquinamenti | Rifiuti e bonifiche
Pfas, audizione dell’Ispra alla Commissione Antimafia: peggioramento della qualità di molti corsi d’acqua
Per gli scarichi non esistono limiti nazionali su cui possano basarsi le autorizzazioni
[25 Giugno 2019]
Oggi la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha audito Alessandro Bratti, direttore generale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sulla vicenda della contaminazione ambientale da sostanze perfluoroalchiliche – Pfas, Bratti accompagnato dal responsabile area Ispra per la frmazione tecnica e ambientale Alfredo Pini, dalla responsabile Centro per la rete nazionale dei laboratori Stefania Balzamo e dalla tecnica della sezione Sostanze pericolose Emanuela Pace.
In un comunicato della Commissione Antimafia si legge che «Gli auditi hanno ripercorso la storia dei Pfas, dalle prime produzioni in Italia nel 1965 alla presa di coscienza nel nostro Paese della loro presenza nei corpi idrici e della loro pericolosità a partire dal 2006».
I rappresentanti di Ispra hanno spiegato che «I Pfas sono sostanze stabili e persistenti, resistenti all’attacco fisico, chimico, biologico. Secondo quanto riferito, al momento non ci sono metodi consolidati di trattamento di reflui contenenti Pfas, con il risultato che queste sostanze rimangono stabili nell’ambiente. Possibili occorrenze di Pfas o di prodotti contenenti Pfas possono verificarsi, secondo quanto riferito, in stabilimenti dell’industria cartaria, tessile, conciaria e del settore galvanico, oltre che in impianti di trattamento di acque reflue urbane e industriali e in discariche».
Direttoe re e ricercatori dell’Ispra hanno anche riferito in merito ai risultati dello screening preliminare effettuato da Ispra nel 2018 sulla presenza dei composti Pfas nei corsi d’acqua e nelle falde del nostro Paese. I dati sono contenuti nel rapporto “Indirizzi per la progettazione delle reti di monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali e sotterranei”, liberamente accessibile on line sul sito dell’Ispra. Si tratta un’indagine preliminare a livello nazionale che permetterà alle Regioni la programmazione del monitoraggio dei Pfas secondo la direttiva quadro Acque. Secondo quanto riferito dall’Ispra, «Dal 2019, a seguito del monitoraggio di questi composti molti corsi d’acqua vedranno modificato in senso negativo il loro stato di qualità».
I rappresentanti di Ispra hanno inoltre evidenziato «La necessità di mettere in piedi un osservatorio sui Pfas e su tutte le sostanze chimiche emergenti, in modo da poter intercettare la loro presenza nell’ambiente in maniera tempestiva. Accanto ai Pfas diffusi da più tempo, infatti, ci sono nuove sostanze perfluoroalchiliche come GenX e C6O4, per le quali al momento non c’è metodologia analitica condivisa».
Sul fronte di valori di riferimento e dei limiti autorizzativi, gli auditi hanno spiegato che «Le soglie di qualità ambientale relativi alla concentrazione di Pfas nelle acque esistono solo per poche di queste sostanze e in alcuni casi risultano superate. Per quanto riguarda invece gli scarichi, al momento, non esistono limiti nazionali su cui possano basarsi le autorizzazioni».
Dopo l’audizione dell’Ispra, il presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli, ha dichiarato: «La vicenda della contaminazione da Pfas mostra chiaramente che prodotti utili come tessuti impermeabili e padelle antiaderenti hanno spesso un rovescio della medaglia sul fronte ambientale e della salute. Gli organi di tutela ambientale spesso se ne rendono conto solo quando il danno è già avvenuto e rimediare diventa sempre più difficile. I Pfas, per la loro elevata persistenza, sono infatti ormai molto diffusi nell’ambiente e mettere in atto una bonifica non è semplice tecnicamente».