- L’operazione controllo PFAS nelle scuole venete firmata Greenpeace. Genitori allarmati. La Regione minimizza - Ultima voce
L’acqua delle scuole del Veneto è finita sotto il monitor di
Greenpeace. Da alcuni giorni infatti l’associazione effettuerà controlli al fine di monitorare la presenza di
Pfas nell’acqua dopo che è venuta fuori l’inchiesta sulla
Milteni,
società chimica in crisi, che sarebbe colpevole di aver contaminato con
tali sostanze le falde acquifere di diverse zone del Veneto. La
Regione, tuttavia, sarebbe molto scettica e preferirebbe che le analisi
venissero effettuate da centri competenti in grado di fornire analisi
più veritiere e affidabili. Bottacin, assessore regionale per
l’ambiente, ha inoltre rassicurato tutti affermando che l’acqua fornita
dal sistema idrico è controllata e monitorata costantemente da enti
preposti quali l’Arpav e dal servizio idrico stesso. Intanto si resta in
attesa dei risultati dei campioni, il cui prelievo è iniziato il 4
aprile.
Intanto
Giuseppe Ungherese, che sta curando la
campagna inquinamento promossa da Greenpeace, ha ringraziato tutti i
genitori che si sono attivati per richiedere ai dirigenti scolastici di
effettuare i controlli, sottolineando però come le scuole presenti nelle
zone a maggior contaminazione si sono rifiutate di lasciar prelevare e
analizzare i campioni. Si tratta di un dato preoccupante, visto che è in
gioco la salute dei bambini e la tranquillità dei genitori. Intanto
continuano anche le testimonianze di alcun ex dipendenti della
Milteni
che evidenziano i problemi di salute riscontrati negli anni di lavoro
da molti di essi quali diabete, problemi cardiaci, ipertensione
arteriosa, ma anche altri. I dati sono ancora più preoccupanti se si
tiene conto che in neanche quarant’anni sono morte, nel reparto di
produzione
Pfas, oltre venti persone su poco più di 60, quindi la pericolosità delle sostanze è ormai cosa nota.
Intanto
Greenpeace ha anche lanciato una petizione chiedendo alla Regione Veneto di analizzare i quantitativi di
Pfas
nelle zone inquinate, individuandone le fonti e riducendone quindi le
quantità a livelli accettabili e in linea con le altre nazioni europee.
Questo sarebbe senza dubbio un primo importante passo che non dovrebbe
compiersi soltanto nel
Veneto, ma pian piano
bisognerebbe analizzare l’acqua di tutto il territorio italiano e
intervenire dove è necessario. Se si cominciassero a monitorare gli
agenti inquinanti, siano essi in acqua, aria o terra, potremmo vivere in
un pianeta migliore facendo anche meno danni all’ambiente. Insomma, la
speranza dei cittadini del Veneto è che questo caso non venga
insabbiato, ma soprattutto che l’acqua delle scuole non riveli agenti
chimici nocivi per la salute e che la Regione inizi finalmente un piano
di bonifica delle zone maggiormente contaminate. La speranza di noi
tutti è che casi come questo siano sempre meno frequenti.
Matteo Marchese