mercoledì 28 giugno 2017

Il ritorno di Andrea Pellizzari e Renzo Marcicaglia, Nel Cda di Acque del Chiampo

Luciano Panato ha condiviso un link.
Il ritorno di Andrea Pellizzari e Renzo Marcicaglia, Nel Cda di Acque del Chiampo, essendo i due, i veri detentori del potere nel centrodestra della Valle del Chiampo ha un solo significato: Il gioco dell'oca, iniziato dal centrodestra sul problema impianto per i fanghi conciari torna alla casella di partenza. Ossia, il Papa straniero ( posto a capo di Acque del chiampo sempre dal duo Pellizzari Marcicaglia), il serafico Serafin, ha prodotto fuffa, ma nulla di concreto. Ora aspettiamo i fatti veri dal duo Pellizzari- Marcicaglia: in primis i progetti con i relativi costi, impatti ambientali e sanitari. Il gioco dell'oca, lo ripetiamo, inziato da voi, è finito. prendetene atto e buon lavoro.
per ricordare: una vecchia intervista ad Andrea Pellizzari:http://www.andreapellizzari.it/…/fanghi-e-concia-nellovest…/
Un intervento pubblico dell'allora presidente di Acque del Chiampo Renzo Marcicaglia:http://www.vicenzapiu.com/leggi/la-miccia-sui-fanghi

domenica 25 giugno 2017

Pfas, M5S: “Miteni deve chiudere immediatamente e bonificare a sue spese”

Quotidiano | Categorie: Fatti

Pfas, M5S: “Miteni deve chiudere immediatamente e bonificare a sue spese”

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 21 Giugno alle 18:00 | 0 commenti
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Il Comitato degli Stati Membri dell'Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha concordato all'unanimità di identificare il Bisfenolo A e l'acido Perfluoroesano-1-sulfonico e i suoi sali (PFHxS) come sostanze "estremamente preoccupanti" (SVHC). È quanto rende noto l'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale). Parliamo di: sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione; sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche; sostanze che perturbano il sistema endocrino.

Il MoVimento 5 Stelle Veneto interviene per informare che la presenza di queste sostanze riguarda da vicino la nostra Regione: "Non solo Pfas a catena lunga ma anche l'acido Perfluoroesano-1-sulfonico (Pfas a catena corta) sono stati trovati nell'ambiente nei pressi della Miteni e soprattutto nelle analisi del sangue delle persone monitorate all'interno delle indagini sulla contaminazione da Pfas.
Se i Pfas a catena lunga causano numerosi danni, comprese patologie per i feti e le donne incinte, queste altre sostanze (6 atomi) sono riconosciute dall'Ispra come cancerogene e tossiche, e perfino più pericolose dei Pfas di cui abbiamo parlato fino ad oggi.
Ogni giorno la vicenda Pfas e i suoi responsabili, la Miteni S.p.a., rivelano dettagli sempre più allarmanti.
La Miteni deve chiudere immediatamente e si deve procedere alle operazioni di bonifica a sue spese".
Lo scarica barile su Mitsubishi Corporation. "Secondo i carabinieri del Noe la Miteni sapeva di inquinare, ma lo ha tenuto nascosto. Ora l'azienda scarica le colpe su Mitsubishi Corporation, proprietaria di un tempo?
Questo si accerterà, ma ciò che è sicuro è che la falda sotto la Miteni è contaminata e sta inquinando, dunque deve essere bonificata. Poi sarà un problema di Miteni rivalersi su Mitsubishi. Ma ad oggi a fare le spese di tutto questo sono 350mila veneti che assimilano acqua contaminata, e questo non può continuare un giorno di più. Si metta in sicurezza la popolazione e si tutelino i dipendenti della Miteni".
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mercoledì 21 giugno 2017

Comunicato stampa del Coordinamento Acqua libera dai pfas dopo il verbale del Noe sui documenti trovati alla Miteni l'8 marzo 2017

18 ore fa
Comunicato stampa del Coordinamento Acqua libera dai pfas dopo il verbale del Noe sui documenti trovati alla Miteni l'8 marzo 2017 ( in allegato il verbale del Noe)
Cologna Veneta , 20 giugno 2017
NON AVETE PIU’ SCUSE NE ALIBI
Alla luce di quanto appurato dal Nucleo Ecologico dei Carabinieri il Coordinamento acqua libera dai pfas ritiene che non ci siano più dubbi sulla fonte di inquinamento che ha contaminato le nostre acque e il nostro sangue.
Il comportamento gravemente e dolosamente omissivo tenuto dall’azienda nel tempo non può essere giustificato in alcun modo, così come ora non possono essere più accampati alibi istituzionali nell’agire nei confronti di chi consapevolmente ha messo a rischio la salute dei cittadini delle zone contaminate.
Il coordinamento denuncia con forza anche la mancata attivazione degli organi di tutela e prevenzione istituzionali ed in particolar modo chiede dove fossero i vertici dell’ex Ulss 5 quando tutto ciò accadeva.
Non è concepibile che per oltre 20 anni chi ci doveva tutelare non subodorasse alcunché, vista l’attività altamente rischiosa svolta dalla Rimar prima e dalla Miteni ora.
Il coordinamento chiede, pertanto, a tutti gli enti competenti di attivarsi al più presto affinché chi ha inquinato paghi ed offra le necessarie ed adeguate garanzie patrimoniali ed economiche per la bonifica del sito e della falda.
Si richiede, inoltre, con forza che vengano accertate le eventuali responsabilità di tutti quei dirigenti del settore prevenzione che non hanno adeguatamente e prontamente vigilato sul disastro ambientale sopra menzionato.
La politica faccia finalmente quello che da tempo andava fatto, tolga la possibilità a quest’azienda di continuare ad inquinare e attivi urgentemente la procedura per il finanziamento del cambio delle fonti di approvvigionamento di tutti gli acquedotti inquinati
Si richiede inoltre a tutti gli enti responsabili, Regione Veneto in primis, di non perdere ulteriore tempo nel fornire acqua totalmente priva di pfas in tutti i comuni che si trovano nell’area definita di massima esposizione sanitaria, nel rispetto del massimo principio di precauzione
La Regione disponga "lo stato di disastro ambientale" e proponga, alla stregua della Terra dei Fuochi, dell’Ilva di Taranto o del Porto di Marghera, l’inserimento nei SIN, Siti di Interesse Strategico Nazionale per le bonifiche, l’intera area coinvolta dal micidiale inquinamento
Per il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas
http://acqualiberadaipfas.blogspot.it/…/il-coordinamento-ac…

venerdì 16 giugno 2017

Pfas, i carabinieri accusano la Miteni «Sapevano e hanno taciuto, gravi rischi»


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  • Pfas, i carabinieri accusano la Miteni «Sapevano e hanno taciuto, gravi rischi»

IL MAXI INQUINAMENTO

Pfas, i carabinieri accusano la Miteni
«Sapevano e hanno taciuto, gravi rischi»

L’azienda si difende: «Sempre stati trasparenti»

TRISSINO (VICENZA) Da almeno 27 anni Miteni sa che alcune sostanze fuoriuscite dal suo stabilimento di Trissino hanno inquinato l’Ovest Vicentino. E già nel 2008 aveva scoperto la presenza di Pfas nella falda, quindi cinque anni prima che lo studio del Cnr lanciasse l’allarme sulla maxi-contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche che mette a rischio 127 mila persone residenti tra le province di Vicenza e Verona. Sapeva e ha taciuto. Questa, in sintesi, la relazione che il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri di Treviso ha consegnato martedì a Ministero dell’Ambiente, Regione e Provincia, oltre che alla procura di Vicenza titolare dell’inchiesta per adulterazione dell’acqua e inquinamento ambientale che vede iscritti nel registro degli indagati nove manager, compresi l’amministratore delegato Antonio Nardone e il presidente Brian McGlynn.
Trentuno pagine (e altri 110 documenti allegati) che sembrano inchiodare lo stabilimento che oggi fa capo alla multinazionale tedesca International Chemical Investors. I carabinieri sono partiti dall’analisi del materiale sequestrato l’8 marzo, nel corso della perquisizione condotta all’interno della sede. «Dagli accertamenti eseguiti - si legge nella relazione - è emerso che Miteni, negli anni 1990, 1996, 2004, 2008 e 2009, ha incaricato società di consulenza leader nel settore ambientale di effettuare indagini finalizzate a valutare lo stato di inquinamento del sito e a fornire possibili soluzioni per il confinamento della contaminazione rilevata». E fu proprio attraverso quelle indagini, che emerse la contaminazione dell’area. «Dal 1990 al 2009 - prosegue il Noe - è stato rilevato un inquinamento del suolo e della falda, soprattutto da composti della famiglia benzotrifluoruri (utilizzati in campo farmaceutico e agricolo, ndr) (...) In aggiunta, nel 2008 e nel 2009 sono state rilevate anche concentrazioni significative di Pfoa nelle acque di falda e nei terreni». Ebbene, nonostante avesse «l’obbligo giuridico di comunicare agli enti competenti le risultanze emerse», Miteni «sino a oggi non ha mai trasmesso le indagini». Il motivo per cui la società abbia tenuto nascosto l’avvelenamento non è chiaro, ma i carabinieri fanno notare che, se avesse rivelato i risultati delle analisi, «la ditta avrebbe dovuto sostenere una ingente spesa per la rimozione e lo smaltimento del terreno contaminato, oltre alla necessità di smantellare parte dell’impianto produttivo».
Per gli investigatori si tratta di una «condotta omissiva iniziata nel 1990 e proseguita sino a oggi » le cui conseguenze sono devastanti: «Ha comportato che l’inquinamento da Pfas - e forse anche altre sostanze non indagate come verosimilmente i benzotrifluoruri - si propagasse nella falda a chilometri di distanza provocando il deterioramento dell’ambiente, dell’ecosistema, nonché probabili ricadute sulla salute della popolazione residente che per anni potrebbe aver assunto inconsapevolmente acqua contaminata». La fuoriuscita di sostanze pericolose nell’area è probabilmente avvenuta in fasi diverse. Come nel 1976, quando lo stabilimento - all’epoca gestito da Ricerche Marzotto - «fu teatro di un serio incidente che provocò lo sversamento nel terreno e nella falda di inquinanti provenienti dai processi produttivi». Ma il risultato - sottolineano i carabinieri - è che «il protrarsi della contaminazione potrebbe comportare gravi rischi per la salute umana oltre all’aggravamento del danno ambientale». Dal fronte opposto, secondo Miteni la relazione contiene «informazioni così parziali da essere palesemente contraddette dai fatti». In una nota, ribadisce «che l’operato dell’attuale proprietà è stato sempre improntato alla massima trasparenza. Quando nel 2013 abbiamo effettuato la caratterizzazione dell’area abbiamo prontamente informato le autorità per la presenza di sostanze nella falda».
La società nega anche di essere stata a conoscenza dell’inquinamento dei terreni: «Quelli interni allo stabilimento sono stati ispezionati negli ultimi tre anni con la supervisione di Arpav facendo oltre 70 prelievi a una profondità fino a 30 metri, fino al limite della falda, senza riscontrare alcuna contaminazione o rifiuto». Ma per il sottosegretario all’Ambiente, Barbara Degani, dalla relazione emergono «particolari inquietanti» e bolla come «sicuramente grave che gli studi non siano mai stati comunicati agli enti preposti». Anche il presidente della Provincia di Vicenza, Achille Variati, parla di «fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo » anche perché «alimenta la già preoccupazione per il fenomeno dell’inquinamento». La relazione dei carabinieri ha spinto la Regione a convocare per oggi un vertice con Provincia e Comune di Trissino. L’ipotesi sul tavolo è che il procedimento amministrativo di bonifica passi direttamente sotto il controllo di Palazzo Balbi. «Andremo fino in fondo - assicura il governatore Luca Zaia - perché le domande di verità, salute e trasparenza trovino risposte coerenti e certe».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Andrea Priante

LA FRETTA FA I CARDINI CIECHI.... e cazzari!( dedicata a Bruno Cardini da Massimo)

29 maggio alle ore 15:47 ·
LA FRETTA FA I CARDINI CIECHI.... e cazzari!
Quacuno blatera a casaccio inesattezze, approssimazioni e sentito dire, oltre a falsità sulla lottizzazione in bocca alla Miteni e alle produzioni Rimar-Mitsubishi-Eni-ICIG(http://www.appunticontro.it/index.php…). Essendomene occupato fino a bloccarla in Consiglio Comunale nel 2010, ma spinta avanti dalle amministrazioni leghiste berlusconiane locali a qualunque costo e avendo scritto in dettaglio di quei fatti 6 anni fa, in un ruolo che subito dopo ho lasciato, vi invito ad approfondire fatti e non parole, finora mai smentiti e documentati in dettaglio. Va ricordato che il Piano Koris è frutto della stessa parte che ha costruito la Rimar.
http://pdtrissino.blogspot.it/p/lo-scandalo-del-piano-koris…
L’area posta a est della ex SS. 246 è nota come lottizzazione Koris, essa è oggeto di un piano di lottizzazione di iniziativa privata promos...
pdtrissino.blogspot.com

martedì 13 giugno 2017

I Pfas versati in Veneto ammazzano. Lo svela una ricerca pubblicata sul European Journal of Public Health

I Pfas versati in Veneto ammazzano. Lo svela una ricerca pubblicata sul European Journal of Public Health

I Pfas versati in Veneto ammazzano. Lo svela una ricerca pubblicata sul European Journal of Public Health
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Di Pfas si muore. E si muore male. Ad affermarlo non sono più i “soliti” ambientalisti ma una ricerca pubblicata sull’ultimo numero dell’European Journal of Public Health. Rivista scientifica con tanto di peer review, vale a dire la procedura di valutazione applicata a tutte le pubblicazioni specialistiche da parte di esperti nel settore atta a verificare ed a garantire la validità di quanto pubblicato.
La ricerca in questione, titolata “Drinking water contamination from perfluoroalkyl substances (Pfas): an ecological mortality study in the Veneto Region, Italy” (traducibile con “Contaminazione da acqua potabile da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas): uno studio descrittivo sulla mortalità nella Regione Veneto, Italia”) porta la firma di una equipe di scienziati coordinata dalla biologa Marina Mastrantonio dell’Enea. In fondo alla pagina, come allegato potete leggere una sua breve presentazione e l’integrale dell’intervista.
La ricerca ha messo a confronto i decessi avvenuti in Veneto nei Comuni dove le acque sono state contaminate dalle sostanze perfluoroalchiliche, Pfas, e quelli non interessati da questi inquinante, rivelando una innegabile presenza statistica nei primi di patologie come il tumore al rene e del seno, il diabete, le malattie cerebrovascolari, l’infarto miocardico, le malattie di Alzheimer e di Parkinson. Nonché un aumento della mortalità media di circa il venti per cento.
“Dal nostro studio – spiega la biologa – è emerso come nei comuni contaminati da Pfas ci siano degli eccessi statisticamente significativi della mortalità per alcune cause che non andrebbero sottovalutati in quanto la letteratura scientifica suggerisce un’associazione tra queste patologie ed esposizione a Pfas. In particolare è stato rilevato un aumento della mortalità generale negli uomini e nelle donne rispettivamente del 19% e 21%, del diabete (21% e 48%), malattie cerebrovascolari (34% e 29%) infarto (22% e 24%) e malattia di Alzheimer (33% e 35%). Nelle sole donne si osserva un aumento del 32% della mortalità per tumore del rene, del 11% del tumore della mammella e del 35% di Parkinson”.
Le zone inquinate dalla lavorazione della Miteni, l’azienda che utilizzava i Pfas per produrre tessuti impermeabili, si estende per circa 200 chilometri quadrati e tocca 4 province venete; Vicenza in particolare, ma anche Verona, Padova e Rovigo. Un bacino di circa 800 mila residenti potenzialmente vittime della contaminazione. Nell’immagine a fianco, le aree prese in considerazione dalla ricerca della dottoressa Mastrantonio e l’elenco dei Comuni nei quali è stato riscontrato una alta percentuale di decessi imputabili alle sopracitate patologie.
Da sottolineare come questa sia la prima indagine epidemiologica svolta in Italia su una popolazione la cui acqua sia stata contaminata da Pfas.  Un inquinante che potremmo definire “emergente”, come spiega la biologa dell’Enea. “Come è noto i PFAS sono un gruppo eterogeneo di composti chimici molto stabili e ampiamente utilizzati in diversi prodotti (pesticidi, rivestimenti in carta e cartone, detergenti, cere per pavimenti, vernici, schiume antincendio, oli idraulici, rivestimenti antiaderenti delle pentole (Teflon) trattamenti dei  tessuti impermeabili e traspiranti (Goretex). Di conseguenza, i Pfas rappresentano una classe emergente di inquinanti ambientali, ubiquitari, altamente persistenti, rilevabili in tutte le matrici (acqua, aria, suolo) e soggetti a bioaccumulo lungo la catena alimentare. I più importanti studi sulla tossicità dei PFAS nell’uomo sono stati eseguiti a seguito dello sversamento di queste sostanze nel fiume Ohio, in Virginia. Una azienda della Dupont che produceva Teflon vi riversava i suoi reflui idrici e l’acqua del fiume era utilizzata a scopo potabile. A seguito di una class action intentata dalla popolazione interessata, la Dupont fu costretta a finanziare una ricerca indipendente sugli effetti sanitari dei PFAS”.
La ricerca, in lingua inglese che potete scaricare in fondo alla pagina, conclude con un invito alla Regione Veneto di avviare “azioni immediate per evitare ulteriori esposizioni delle popolazioni a PFAS nell’acqua potabile”.
Azioni che, al di là di qualche dichiarazione di intenti di effettuare screening sulla popolazione, stiamo ancora aspettando. La stessa ricerca in questione non ha avuto nessun riscontro da parte della nostra Regione.
Bisogna anche considerare che il problema non sta solo nel verificato aumento di decessi per patologie imputabili a queste sostanze perfluoroalchiliche. Questi inquinanti sono responsabili anche di malattie a bassa mortalità ma comunque pericolose e debilitanti. “Nelle popolazioni residenti in aree altamente contaminate e nei lavoratori esposti professionalmente – continua la biologa Marina Mastrantonio – sono state rilevate associazioni con ipertensione in gravidanza, aumenti dei livelli di acido urico, arteriosclerosi, ischemie cerebrali e cardiache, infarto miocardico acuto e diabete. Per quanto riguarda le patologie tumorali, incrementi del rischio sono stati evidenziati soprattutto nelle popolazioni professionalmente esposte per tumori del testicolo, rene, vescica, prostata, ovaio, mammella, fegato, pancreas, linfoma non Hodgkin, leucemie e mieloma multiplo”.
E conclude: “Sulla base di tali evidenze e per un principio precauzionale non consiglierei agli abitanti delle aree interessate di bere acqua del rubinetto”.

Per chi vuole approfondire, qui trova l’intervista integrale alla dottoressa Marina Mastrantonio. Purtroppo non possiamo mettere on line la ricerca, che è di proprietà dell’Europea Journal of Public Health, ma qui trovate l’abstract. Contattate EcoMagazine se siete interessati ad approfondire l’argomento.  

Secondo Nardone vietare i pfas a catena corta è pura follia ma non si trovano i documenti da lui citati

11 giugno alle ore 10:5e.  Replica a Nardone di Luciano Panato: Rubrica pillole di Pfas: Nardone, ogni volta che concede un'intervista, ritorna sul dispositivo del Tribunale superiore delle acque, nel quale secondo lui, è scritto che la responsabilità dell'inquinamento da Pfas è di altri settori produttivi. Dottor Nardone, è così gentile, di indicarci la pagina del dispositivo in cui vengono indicati i quantitativi di emissione di Pfas dei settori produttivi che secondo lei dimostrano l'innocenza della Miteni e la colpevolezza degli altri comparti industriali?. Noi non riusciamo pur leggendola e rileggendola a trovarli. Dottor Nardone, noi capiamo che lei è qui come nel flim Nikita a ripulire la scena del crimine; Ma usando questo dispositivo del Tribunale delle Acque lei si scava la fossa con le sue mani. Provi a rileggerlo, perchè finiti gli steep previsti dal dispositivo della sentenza, la palla torna nelle sue mani. Se ne faccia una ragione.
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Contestazione a Zaia 6 Giugno 2017 Brendola

Antonella Zarantonello: Grazie al gruppo genitori per queste foto di poco fa a Brendola dove abbiamo contestato Zaia (almeno noi del coordinamento) per aver fatto pochissimo come governatore di una regione che sta rimanendo senza acqua potabile. Secondo lui la procura deve bloccare la Miteni e non la politica. Ci ha dato la definizione di Gruppo di acrobati che saltano nei problemi dalla Pedemontana ai Pfas. Peccato che le nostre acrobazie non riescano a fermare i loro sporchi giochi di devastazione del Veneto

Pfas. Il monito del Parlamento a Governo e Regione: «Troppa confusione».

Pfas. Il monito del Parlamento a Governo e Regione: «Troppa confusione». Restano aperte ancora molte questioni. E spunta pure il caso dei fanghi di depurazione usati nei campi

Piero Erle. «All’esito di questo excursus emerge evidente la grande confusione che regna nella gestione delle sostanze perfluoroalchiliche da parte della Regione e del Ministero dell’ambiente, gestione che ha minato l’efficacia dei risultati»: l’inquinamento continua. La vicenda Pfas è talmente delicata che la cosa più assurda è trasformarla in scambi di accuse tra istituzioni e tra parti politiche. Ma resta il fatto che la situazione è tutt’altro che risolta e che questo schiaffo al Governo e alla Regione è scritto nero su bianco nella relazione sulla vicenda Pfas della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, curata dai parlamentari Alessandro Bratti, Luis Alberto Orellana e Giuliano Palma e pubblicata nel Bollettino della Camera.
Insomma, un documento ufficiale di Stato. Alla sua uscita, a inizio febbraio, ci furono accuse di inesattezze e “sommarietà” rivolte dalla Regione e dall’azienda Miteni – ritenuta la causa storica principale dell’inquinamento – al testo varato dai parlamentari, ma nel suo complesso il quadro uscito dalla Commissione pone quesiti che non paiono certo futili e ancora senza risposta.
IL PROBLEMA DEI LIMITI. «Invero – è una delle critiche della Commissione – i limiti dei vari Pfas fissati nelle varie matrici ambientali sono incompleti e si riferiscono a sostanze diverse da matrice a matrice». Il quadro infatti non è semplice e non pare essersi risolto, come in fondo dimostra la stessa nuova lettera con cui la Regione {vedi a lato) chiede al Ministero e all’Ue di intervenire per fissare “numeri” e “divieti” rispetto alla presenza dei diversi Pfas nel territorio. Non è infatti ancora coerente il quadro dei diversi limiti di concentrazione che vanno rispettati. Quelli cioè per gli scarichi industriali direttamente nei corsi d’acqua superficiali (ad esempio quelli che la Miteni invia direttamente nel Poscola e non in fognatura, dopo averli trattati con i carboni attivi, perché sono di acque di raffreddamento). Quelli che le aziende fanno invece nella fognatura (la Commissione ad esempio sottolinea che Avs-Alto Vicentino Servizi consente alla Miteni livelli troppo alti di Pfas nell’acqua diretta al depuratore di Trissino). E poi ci sono i valori da garantire nelle acque di falda sotterrane e in quelle di superficie. E infine ci sono i valori da garantire nell’acqua potabile distribuita dagli acquedotti: sono fissati dalla Regione (che ora vorrebbe ridurli) su indicazione dell’Iss-Istituto superiore di sanità, e vengono rispettati con l’utilizzo massiccio di filtri a carboni attivi. Ma il problema come noto è che i filtri a loro volta si usurano, con il rischio da una parte che, se non vengono cambiati, rischia di peggiorare la qualità dell’acqua, e dall’altra che il loro continuo ricambio faccia crescere fino al 40% il costo del servizio di acquedotto (la Commissione l’ha appreso dai sindaci dei Comuni vicentini). Per questo la Regione sta correndo per progettare tubazioni (dal Brenta, dal Veronese, da sud) che portino alla centrale di Almisano acqua non inquinata da Pfas, e per questo aspetta con ansia che il Governo mandi davvero gli 80 milioni di euro promessi per questo tipo di intervento.
LA QUESTIONE DELLA BONIFICA. Sullo sfondo però, e la Commissione parlamentare lo ricorda a tutti i soggetti in campo, c’è anche l’altra questione immane da affrontare: la bonifica dell’area inquinata. «La mancanza di limiti normativi, da considerare come Csc-concentrazione soglia di contaminazione, aveva imposto all’Arpav – scrive la Commissione – la necessità di richiedere alla Regione Veneto chiarimenti in merito ai limiti da utilizzare per poter proseguire con l’iter di bonifica. La Regione, a sua volta, ha inoltrato la richiesta al Ministero dell’ambiente»: la risposta è arrivata dall’Iss e cioè 5 milligramni per chilo «per i suoli ad uso industriale, solo per il parametro Pfoa», e invece per l’acqua di falda, sempre per il solo Pfoa, 500 nanogrammi per litro. «Quest’ultimo limite è stato fatto proprio dalla Regione Veneto», che lo ha fissato. C’è però da capire come si potrà passare ai fatti per la bonifica dell’area. E anche per i fiumi, scrive la Commissione, «emerge che si riscontrano diversi superamenti nei limiti degli standard di qualità delle acqua per Pfos e Pfoa».
FANGHI E PERCOLATO. C’è un ultimo fronte che la Commissione ha delineato: quello dei fanghi prodotti dalla lavorazione dei depuratori, e poi magari usati per compost, e del percolato delle discariche. In pratica «sussiste concretamente il rischio che fanghi inquinati da sostanze perfluoroalchiliche vengano interrati come rifiuti, o utilizzati in agricoltura»: ci sono alcuni casi. E, viste le segnalazioni dell’Arpav, «non può essere sottaciuta la circostanza che nel percolato di molte discariche del Veneto sono presenti sostanze perfluoroalchiliche in concentrazioni rilevanti». È tutta una “filiera” cui bisognerà far fronte.
Il Giornale di Vicenza – Piero Erle – 7 giugno 2017

F

PFAS, L'ESERCITO DELLE MAMME MARCIA SU VENEZIA

Antenna 3 ha riportato molto bene lo scopo delle mamme
( anche due gasiste del ViVerBio Gas Lonigo) a Venezia con l'assessore Coletto chttps://www.youtube.com/watch?v=bZzcJfqqwoAontro i Pfas
VICENZA - Pfas nel vicentino. Dopo avervi documentato la preoccupazione dei genitori dei bambini che presenterebbero valori alterati delle analisi del sangue...
youtube.com

I genitori sconcertati dalle analisi sui Pfas ai loro figli poco più che bambini

I genitori sconcertati dalle analisi sui Pfas ai loro figli poco più che bambini - Ci vorrebbero interventi diversi il primo cambiarci le fonti inquinate.Bravissima Fabiola è un emergenza che si protrae nel tempo troppo!
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Di Alberto Peruffo: TESTO PER ATTIVISTI PFAS POST VENEZIA

TESTO PER ATTIVISTI PFAS POST VENEZIA
[riporto il report inviato agli amici attivisti]
Buongiorno a tutti. Come richiesto vi sottoscrivo relazione dell'incontro a Venezia. Non mi dilungo perché credo che voi tutti abbiate già letto quanto scritto da Dario Muraro su FB Acqua Bene Comune o apparso sulla stampa, sia sui quotidiani sia sui telegiornali. Mercoledì scorso, inoltre, in Fattoria Didattica Massignan si è riportato a voce tutto quello che si poteva dire sull'incontro. Pensavo fosse sufficiente. Ma non tutti c'erano. Riporto perciò i passaggi più importanti.
In breve. Erano presenti - nella riunione a porte chiuse - 3 mamme di Lonigo/Sarego, Dario Muraro del Coordinamento Acqua Libera dai Pfas, un ragazzo altamente contaminato di Lonigo (c. 240 ng/ml PFOA), l'Assessore alla Sanità Luca Coletto la Direzione della Sanità con la Dott. Russo e un suo collaboratore, Cristina Guarda (organizzatrice dell'incontro), il sottoscritto (chiamato dalle mamme).
Come spiegato da Dario e dalla Guarda nei loro report, sono state date rassicurazioni sull'avanzamento della procedura sullo screening di massa, sul passaggio al secondo livello (che prevede formazione di nuovo personale medico, ambulatori d'ascolto e di cura - con ipotesi plasmaferesi - per i casi più gravi), sui primi risultati sugli alimenti (che risultano non-contaminati), sulla disponibilità a interfacciarsi con i genitori. E' stata consegnata una lettera di "nostre" richieste che io stesso ho aiutato a redigere negli ultimi giorni, che impugnava il *principio di precauzione*. Premessa di principio che sembra non essere stata compresa neppure dal gruppo proponente, quasi sorpreso dal mio duro scontro con Coletto. Proprio sul principio di precauzione.
Infatti, unici momenti di alta "tensione" - così il TGR - è stato quando il sottoscritto ha messo sul tavolo la questione della prima fonte di pressione dell'inquinamento sulla quale ancora non si è fatto niente di concreto - la Miteni - con la risposta scontata di Coletto (non è di nostra competenza, ma dell'assessore all'Ambiente). Al che, sottolineando che se entro poco tempo non si ha risposta delle richieste scritte nella lettera, noi tutti saremo partiti con una denuncia penale appellandoci al *principio di precauzione*, Coletto è andato su tutte le furie. La denuncia penale coinvolge - Coletto non è uno stupido - ULSS, Sindaci, Assessore della Regione, responsabili della tutela della salute. Con la possibilità di appellarci in Europa.
Passato il rischio di annullare l'incontro, il seguito è stato un confrontarsi molto serio e più moderato con la Direzione della Sanità, dove le mamme, Dario, il ragazzo contaminato, io stesso, abbiamo portato tutte le nostre forti preoccupazioni e incalzato di domande la Russo. Mentre Coletto vomitava bile e fumi simbolici - mediante sguardi e parole di retroscena arginate dalla Guarda - in mia direzione, la Russo ha parlato di DISASTRO AMBIENTALE e AVVELENAMENTO DELLE ACQUE, da cui si può dedurre che il rapporto con la magistratura, da lei stessa confermato, porti degli elementi che ancora noi non sappiamo. E alzi il lessico della questione.
Non illudiamoci. Come arma di difesa la Russo, dopo essersi consultata, con Coletto, ci ha consegnato una lettera della Regione a firma di Mantoan, dove con linguaggio molto blando, diplomatico, il Direttore della Sanità propone al Ministero di abbassare i limiti dei PFAS nelle acque potabili. Non entro nel merito del documento. Piuttosto ridicolo in fatto di lessico e contenuti, con continue deviazioni e rimbalzi probabilistici sui danni alla salute. Per precauzione da applicare a se stessi. Ritengo invece grave che lo stesso documento ci sia stato consegnato come pastiglia imbonitrice a rilascio prolungato, essendo stato protocollato quasi 1 mese prima, il 12 maggio. In questo frangente ho avuto l'impressione della premeditazione e di essere stati presi per il culo (ops): le madri, e Dario stesso, a mio modo di vedere, sono state - a fronte di tale documento, che ho letto poi in modo analitico - troppo, troppo buoni. Anche perché l'altro documento - il nostro - non è stato firmato. Ma verrà protocollato - come consegna - il giorno dopo. Io, di mio, non potevo fare di più. Pena l'annullamento dell'incontro e la legittima accusa da parte delle madri di aver voluto monopolizzare l'incontro portandolo verso lo scontro. Ascoltare le varie parti in dialogo e in conflitto è stato in ogni caso molto utile, ai fini della comprensione sulle effettive forze in campo.
Il resto lo trovate scritto nei report citati.
In sintesi, l'incontro è stato, a mio parere, importante, perché introdursi nei palazzi della politica, come è stato fatto, con striscioni e in massa (eravamo circa in 20!), ripresi dai media, portare le istanze, capire cosa stanno facendo gli amministratori, vedere i loro punti deboli, ascoltare i loro presunti punti forti, può aiutare l'intelligenza di un movimento, se si dà il tempo di elaborare quanto successo, senza sputare sentenze o altro su qualcosa che è nato d'improvviso, strada facendo. Ognuno fa le sue mosse, e anche gli amministratori e i politici fanno le proprie per rispondere alle madri. Bisogna essere pronti a reagire.
Infine, bisogna ora pure capire quali sono i punti forti e i punti deboli nel movimento STOP PFAS che come ogni movimento rischia di prendere la deriva a causa dell'immaturità dei singoli (io stesso mi sottopongo a forte critica e autocritica), ma forse ancora più a causa dei piccoli e grandi partiti che tirano di qua e di là, le loro stesse parentele in seno alle associazioni e alle istituzioni, o di chi pronuncia anatemi di antipolitica facendo il gioco dei poteri partitici (le varie lobby di interessi).
Gli stessi antipolitici spesso sono genitori che se gli fai una connessione tra TAV, PEDEMONTANA o altro, si scandalizzano, genitori che per anni sono rimasti dentro le loro case lasciando la politica abbandonata a se stessa, nei consigli comunali o nelle occasioni di confronto locali, nelle proposte di cultura civica, cittadini per niente attivi che insieme con i partitelli hanno sfracellato la prima politica, l'educazione civica e il rispetto di tutti e di tutto, in primis della casa comune, dell'ambiente, generando il potere incontrollato dei grandi partiti e delle loro caste e che ora pretendono di cambiare il mondo avendosene lavato le mani per anni. Pretendendo di sapere cosa è meglio fare o non fare in un campo che prima neppure sapevano, anzi volevano, che esistesse. Solo perché ora hanno il sangue contaminato. Purtroppo non c'è solo il sangue. C'è molto di più.
Spesso è la nostra mente e il nostro modo di pensare, manipolato a meraviglia da chi conosce le dinamiche del consenso meglio di quanto possiamo rendercene conto. Oggi ci illudono sui vaccini, mentre non dicono e non fanno nulla sui pesticidi e sui pfas. Rispolverando ogni due giorni - uno è di pausa, *parché se magna* - le infantili strategie fondate sul vecchio precetto veteropadano: paroni a casa nostra. Senza aver capito che è proprio questo l'origine di tutti i mali. Sociali.
Dietro quella formula - del padrone off limits, per dirla all'inglese, che *magna e sparagna sensa fondo*, per dirla alla veneta, Zonin insegna - si nasconde l'arroganza e l'incompetenza, non la fatica e l'umiltà della conoscenza, di chi vuole capire, e agire, anche sbagliando. Ma con cognizione di causa.
Al momento, preso atto delle riunioni dei giorni scorsi, delle loro convocazioni, dei loro esiti, io, personalmente, mi prendo tempo per capire quei punti citati sopra.
Buone cose.

Dario Muraro 7 giugno Considerazioni dopo l'incontro in Regione con Coletto

Dopo ieri sento la necessità di condividere alcune considerazioni tentando di riassumere le impressioni su avvenimenti ai quali non sono abituato.
Non mi sono ancora abituato alla rabbia dei genitori che vedono avvicinarsi un pericolo per i propri figli, emerge un istinto atavico primordiale, una rabbia difensiva, la disponibilità a confrontarsi fino all'estremo sacrificio contro chi minaccia il nido. Tra queste mamme che indossano magliette con un messaggio drammatico emergono figure che emanano vibrazioni che hanno un effetto ipnotico su chi le ascolta, la ragione esprime semplici concetti ma basterebbero monosillabi per far capire la disperazione.
Non sono abituato a frequentare i palazzi del potere dove ti accolgono segretarie nevrotiche, arroganti solo perchè " gli accordi non erano questi dovevate essere in sei e adesso vi presentate in sette".
Non sono abituato ai giovani politici che ci accompagnano, gli schieramenti sono diversi e siedono tutti negli scranni dell'opposizione, sono amici, scambiano opinioni condividono strategie per accoglierci al meglio nel palazzo che loro sono abituati a frequentare. Mi sono sentito protetto. Grazie a Sonia a Manuel e a Cristina, continuate così continuate a proteggere i cittadini.
Non sono abituato a parlare con un Assessore Regionale alla sanità, l'assessorato più "ricco" della Regione. Ma prima voglio parlare di Filippo , il collaboratore della dottoressa Russo. Forse 30 anni, capelli corti , fisico robusto, un bel viso rotondo , occhi rotondi , grandi, da buono, le maniche della camicia arrotolate. I nostri occhi si incrociano spesso, non sostiene lo sguardo. La dott.sa Russo lo cita frequentemente come l'artefice delle fredde statistiche riguardanti i risultati delle analisi del sangue dei nostri figli. E' in grado di far ballare i numeri di produrre grafici colorati dove inquietanti colonne svettano sul piattume delle aree non esposte. Chissà cosa pensava mentre ci ascoltava, chissà se in noi ha intravisto i suoi genitori chissà se tra i numeri, per un attimo, ha vistoil viso di suo fratello o di sua sorella. Gli scende ua goccia di sudore quando ammette che il software che analizza i dati raccolti aveva una falla.
Non sono abituato, ma non mi ha emozionato particolarmente parlare con Assessore e direttore sanitario Regionale, piccole promesse su temi che avevamo sostanzialmente proposto nel documento che abbiamo portato, il 95 % delle cose dette sono sempre quelle : siamo dalla vostra parte , siamo onesti, siamo qui, quando volete, i figli davanti a tutto. Alla fine noi consegnamo una lettera, che li per lì solo Filippo ha letto, e loro , dopo una breve consultazione ce ne consegnano un'altra. Vedremo.
Non mi abitierò mai a sentire che l'assessore alla Sanità non vuole proprio sentir parlare dell'assessore all'ambiente. Due confinanti che litigano sui confini , anzi probabilmente sono avvezzi a farsi dei dispetti. Questa cosa è molto pericolosa. Chiederemo di incontrarli in seduta plenaria.
Non sono abituato al nuovo lessico della Dott.ssa Russo, mai sentita, fino a ieri, esprimersi con termini come: contaminazione , disastro ambientale , plasmaferesi, scambio plasmatico, esiti patologici della contaminazione. Meglio tardi che mai. I tempi saranno molto lunghi e questo mi sconforta. Il lavoro scientifico sarà un importante capitolo sul loro curriculum una medaglia vinta a fine carriera , per la Russo, forse solo Filippo potrà parteciapre a nuovi giochi dopo aver partecipato a questi da gregario.
Non mi abituerò mai non ottenere risposte sulle fonti pulite,le vogliamo , le pretendiamo , vogliamo acqua con zero Pfas , vogliamo toglierci questo peso dallo stomaco. Caro Assessore Coletto noi non abbiamo perso il coraggio ma stiamo perdendo la pazienza.

lunedì 12 giugno 2017

Genitori contro i Pfas dall'assessore Coletto in Regione e RELAZIONE di Dario Muraro

RELAZIONE DA PARTE DI DARIO DEL COORDINAMENTO ACQUA LIBERA DAI PFAS E  LETTA A COLETTO IL 6 GIUGNO 2017 :

Ringrazio l’Assessore e i suoi collaboratori per averci ricevuti.
La gravissima contaminazione dell’acqua nelle provincie di Vicenza Padova e Verona e la presa di coscienza che tale contaminazione avrà effetti altrettanto gravi sulla salute dei nostri figli  e su noi stessi , sta producendo nelle popolazioni interessate  un atteggiamento carico rabbia  difensiva , che trova radici nell’istinto atavico di protezione della prole , primo valore nella scala dell’esistenza. Tutti noi, anche voi pregiatissimi signori, saremmo disponibili a qualsiasi azione pur di proteggere i nostri figli. Qui non sono in gioco confini, gli schieramenti politici, interessi economici ma conseguenze sulla salute pubblica di portata epocale.  Dovrete convincerci sulla bontà delle vostre azioni, che dovranno essere guidate  dal buon senso e dallo spirito del buon padre di famiglia, perché allo stato attuale abbiamo solo questi dati di fatto:
-          Per elencare le contaminazioni ambientali che i nostri paesi hanno subito, tutte gravissime, bisogna affondare la memoria in epoche che agli uomini più fortunati hanno fanno diventare bianchi i capelli.  Brendola denunciava nel 1967 un inquinamento perdurante da almeno 20 anni che condannava alla morte il corso d’acqua che la attraversa. Anche allora la popolazione si ribellò perché doveva subire condizioni di vita che meglio di me possono essere raccontate dal dott. Mantoan  che abitava in prossimità di quel corso d’acqua.   CI rivolgemmo alla prefettura affinché i colpevoli della violenza  fossero messi davanti alle loro responsabilità e migliorassero i processi produttivi. Brendola resta comunque, un caso speciale dove, per molti anni  ha operato un Ufficiale Sanitario meritevole , molto attento ai problemi ambientali che  si impose contro la  colonizzazione di industrie proverbialmente dannose , chimiche , galvaniche e conciarie.
-           Il campo pozzi di Almisano che alimenta decine di migliaia di persone è già inutilizzabile e se non lo è ora lo sarà nei prossimi anni ,
-           lo scarico Arica rappresenta la più feroce contraddizione di un’epoca della quale  viene decantata la progressione tecnologica ma che verrà giudicata perché  nasconde i propri rifiuti sotto il tappeto,  
-           I cittadini di Creazzo e Altavilla sempre nel 1976 furono costretti ad attingere acqua dalle autobotti perché anche le falde e il fiume che li attraversava furono irrimediabilmente contaminati da sostanze con un “DNA” riconducibile a quello dei composti di cui si discute oggi.
-          Perché il comparto chimico non è diventato un sorvegliato speciale? Perché nel progetto Sampas messo in atto dalla Regione  fin dal 2001 questi importanti eventi di inquinamento ambientale, che avrebbero messo ARPAV sulla strada giusta per scoprire la contaminazione almeno dodici anni prima, non sono neanche stati citati?
-          Perché è stato necessario che il Dott. Mantoan minacciasse di rivolgersi alla Magistratura nei confronti di un  medico dell’uls 5 se avesse continuato a dare giudizi di potabilità secondo canoni personali e non basandosi sulle indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità ?
-          Perché i gestori del servizio di distribuzione dell’acqua promettono di risolvere definitivamente il problema abbattendo la totalità delle molecole  con l’installazione dei filtri mentre nel 2015 Arpav scopre che è in atto uno sforamento dei limiti di performance in almeno tre comuni?  Perché i dati relativi ai valori della contaminazione sono stati resi pubblici sulle bollette solo dopo  che i cittadini hanno fatto continue e instancabili pressioni ?
-          dobbiamo ancora assumere, consapevolmente,  acqua contaminata dopo che per anni l’abbiamo bevuta convinti che l’acqua del Sindaco fosse la migliore?
-          Quando, Assessore, si alzerà il maestrale che spazzerà via tutta questa ipocrisia? Quando, Assessore,  valori come ETICA, LAVORO , CULTURA, TRADIZIONE, PAESAGGIO , RISPETTO FORMERANNO LA TRAMA E L’ORDITO DI UN VAGLIO DAL QUALE POTRA’ PASSARE SOLO LA  FELICITA’ IL PROGRESSO E IL BENESSERE?  
-          Perché Assessore  abbiamo perso la prudenza? Perché abbiamo perso il coraggio?   

Muraro Dario per Coordinamento acqua libera dai PFAS